La tenerezza di un abbraccio

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Frutto dell’amore sono anche la misericordia e il perdono. In questa linea -scrive papa Francesco- è molto emblematica la scena che mostra un’adultera sulla spianata del tempio di Gerusalemme, circondata dai suoi accusatori, e poi sola con Gesù che non la condanna e la invita ad una vita dignitosa.

Famiglia abbraccio

Papa Francesco poi parla anche della virtù della tenerezza. Pensiamo alla tenerezza dell’abbraccio tra la madre e il suo bambino.
E potremmo aggiungere alla tenerezza dell’abbraccio tra un uomo e una donna che si amano.

La fatica delle tue mani

Papa Francesco sottolinea la necessità del lavoro per il sostentamento e la DIGNITA’ della vita della famiglia. … “… il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”. È la rappresentazione del lavoratore che trasforma la materia e sfrutta le energie del creato, producendo il “pane di fatica” ( Sal 127,2) oltre a coltivare sé stesso”.

Famiglia 3

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Un sentiero di sofferenza e di sangue

Papa Francesco non nega una realtà amara che segna tutte le Scritture. È la presenza del dolore, del male, della violenza che lacerano la vita della famiglia e la sua intima comunione di vita e di amore. …
…la Santa Scrittura è piena di storie di dolore e sofferenza (si parte da Caino ed Abele, si continua con i litigi tra i figli e tra le spose dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, fino alle tragedie che riempiono di sangue la famiglia di Davide …ci sono i drammi della morte di Lazzaro, il grido disperato della vedova di Nain davanti a suo figlio morto …), ma abbiamo davanti la meta finale del cammino, quando Dio “asciughera’ ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto nè lamento nè affanno

La coppia genera la vita

Viaggio nella Amoris Laetitia
11. “La coppia che ama e genera la vita è la vera ” scultura” vivente (non quella di pietra o d’oro che il Decalogo proibisce), capace di manifestare il Dio creatore e salvatore. Perciò l’amore fecondo viene ad essere il simbolo delle realtà intime di Dio”.

È in questa “esperienza” che si sviluppa la storia della salvezza e si vince la solitudine che inquieta l’uomo. È nell’incontro con l’altro che Dio si rivela ed è bello leggere un’esclamazione della Sposa nel Cantico dei Cantici che è una stupenda professione d’amore e di donazione nella reciprocità: “Il mio amato è mio e io sono sua (…). Io sono del mio amato e il mio amato è mio”.

La casa serena

“Amoris Laetitia”
Varchiamo dunque la soglia di questa casa serena, con la sua famiglia seduta intorno alla mensa festiva. Al centro troviamo la coppia del padre e della madre con tutta la loro storia d’amore. In loro si realizza quel disegno primordiale che Cristo stesso evoca con intensità: “Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina?”. (Mt 19,4). E riprende il mandato del Libro della Genesi:” Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne”.

… “… la fecondità della coppia umana è ” immagine” viva ed efficace, segno visibile dell’atto creatore”. Papa Francesco

Le due case

Amoris Laetitia
“La Bibbia è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e crisi familiari … – e ancora- Le due case che Gesù descrive, costruite sulla roccia o sulla sabbia, rappresentano tante situazioni familiari, create dalla libertà di quanti vi abitano, … Entriamo ora in una di queste case, …”.

Famiglia 1

 

Papa Francesco a questo punto propone il Salmo 128, 1-6 che, ancora oggi, si proclama sia nella liturgia nuziale ebraica sia in quella cristiana.

Eccolo e vi proponiamo di pregarlo insieme come coppia …
” Beato chi teme il Signore e cammina nelle tue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirsi, sarai felice e avrai ogni bene.
La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa.
Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita!
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace si Israele!”.

Bello. Davvero emozionante.
Buona giornata

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Viaggio nell’Amoris laetitia

Da questa mattina inizieremo un viaggio nella esortazione “Amoris Laetitia” del Papa dedicata alla famiglia.
Pubblicata da appena qualche giorno segna una cambiamento di stile e di approccio al tema della famiglia che è una vera “rivoluzione” nella Chiesa. Una Chiesa, forse, impreparata ad accoglierne tutta la sua reale portata. Ecco perché come “eremo di famiglia” non potevamo non cercare di conoscerla meglio. Buon viaggio con “La gioia dell’amore”.

Chi mangia la mia carne

Il vangelo del 15 aprile
Gv 6, 52-59’
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”.

Briciole di spiritualità

Commento

“Cristo mette nel mondo questo amore fortissimo, che libera. “Mangiare la mia carne” vuol dire: questo amore é nulla se non diventa la vostra carne, cioé tutti gli aspetti e momenti della vostra vita. L’eucaristia é carnale: amate fino a dare la vita. E’ il dono di sé, della nostra carne, perché diventi come la sua, dono intelligente per realizzare vita giusta e piena. In questo accettiamo la vita di Dio, diventiamo figli di Dio. Nel tempo, lungo la distensione del tempo – ci dicono gli ebrei – dobbiamo cercare di diventare figli di Dio, non automaticamente col sacramento, in un solo momento. Amare con giustizia é la finalità dell’eucaristia.

Il messia – dicono gli ebrei – é nel mondo, sta a noi riconoscerlo e accoglierlo. C’é una storia ebraica. Un uomo va dal rabbino: “Quando arriverà il messia?”. “E’ arrivato. E’ là, fuori dalle mura, con i lebbrosi”. L’uomo corre, e lo vede: si sta fasciando le gambe con calma e dolcezza musicale. “Sei tu il messia?”. “Sì”. L’uomo corre felice ad annunciarlo a tutti: “Il messia é venuto!”. Però, ci sono ancora guerre, mali, violenze. Allora ritorna triste dal messia, il quale gli dice: “Io sono il messia se voi ascoltate la mia voce”. Si tratta di accoglierlo in silenzio, nelle nostre azioni”.
Arturo Paoli

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