Siamo servi inutili

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17,7-10

In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Parola del Signore.

Siamo abituati a credere che con la Parola “Inutile” si vuol dire che non serve. Eppure al tempo di Gesù e nella cultura del suo tempo la parola “Inutile” non voleva dire che si è incapaci, o che si è improduttivi. I servi ai quali si riferisce Gesù sono persone poste al servizio di un padrone i quali collaborano pascolando il gregge, oppure lavorando la terra o facendo le faccende casa. Questi servizi sono molto utili e molto necessari ma qui la parola “Inutile” viene utilizzata per dire senza pretese, senza rivendicazioni e senza altri fini. Oggi, quindi, Gesù ci richiama a rifiutare lo stile di chi cerca il profitto e si impegna per donare; ci chiede di rifiutare la guerra e di essere operatori di pace; ci chiede di Servire perché non è per niente Inutile e ciò che si fa va oltre i risultati che di ottengono. È così, infatti, che possiamo essere persone capaci di spostare le montagne e lasciare tracce che parlano al cuore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Perdonare

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17,1-6

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

Parola del Signore.

Oggi Gesù ci insegna che se non siamo disposti a concedere il perdono a chi ce lo chiede non possiamo salvarci. Il perdono è una delle più alte se ne non la più alta forma di carità e tutti ci ricordiamo dell’inno alla carità di San Paolo …

Nella prima parte leggiamo:

“Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.

Perdonare è il segno più chiaro ed esplicito della carità che siamo chiamati ad avere per costruire buone relazioni e salvare la nostra anima.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Due monete, che fanno un soldo

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,38-44
 
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Parola del Signore.

Questa mattina, Gesù, prende una vedova e la fa maestra di vita. Ha un grande cuore questa vedova e le viene donata anche la gioia. Lei nella sua povertà e umiltà mostra tanta fiducia come gli uccelli del cielo e i gigli di campo. In fondo è come il sole che vince le tenebre e certi giorni si dona con generosità e colori che riempiono occhi e cuore per affrontare un nuovo giorno.

Buona domenica

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Il corpo come un tempio

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 2,13-22

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».  Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Parola del Signore.

Al tempo di Gesù il Tempio, luogo di preghiera, era diventato un luogo di mercato ed Egli interviene in maniera forte e decisa: scaccia i mercanti dal tempio.

Alla luce di questo contesto cosa significano le sue parole: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 

Riflettendoci un pochino possiamo dire che probabilmente il peccato è quello di aver trasformato il “corpo di Cristo” in un tempio e abbiamo smarrito l’idea che è la religione ad aver bisogno di un tempio/edificio mentre la fede cristiana ha bisogno solo di Cristo. «Distruggete questo tempio». Il messaggio di Gesù è molto chiaro e forte. È nostro compito ridare senso e valore alle sue parole e cambiare la nostra vita.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Figli del mondo e figli della luce

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».

Parola del Signore.

Cerchiamo di essere chiari. Gesù non esalta il comportamento dell’amministratore che apostrofa come disonesto. Gesù, invece, pone in evidenza la scaltrezza, la creatività, la prontezza nell’agire che come figli della luce occorre mettere in campo per Servire il regno di Dio.

Se si è bravi nel lavoro e si è produttivi, creativi e coinvolgenti è necessario esserlo anche per fare le cose di Chiesa, cioè nella testimonianza, nella carità, nell’amare … nell’impegno di servizio in parrocchia.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Vi è gioia per un solo peccatore che si converte

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-10
 
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova?  E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Parola del Signore.

Magari anche noi siamo tra coloro che credono di appartenere al gregge delle 99 pecore e forse ci siamo davvero ma non per questo siamo salvi. Le 99 pecore stanno nel deserto e nel deserto la vita è complicata. Per salvarsi davvero occorre sapersi riconoscere peccatore. Occorre stare sotto la croce e farsi abbracciare dall’amore gratuito di Dio, occorre essere disponibili ad una continua conversione e alla fine farsi prendere sulle spalle dal Signore e farsi portare all’ovile. Ma per fare questo occorre il coraggio dell’umile, la sapienza del saggio e la disponibilità di sentirsi un peccatore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Saper rinunciare per seguire Gesù

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. 
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore.

“C’è una differenza tra rinunciare a tutte le cose e abbandonare ogni cosa.
Infatti abbandonare tutto è di pochi perfetti, cioè posporre le cure di questo mondo, mentre rinunciare a tutte le cose è proprio di tutti i fedeli, cioè tenere le cose di questo mondo in modo tale da non essere tenuti da esse nel mondo” (Beda, conosciuto come Beda il Venerabile fu un monaco anglosassone 672-673 circa / 26 maggio 735).

Le parole di Gesù non vanno mai prese alla lettera ma è sicuro che occorre saper indirizzare l’uso dei propri beni per il bene. Le cose che possediamo, sono una delle risorse che abbiamo per poter vivere il Vangelo in pienezza.

Di certo non si può e non si deve vivere da persone diventate schiave del possesso di cose ed essere consapevoli che il Signore chiama tutti e lo fa per vie diverse. A volte non ce ne accorgiamo ma il Signore ci sta chiedendo qualcosa e lo fa per strade impreviste e imprevedibili. A ciascuno il Signore chiede un servizio diverso per costruire il Regno in questo mondo. Il nostro compito è quello di chiedere e di capire a cosa siamo chiamati e in che modo possiamo essere il discepolo che il Signore ci chiede di essere.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Venite è pronto

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,15-24
 
In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Parola del Signore.

Anche noi siamo stati e siamo invitati alla festa del Regno di Dio. Oggi possiamo chiederci se abbiamo accettato o accettiamo l’invito. Rifiutarlo significherebbe rifiutare la gioia dell’incontro con il Signore. Certo possiamo rifiutare l’invito perché impegnati a fare altro … possiamo evitare l’incontro con Dio … possiamo evitare la sua Amicizia e possiamo anche rifiutare il suo Amare e anche non Amare.

È questa la libertà dell’uomo!!!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Quando offri un banchetto invita poveri, storpi, zoppi, ciechi

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,12-14

In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore.

L’invito di Gesù è quello di essere umili e così farsi compagno di viaggio dei poveri, dei ciechi, di chi vive la sofferenza e la difficoltà. Invece noi amiamo invitare persone che sono ricche e potenti, persone dalle quali speriamo di poter ricevere favori. Ed è così che curiamo i nostri interessi personali e la nostra immagine ed evitiamo di incontrare il volto di Dio presente nei poveri e negli ultimi. Forse l’immagine del piccolo passero che sta solo e infreddolito può raccontarci molto nella nostra riflessione quotidiana. Proviamoci.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Amare Dio e il prossimo come te stesso

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,28b-34
 
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore.

Amare è un bacio.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Aquila e Priscilla