Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,25-30
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore.
Buongiorno!
Il nostro feeling con Mirella Muia, eremita di Gerace, prosegue e non vediamo l’ora di incontrarla tra qualche giorno quando insieme saremo all’udienza del Papa con gli altri “amici” eremiti. Ora, però, leggiamo la sua riflessione mattutina … (Intanto a chi porta il nome di Francesco tantissimi auguri) …
“Nella memoria di san Francesco di Assisi
Icona di mitezza e di umiltà
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli…”
Vi sono cose che restano nascoste a coloro che ritengono di essere padroni di ciò che studiano, ritirandosi nel campo stretto del loro sapere…
Vi sono cose che restano velate a chi pretende di farle proprie – perché il Signore del cielo e della terra ne solleva il velo solo a chi è consapevole della propria piccolezza, sapendo di trovarsi dinnanzi a un mistero che contiene tutto e tutti…
“Prendete il mio giogo sopra di voi, e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita…”
Il giogo del Figlio è il peso dello stesso mistero che unisce cielo e terra, e non può divenire oggetto della conoscenza umana se non è svelato da Dio, che lo apre a chi impara dal Figlio quella mitezza e umiltà di cuore che la ragione umana fatica tanto a riconoscere come sostanza dell’essere stesso di Dio …
“Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero.”
Il giogo dolce e leggero è uno solo: quello dell’Amore che ha creato, sostiene e ricolma di sé tutto ciò che esiste, nella misura in cui è riconosciuto e accolto come quella mitezza e umiltà di Dio, che nell’umanità del Figlio si fa riconoscere per essere condiviso.
Questa parola, “prendete il mio giogo…”, è una vera preghiera : non temete, il peso dell’amore non schiaccia, ma unisce, e fa di noi una cosa sola – perché il vero peso lo porta lui, che ha accettato di viverlo fino in fondo, per raggiungere così le profondità più inaccessibili dei nostri abissi umani…
Francesco ha riconosciuto e contemplato nel Figlio i segni dell’umiltà di Dio e li ha ricevuti…
Buona giornata
Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️