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Non potete servire Dio e la ricchezza

È difficile la Parola di oggi. Gesù in questo Vangelo mostra di lodare la scaltrezza di un uomo disonesto che utilizza la ricchezza apparentemente ingiusta per fare giustizia. Ebbene, dobbiamo comprendere che tutto ciò che abbiamo lo abbiamo ricevuto da Dio e non è nostro … Dio ce lo ha donato per offrire speranza agli altri, per seminare il cambiamento nei cuori degli altri, per essere come Dio è con noi: buoni e misericordiosi.

L’amministratore disonesto del vangelo di oggi, infatti, con le ricchezze amministrate (che Dio gli ha affidato) dopo aver compreso che Dio è buono e misericordioso e quindi avrebbe donato e condonato ai debitori, con scaltrezza, utilizza quelle ricchezze e se ne avvale per donare speranza ai debitori del suo padrone cioè di Dio, condonando parte del loro debito. In questo modo l’amministratore disonesto conquista la lode di Dio. Per completezza dobbiamo anche sapere che rabbini e farisei distinguevano fra ricchezza accumulata con onestà e ricchezza accumulata con disonestà per Gesù, invece, la ricchezza è sempre disonesta. Gesù però loda l’amministratore disonesto che la utilizza per dare speranza e seminare speranza nel cuore degli altri. E alla fine Gesù fa una puntualizzazione: “Non potete servire Dio e la ricchezza” e precisiamo che il termine ricchezza in aramaico si traduce con “mamon” cioè convenienza e quindi, nella vita o si sceglie la propria convenienza oppure si sceglie Dio. A noi la scelta.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,1-13
 
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.

Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Parola del Signore

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Terreno buono

Il terreno buono accoglie e custodisce il seme, poi se ne prende cura e gli assicura il meglio perché cresca e si sviluppi per diventare pianta forte e robusta e portare buoni frutti. Il terreno buono, quindi, è l’uomo che apre la sua vita all’accoglienza sempre e comunque che non ha paura di custodire ogni persona e che si prende cura di ogni essere umano. Il terreno buono offre se stesso e si mette a servizio dell’altro perché l’altro possa crescere in pienezza e in totale libertà.

Gesù, oggi, ci suggerisce di essere terreno buono in grado di permettere che le radici della sua Parola possano penetrare dentro la nostra vita e, in questo modo, ciascuno di noi si faccia collaboratore del progetto di Dio.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,4-15
 
In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

Parola del Signore.

I Dodici e alcune donne

A seguire Gesù non ci sono solo uomini ma anche donne. Tra queste c’erano donne guarite da spiriti cattivi e da infermità. Alcune erano donne facoltose che, dice Luca “li servivano con i loro beni”. Siamo di fronte ad una rivoluzione di grande spessore perché il coinvolgimento delle donne accanto agli uomini in un contesto com’era quello ebraico di duemila anni fa era davvero qualcosa che non aveva precedenti. Forse anche il nostro tempo che tanto si vanta di essere moderno o post moderno dovrebbe riflettere e riflettere molto in merito. E non c’è dubbio che anche nella Chiesa così come si sta, timidamente iniziando a fare, si dovrebbe essere più coraggiosi. Qualcosa, però, si muove ma è, sinceramente, poco rispetto a ciò che è necessario e giusto fare.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,1-3

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Parola del Signore.

Ecco tua madre!

Sotto la croce Gesù ci affida alla madre che diventa madre nostra. Maria è lacerata dal dolore, distrutta dalla sofferenza eppure non dice una parola. Lei accoglie la volontà di Dio e vive anche questa esperienza con il cuore che le scoppia dentro. A volte la vita mette anche noi alla prova non ci sono parole capaci di esprimere il nostro stato d’animo e il nostro dolore. Restiamo muti e impotenti davanti ai fatti della vita e ci accorgiamo di quanto siamo davvero piccoli e fragili. Che Dio ci aiuti ad andare avanti e ce ne dia il coraggio. La vita reale, infatti, supera ogni immaginazione e il silenzio rompe ogni rumore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 19,25-27
 
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

Parola del Signore.

Amare il mondo

È Gesù che salva ed è Lui che su mandato del Padre è sceso sulla Terra per amare gli uomini e donare la salvezza. Ma cos’è questa salvezza? La salvezza sta nel coraggio di consegnarsi e affidarsi pienamente nelle mani del Padre. Un Padre che accoglie le nostre vite qui e adesso e le “salva” dal vortice negativo che avvolge le nostre esistenze. Affidare le nostre vite nelle mani di Dio significa credere che Lui e solo Lui potrà rendere la nostra vita, una vita buona, una vita felice, una vita piena.

Gesù non condanna, . Gesù salva le nostre esistenze dall’odio, dal male, dall’invidia, dalle cattiverie e con il suo Amore ci spinge a rispondere al male amando. Nessun male potrà mai vincere il bene che viene dall’Amore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,13-17
 
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Parola del Signore.

Ragazzo, dico a te, àlzati

La vita è come l’arcobaleno che segna il cielo dopo la pioggia; come un lampo che sprigiona luce e poi si spegne all’improvviso; come una lacrima che sgorga in un attimo e subito dopo scompare. Il vangelo di oggi ci trasmette questa sensazione mentre leggendolo sembra di essere immersi nella piccola folla che segue la bara di quel figlio unico di mamma vedova al quale Gesù riconsegna la vita. Gesù, infatti, osserva il suo quotidiano e poi scruta le profondità del dolore della mamma che piange e decide che così non va bene, decide che occorre asciugare le lacrime e risvegliare il giovane. Tutto accade sotto gli occhi sbalorditi dei presenti che meravigliati e presi da timore glorificano Dio.

Un arcobaleno, segno di pace e di alleanza perenne illumina il cielo dei nostri sogni e “vediamo” con gli occhi del cuore mille lucciole che, finalmente, illuminano le nostre notti offrendo segni di speranza: “Ragazzo, dico a te, alzati”!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelno secondo Luca
Lc 7,11-17
 
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Parola del Signore.

Ho trovato una fede grande

La vita buona e bella è una questione di fede. Fede e fiducia sono, infatti, fondamento della Speranza e la Speranza è la base della forza per spingere i nostri passi in un mondo che è sempre più complicato da vivere.

Il centurione nel vangelo di oggi ci offre un esempio molto forte e Gesù ricambia la fiducia con gesti e parole che cambiano la vita. Ci sono, infatti, situazioni che non riusciamo a governare e che non abbiamo la forza e la possibilità di cambiare. In questi casi l’unica risposta è rivolgere lo sguardo al Padre, avere fiducia in Lui e mettere tutto nelle sue mani, restando convinti che Lui non ci abbandonerà mai dandoci così la forza e il coraggio di vivere il quotidiano nel quale siamo immersi. La Fede ci salverà, salverà le nostre vite e salverà questo mondo.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,1-10
 
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Parola del Signore.

Ci sarà gioia in cielo

Se ci perdiamo il Padre ci cercherà; se siamo stanchi, impauriti e delusi il Padre ci caricherà sulle sue spalle e ci riporterà a casa; se ci pentiamo dei nostri errori il Padre ci perdonerà, ci accoglierà e farà festa, perché “vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”.

Dio è misericordia!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-32
 
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

Non si raccolgono fichi dagli spini

Sono interessanti queste riflessioni di Gesù. Ci aiutano a leggere la vita, ci suggeriscono criteri per comprendere la realtà che ci circonda e ci invitano anche a tirar fuori dal nostro “profondo” il meglio che abbiamo per “produrre un frutto buono”, per tirar fuori il bene dal “cuore”, per costruire la casa della vita sulla roccia … Facciamoci umili costruttori di futuro, scaviamo dentro di noi per condividere nella giustizia e nella verità un domani buono per tutti. Facciamo del nostro meglio per esseri uomini d’amore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,43-49

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

Parola del Signore.

La trave e la pagliuzza

Siamo invitati a scrutare le nostre vite, le nostre scelte quotidiane e i nostri pensieri. Dobbiamo farlo con coraggio e con sincerità per correggere gli errori e rientrare dentro percorsi di vita buona. Se avremo la forza di guardare con verità dentro di noi; se ci fermeremo a purificare i pensieri; se saremo capaci di limare i nostri egoismi anche la nostra vista riuscirà a vedere il mondo con meno severità.

Guardare dentro di noi resta, infatti, uno dei compiti più difficili ma anche più necessari e più importanti per fare della nostra vita un viaggio buono e bello. Dobbiamo smetterla di scaricare sugli altri o sul mondo o sulla società “cattiva” i nostri “errori” … almeno per una volta cerchiamo di essere veri, sinceri e leali con noi stessi. Solo così troveremo la Pace che cerchiamo.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,39-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Parola del Signore.