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L’amore spinge a volare alto

La paura che il male distrugga l’amore di Tobia e Sara induce Raguel a fare previsioni nefaste. Quando, invece, si rende conto che il male è stato sconfitto la gioia lo spinge a benedire e ringraziare Dio. È questa l’occasione per organizzare una grande festa e a chiamare a se i suoi servi ai quali impartisce ordini precisi. Poi chiama Tobia e gli annuncia che sta organizzando una grande festa che durerà 14 giorni. I genitori di Sara, ora, sono pieni di gioia e con maturità e giustizia la lasciano libera di “fare famiglia” con Tobia. I novelli sposi sono chiamati a costruire la loro famiglia che avrà una propria autonoma fisionomia e godrà della piena libertà mentre i genitori si ritagliano il ruolo che spetta loro. Saranno Raguel e Ebna fatto a benedire la nuova unione pregando il Signore di non far mai mancare la sua vicinanza. … e cosi dall’antico testamento ci giunge la proposta di uno stile di vita davvero importante per il nostro tempo sia per tutti i genitori che per le nuove coppie chiamate a camminare con libertà e autonomia salvaguardando le relazioni con le famiglie d’origine … 💫

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Libro di Tobia 8, 10-21

[10]Ma Raguele si alzò; chiamò i servi e andò con loro a scavare una fossa. Diceva infatti: «Caso mai sia morto, non abbiamo a diventare oggetto di scherno e di ribrezzo». [11]Quando ebbero terminato di scavare la tomba, Raguele tornò in casa; chiamò la moglie [12]e le disse: «Manda in camera una delle serve a vedere se è vivo; così, se è morto, lo seppelliremo senza che nessuno lo sappia». [13]Mandarono avanti la serva, accesero la lampada e aprirono la porta; essa entrò e li trovò che dormivano insieme, immersi in un sonno profondo. [14]La serva uscì e riferì loro che era vivo e che non era successo nulla di male. [15]Benedissero allora il Dio del cielo: «Tu sei benedetto, o Dio, con ogni pura benedizione. Ti benedicano per tutti i secoli![16]Tu sei benedetto, perché mi hai rallegrato e non è avvenuto ciò che temevo, ma ci hai trattato secondo la tua grande misericordia. [17]Tu sei benedetto, perché hai avuto compassione dei due figli unici. Concedi loro, Signore, grazia e salvezza e falli giungere fino al termine della loro vita in mezzo alla gioia e alla grazia». [18]Allora ordinò ai servi di riempire la fossa prima che si facesse giorno. [19]Raguele ordinò alla moglie di fare il pane in abbondanza; andò a prendere dalla mandria due vitelli e quattro montoni; li fece macellare e cominciarono così a preparare il banchetto. [20]Poi chiamò Tobia e sotto giuramento gli disse: «Per quattordici giorni non te ne andrai di qui, ma ti fermerai da me a mangiare e a bere e così allieterai l’anima già tanto afflitta di mia figlia. [21]Di quanto possiedo prenditi la metà e torna sano e salvo da tuo padre. Quando io e mia moglie saremo morti, anche l’altra metà sarà vostra. Coraggio, figlio! Io sono tuo padre ed Edna è tua madre; noi apparteniamo a te come a questa tua sorella da ora per sempre. Coraggio, figlio!».

Nell’amore degli sposi c’e’ Dio

Tutto inizia con un rito capace di scacciare il male, un rito di rifiuto del male e che allontanerà ogni tentazione di fare del male. Questo rito è seguito dalla preghiera che qui appare come l’incipit della grande liturgia della creazione che la coppia si accinge a celebrare e che si concluderà con l’atto capace di unire corpo ed anima nel vero trionfo dell’amore. Questo episodio del racconto del Libro di Tobia ci consente di leggere la vita di coppia in Cristo come l’apoteosi del progetto di Dio, progetto nel quale il dono del creatore trova la sua sintesi più espressiva. La vita della coppia in Cristo è davvero il massimo che l’uomo e la donna uniti possono rappresentare per mostrare al mondo Dio. La coppia unita, è l’espressione più autentica di Dio nel mondo e il loro amore reciproco la massima possibilità concessa su questa terra per testimoniare la verità di Dio. La loro vita d’amore, fatta di preghiera, accoglienza e Parola è, quindi il massimo che ci è dato da vivere per mostrare la nostra fede. Ogni coppia, perciò, sia consapevole della responsabilità che le è stata affidata; respinga il male e chieda a Dio la Grazia di poter vivere la loro unione da testimoni del Risorto. Quando la coppia è unita, quando tra loro ci si riconosce dono l’uno per l’altro, quando l’amore è espressione visibile del loro camminare insieme allora la santità è, di fatto, realtà visibile, vangelo vissuto, esperienza di comunione che nessun male potrà scalfire, nessuna iniziativa esterna potrà turbare e nessuna esclusione e/o emarginazione potrà trovare spazio per rovinare la santa festa della loro unione … la coppia resterà solida e anzi avrà l’opportunità vera di mostrare la grandezza di Dio e la meschinità e cattiveria degli uomini malvagi che saranno presto incatenati dall’arcangelo Raffaele nel deserto dove per loro ci sarà solo pianto, rimorso e dolore profondo e senza fine. 🌻💫

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Tobia –  Capitolo 8

[1] Quando ebbero finito di mangiare e di bere, decisero di andare a dormire. Accompagnarono il giovane e lo introdussero nella camera da letto.

[2] Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele: prese dal suo sacco il fegato e il cuore del pesce e li pose sulla brace dell’incenso.

[3] L’odore del pesce respinse il demonio, che fuggì nelle regioni dell’alto Egitto. Raffaele vi si recò all’istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi.

[4] Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: «Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza».

[5] Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: «Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli!

[6] Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui.

[7] Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine d’intenzione. Dègnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia».

[8] E dissero insieme: «Amen, amen!».

[9] Poi dormirono per tutta la notte.

Il Signore provvedera’

“Il Signore provvederà” è la frase centrale di questo settimo capitolo del Libro di Tobia. Ed è ciò che accade nella storia di Tobia e Sara. Questa, infatti, è un’esperienza che appartiene a quanti nella vita, con animo puro, si mettono nelle mani di Dio e di Lui si fidano. L’uomo per quanto può pensare di architettare cose mai potrà far deviare il piano di Dio. La Provvidenza divina, infatti, è compagna di viaggio dell’esistenza che avvertiamo forte se ci facciamo abitare dalla Parola, se le nostre giornate sono vissute nella preghiera, se pratichiamo l’accoglienza. Tobia e Azaria sono accolti da Raguele e dalla moglie Edna e questa è l’occasione per far riecheggiare le antiche tradizioni che favorivano il matrimonio di Sara e Tobia. Raguele accoglie la richiesta di Tobia di avere in sposa la figlia Sara nel rispetto della tradizione e della  Scrittura. Accoglienza e Parola aprono la via alla Provvidenza e il piano di Dio si realizza. Il male non vincerà. Il ma­trimonio riuscirà, però, se i due porranno alla base di esso i valori della vita familiare, se saranno in grado di vivere con maturità la propria vita e, in essa, la propria sessualità, se si ricorderanno che il matrimonio è un dono e una vocazione e non una con­quista, se porranno il Signore al cuore del loro cammi­no di coppia. Buon cammino agli sposi presenti tra i nostri Amici dell’eremo. 🌈💫

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

P.S. Noi crediamo molto nella Provvidenza che sa bene di cosa abbiamo bisogno. Il male non prevarrà da qualsiasi parte provenga.

Tobia – Capitolo 7

[1] Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: «Fratello Azaria, conducimi diritto da nostro fratello Raguele». Egli lo condusse alla casa di Raguele, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed egli rispose: «Salute fratelli, siate i benvenuti!». Li fece entrare in casa.

[2] Disse alla moglie Edna: «Quanto somiglia questo giovane a mio fratello Tobi!».

[3] Edna domandò loro: «Di dove siete, fratelli?», ed essi risposero: «Siamo dei figli di Nèftali, deportati a Ninive».

[4] Disse allora: «Conoscete nostro fratello Tobi?». Le dissero: «Lo conosciamo». Riprese: «Come sta?».

[5] Risposero: «Vive e sta bene». E Tobia aggiunse: «E’ mio padre».

[6] Raguele allora balzò in piedi, l’abbracciò e pianse. Poi gli disse: «Sii benedetto, figliolo! Sei il figlio di un ottimo padre. Che sventura per un uomo giusto e largo di elemosine essere diventato cieco!». Si gettò al collo del parente Tobia e pianse.

[7] Pianse anche la moglie Edna e pianse anche la loro figlia Sara.

[8] Poi egli macellò un montone del gregge e fece loro una calorosa accoglienza.

[9] Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a Raffaele: «Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina Sara».

[10] Raguele udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi e sta allegro per questa sera, poiché nessuno all’infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla ad un altro uomo all’infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, vogliono dirti con franchezza la verità.

[11] L’ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il Signore provvederà».

[12] Ma Tobia disse: «Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo». Rispose Raguele: «Lo farò! Essa ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua cugina, d’ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, figlio mio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace».

[13] Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne la prese per mano e l’affidò a Tobia con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Tienila e sana e salva conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi assista con la sua pace».

[14] Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese il documento di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere.

[15] Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le disse: «Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila dentro».

[16] Essa andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e disse:

[17] «Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!». E uscì.

Una grande storia

Il fiume e il pesce sono il simbolo delle difficoltà della vita che l’uomo deve superare. Dal superamento di queste difficoltà che spesso provocano paura e angoscia nasce la salvezza. Dio ci incoraggia a lottare e sta accanto, ci sostiene e ci spinge ad affrontare la vita. Questo fatto offre a Tobia anche la forza di affrontare il matrimonio con tutte le sue incognite e i suoi rischi. Tobia vorrebbe tirarsi indietro ma probabilmente la manifestazione del suo timore di poter morire è il segno anche di una paura di fondo ad affrontare il matrimonio e le sue difficoltà. Per aiutare Tobia a superare le difficoltà Azaria si impegna a ricordargli le tradizioni e le parole del padre.  Dio non ci toglie, infatti, dai pericoli e dalle tentazio­ni, ma ci dona la forza e la volontà per combatterli. Ma c’è di più: ciò che sblocca definitivamente To­bia è l’invito di Azaria a pensare al Signore. Prima di unirsi a Sara, infatti, Tobia deve pregare e comprende­re così che Sara gli è stata destinata da sempre. Ebbene quello del matrimonio tra Tobia e Sara è uno dei momenti più importanti perché permette a Tobia di superare le difficoltà della vita e di realizzare il progetto di Dio per l’uomo e la donna: il matrimonio. Tobia capisce che Sara è il dono di Dio per lui. . Accogliendo le parole di Azaria, Tobia compren­de che il matrimonio è veramente una vocazione e che l’atto di amare e di sposarsi è la risposta che l’uomo e la donna danno alla chiamata divina. Il partner è co­lui/colei attraverso il quale/la quale Dio concretamente ti ama, una persona concreta che Dio ti pone accan­to, come avviene per Tobia con Sara, che ti svela come d’ora in poi, attraverso quella persona, ti amerà lo stes­so Signore. Questa storia ci fa scoprire come la vocazione del matrimonio sia altrettanto forte, grande e importante quanto quella al sacerdozio. Ancora un particolare. La storia di Sara e Tobia, quindi, è una storia semplice, una storia quotidiana, una storia ordinaria, una storia normale … è la nostra storia. Una storia grande, importante e che Dio ha benedetto al pari di ogni altra vocazione. Una chiamata, quella al matrimonio, impegnativa, coinvolgente, coraggiosa … una storia di vera santità. Proprio una storia che piace a Dio. 💫🌻😍

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Libro di Tobia. Capitolo 6

[1] Il giovane partì insieme con l’angelo e anche il cane li seguì e s’avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri.

[2] Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand’ecco un grosso pesce balzò dall’acqua e tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare.

[3] Ma l’angelo gli disse: «Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva.

[4] Gli disse allora l’angelo: «Aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte e getta via invece gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti».

[5] Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato; arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l’altra parte la mise in serbo dopo averla salata.

[6] Poi tutti e due insieme ripresero il viaggio, finché non furono vicini alla Media.

[7] Allora il ragazzo rivolse all’angelo questa domanda: «Azaria, fratello, che rimedio può esserci nel cuore, nel fegato e nel fiele del pesce?».

[8] Gli rispose: «Quanto al cuore e al fegato, ne puoi fare suffumigi in presenza di una persona, uomo o donna, invasata dal demonio o da uno spirito cattivo e cesserà in essa ogni vessazione e non ne resterà più traccia alcuna.

[9] Il fiele invece serve per spalmarlo sugli occhi di uno affetto da albugine; si soffia su quelle macchie e gli occhi guariscono».

[10] Erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana,

[11] quando Raffaele disse al ragazzo: «Fratello Tobia!». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara

[12] e all’infuori di Sara nessun altro figlio o figlia. Tu, come il parente più stretto, hai diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. E’ una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona».

[13] E aggiunse: «Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami, fratello; io parlerò della fanciulla al padre questa sera, perché la serbi come tua fidanzata. Quando torneremo da Rage, faremo il matrimonio. So che Raguele non potrà rifiutarla a te o prometterla ad altri; egli incorrerebbe nella morte secondo la prescrizione della legge di Mosè, poiché egli sa che prima di ogni altro spetta a te avere sua figlia. Ascoltami, dunque, fratello. Questa sera parleremo della fanciulla e ne domanderemo la mano. Al nostro ritorno da Rage la prenderemo e la condurremo con noi a casa tua».

[14] Allora Tobia rispose a Raffaele: «Fratello Azaria, ho sentito dire che essa è già stata data in moglie a sette uomini ed essi sono morti nella stanza nuziale la notte stessa in cui dovevano unirsi a lei. Ho sentito inoltre dire che un demonio le uccide i mariti.

[15] Per questo ho paura: il demonio è geloso di lei, a lei non fa del male, ma se qualcuno le si vuole accostare, egli lo uccide. Io sono l’unico figlio di mio padre. Ho paura di morire e di condurre così alla tomba la vita di mio padre e di mia madre per l’angoscia della mia perdita. Non hanno un altro figlio che li possa seppellire».

[16] Ma quello gli disse: «Hai forse dimenticato i moniti di tuo padre, che ti ha raccomandato di prendere in moglie una donna del tuo casato? Ascoltami, dunque, o fratello: non preoccuparti di questo demonio e sposala. Sono certo che questa sera ti verrà data in moglie.

[17] Quando però entri nella camera nuziale, prendi il cuore e il fegato del pesce e mettine un poco sulla brace degli incensi. L’odore si spanderà, il demonio lo dovrà annusare e fuggirà e non comparirà più intorno a lei.

[18] Poi, prima di unirti con essa, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non temere: essa ti è stata destinata fin dall’eternità. Sarai tu a salvarla. Ti seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare in pensiero».

[19] Quando Tobia sentì le parole di Raffaele e seppe che Sara era sua consanguinea della stirpe della famiglia di suo padre, l’amò al punto da non saper più distogliere il cuore da lei.

La vita e’ un viaggio

Così succede ad ognuno di noi. La vita da un lato è un viaggio verso l’ignoto, dall’altro è un viaggio verso una meta che è possibile scoprire solo accettando di lasciarsi guidare da Dio. Tobia si incammina, scoprendo così la propria strada, di salvare due vite: quella del padre e quella della futura moglie. Ma Tobia questo ancora non lo sa. Occorre partire, ma da soli diventa difficile, la presenza di un compagno diventa essenziale. Allora al suo fianco ci sarà Dio stesso che si pone con grande discrezione accanto all’uomo e lo accompagna nel suo cammino. Tobia sperimenta una presenza amica ma non sa che quella presenza è divina. L’amico – angelo Azaria – Raffaele è un segno ambiguo: è un essere divino che ci accompagna, o è un uomo che diviene presenza di Dio? L’angelo deve per forza manifestarsi come un vero uomo, perché solo un altro uomo può diventare per noi la via per riscoprire Dio. L’angelo è così segno di ogni persona che ha l’amore e il coraggio di mettersi a camminare a fianco di un altro, rispettandone i tempi e guidandolo così alla propria libertà. Così accade a ciascuno di noi: Dio si rende presente attraverso uomini e donne che ci guidano senza pretendere mai di dominarci. La storia di Tobia riesce, in modo esemplare, a far nascere in noi la convinzione che credere alla provvidenza divina non significa rinunciare alla propria libertà. L’azione provvidenziale di Dio presuppone la libertà dell’uomo. Soltanto Dio, poi, può liberare l’uomo da una devozione “buona”, ma alienante. Il nome dell’angelo è Raffaele (Dio guarisce).

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Libro di Tobia – Capitolo 5

1)Allora Tobia rispose al padre: «Quanto mi hai comandato io farò, o padre.

[2] Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce me, né io conosco lui? Che segno posso dargli, perché mi riconosca, mi creda e mi consegni il denaro? Inoltre non sono pratico delle strade della Media per andarvi».

[3] Rispose Tobi al figlio: «Mi ha dato un documento autografo e anch’io gli ho consegnato un documento scritto; lo divisi in due parti e ne prendemmo ciascuno una parte; l’altra parte la lasciai presso di lui con il denaro. Sono ora vent’anni da quando ho depositato quella somma. Cercati dunque, o figlio, un uomo di fiducia che ti faccia da guida. Lo pagheremo per tutto il tempo fino al tuo ritorno. Và dunque da Gabael a ritirare il denaro».

[4] Uscì Tobia in cerca di uno pratico della strada che lo accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l’angelo Raffaele, non sospettando minimamente che fosse un angelo di Dio.

[5] Gli disse: «Di dove sei, o giovane?». Rispose: «Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, venuto a cercare lavoro». Riprese Tobia: «Conosci la strada per andare nella Media?».

[6] Gli disse: «Certo, parecchie volte sono stato là e conosco bene tutte le strade. Spesso mi recai nella Media e alloggiai presso Gabael, un nostro fratello che abita a Rage di Media. Ci sono due giorni di cammino da Ecbàtana a Rage. Rage è sulle montagne ed Ecbàtana è nella pianura».

[7] E Tobia a lui: «Aspetta, o giovane, che vada ad avvertire mio padre. Ho bisogno che tu venga con me e ti pagherò il tuo salario».

[8] Gli rispose: «Ecco, ti attendo; soltanto non tardare».

[9] Tobia andò ad informare suo padre Tobi dicendogli: «Ecco, ho trovato un uomo tra i nostri fratelli Israeliti». Gli rispose: «Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di che tribù è e se è persona fidata per venire con te, o figlio».

[10] Tobia uscì a chiamarlo: «Quel giovane, mio padre ti chiama». Entrò da lui. Tobi lo salutò per primo e l’altro gli disse: «Possa tu avere molta gioia!». Tobi rispose: «Che gioia posso ancora avere? Sono un uomo cieco; non vedo la luce del cielo; mi trovo nella oscurità come i morti che non contemplano più la luce. Anche se vivo, dimoro con i morti; sento la voce degli uomini, ma non li vedo». Gli rispose: «Fatti coraggio, Dio non tarderà a guarirti, coraggio!». E Tobi: «Mio figlio Tobia vuole andare nella Media. Non potresti accompagnarlo? Io ti pagherò, fratello!». Rispose: «Sì, posso accompagnarlo; conosco tutte le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le sue pianure e i suoi monti e ne conosco tutte le strade».

[11] Tobi a lui: «Fratello, di che famiglia e di che tribù sei? Indicamelo, fratello».

[12] Ed egli: «Che ti serve la famiglia e la tribù? Cerchi una famiglia e una tribù o un mercenario che accompagni tuo figlio nel viaggio?». L’altro gli disse: «Voglio sapere con verità di chi tu sei figlio e il tuo vero nome».

[13] Rispose: «Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli».

[14] Gli disse allora: «Sii benvenuto e in buona salute, o fratello! Non avertene a male, fratello, se ho voluto sapere la verità sulla tua famiglia. Tu dunque sei mio parente, di bella e buona discendenza! Conoscevo Anania e Natan, i due figli di Semeia il grande. Venivano con me a Gerusalemme e là facevano adorazione insieme con me; non hanno abbandonato la retta via. I tuoi fratelli sono brava gente; tu sei di buona radice: sii benvenuto!».

[15] Continuò: «Ti do una dramma al giorno, oltre quello che occorre a te e a mio figlio insieme. Fa dunque il viaggio con mio figlio e poi ti darò ancora di più».

[16] Gli disse: «Farò il viaggio con lui. Non temere; partiremo sani e sani ritorneremo, perché la strada è sicura».

[17] Tobi gli disse: «Sia con te la benedizione, o fratello!». Si rivolse poi al figlio e gli disse: «Figlio, prepara quanto occorre per il viaggio e parti con questo tuo fratello. Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi; il suo angelo vi accompagni con la sua protezione, o figliuolo!».

[18] Tobia si preparò per il viaggio e, uscito per mettersi in cammino, baciò il padre e la madre. E Tobi gli disse: «Fà buon viaggio!».

[19] Allora la madre si mise a piangere e disse a Tobi: «Perché hai voluto che mio figlio partisse? Non è lui il bastone della nostra mano, lui, la guida dei nostri passi? Si lasci perdere il denaro e vada in cambio di nostro figlio.

[20] Quel genere di vita che ci è stato dato dal Signore è abbastanza per noi».

[21] Le disse: «Non stare in pensiero: nostro figlio farà buon viaggio e tornerà in buona salute da noi. I tuoi occhi lo vedranno il giorno in cui tornerà sano e salvo da te.

[22] Non stare in pensiero, non temere per loro, o sorella. Un buon angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo».

[23] Essa cessò di piangere.

La profezia della famiglia

Tobi prima di rivelare al figlio Tobia il piccolo gruzzoletto messo da parte priva a trasmettere al figlio una serie di valori che sono caratterizzanti della storia di famiglia. Si tratta di una serie di buoni consigli tra i quali ne primeggiano due: l’elemosina e la famiglia. Tutti e due questi valori rappresentano, di fatto, i cardini per una esistenza radicata in un quotidiano che rafforza e da senso ad ogni esistenza. Elemosina e famiglia anche nel nostro tempo continuano ad essere due importantissimi punti di riferimento per una vita piena e capace di offrire al viaggio terreno coordinate per costruire giustizia e bellezza. Va anche sottolineato, però, che, come spesso ripetiamo non abbiamo bisogno di maestri ma di testimoni. Ed è cosi che da un lato solo il “povero” può comprendere il grande valore del dono o elemosina. Dall’altro vivere la famiglia testimoniandone la bellezza è davvero profezia. A questo punto desideriamo citare Paolo VI che nella “Evangelii Nuntiandi” scrive che l’uomo di oggi “non ha bisogno di una chiesa chiusa nella difesa della propria identità, fino a rischiare di diventare cieca e persino disumana, come il vecchio Tobi. Ha bisogno di una chiesa che lo accompagni in un cammino di vera libertà, come farà l’angelo Raffaele, un cammino nel quale la morale è il frutto stesso del cammino percorso, piuttosto che esserne il fondamento”. 🌻

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Libro di Tobia. 🌻💫 Capitolo 4

1]In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabael in Rage di Media [2]e pensò: «Ho invocato la morte. Perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?». [3]Chiamò il figlio e gli disse: «Qualora io muoia, dammi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fa ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza. [4]Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba. [5]Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell’ingiustizia. [6]Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia. [7]Dei tuoi beni fa elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio. [8]La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, dà molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco. [9]Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, [10]poiché l’elemosina libera dalla morte e salva dall’andare tra le tenebre. [11]Per tutti quelli che la compiono, l’elemosina è un dono prezioso davanti all’Altissimo. [12]Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra. [13]Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di loro scegliti la moglie. L’orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l’ignavia è madre della fame. [14]Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento. [15]Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all’ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l’ubriachezza. [16]Dà il tuo pane a chi ha fame e fà parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Dà in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l’elemosina. [17]Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. [18]Chiedi il parere ad ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio. [19]In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene. Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regione sotterranea. Infine, o figlio, conserva nella mente questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore. [20]Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d’argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media. [21]Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo».

 

Pace a voi !!!

Testimoni e non maestri. Testimoni a volte increduli, dubbiosi e pieni di paure. Siamo fatti così, pieni di preconcetti, impastati di timori. Ieri come oggi, però, Gesù interviene con tre piccole parole: “Pace a voi”. Ed è cosi che ci mostra le mani e i piedi trafitto dal male, ci presenta rivestito dei dolori del mondo vestito da povero, da bambino debuttato, da rifugiato, da scartato, escluso, deriso, emarginato. E noi, ieri come oggi, siamo impauriti, scappiamo, lo respingiamo e siamo incapaci di riconoscerlo. Ieri come oggi le nostre paure sono le stesse. Eppure, almeno ieri, gli apostoli sono riusciti ad aprire il cuore e a riconoscerlo … e questo è stata gioia. Se possiamo riflettiamo sui nostri pensieri, le nostre parole, i nostri egoismi … buona domenica di risurrezione. 🌻

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Parola del Signore

Dio interviene nel silenzio

Dio invia l’angelo Raffaele. Raffaele è l’angelo che accompagna gli uomini. La sua è una presenza silenziosa, discreta e che non si mostra in maniera palese. L’angelo di Dio c’è ma non forza mai la libertà degli uomini. Sara e Tobi pregano nello stesso momento e la loro preghiera è ascoltata dal Signore. Dio ascolta queste preghiere, ascolta le nostre preghiere ed interviene attraverso strade che solo Lui conosce. La Provvidenza di Dio esiste e se siamo attenti possiamo cogliere i segni della presenza di Dio nella nostra esistenza. Il Dio di Israele ascolta le preghiere dei poveri e dei sofferenti nel momento stesso in cui sono pronunciate e interviene per salvarli. La preghiera, la nostra preghiera è, perciò, espressione della fiducia degli uomini verso Dio. Chi prega, infatti, crede fermamente nell’intervento divino nella loro storia. Un intervento che si esprime attraverso strade che non possiamo prevedere ed è così che Tobi sarà salvato dal figlio. Ma questo lo scopriremo strada facendo. 🌻💫

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Ed ecco i versetti per la lectio di domani. Buonanotte “16]In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio [17]e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo. Di diritto, infatti, spettava a Tobia di sposarla, prima che a tutti gli altri pretendenti. Proprio allora Tobi rientrava dal cortile in casa e Sara, figlia di Raguele, stava scendendo dalla camera”.

Orto e Parola

Se accanto alla biblioteca avrai l’orto, non ti mancherà nulla.
(Marco Tullio Cicerone)

L’orto è una grande metafora della vita spirituale: anche la nostra vita interiore abbisogna di essere coltivata e lavorata, richiede semine, irrigazioni, cure continue e necessita di essere protetta, difesa da intromissioni indebite. L’orto, come lo spazio interiore della nostra vita, è luogo di lavoro e di delizia, luogo di semina e di raccolto, luogo di attesa e di soddisfazione. Solo così, nell’attesa paziente e operosa, nella custodia attenta, potrà dare frutti a suo tempo.
(Enzo Bianchi)

Come potevi cadere in disperazione se possedevi l’essenziale, ciò che ai savi, ai santi basta e n’avanza: pane, vino ed un orto?
(Domenico Giuliotti e Giovanni Papini)

Massimo: La mia casa è sulle colline di Trujillo. Un posto molto semplice, pietre rosa che si scaldano al sole e un orto che profuma di erbe di giorno e di gelsomino la notte. Oltre il cancello c’è un gigantesco pioppo, fichi, meli, peri. . Il terreno è nero, nero come i capelli di mia moglie.
(Dal film Il gladiatore)