Monaci, mestieri e superbia

Tra i fratelli potrebbero trovarsi alcuni che o gia` nel mondo o in monastero si sono resi abili in un’arte. San Benedetto non specifica nulla; pare gli interessi poco; cio` che a lui interessa e` il bene spirituale, quindi evitare il rischio della mancanza di umilta`: cose che sono al di sopra di ogni considerazione di guadagno per il monastero. Percio` potranno questi monaci esercitare la loro arte, ma solo con il consenso dell’abate  e senza ritenersi indispensabili, vantandosi di portare un utile al monastero.

Forse San Benedetto si ispira a S.Agostino, il quale parla di monaci che hanno portato delle sostanze al monastero e che potrebbero insuperbirsi di cio`. Potrebbe ispirarsi anche a Cassiano che parla del lavoro dei monaci egiziani. Per San Benedetto,  se gli artigiani non sono capaci di disinteresse e di distacco, deve proibirsi loro di esercitare la loro arte.

  1. Se in monastero ci sono dei fratelli esperti in un’arte o in un mestiere, li esercitino con la massima umiltà, purché l’abate lo permetta.
  2. Ma se qualcuno di loro monta in superbia, perché gli sembra di portare qualche utile al monastero,
  3. sia tolto dal suo lavoro e non gli sia più concesso di occuparsene, a meno che rientri in se stesso, umiliandosi, e l’abate non glielo permetta di nuovo.
  4. Se poi si deve vendere qualche prodotto del lavoro di questi monaci, coloro, che sono stati incaricati di trattare l’affare, si guardino bene da qualsiasi disonestà.
  5. Si ricordino sempre di Anania e Safira, per non correre il rischio che la morte, subita da quelli nel corpo,
  6. colpisca le anime loro e di tutte le persone, che hanno comunque defraudato le sostanze del monastero.
  7. Però nei prezzi dei suddetti prodotti non deve mai insinuarsi l’avarizia,
  8. ma bisogna sempre venderli un po’ più a buon mercato dei secolari
  9. “affinché in ogni cosa sia glorificato Dio”.

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