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Giuseppe sposo giusto capace di sognare

Giuseppe, sposo di Maria è il giusto che anticipa la misericordia di Dio che è la nuova giustizia. Giuseppe è anche l’uomo del “fare diversamente” rispetto a scribi e farisei che “dicono ma non fanno”. Egli è un uomo davvero puro di cuore che fa della misericordia il centro della sua giustizia. Giuseppe, infatti, ascolta i sogni e si fa guidare dallo Spirito e salva la vita della sua sposa Maria e di Gesù. Davvero Giuseppe con il suo Silenzio operoso ha offerto un significativo contributo alla realizzazione dei disegni di Dio Padre.

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 1, 16.18-21.24a

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.

Parola del Signore.

A voi sarà tolto il Regno di Dio

Dio preferisce gli scartati, preferisce gli ultimi, i perseguitati. Chi è che scarta, o rende ultimi o peggio perseguita? A compiere queste azioni orribili sono sempre gli uomini del potere che hanno fatto del denaro e del successo il loro idolo. Sono donne e uomini che ingannano gli altri, fanno finta di aiutare il prossimo e, in realtà, vogliono solo denaro, potere e successo e perseguitano chiunque può ostacolare il raggiungimento dei loro desideri.

Stiamo attenti a non cadere noi stessi nella stessa trappola. Restiamo umani e avremo il Regno di Dio fin da subito che sarà tolto ai ricchi e potenti, alle caste sacerdotali di ogni tempo e di ogni luogo, ai governanti che truffano il popolo.

Dio che ama l’uomo terrà fede alle sue parole e alle sue promesse.

Potranno tentare di uccidere il corpo ma non potranno mai avere la nostra vera essenza, MAI. Resteranno eterni illusi dalle loro fantasie.

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

Parola del Signore

Geremia, attenti al cuore

Buongiorno. La prima lettura di oggi, è tratta dal libro di Geremia e nella nostra Comunità parrocchiale c’è un Geremia che oggi festeggia il compleanno. Questa occasione ci ha spinto a condividere qualche parola su questo passo dell’Antico Testamento.

“Oggi Geremia ci invita a scrutare i nostri cuori. Il ricco non è nessuno non ha un nome perché vive senza accorgersi di vivere. L’immagine dei due alberi di cui ci parla il testo di Geremia, potrebbe illustrare bene la vita dell’uomo ricco. La sua vita è stata come quella di un albero piantato nella steppa, in luoghi aridi, perché si è appoggiato unicamente su se stesso e ha posto nella carne, cioè nelle sole sue forze il suo sostegno: egli ha guardato solo se stesso. Preghiamo perché la Parola che ascoltiamo ogni giorno ci aiuti a farci attenti alla nostra vita e a riconoscere nel Signore, che scruta la mente e saggia i cuori, il nostro sostegno, a porre in lui la nostra fiducia, per essere come alberi piantati lungo l’acqua, che nel tempo opportuno portano frutto”. Matteo Ferrari, monaco benedettino camaldolese

Dal libro del profeta Geremìa
Ger 17,5-10

Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamerisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.

Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti.
Niente è più infido del cuore
e difficilmente guarisce!
Chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente
e saggio i cuori,
per dare a ciascuno secondo la sua condotta,
secondo il frutto delle sue azioni».

Parola di Dio.

Un povero alla porta …

Il profeta Amos parla dei ricchi così: “insensibili e indifferenti davanti a poveri e oppressi, fautori e protagonisti delle ingiustizie”. Il ricco, con il cuore chiuso, non ha un nome mentre il povero che bussa, si: si chiama Lazzaro che significa colui che è assistito da Dio.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore.

Dicono e non fanno

“Le parole di Gesù riguardano ognuno di noi … uomini e donne religiosi di ogni epoca. Siamo noi oggi i veri destinatari delle taglienti parole del Signore. … anche noi spesso “diciamo e non facciamo”, amiamo essere ammirati, cerchiamo i primi posti, ostentiamo vanitosamente simboli religiosi o di potere e ci rallegriamo di essere chiamati con titoli altisonanti”.

Matteo Ferrari, monaco benedettino camaldolese

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate padre nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Parola del Signore.

Il volto cambiò aspetto

Buongiorno. Ecco la lectio sulle letture di questa II domenica di Quaresima a cura di dom Innocenzo Gargano monaco camaldolese

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Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,28b-36
 
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.

Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Parola del Signore.

Voi dunque pregate così

Oggi Gesù ci insegna a pregare e pregando a perdonare le azioni malvagie e le cattiverie che subiamo ogni giorno. Ci sono persone che con le loro parole e il loro comportamento fanno del male all’altro e rendono la vita degli altri un inferno. Sono persone che ascoltano i loro istinti peggiori e non si curano delle altre persone. Agiscono con furbizia, peggio ancora con la violenza. Sono ingannatori di mestiere. Rubano, imbrogliano e fanno della loro vita un inno al male. Al centro della loro vita c’è solo il denaro, il potere e la ricerca del successo.

Dobbiamo avere la forza di perdonarli e anche il coraggio di pregare per loro. È duro ma necessario e se riusciremo a farlo saremo davvero liberi e forti, capaci di camminare da giusti in un mondo perverso e degenere. È questa la via della santità, la via per pacificare il nostro cuore. Il Padre nostro che Gesù ci ha insegnato ci aiuta a compiere questo miracolo in noi e a salvare la vita che Dio ci ha donato. Non spetta a noi giudicare … il giudizio di Dio arriverà a tempo debito.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,7-15
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Parola del Signore.

Se non ora quando?

L’amore non ha bisogno di annunci, di belle parole, di chiacchiere. L’amore ha necessità di gesti concreti, di fatti, di un dare concreto, del nostro tempo migliore.

Il notissimo brano di oggi dovrebbe scuoterci tutti, dovrebbe agitare le nostre vite, dovrebbe fare tremare davvero le nostre coscienze.

A noi sembra che le parole di Gesù se da un lato valgono per tutti dall’altro sono pronunciate in maniera più evidente guardando chi ha fatto dell’annuncio dell’amore un modo di fare, un “mestiere”. Gesù, si rivolge a ciascuno di noi, sbattendoci in faccia il nostro perbenismo, le nostre mani lisce, i nostri capelli pettinati i nostri vestiti sempre stirati, puliti e ordinati. Oggi ci chiede di scendere dal piedistallo, dalla comodità di chi non muove personalmente mai un dito, di chi si erge sempre a giudice dell’altro. Gesù ci chiede di amare con concretezza. Sta a noi ora fare, andare, rompere le barriere del perbenismo, aprire il cuore a agire con le mani e sporcarsi … Sta a noi farci prossimi di chi ha bisogno e ci chiede aiuto.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 25,31-46
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Parola del Signore.

Nel deserto

Gesù accetta di attraversare il deserto per essere tentato dal diavolo. Come il popolo eletto è tentato nel deserto per 40 anni, così Gesù rivive le stesse tentazioni del denaro, del potere e del successo, nel deserto. Ad ogni tentativo del diavolo Gesù risponde citando un passo della scrittura fino a che il demonio è costretto a desistere salvo poi tornare nei giorni della crocifissione.

Le tentazioni vogliono provare il nostro cuore. Ogni tentazione chiede una risposta a partire dal cuore. E così anche noi, in questi 40 giorni della Quaresima, siamo chiamati a rispondere alle domande più importanti a partire dal cuore. Siamo invitati, quindi, a cambiare il cuore. Solo rispondendo con il cuore potremo salvare la nostra vita.

Franca e Vincenzo osb-cam ♥️

Ecco la lectio di dom Innocenzo Gargano tenuta ieri sera al Monastero di Sant’Antonio Abate sull’Aventino ieri sera clicca qui

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,1-13
 
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Parola del Signore.