Una presenza reale ma invisibile

Il tema di fondo è il desiderio del ritorno, il tema mette in primo piano la famiglia che attende e quella che desidera tornare. Adesso, quindi, esplodono due desideri tra loro complementari. Toni e Anna che sperano nel ritorno di Tobia e Tobia che vuole riabbracciare la famiglia d’origine. Certo le cose non stanno più come prima. Adesso Tobia è un adulto responsabile, un adulto che prende decisioni autonome e libere. In ogni caso in tutto il Libro di Tobia ci accorgiamo della presenza di Dio in ogni situazione. Una presenza che non si coglie nella fisicità ma che troviamo nella Parola che guida ed indirizza. Dio c’è e interviene secondo pensieri e logiche diverse dalle nostre. A svelarci questa presenza invisibile agli occhi è il narratore e i fatti raccontati, con il loro andamento caratterizzato da dolcezza e fermezza, sofferenza e speranza, lotta e impegno concreto ne sono la prova più bella ed evidente. Possiamo fare un esercizio per scoprire Dio nella nostra vita rileggendo fatti e avvenimenti nei quali abbiamo incontrato Dio nella vita quotidiana. È un bell’esercizio che ci umanizza e ci aiuta ad avere il coraggio di spingere ancora in avanti i nostri passi. Dio c’è e non ci lascia mai soli. 💫

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Tobia – Capitolo 10

[1]Ogni giorno intanto Tobi contava le giornate, quante erano necessarie all’andata e quante al ritorno. Quando poi i giorni furono al termine e il figlio non era ancora tornato, [2]pensò: «Forse sarà stato trattenuto là? O sarà morto Gabael e nessuno gli darà il denaro?». [3]Cominciò così a rattristarsi. [4]La moglie Anna diceva: «Mio figlio è perito e non è più tra i vivi, perché troppo è il ritardo». [5]E cominciò a piangere e a lamentarsi sul proprio figlio dicendo: «Ahimè, figlio, perché ho lasciato partire te che eri la luce dei miei occhi!». [6]Le rispondeva Tobi: «Taci, non stare in pensiero, sorella; egli sta bene. Certo li trattiene là qualche fatto imprevisto. Del resto l’uomo che lo accompagnava è sicuro ed è uno dei nostri fratelli. Non affliggerti per lui, sorella; tra poco sarà qui». [7]Ma essa replicava: «Lasciami stare e non ingannarmi! Mio figlio è perito». E subito usciva e osservava la strada per la quale era partito il figlio; così faceva ogni giorno senza lasciarsi persuadere da nessuno. Quando il sole era tramontato, rientrava a piangere e a lamentarsi per tutta la notte e non prendeva sonno. [8]Compiutisi i quattordici giorni delle feste nuziali, che Raguele con giuramento aveva stabilito di fare per la propria figlia, Tobia andò da lui e gli disse: «Lasciami partire. Sono certo che mio padre e mia madre non hanno più speranza di rivedermi. Ti prego dunque, o padre, di volermi congedare: possa così tornare da mio padre. Già ti ho spiegato in quale condizione l’ho lasciato». [9]Rispose Raguele a Tobia: «Resta figlio, resta con me. Manderò messaggeri a tuo padre Tobi, perché lo informino sul tuo conto». Ma quegli disse: «No, ti prego di lasciarmi andare da mio padre». [10]Allora Raguele, alzatosi, consegnò a Tobia la sposa Sara con metà dei suoi beni, servi e serve, buoi e pecore, asini e cammelli, vesti, denaro e masserizie. [11]Li congedò in buona salute. A lui poi rivolse questo saluto: «Sta sano, o figlio, e fa buon viaggio! Il Signore del cielo assista te e Sara tua moglie e possa io vedere i vostri figli prima di morire». [12]Poi abbracciò Sara sua figlia e disse: «Onora tuo suocero e tua suocera, poiché da questo momento essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato la vita. Và in pace, figlia, e possa sentire buone notizie a tuo riguardo, finché sarò in vita». Dopo averli salutati, li congedò.[13]Da parte sua Edna disse a Tobia: «Figlio e fratello carissimo, il Signore ti riconduca a casa e possa io vedere i figli tuoi e di Sara mia figlia prima di morire, per gioire davanti al Signore. Ti affido mia figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun giorno della tua vita. Figlio, và in pace. D’ora in avanti io sono tua madre e Sara è tua sorella. Possiamo tutti insieme avere buona fortuna per tutti i giorni della nostra vita». Li baciò tutti e due e li congedò in buona salute. [14]Allora Tobia partì da Raguele in buona salute e lieto, benedicendo il Signore del cielo e della terra, il re dell’universo, perché aveva dato buon esito al suo viaggio. Benedisse Raguele ed Edna sua moglie con quest’augurio: «Possa io avere la fortuna di onorarvi tutti i giorni della vostra vita».

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