La Regola

Prologo

Il giorno 2 gennaio 2014, memoria di San Basilio e San Gregorio di Nazianzeno, ci è stato chiesto di scrivere una regola e fondare un eremo di famiglia1 nel quale sperimentare e vivere l’ideale del monachesimo ed in particolare di quello benedettino – camaldolese, alimentando la cella interiore2 nella quale ogni creatura umana custodisce la scintilla di Dio.

……

La vita nell’eremo sarà caratterizzata dalla semplicità, dalla solitudine3 e dall’austerità.

Noi due non avevamo mai pensato a questa ipotesi e il fatto che ci sia stato richiesto ci ha spinto a percorrere questa strada verso la santificazione.

Vivendo il “mistero della famiglia” nell’eremo si vuole custodire, rivelare e comunicare l’amore di Gesù Cristo nel quotidiano. La grande tradizione del monachesimo cenobitico ed eremitico sono lo sfondo sul quale la vita della famiglia che vive questa “Regola” cerca di operare le scelte ordinarie di ogni giorno. Essa, allora, è una testimonianza creativa dello Spirito che nasce in cuori che aspirano a contribuire alla nuova evangelizzazione in un tempo così complicato e complesso come quello che stiamo vivendo.

Realizzare questa missione è desiderio che può trovarsi non solo in uomini e donne che scelgono la verginità per il Regno dei cieli ma anche in coppie di sposi che vivono pienamente e intensamente il proprio matrimonio in una “intima comunità di vita e d’amore coniugale fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie”, è nata “dall’atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono4. Questi sposi che hanno costituito una vera comunità d’amore e la loro unione è segno-sacramento di un “grande mistero” (Ef 5,32), un segno che non soltanto rappresenta il mistero dell’unione del Cristo con la Chiesa, ma in più la contiene e lo irraggia per mezzo della grazia dello Spirito Santo che ne é l’anima vivificante5.

Gli sposi sono anche “immagine di Gesù Cristo6 e vi si conformano “secondo il dono e il carisma tipici della coppia7. Inoltre “E’ grazie al dono dello Spirito Santo che, giorno dopo giorno, Gesù Cristo viene plasmato nel cuore e nella vita degli sposi, i quali diventano sacramento reale del suo amore totale, unico, fedele e fecondo8.

In questo quadro gli sposi che vivono questa regola devono bruciare dal desiderio di “offrire i propri corpi come sacrificio santo e gradito a Dio9.

A te che stai iniziando a leggerla chiediamo due cose:

  • pregare per noi e per quanti stanno vivendo secondo questa regola;

  • riflettere tu stesso sulla tua adesione alla regola.

Innanzitutto la regola si ispira a quelle di San Benedetto e di San Basilio volendo respirare con i due grandi polmoni della cristianità e chi la segue lo fa per il desiderio di percorrere le seguenti vie:

  • vivere un cammino di santificazione;

  • pregare la liturgia delle ore e la lectio divina;

  • adorare e celebrare;

  • accogliere, accompagnare ed evangelizzare.

La famiglia cristiana che desidererà seguire la regola terrà in grande considerazione la Santa Famiglia di Nazareth con la sua storia e i suoi carismi e non farà alcuna scelta importante senza aver prima invocato lo Spirito Santo.

La sposa e lo sposo, pertanto, si affidano sempre e costantemente alla misericordia di Dio-Padre e, con piena fiducia, accoglieranno la provvidenza divina con la quale il creatore esprime la sua vicinanza e manifesta la sua amorevole presenza ad ogni famiglia.

Consapevoli che tutta la vita deve essere una costante e continua lode al Padre chi sceglie di vivere questa “regola” lo fa per dare gloria a Dio.

Tra i segni caratteristici della famiglia che vive la regola c’è un eremo nel quale si vivrà:

  • l’amore sponsale;

  • il dialogo con tutti e con tutte le persone di ogni credo e religione;

  • l’umiltà;

  • la fraternità;

  • la tenerezza;

  • la dolcezza;

  • la speranza;

  • la fede;

  • la condivisione;

  • l’essenzialità;

  • la sobrietà;

  • la povertà;

  • l’obbedienza;

  • la castità matrimoniale;

  • il silenzio;

  • l’amore per il creato.

La coppia di sposi cristiani vivrà in un eremo, rispettando i ritmi naturali della vita e ciò perché non sia turbato e compromesso l’ideale disegno del creatore che, fin dalle origini, ha stabilito il ritmo delle stagioni. L’amore e il rispetto della creazione costituisce, infatti, una delle dimensioni che sarà privilegiata evitando ogni forzatura anche nel consumo di cibi diversi da quelli prodotti nella stagione.

La regola è dedicata ad “Aquila e Priscilla”, due coniugi collaboratori di San Paolo che, vivendo del proprio, offrirono la casa che abitavano nei vari luoghi nei quali si trasferirono di volta in volta per le riunioni della prima comunità cristiana sia a Corinto che a Roma ed Efeso. Aquila e Priscilla si fecero anche compagni di viaggio di Paolo ed evangelizzatori nei luoghi nei quali hanno vissuto la loro esistenza così come le Sante Scritture ci hanno documentato. Più volte Paolo dai luoghi visitati manda ambasciatori per salutare i due sposi confermando il loro rilevante impegno per la diffusione del Vangelo.

Per amore di Gesù e sull’esempio di Paolo, di Aquila e di Priscilla chi segue questa “regola” vivrà l’esortazione dell’Apostolo al Cap. 12, 1-2 “Vi esorto dunque fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”.

Fondamento

Gesù Cristo è il fondamento sul quale tutto è stato creato e sul quale tutto vive. Ogni realtà che esiste ha origine in Lui e a Lui torna. Egli è, perciò, il centro della nostra esistenza, l’unica vera ragione di vita, la sola cosa che è capace di offrirci forza, coraggio e speranza.

Gesù Cristo è come il “fiore del mandorlo” il primo che fiorisce in primavera e che ci precede sempre-

L’imitazione di Cristo10, quindi, è una pratica di vita capace di guidare con sicurezza le scelte quotidiane in ogni stato di vita e, perciò, anche della famiglia, piccola Chiesa domestica11 e prima realtà voluta dal Padre12 per vivere l’amore sponsale godendo dei beni e dei frutti della terra.

Vivere Gesù Cristo nel quotidiano è, quindi, il cuore dell’esperienza che vogliamo fare e che questa “regola” ci aiuta a concretizzare.

Capitolo 1 – Vita nell’eremo

In questo primo capitolo si cercherà di esplicitare le vita concreta nell’eremo tenendo conto dei riferimenti che sono indicati nel prologo e nel fondamento cercando di esprimere nel dettaglio anche le modalità concrete della vita interna ed esterna.

L’eremo e il mondo

L’eremo non è qualcosa che si colloca fuori dal mondo in virtù di un preconcetto ma pur stando nel mondo si colloca in posizione di osservazione e di disponibilità per offrirsi quale testimonianza concreta capace di accogliere e accompagnare altre persone e famiglie nella loro ricerca del senso della vita.

L’eremo e la vita interna

La coppia vive nell’eremo nel quale stabilisce la propria dimora di comune accordo. La vita matrimoniale fondata sull’amore si sviluppa nell’alleanza che i coniugi hanno stipulato nel patto nuziale che è un impegno per tutta la loro vita. In questo senso gli sposi cristiani vivono nell’eremo in pienezza quanto San Paolo scrive nella Lettera agli Efesini: “siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo”13.

Nel periodo di Quaresima di avrà cura di stabilire forme di penitenza comunitarie.

La giornata

La giornata inizia lodando il Signore e si conclude con il ringraziamento e l’affidamento per la notte. In particolare si celebreranno sempre insieme le lodi del mattino. Successivamente, dopo le incombenze e le necessità della vita familiare, ciascuno andrà al proprio lavoro e/o occupazione. Di norma e salvo le eccezioni dovute al lavoro e/o a circostanze particolari si pranza e si cena insieme. Prima della cena si cercherà di celebrare i vespri insieme. Prima di addormentarsi gli sposi celebreranno la compieta insieme.

Durante i pasti si può conversare ma non si potrà essere distratti dall’uso della televisione e/o altri apparecchi che possono disturbare il dialogo e il confronto.

Ciascuno degli sposi avrà cura di ricavare un tempo di silenzio per la preghiera personale che di norma è la lectio divina che si svolgerà nel rispetto di un programma che sarà elaborato di comune accordo all’inizio dell’anno.

La settimana

Nel corso della settimana si avrà cura di stabilire a secondo delle necessità uno spazio di almeno mezza giornata da dedicare al dialogo e al confronto. Tale tempo potrà essere trascorso nell’eremo oppure in altro luogo che lo possa favorire. Questo tempo è importante perché tra i due sposi non venga mai meno la possibilità di una crescita comune.

Nel corso della settimana si avrà cura di programmare un momento di sosta nel corso del quale leggere insieme e/o da soli i testi del Padri della Chiesa, la Filocalia, altri testi di spiritualità, la vita dei santi ed in particolare di San Benedetto e San Basilio.

Il mese

Nel corso del mese si avrà cura di stabilire almeno una giornata di deserto che avrà momenti singoli e momenti di coppia. Meglio è se questo tempo venga vissuto presso altre comunità monastiche con le quali confrontarsi sulla parola e sulle scelte concrete che toccano il vissuto.

L’anno

La coppia avrà cura di stabilire all’inizio dell’anno il tema o i temi di meditazione della Parola di Dio per la lectio quotidiana. Inoltre stabilirà come e dove vivere gli annuali esercizi spirituali secondo le necessità di entrambi.

Si stabilisce che la coppia si programmerà almeno un week-end di ferie in autunno, uno in inverno e uno in primavera più una settimana in estate. Questo è un tempo importante sia per la coppia che per i figli che il Signore avrà loro donato.

Capitolo 2 – Il lavoro

Il lavoro è necessario ed essenziale per il sostentamento e la vita della coppia. Entrambi i coniugi contribuiscono alla vita della famiglia secondo le proprie possibilità e le proprie capacità.

Il lavoro domestico ha un alto valore nell’economia della vita della famiglia e, nel caso che entrambi i coniugi hanno un lavoro proprio all’esterno dell’eremo ciascuno dovrà farsi parte diligente per assolvere tutte le necessità della vita in comune. Non ci sono lavori che appartengono in via esclusiva ad uno dei due coniugi ma tutti e due contribuiscono secondo le loro possibilità di tempo e di capacità al buon andamento dei lavori domestici.

Al fine di dare concretezza al segno dell’amore per il creato nell’eremo, se possibile, ci sia uno spazio dedicato all’orto e uno dedicato all’allevamento dei piccoli animali di cortile. L’esercizio di queste pratiche aiutano entrambi a sviluppare l’amore e il rispetto per i beni del creato e rappresentano una bella palestra educativa anche per i figli e un esempio per gli ospiti e per gli amici che verranno in contatto con l’eremo stesso.

Capitolo 3 – La preghiera

La preghiera personale e quella comunitaria sono essenziali alla buona vita di fede e rappresentano vie privilegiate per il dialogo con il Signore. In particolare sarà praticata la liturgia delle ore, la lectio divina e l’adorazione (almeno mensile). I figli non hanno l’obbligo di partecipare alla vita di preghiera.

La preghiera comunitaria

Gli sposi celebreranno insieme le lodi e la compieta quotidiana e almeno una volta a settimana la lectio divina potrà essere condivisa anche in piccole comunità con gli amici dell’eremo.

La preghiera personale

La preghiera personale consiste nella lectio divina quotidiana nel rispetto del programma annuale. Inoltre ogni membro potrà, se lo desidera, recitare il rosario e/o la preghiera di Gesù o del cuore14, tanto cara ai confratelli orientali.

Capitolo 4 – La carità

La carità è un impegno quotidiano della coppia che vive il “comandamento nuovo dell’amore, in uno stile di sobrietà, giustizia e povertà”15. La vita di coppia è già di per se il primo luogo di testimonianza della carità che si esprime secondo i dinamismi dell’amore coniugale e familiare, quali: “il rapporto di reciproca carità tra l’uomo e la donna, la fedeltà coniugale, la paternità e maternità responsabili e generose, l’educazione delle nuove generazioni, l’accoglienza degli anziani, l’impegno di aiuto verso altre famiglie in difficoltà”16.

In particolare si stabilisce che una parte del reddito familiare, a seconda delle possibilità, sia destinata ad opere di carità. Inoltre, proprio per assicurare un migliore servizio di carità verso le altre famiglie si stabilisce che si potrà costituire uno specifico fondo alimentato anche dalle offerte e da contributi esterni e/o degli amici dell’eremo con il quale realizzare interventi più significativi. Allo scopo potranno essere costituite associazioni, fondazioni e/o altre strutture ammesse dall’ordinamento. Tali strutture saranno gestite con diligenza e, qualora necessario, con l’ausilio e la collaborazione di “amici dell’eremo” e/o tecnici esperti nei vari campi.

Inoltre l’accoglienza e l’ospitalità è uno dei gesti concreti attraverso i quali la coppia che vive la regola testimonia una importante forma di solidarietà e vicinanza verso altre famiglie e/o persone in difficoltà materiale o spirituale.

Per poter meglio corrispondere alla vocazione specifica si potranno anche accettare in donazione o in gestione immobili e lasciti ma mai in maniera superiore alle reali necessità e bisogni della coppia che vive questa regola. Tutto ciò anche per preservare la scelte di povertà, semplicità, sobrietà ed essenzialità che sempre devono guidare la vita dell’eremo.

Capitolo 5 – L’eremo

L’eremo è il luogo dove la famiglia vive e sarà costituito in modo da poter accogliere non solo la coppia ma anche i figli ed eventuali amici e ospiti. L’eremo sarà arredato in maniera semplice ed essenziale. Nessuna cosa lussuosa e o preziosa dovrà essere collocata nell’eremo ma ogni arredo dovrà rispondere a criteri di sobrietà e funzionalità.

Luogo della preghiera

Si avrà cura di predisporre una stanza e/o un angolo dell’abitazione che dovrà essere destinato a luogo di preghiera. Sarà arredato in maniera semplice. Non potrà mancare una icona, (con San Paolo, San Benedetto, Santa Chiara, Aquila e Priscilla), un cero e/o una lucerna alimentata ad olio e un recipiente per l’incenso. In mancanza di un apposito locale il luogo della preghiera potrà essere preparato nello spazio dell’accoglienza in modo da favorire la preghiera comune.

Con l’autorizzazione del Vescovo e se il luogo lo permette nell’angolo di preghiera potrà trovare posto anche un tabernacolo dove viene custodita l’Eucarestia e qualora lo sposo sia anche diacono, egli, sempre con espressa autorizzazione dell’ordinario potrà celebrare la liturgia della Parola distribuendo le sacre specie ai presenti partecipanti al rito: ospiti e amici dell’eremo.

Ingresso

All’ingresso dell’eremo sarà collocato in posizione ben visibile un crocifisso e se possibile una piccola acquasantiera.

Luogo dell’accoglienza

Questo potrà costituire un unico locale con la cucina o un locale a parte. Il luogo dell’accoglienza è quello nel quale gli sposi accolgono gli amici e gli ospiti che vengono a visitare l’eremo e/o nel quale si svolge, in mancanza di spazi, la preghiera comunitaria e, se non si sono alternative, anche quella personale.

Luogo dell’intimità

Si tratta della camera nuziale. Anche questa sarà arredata in maniera semplice ed essenziale e non mancherà oltre al crocifisso una rappresentazione della famiglia di Nazareth.

Luogo della formazione

Nell’eremo si avrà cura, se possibile, di individuare un ambiente destinato a biblioteca. Lo stesso all’occorrenza potrà servire anche per i colloqui e gli incontri con gli ospiti e gli amici dell’eremo.

Capitolo 6 – Povertà, obbedienza e castità

La povertà.

La coppia s’impegna a vivere la dimensione della povertà così come l’ha vissuta Gesù e la santa famiglia di Nazareth. Pertanto essenzialità, sobrietà, semplicità sono le vie privilegiate per incarnare uno stile di vita capace di testimoniare questa importante e caratteristica dimensione dell’esistenza nell’eremo

Tutti i beni della coppia saranno in comune e serviranno ad assicurare il necessario per la vita loro e dei figli.

Anche i pasti saranno preparati nella semplicità evitando eccessi e terranno conto delle esigenze anche di salute dei vari componenti.

Il rispetto di uno stile di vita così caratterizzato dovrà sempre rispettare la dignità e le necessità di ciascuno.

La gestione economica complessiva rispetterà come si è detto questa impostazione e si avrà cura di assicurare anche il futuro dei figli. Questa è una responsabilità dei genitori che se non possono imporre la propria visione della vita non possono nemmeno far pesare sui figli le loro scelte. E’ evidente, però, che la famiglia non dovrà assumere impegni che non può onorare e cercherà di fare tutto il possibile secondo la diligenza del buon padre di famiglia.

L’obbedienza.

Nelle dinamiche marito e moglie si rivivono quelle tra la Gesù e la Chiesa ed in questa luce va letto e vissuto quanto Paolo scrive in Efesini 5, 21-33 e il tutto va opportunamente interpretato con le dovute differenze che passano tra il “marito” e “Cristo” e con la lente del “timore di Cristo”. Va inoltre puntualizzato che quella funzione direttiva dell’uomo è un condurre alla salvezza. Un condurre, per l’uomo che significa “amate le vostre mogli” avendo come modello Cristo: “come anche Cristo ha sacrificato se stesso per amore della sua Chiesa”.

La castità.

Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza e subito dopo disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”. Ed ecco la donna. E sempre nella Genesi si legge: “… l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”.

A ciò si aggiunga anche quanto scrive sant’Ambrogio: “Né chi ha scelto il matrimonio biasimi la verginità, né chi vive nella verginità condanni il matrimonio”. Tutto ciò ci aiuta a comprendere che la castità coniugale non è il rifiuto della sessualità, ma implica, però, la negazione dell’egoismo e di ogni aggressività.

In questa cornice l’amore coniugale valorizza serenamente la sessualità umana nel rispetto reciproco dei coniugi.

Capitolo 7 – Le feste

Nell’eremo sono adeguatamente vissute le feste e le solennità secondo il calendario liturgico e la coppia di sposi si unisce in preghiera in maniera ancora più intensa con i fratelli ortodossi nei giorni nei quali loro fanno memoria: del Natale del Signore, della Santa Pasqua, della Pentecoste e della Dormizione della Madre di Dio. Inoltre fa festa l’8 luglio giorno nel quale si ricordano i Santi Aquila e Priscilla ma anche in occasione delle feste dedicate a San Benedetto, San Romualdo, San Basilio, San Gregorio Nazianzeno, San Francesco e Santa Chiara.

Il programma annuale avrà cura di tener in gran conto le feste ebraiche ed altre in particolari occasioni.

Capitolo 8 – La missione dell’eremo

Nell’eremo la coppia di sposi con la pratica della preghiera, del silenzio, della semplicità, dell’austerità, dell’accoglienza e accompagnamento di ogni pellegrino singolo e/o sposato o coppia offrirà il proprio ministero anche per i bisogni e le necessità della Chiesa locale nell’espletamento di specifici servizi ecclesiali a favore del popolo di Dio. Spetta al discernimento del Vescovo individuare, se necessario, il servizio ecclesiale da affidare loro nel rispetto della regola.

E’ possibile che l’eremo possa migrare per brevi periodi o per più tempo anche in altra Chiesa locale e se accolti dal Vescovo del luogo.

Capitolo 9 – Ospitalità all’eremo

Chiunque bussa alla porta è accolto come un fratello e, se possibile, ospitato.

Quanti si avvicinano all’eremo e chiedono di essere accolti e accompagnati vengono seguiti, secondo le possibilità, in un cammino di crescita umana e spirituale perché possano trovare la pace nel cuore e vivere la fede nella fiducia verso il Signore affidandosi alla sua misericordia.

Chiunque lo desidera potrà anche chiedere di essere accolto per un breve periodo (non più di una settimana) e troverà ospitalità nei locali dell’eremo appositamente riservati (se esistenti) e disponibili. Gli ospiti potranno, se lo desiderano, partecipare alle lodi mattutine e alla lectio divina settimanale.

A tutti è offerta la conoscenza e l’approfondimento della “Regola” e, alle coppie di sposi (famiglia), viene offerta anche la possibilità di sperimentarla per il tempo necessario (almeno 6 mesi) al fine di verificare la possibilità di proseguire il cammino ed essere, se tutto procede positivamente, accolti tra gli amici. Pertanto, a conclusione di questo periodo la coppia di sposi potrà chiedere di essere ammessa al discernimento vocazionale necessario per poter entrare a far parte degli “amici” dell’eremo. Chi chiede di fare questo discernimento concorderà un cammino di formazione da verificare periodicamente presso l’eremo.

Capitolo 10 – Amici dell’eremo

Dopo un certo periodo di discernimento vocazionale e reciproca conoscenza, le persone che vogliono potranno chiedere ed ottenere di essere annoverati tra gli amici dell’eremo. Qualora non ci siano le condizioni per l’ammissione si provvederà, con delicatezza, a comunicarlo agli interessati e si cercherà, di comune accordo, di continuare comunque l’accompagnamento perché questi fratelli possano trovare la loro strada nella Chiesa.

Quanti sono annoverati tra gli amici possono, dopo un periodo di ulteriore discernimento, chiedere di vivere la “Regola” pienamente costituendo un loro autonomo eremo.

Qualora non si sia ammessi a costituire un eremo autonomo si avrà cura di spiegarne con molta carità le motivazioni e i fratelli accetteranno la decisione con spirito di obbedienza continuando il loro cammino tra gli amici dell’eremo.

Si stabilisce espressamente di non voler dar vita a forme di coordinamento di altri eremi che se costituiti vivranno la “Regola” in autonomia ma sempre all’interno della Chiesa locale.

Capitolo 11 – Altre norme

In caso di morte di uno degli sposi l’altro si impegna a proseguire la vita nell’eremo conservando lo stato di vedovo/a.

La coppia di sposi cercherà sempre di instaurare rapporti di amicizia con quanti vengono in contatto con l’eremo e in maniera particolare con quanti vivono nelle immediate vicinanze con l’intenzione di costruire una fraternità di vita e si spontanea solidarietà e aiuto reciproco.

Si cercherà di curare il confronto e il dialogo con quanti altri vivono questa peculiare vocazione costruendo con spirito fraterno occasioni di incontro e di scambio

Si avrà cura di incrementare il patrimonio librario della Biblioteca con opere di qualità ed in particolare con testi di spiritualità cristiana e della vita dei santi. Una sezione, se possibile, sarà dedicata anche all’ebraismo.

1L’eremo è il luogo nel quale la coppia che ha costituito una famiglia stabilisce a seconda delle necessità la propria dimora. L’eremo ideale è una casa isolata magari a poca distanza da un piccolo centro abitato e dotato non solo di alloggio per la coppia e i figli ma anche di qualche locale destinato alla preghiera e all’accoglienza. In ogni caso può essere adattato ad eremo anche una normale casa e/o appartamento anche nella città purché si abbia cura di vivere la regola nella sua pienezza.

2A proposito della cella interiore Isacco il Siro scrive: “Cerca di entrare nella tua cella interiore e vedrai la cella celeste. L’una e l’altra sono la stessa cosa , e la visione della porta apre la visione di ambedue. La scala che conduce al regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Lavati dalle macchie del peccato, scoprirai i gradini sui quali potrai salire”.

3La solitudine alla quale ci si riferisce prevede momenti personali ma anche momenti nei quali la coppia vive intensamente lo stare insieme in disparte per far crescere il dialogo e il confronto.

4Gaudium et spes n. 48

5PAOLO VI, Discorso alle Equipe Notre-Dame, 4 maggio 1970, n. 8

6Cf Familiaris consortio, n. 13

7Ivi n. 13

8Direttorio di Pastorale Familiare n. 12

9Lettera ai Romani 12,1

10L’Imitazione di Cristo. Libro scritto nel medioevo

11“Chiesa domestica” così, il Concilio Vaticano II, ha definito la famiglia.

12Genesi 1,24

13 Lettera agli Efesini 5.2.21-33

14Pratica descritta nella Filocalia

15Direttorio di pastorale familiare al n. 157

16Direttorio di pastorale familiare al n. 158

Aquila e Priscilla