L’albero antico

Il tramonto, a volte, è uno dei momenti più dolci della giornata. Seduti gettiamo lo sguardo sull’orizzonte, oltre l’albero antico e “vediamo” un grande spettacolo.
Eccolo. La memoria, infatti, racconta il giorno … i volti … le parole … gli incontri … e poi, immaginiamo l’uomo che, tanti anni fa, pianto’, nel nostro giardino, quell’albero.
Oggi ha radici profonde, una chioma che sembra toccare il cielo e parla di Lui. Si, parla di quell’uomo che ci appare senza volto, senza nome e senza storia. Eppure qui, adesso, tutto parla di Lui. Ci racconta del suo amore per la terra, del suo sguardo dolce, della sua bellezza e della tenerezza del suo cuore che possiamo ritrovare, tutto intero, in questo antico, maestoso, saggio albero del nostro giardino. Da domani mediteremo la Parola seduti alla sua ombra e anche il cuore dell’uomo che lo ha piantato ci farà compagnia. Noi, l’albero e Lui, insieme, per vivere una grande avventura contemplativa.

Franca e Vincenzo osb-cam

C’è qualcuno seduto all’ombra oggi perché qualcun altro ha piantato un albero molto tempo fa.
(Warren Buffett)

 

L’olivo, l’olio e l’amicizia

Guardala, ammirala, se puoi ascolta il sussurro delle sue foglie cullate dal vento, osserva il suo tronco, scruta i suoi rami, e non sarà difficile trovare pace.
Segno di saggezza, simbolo di pace, l’olivo è, per davvero, il principe degli alberi: da lui riceviamo il dono dell’olio, per noi l’olio dell’amicizia .

Da ieri mattina abbiamo dato il via alla raccolta delle olive e in settimana gusteremo il primo olio 2017. Lo faremo sulla classica e tradizionale bruschetta insieme ad un buon bicchiere di vino dell’eremo. Lo faremo con gli amici di passaggio che vengono a trovarci e con i quali condividiamo anche il buono che la terra ci dona. Una condivisione e un’accoglienza che è la prima missione dell’eremo, la prima testimonianza di fede e fiducia, il primo e  più eloquente segno che abbiamo da comunicare. 

Cose semplici, cose vere, cose piccole ma piene di verità, saggezza e pace. A questo non rinunciamo perché questo e non altro è ciò che l’eremo di famiglia è e continuerà ad essere. Un caro saluto e se passi di qui e ti fermi dopo i vespri gusteremo una bruschetta condita con l’olio dell’amicizia.

Ti aspettiamo

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Piccola storia dei miti e delle leggende dell’olio.

Sull’olivo e sulla sua origine ci sono miti e leggende. L’olivo e i suoi generosi raccolti sarebbero stati fatti conoscere all’umanità dalla dea dell’antico Egitto, Iside. La mitologia romana attribuisce ad Ercole l’introduzione dell’olivo dal Nord Africa; la dea romana Minerva avrebbe insegnato l’arte della coltivazione dell’olivo e del suo olio. Secondo un’altra leggenda l’olivo risalirebbe al primo uomo e sarebbe cresciuto sulla tomba di Adamo.

Gli antichi Greci narrarono di una gara fra il dio del mare Posidone e la dea della pace e della sapienza Atena. La vittoria sarebbe stata assegnata a chi avesse prodotto il dono più utile per la città recentemente costruita nella regione greca dell’Attica. Posidone colpì una roccia col suo tridente e ne scaturì una sorgente.

L’acqua cominciò a fluire e, dalla sorgente, apparve il cavallo, simbolo di forza e potenza e aiuto prezioso in guerra. Quando venne il turno di Atena, la dea conficcò nel terreno la lancia, che trasformò in un olivo, simbolo di pace e fonte di cibo e di combustibile. Il dono di Atena fu considerato il più grande e la nuova città fu chiamata in suo onore Atene. L’olivo è tuttora considerato un dono divino e un olivo cresce ancora sull’acropoli di Atene.

L’importanza dell’olio d’oliva per i popoli del Mediterraneo si riflette nei loro scritti e addirittura nelle loro leggi. Il poeta greco Omero lo chiamò “oro liquido”. Il filosofo greco Democrito pensava che una dieta a base di miele e olio d’oliva potesse permettere a un uomo di vivere cento anni, un’età estremamente avanzata in un’epoca in cui la speranza di vita oscillava intorno ai quarant’anni. Nel VI secolo a.C. il legislatore ateniese Solone introdusse leggi per la protezione dell’olivo. Da un oliveto si potevano rimuovere ogni anno solo due olivi e la violazione di questa legge comportava sanzioni gravi, fra cui la pena di morte. Nella Bibbia ci sono più di cento riferimenti alle olive e all’olio d’oliva.

E l’enciclopedista romano Plinio il Vecchio, nel I secolo a.C., nella Naturalis historia, scrisse che l’Italia aveva il migliore olio d’oliva del Mediterraneo.
Virgilio elogiò l’olivo così:
E tu però, se saggio sei, provvedi,
che ne’ tuoi campi numeroso alligni
questo varo alla pace arbor fecondo.

Nessuno si senta migliore

Hanno il volto scavato dal tempo, gli occhi ti guardano come se stessero cercando un punto d’appoggio e poi quando ti avvicini stendono il braccio per stringere la mano. A volte un sorriso gli illumina il volto e qualcuno pronuncia a bassa voce qualche parolina e attende una risposta. Sono gli ospiti di due case per anziani, come ormai ce ne sono tante un po’ dovunque. Ogni venerdì attendono la liturgia e poi  l’eucaristia. Alcuni di loro non possono più camminare, altri hanno lo sguardo perso nel vuoto altri, invece, ti parlano della loro vita, di quando erano impegnati nel lavoro e dei sacrifici che hanno fatto per portare avanti la famiglia. Ora, però, la memoria di queste storie sta per essere cancellata come le orme scavate nella sabbia o come le onde del mare che si susseguono, una dopo l’altra, e che si spengono sulla riva sotto lo sguardo di qualche passante distratto o in piena solitudine guardate di giorno dal sole e di notte dalle stelle.

Forse sarebbe giusto, invece, che nessuno dei ricordi di queste piccole esistenze vada perduto e che, quindi, se ne conservi la memoria. Sarebbe bello, infatti, che il ricordo di queste vite continui ad essere vivo almeno  nelle persone che le hanno conosciute. Tutto questo perché ogni vita e ogni storia ha una  sua ragione. Nessuno, infatti, può e deve sentirsi migliore dell’altro. Nessuno creda che la propria esistenza sia superiore a quella degli altri. Nessuno è inutile. Ogni vita, ogni esistenza è unica, irripetibile e assolutamente necessaria.

Franca e Vincenzo osb-cam

Un tramonto visto dall’eremo

 

 

Un riparo per passeri infreddoliti

Quando ottobre era ottobre, quando i primi freddi ci obbligavano ad indossare già qualche maglia, nei paesi di montagna poteva capitare anche che cadesse la neve. Così accadde quella volta che dopo alcuni giorni di freddo scese anche la prima neve. Fu cosi che decidemmo di accendere il fuoco nel camino. Poco dopo guardando fuori dalla finestra vedemmo alcuni passeri che stavano in gruppetto l’uno accanto all’altro per proteggersi dal freddo calato così improvvisamente. Fu in quel momento che decidemmo non solo di gettare qualche briciola di pane ma anche di aprire un piccolo ripostiglio con accesso dall’esterno posto accanto al camino dal quale lo separava solo una parete di mattoni al punto che il calore del fuoco offriva un po’ di tepore anche nel piccolo ripostiglio della legna e, quindi, era un riparo naturale per quei cinque passeri. Dopo pochi minuti i passeri erano gia nel ripostiglio dove a terra, tra la legna, c’era anche qualche filo di paglia. Insomma un gran bel posto per ripararsi e attraversare la notte.

In fondo può capitare anche a noi di vivere una situazione analoga quando, improvvisamente, cambiano le cose e possiamo ritrovarci in una situazione di difficoltà. Ebbene è proprio in quei momenti  che c’è bisogno che qualcuno apra una possibilità di riparo e ci offra uno spiraglio per attraversare la notte. Anche noi, però, possiamo fare altrettanto aprendo spiragli di speranza a chi vive un momento di difficoltà.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Dal vangelo di Luca 12, 6-7

“Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».

 

Il sole e quelle tre sedie

Chissà dove andrà a nascondersi il sole dopo il tramonto. Chissà se domani mattina tornerà più forte di prima. Chissà …
Ieri sera eravamo in riva al mare e una leggera brezza accarezzava la nostra pelle mentre la memoria ridava corpo a fatti e persone. Tutto intorno c’era un silenzio quasi irreale e i nostri sguardi s’incrociavano animando un dialogo di emozioni mentre le mani si stringevano con delicatezza e forza allo stesso tempo.
L’unica parola è stata l’ascolto della Parola che dava unità ai pensieri e delineava prospettive di futuro.
C’è sempre un futuro, c’è sempre un domani, c’è sempre un oltre che nessun umano può impedire.
Domani mattina una nuova alba ci donerà ancora un giorno da vivere, un giorno per dare corpo alle speranze, un’occasione per aggiungere particolari al capolavoro delle nostre vite che come semplici fiori di campo danno al prato una punta di colore in più.

Ma in questo scatto non c’è solo il tramonto ci sono anche tre sedie apparentemente vuote. L’occhio non percepisce, infatti, ciò che solo il cuore vede: tre persone che guardano con noi il sole che se ne va e contemplano questo mondo nel quale ancora oggi ci sono donne e uomini con il desiderio di imitare i tre “invisibili” la cui presenza però la senti nel cuore.

Quante cose in un semplice tramonto!!!

Franca e Vincenzo osb-cam

Va dove ti porta il primo autobus

Da qualche giorno alla fermata vedo un signore distinto che appare in attesa dell’autobus. Fin qui nulla di strano. Tutti coloro che devono prendere l’autobus fanno allo stesso modo. Qualche minuto prima vanno alla fermata, danno una sbirciata all’orologio e attendono. Si guardano intorno e, se c’è qualcun altro scambiano qualche parola.
L’argomento più gettonato è il tempo. Sono le conversazioni più gettonate quelle sul tempo metereologico. In fondo servono a rompere il ghiaccio e ad attendere qualcosa, qualcuno o ad intavolare una chiacchierata.
Quell’uomo però a me sembrava non interessato neanche a questo argomento. Infatti era tanto distratto che sono passati due autobus uno dopo l’altro ma non è salito su nessuno dei due. Che strano!!!
Mancava poco alle 18 e l’ho visto tornare a casa. Quel giorno, infatti, non è salito su nessun autobus. Ma quello che mi è parso ancora più strano è che la stessa scena si è ripetuta per vari giorni. Preso dalla curiosità ho decido di andare a conoscerlo e questa mattina l’ho atteso alla solita fermata ma con mia sorpresa non è venuto. È la prima volta che accade. Ho chiesto a qualcuno se lo conoscevano. Stranamente nessuno ne aveva mai sentito parlare e le stesse persone che tutte le mattine erano ferme a quella fermata mi hanno confermato di non averlo mai visto e nemmeno sentito parlare.

Limmaginazione, a volte, fa brutti scherzi … ti mostra anche ciò che non vedi con gli occhi. In questi casi è il cuore che sta costruendo storie e che anima desideri. Forse è davvero l’ora di prendere il prossimo autobus magari il primo che passa e andare dove ti porta il cuore.

Franca e Vincenzo osb-cam

Giornata mondiale del rifiuto della miseria

Oggi è la Giornata mondiale del rifiuto della miseria. La Giornata dedicata agli scartati a chi soffre tra l’indifferenza generale, a chi ha occhi solo per piangere, a chi, purtroppo, è escluso da tutti e da tutto. Il motto di questa trentesima Giornata mondiale è: «Per un mondo che non lasci nessuno indietro».

La Giornata mondiale del rifiuto della miseriafu celebrata per la prima volta il 17 ottobre 1987 a Parigi, quando centomila difensori dei diritti umani di ogni paese, condizione e origine, si riunirono sul Sagrato dei Diritti dell’Uomo, al Trocadéro su iniziativa di padre Joseph Wresinski.

Fu riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni Unite nel dicembre 1992.

Il cuore del messaggio della Giornata è racchiuso in queste parole di padre Wresinski: Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti dell’uomo sono violati. Unirsi per farli rispettare è un dovere sacro.

Infine merita di essere sottolineato che le strategie di contrasto della povertà sono molto simili nel pensiero di Papa Francesco e di Padre Joseph. «Quell’idea delle politiche sociali – afferma Papa Francesco – concepite come delle politiche “verso” i poveri, ma mai “con” i poveri, mai “dei” poveri e tanto meno inserita in un progetto che riunisca i popoli, mi sembra a volte una specie di carro mascherato per contenere gli “scarti” del sistema».

 

Leggi l’articolo pubblicato su Avvenire

 

 

Racconti del caminetto

Il centro del nostro eremo è il camino. Da trentanni, infatti, per riscaldarci ci affidiamo al tepore della sua fiamma. Ed è così che in attesa del prossimo inverso abbiamo gia preparato la legna. Quest’anno ce l’ha portata Carmine con il suo trattore. L’altro ieri ha scaricato nel cortile ben trenta quintali di legna di quercia che abbiamo già accatastato al suo posto.

Certo, con questo caldo, l’idea di accendere il camino non ci sfiora ma, come sempre, ci prepariamo ad affrontare il freddo e non solo.
Per noi due, infatti, vedere ardere la legna nel caminetto è fonte di grande ispirazione. Quella fiamma viva che svolazza e sale su, come se stesse portando in alto le attese e le visioni di due sognatori incalliti, è compagna delle serate d’inverno da soli o con gli amici. Quella fiamma che anima, incoraggia e sostiene la vita serale è anche un simbolo che ci lega al mondo contadino. Un mondo fatto di lavoro, sudore e cibi genuini nel quale tutto era semplice ed essenziale.
Tra qualche settimana torneremo a rivivere quelle antiche atmosfere e i nostri cuori potranno, ancora una volta, giocare con la memoria per costruire un domani vero, autentico e sobrio.

Di certo, come spesso è accaduto, sarà proprio accanto al camino che prenderanno forma pensieri e parole e nasceranno piccole storie, racconti e fiabe capaci di accompagnare le nostre vite e quella degli ” Amici” che condividono gioie e speranze.

Ed ora, nell’attesa del freddo, godiamoci questi ultimi scampoli di sole.

Franca e Vincenzo osb-cam

PS Carissimo è proprio in questo angolo così particolare dell’eremo che le parole nata dall’ascolto della Parola fanno viaggiare il pensiero che, qui, si fa più capace di immaginare strade sempre nuove e difficili da percorrere. Non sai cosa perdi della vita se non eserciti l’immaginazione che è uno dono, davvero speciale che Dio ha concesso a tutti i suoi figli. Un Dio (ma questo è un piccolo segreto) che vediamo nascosto proprio in quella fiamma viva che disegna mille forme ognuna delle quali ispira un pensiero ed evoca fatti e persone. Nel camino, per noi, c’è davvero vita e la legna che brucia assomiglia tanto a quelle passioni che accompagnano il nostro cammino sulla terra e ne fanno un capolavoro.

Il camino è, perciò, segno di vita e luogo che accompagna la rivelazione. Luogo nel quale la Parola arde (come nel roveto). Ancora un dettaglio: se ti siedi accanto al camino e resti in silenzio puoi davvero ascoltare la Sua voce che ti guida e ti suggerisce strade, pensieri e parole. Se credi questo lo “vedrai” e non potrai più rinunciare a questi dialoghi quotidiani.

Zia Mariuccia e le castagne della Rocca

In un bosco di castagno che avvolge un vulcano dormiente trovi un antico borgo dove c’è una strana scuola con una sola “maestra” di nome zia Mariuccia.

Zia Mariuccia ha un vestito nero, uno scialle di pizzo bianco, il fazzoletto nero in testa e tanta, ma tanta voglia di raccontare il suo “amore” per la sua terra e più ancora per la castagna.
Se vuoi vederla, parlarci e ascoltare le sue “lezioni d’amore” per la castagna la trovi a Roccamonfina una cittadina da fiaba che sorge in mezzo ad un bosco di castagno.
Minuta nel fisico, zia Mariuccia, ti accoglie nella sua scuola con fare gentile e simpatico. Ti mette a tuo agio e poi ti scruta con curiosità. Ha uno stile accattivante, una mimica attraente e le sue parole catturano anche i distratti (come Vincenzo) che dopo qualche incertezza ne resta ammaliato.
Zia Mariuccia, al secolo Anna Izzo, poeta, giornalista,  ma anche appassionata innamorata della sua terra e ancora di più della castagna attira gli “studenti” adulti o bambini che siano per trasmettere l’amore per la castagna.
Con ironia ma anche con grande maestria e competenza ne illustra le varietà, la bontà, le caratteristiche e cosi facendo la mette al centro di storie e leggende.
La castagna è per davvero la sua passione più intensa e più coinvolgente e finisce per farla amare a chiunque ha la gioia di ascoltare le sue lezioni d’amore.
Grande zia Mariuccia. Da oggi in poi ogni volta che ci metteremo a sedere sul terrazzo dell’eremo e guarderemo la montagna di Roccamonfina Zia Mariuccia riemergera’ dalla memoria come un fiore profumato per ricordarci di lei e ritroveremo il desiderio di accoglierla qui, magari in una serata d’inverno, mentre nel caminetto dell’eremo  il ciocco di legno, con la sua brace, ci aiuterà a preparare le caldarroste da gustare con un bicchiere di vino.
È stato bello averti incontrato Zia Mariuccia e ti aspettiamo davvero all’eremo di famiglia insieme agli amici per vivere una bella serata di fraternità.

Franca e Vincenzo osb-cam

Ma perché abbiamo raccontato questa storia apparentemente semplice e banale? Perché dietro vi è l’amore per la terra, la passione per la vita, il desiderio della semplicità … perché dietro il fare di Zia Mariuccia vi è tutto “quel mondo” che questo tempo sembrerebbe voler dimenticare e la cui memoria, invece, è necessaria ed indispensabile per continuare ad essere donne e uomini liberi e appassionati amanti del creato. Un creato che siamo stati chiamati a custodite e che, di fatto, stiamo distruggendo. Zia Mariuccia con questa sua splendida iniziativa tenta di compiere una grande, forte e potente  azione di contrasto alle multinazionali e ai potenti che stanno provando a omologare la vita sulla terra sulla base della loro convenienza e cioè di un unico governo mondiale. Ma finché ci saranno delle zie Mariuccia non vinceranno. Grazie di esserci Zia Mariuccia.

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Ed eccoci con alcuni Amici dell’eremo insieme a Zia Mariuccia

 

Negare l’acqua e’ come negare il diritto alla vita

Il disegno è chiaro. Solo i ciechi non riescono a vederlo.

Stiamo vivendo un periodo davvero buio. I diritti conquistati in anni e anni di lotta stanno venendo meno. Ma questo “attacco” delle multinazionali all’acqua  è davvero  senza precedenti.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

” …  l’accesso all’acqua pubblica e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non  hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro ineludubile dignità “.

Papa Francesco

Vedi questo piccolo video in cui Papa Francesco parla dell’acqua come bene comune.

Papa Francesco: “L’acqua è un bene comune”. 

 

Aquila e Priscilla