Paure

La sofferenza ci fa paura e la paura ci rende fragili. Cerchiamo certezze, desideriamo sicurezza, forza e tanta pace. Quando qualcuno o qualche cosa mette a rischio le nostre cose più personali si scatenano i nostri istinti di conservazione. Ma per quanti sforzi facciamo a volte non abbiamo possibilità di incidere molto in certe situazioni. Facciamo di tutto per evitare di attraversare alcuni “deserti” ma in certe occasioni ciò non è possibile perché non tutto dipende da noi. Ci manca la pazienza e la forza della sopportazione. Soprattutto ci manca il coraggio di testimoniare il vangelo la cui logica interiore segue percorsi distinti e distanti da quelli di questo mondo. Quella del vangelo, infatti, è una logica che il mondo rifiuta. Al mondo piace il potere, il successo e il denaro. Sono tre tentazioni che ci allontanano dalla vita evangelica.

Gesu, infatti, venuto ad annunciare la buona notizia si scontra con il potere religioso del suo tempo e ha ben intuito quale sarà il percorso della sua vita. Più volte lo annuncia ai suoi discepoli. Pietro reagisce e in disparte rimprovera Gesù che con questo suo modo di fare scoraggia i seguaci che lo vedono come un leader perdente. Pietro non ha ancora capito. Gesù lo allontana e lo apostrofa chiamandolo “Satana”. Quella di Gesù è una reazione forte con la quale cerca di scuotere Pietro.

E noi cosa pensiamo? Siamo anche noi come Pietro? Accettare la nostra croce, invece, appare via di salvezza, strada capace di offrirci la felicità fin da subito. Rifiutare la nostra croce, ora lo sappiamo, ci getta in una sofferenza maggiore e distrugge il dialogo con Gesù e la vita fatta di speranza e di relazione autentica con il mistero.

Coltivare la speranza, invece, è come camminare nella vita portando con sé la valigia delle cose semplici ed essenziali e un grappolo di palloni colorati che danno gioia al cuore e forza per spingere i nostri passi anche nel grigiore di certi tempi. Il sole è dietro l’angolo!!!

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

   Parola del Signore

Occhi che vedono

Ci sono ciechi capaci di vedere cose che anche chi ha una buona vista non vede. Ciechi capaci di ascoltare le profondità nascoste nell’esistenza di chi ha la “fortuna” di incontrarli. Ciechi capaci di indicare percorsi di senso in grado di far “gustare” la vita. Ciechi capaci di guardare oltre la propria vita perché hanno incontrato Cristo che da la possibilità di leggere l’esistenza in maniera chiara e distinta.

La forza dell’uomo è tutta racchiusa nel dono che Cristo fa a chi lo accoglie come l’unico Re, l’unico Signore, l’unico Dio.

Gesù dona la possibilità di vedere con gli occhi del cuore, purifica ed elimina tutte le nostre sporcizie dando trasparenza ai nostri pensieri.

Facciamo toccare dalla sua Parola e saremo davvero capaci di guardare con occhi purificati questo mondo e i nostri fratelli.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».

   Parola del Signore

Cuore indurito

Questo mondo per vivere davvero ha bisogno di un cuore nuovo, ha bisogno di sogni nuovi, ha bisogno di lasciare le cose vecchie. Tre cose difficili da realizzare quando a guidare i nostri pensieri sono le cose passate, quando continuiamo a pensare secondo vecchi modelli, quando siamo diffidenti e la paura ci assale.

Gesù ci mette in guardia dagli specchietti dei farisei che iniettano nel mondo egoismo, invidia, maldicenze e passione per il possesso delle cose.

Gesù, invece, ci libera da questo veleno e dalla paura … molti di noi lo sanno bene eppure continuano a vivere ignorando questa verità. Si continua a pensare e a vivere senza speranza, senza una prospettiva di futuro, senza la gioia di poter cambiare il mondo partendo da noi.

Gesù ci invita a lasciare i nostri vecchi modi di pensare e a cambiare mentalità. Ci incoraggia a farci guidare dallo Spirito Santo su sentieri di libertà, a spingere i nostri passi su strade nuove, piene di senso autentico e di verità che toccano la vita vera e la plasmano donandoci il pane della vita. Dobbiamo essere attenti alle tentazioni del possedere che distruggono le nostre vite e ci fanno schiavi di desideri che ci illudono e ci rendono infelici. Dobbiamo scacciare il demonio che ci spinge ad accumulare denaro, il desiderio di essere ammirati, la voglia di comandare. Queste tentazioni ci rovinano la vita e ci allontanano dalla felicità. Non possiamo permettere al lievito della malizia di distruggere la nostra esistenza. Solo noi possiamo respingere il male e scegliere bene.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

   Parola del Signore

Oltre la legge

La Legge è stata un dono di Dio, una guida da seguire, una via che Dio ha suggerito al suo popolo. Dieci Parole scritte su tavole di pietre sono state sufficienti ad indirizzare il popolo sulla strada buona.

Gesù va oltre, egli supera la “buona verità della Legge” e con parole di profonda verità scrive nel cuore dell’uomo una verità così intensa e profonda che coinvolge tutta la persona e la coinvolge in un eterno gioco nel quale non si finge.

Le formalità, il perbenismo, le facciate esterne non hanno più senso, Gesù va all’essenziale, al nucleo originale, al profondo più vero e autentico della persona e scava nell’intimo di ciascuno perché il fiore custodito possa esplodere in azioni vere e concrete che non hanno paragoni.

Nel seguire quel “ma io vi dico” c’è una grandezza straordinaria, c’è la verità profonda dell’umanità pura e non corrotta che fa dell’uomo un autentico Figlio di Dio chiamato a manifestare la presenza misericordiosa del Padre nel quotidiano della storia.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Parola del Signore.

Piccoli e poveri

Se li vede davanti. È una massa sconfinata. Sono stanchi e affamati. Gesù ha compassione. Sembra di vederla oggi questa scena. Attorno a noi c’è questa massa umana. Venuti da lontano, hanno fame. Gesù ha compassione. Noi, purtroppo, a volte no.

I discepoli chiedono a Gesù che fare? Gesù agisce. Raccoglie ciò che c’è e lo “condivide” lo mette in comune.

Le ricchezze del mondo non appartengono a chi le detiene. Non è umano tenere per noi il superfluo e lasciare morire chi non ha nulla. Gesù ci da un esempio.

Non possiamo far finta di nulla o continuare a costruirci un alibi con i soliti ragionamenti egoistici … Troppi muoiono di fame, troppi si girano dall’altra parte; troppi gridano aiuto davanti alle nostre case e troppe porte restano chiuse; troppi chiedono di avere un pezzo di pane, un po’ di lavoro, un tetto … e troppi sono ignorati, evitati e lasciati soli.

Stiamo bene attenti alle nostre “giustificazioni”. Il Signore ci chiederà conto di come abbiamo agito. La pagina evangelica del giudizio finale è molto eloquente e non si presta ad interpretazioni diverse.” Avevo fame, avevo sete, ero nudo, … “. 😉

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano».
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.

   Parola del Signore

Il tempo è adesso

Non abbiamo altro da attendere o da sperare. Siamo già, dice Gesù, vicini al Regno di Dio. Cristo, infatti, è già venuto ed il mondo è già salvo. Questo è l’annuncio che viene fatto ai discepoli inviati a due a due per portare la buona notizia. Possiamo, infatti, già toccare con mano, adesso, la bellezza della presenza di Gesù e ascoltare il suo Spirito che ci sussurra le giuste indicazioni al fine di farci fare, nel quotidiano, scelte giuste. Questa rivelazione di Gesù è molto bella e deve aiutarci a vivere la gioia di saperlo con noi ogni giorno. Anche se non lo vediamo, anche se non sentiamo la sua voce con l’orecchio, Egli c’è. Dobbiamo imparare: a trovarlo nella Parola che è sua presenza autentica (per questo leggere tutti i giorni il vangelo ci permette di ascoltare la sua voce); a trovarlo dell’Eucaristia che è sua presenza reale; a scoprirlo nei piccoli e nei poveri, in chi ha fame e sete, in chi è solo, malato, anziano e affamato.

Oggi giorno, perciò, abbiamo la possibilità di incontrarlo, di stare con Lui, di ricevere il suo affetto e sentirci amati nonostante le piccole o grandi cose che nella vita non vanno secondo i nostri desideri. Il desiderio più grande, forse, l’unico che dovremmo coltivare è proprio quello di cercarlo nella Parola, nell’Eucaristia e in ogni persona che incontriamo e che ci da l’opportunità di metterci al suo servizio. “C’è più gioia nel dare che nel ricevere“. Concludiamo con una massima di Tagore, filosofo indiano nato nel 1861 a Calcutta, che dice così: “Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia”.

Buona vita di servizio a tutti.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa!. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: È vicino a voi il regno di Dio».

Parola del Signore

Donna straniera

Il racconto di Marco di oggi lascia perplessi per due ragioni: 1) la durezza della risposta di Gesù alla richiesta di aiuto della donna straniera che chiede la guarigione della figlia posseduta dal demonio; 2) l’apertura di Gesù ai non ebrei che a Lui si rivolgono con tanta fiducia per ottenere aiuto.

L’elemento che unisce le due perplessità è la fiducia e la fede di questa donna straniera che chiede aiuto a Gesù e che di Lui si fida.

Di fronte a questa fede Gesù non resta inerme ma interviene liberando dal male la fanciulla. Il demonio è costretto a lasciare la sua preda e la fanciulla è libera. Gesù interviene e non potrebbe essere altrimenti per scacciare il male anche quando la richiesta gli viene presentata da una terza persona.

Oggi possiamo provare anche noi a fare lo stesso chiedendo a Gesù di intervenire nelle situazioni più’ scabrose e difficili. Gesù è oltre le regole dell’uomo, oltre le formalità, oltre ogni ostacolo. Egli sempre e comunque persegue il bene e rende pura ogni cosa perché il suo potere è potente.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

   Parola del Signore

Attenti al cuore

Sia il bene che il male trovano casa nel cuore e dal cuore raggiungono i pensieri, le parole e le azioni. Se il cuore, quindi, è votato al bene la nostra vita diffonderà bene, se, invece, il cuore si è traviato e accoglie in se il male, la nostra vita sarà spinta a compiere alcune di queste azioni: rubare, uccidere, calunniare, invidiare e ingannare. Vivere con un cuore così è davvero terrificante e trasforma la nostra vita in un inferno. Possiamo evitarlo se cerchiamo di fare scelte buone che ci danno pace e serenità. Crediamo che un cuore dove vive il bene sia un cuore che sa ascoltare, un cuore capace di scrutare il profondo nascosto nelle parole o nei gesti di coloro che ci vivono vicino o che incontriamo. Ascoltare e saperlo fare con un cuore che vede ci aiuta a “costruire” un cuore che pensa e fa il bene.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

   Parola del Signore

Il cuore al centro

Quando mettiamo il cuore al centro tutto il resto perde di senso. Le forme non hanno più importanza. Sono solo un involucro vuoto. Ciò che, invece, fa la differenza è il cuore che ha il potere di sconfiggere ogni ipocrisia umana. Nel cuore, infatti, si cela la verità profonda di noi stessi quella che è capace di svelarci il nostro essere più autentico. Il cuore è, davvero, il nostro centro; il luogo nel quale Gesù si fa incontrare e dal quale svela le vuote forme che cercano di ingabbiare la nostra libertà. Nel cuore, perciò, possiamo ritrovare la nostra vera identità e le risposte di senso che cerchiamo. È nel cuore che la Parola di Dio si rivela e smaschera le tradizioni, (tutte costruzioni umane), donandoci l’essenza della verità. La buona notizia ascoltata con la semplicità di un cuore che vede, quindi, ci libera la vita da ogni forma ipocrita.

Franca Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo,  si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

   Parola del Signore

Toccare il lembo del mantello

Si, quanto anche ciascuno di noi vorrebbe toccare il lembo del mantello di Gesù? Sappiamo che toccare anche solo il suo mantello significa “guarire la nostra vita”, significa sottrarla al potere del mondo, significa leggere la nostra vita come un dono di Dio per la sua e non la nostra gloria. Ebbene, crediamo che se avessimo davvero questo desiderio (quello di seguire Gesù e toccare il suo mantello) la nostra salvezza sarebbe già iniziata e, quindi, ad un passo da averla ottenuta.

Avere fede in Gesù, fidarsi e affidarsi a Lui e non ai nostri desideri e alla nostra volontà è l’unico vero segno che ci accredita la salvezza. Ma non è facile lasciare i nostri desideri, i nostri progetti, la nostra volontà. Ciò che davvero ci da la salvezza è la rinuncia ai desideri, ai progetti e alla nostra volontà per fidarci e affidarci a Lui accogliendo ogni cosa che accade nella nostra vita. Significa avere la forza e il coraggio di accogliere anche quello che non incontra i nostri progetti personali o che umanamente ci fa soffrire. Significa avere la passione di servire il Signore anche se ci criticano, ci maltrattano, ci calunniano, ci offendono, ci emarginano. Gesù in questi casi e in ogni altra circostanza della vita ci sta vicino. Lui è morto per noi sulla croce e sulla croce ci ha salvato.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

   Parola del Signore