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L’importanza di essere puntuali

Come e` proprio dell’uomo sbagliare, cosi` e` proprio del monaco riconoscere umilmente i suoi errori e le sue deficienze davanti a Dio e davanti ai fratelli. Percio` il significato della soddisfazione e` quello di riparare pubblicamente le colpe, gravi o leggere, commesse pubblicamente a detrimento della pace, della concordia, dell’ordine della comunita`; chiedere perdono a Dio delle irriverenze commesse contro di lui o contro le cose a lui consacrate. Il capitolo 43 parla della soddisfazione di chi arriva tardi alla preghiera comune o alla mensa.

La puntualita` costituisce un elemento fondamentale per l’ordine. Essa va usata soprattutto per la preghiera. Qualunque sia l’occupazione del monaco, al segnale dell’Ufficio divino, bisogna lasciarla subito perche` la dignita` della preghiera comune e` superiore a tutte le altre cose. Per inculcare la piu` scrupolosa puntualita`, San Benedetto dice di “correre con somma sollecitudine”, ma sempre con la gravita` caratteristica del monaco, ricordata molte volte nella Regola

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Umilta’ e purezza del cuore

Per San Benedetto la preghiera deve essere riverente, umile, piena di abbandono, breve e pura (cioe` intensa, senza distrazioni) e deve sgorgare da un cuore puro (cioe` sincero, senza macchia di peccato) e contrito. Tutto cio` San Benedetto lo ha espresso con quattro coppie di vocaboli: 1) con umiltà e rispetto 2) con tutta umiltà e purezza di devozione 3) nella purezza del cuore e la convinzione delle lacrime 4) breve e pura.

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Pregare con partecipazione interiore

La giusta partecipazione interiore è fondamentale perché la nostra preghiera sia vera e, diciamo, efficace. Esteriormente la forma della preghiera può essere la stessa ma la partecipazione interiore è ciò che fa la differenza; è ciò che la rende efficace; è ciò che da alla preghiera la possibilità reale di essere tale. Ne troviamo una esplicazione in Giobbe: ”Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42,5).

Si tratta di scoprire in se stessi un “cuore nuovo” … Quel cuore che vede l’oltre, che  sa  cogliere la presenza del divino e riesce ad ascoltare la voce di Dio e a “toccare” la sua presenza nello Spirito.

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I salmi dell’ufficio notturno

La preghiera notturna dei monaci si svolgeva nel rispetto di regole precise che San Benedetto ha indicato. Questo non solo perché tutti i monasteri vivessero uno stesso stile di preghiera ma anche perché la liturgia fosse ordinata e pulita, semplice ma anche piena di un sentire comune che trovasse espressione anche nella condivisione di una modalità espressiva unitaria.

Un bel proposito il cui rispetto sarebbe bello anche in questo nostro tempo nel quale sempre più  spesso spuntano “solisti” che vivono nuove modalità stilistiche che creano tanti piccoli cerchi chiusi in se stessi.

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Rinunciare alla propria volonta

Il prologo della Regola prosegue chiarendo che essa si rivolge a chi ha deciso di rinunciare alla propria volontà. In particolare chi vuole seguire la Regola di San Benedetto si sottopone alla volontà del Signore Gesù Cristo.

È una scelta di campo molto netta che per essere seguita necessita di molta preghiera. Ed è così che il prologo prosegue con queste parole …

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Non sprecare parole

“Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate”.

Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo Regno, sia fatta alla tua volontà  come in cielo cosi in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri  debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Amen