Donare per vivere la fede

Il vangelo dell’8 aprile
Gv 6,1-15
«Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Pane e vino

Commento

Nessun attaccamento lo contraddistingue, se non al Padre per compierne la volontà; il suo è un continuo andare per incontrare
soccorrere ogni uomo con lo sguardo mai distratto, ma sempre attento a coglierne i bisogni.
Tale sia, dunque, anche il cristiano, pienamente inserito nella realtà del suo tempo, ma anche svincolato da legami stringenti per compiacere Dio solo.
Gesù, poi, vista la folla provoca Filippo invitandolo ad acquistare pane per sfamare quei cinquemila uomini, e questi, quasi per riportarlo con i piedi per terra, gli risponde : «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo»
A questo atteggiamento di chiusura di Filippo si contrappone quello di Andrea, fratello di Simon Pietro, che consente alla Grazia di intervenire: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci”, ma poi aggiunge: “Ma che cos’è questo per tanta gente?». Gesù attendeva proprio quella disponibilità e l’offerta di quello che in quel momento si possedeva per dimostrare la sua onnipotente benevolenza; non esita, pertanto, a prendere in mano i cinque pani e i due pesci e a ringraziare il Padre per i doni che sempre ci elargisce.
Un ragazzo, dunque, con la sua merenda e la sua grande generosità ha permesso il miracolo; di lui non sappiamo nulla se non che ha dato quanto possedeva, come la povera vedova elogiata da Gesù per aver donato ciò che aveva, pur essendo agli occhi del mondo, quell’offerta insignificante.
Quel giovane ha compreso che a Dio non si riservano le briciole, ma si consegna tutto, e Lui non si lascia vincere in generosità, assicura il centuplo.
Il ragazzo e la vedova, quindi, persone povere eppure pronte a donare quanto hanno per un bene più grande che coinvolge altri.
Quanto abbiamo da imparare dai poveri del Vangelo, che danno con gioia e rimangono nel nascondimento. In questa pagina, infatti, non si parla più di quel giovane, la folla non conosce i retroscena di quel miracolo, particolari affatto irrilevanti. Del resto è lo stesso atteggiamento assunto da Gesù e descrittoci da Giovanni al termine della narrazione del miracolo: quando la folla dopo il miracolo cerca Gesù per farlo re, egli si ritira “solo” sul monte, non ha bisogno di alcun riconoscimento umano. Egli passa beneficando tutti ed attendendo solo la sequela incondizionata al suo amore.
In questo brano scorgiamo, inoltre, un chiaro riferimento alle problematiche legate alla fame sofferta da una parte considerevole del nostro pianeta a fronte della sovrabbondanza di cibo buttato dai cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Basterebbero politiche attente a condividere le risorse del pianeta perché ciascuno possa avere il necessario, ma prevalgono sempre logiche egoistiche di potere che guardano a sé ed al proprio prestigio piuttosto che al bene comune.
In quel ragazzo, mediatore della Grazia, è simboleggiato ciascuno di noi, quando attento alla voce dello Spirito, fa dono di sé nel nascondimento per un bene più grande, ricevendo la ricompensa che è Dio stesso.

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