Vedrai cose più grandi di queste

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,47-51
 
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Parola del Signore.

Siamo inguaribili cercatori di Verità e di Felicità. Ogni giorno, infatti, cerchiamo questo sano equilibrio per dare stabilità e senso alle nostre vite.

Anche Natanaele cerca Verità e Felicità e porge domande a Gesù. Quando il Maestro gli parla e gli rivela qualche dettaglio della sua vita, Natanaele resta meravigliato. Gesù replica: “Vedrai cose più grandi di queste!”.

Abbiamo così la conferma che il rapporto e la frequentazione con Gesù ci offrono preziose indicazioni per la nostra vita. In particolare è la sua presenza e la nostra decisione di seguirlo che ci offrono l’opportunità di scoprire e riconoscere le meraviglie che sono attorno a noi e di aprire il cuore alle cose “grandi” che ci stupiscono e ci presentano la Verità fonte di ogni Felicità stabile

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E cercava di vederlo

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,7-9
 
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». 
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

Parola del Signore.

Erode cerca di vedere Gesù … Ma non è con gli occhi del corpo che possiamo vedere Cristo. Gesù Cristo non possiamo vederlo come vediamo un albero o una casa o una persona. Per vederlo la prima condizione è avere il cuore puro: «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio » (Mt 5,8).

Ricordiamoci, infatti, che neanche tutti gli apostoli vedevano Cristo. Eppure c’è un modo che ci permette di vederlo sicuramente: “Amare come Lui ha amato“.

Inoltre, già nella Lettera ai Corinzi si legge: « noi non conosciamo Cristo secondo la carne » (2Cor 5,16) ma secondo lo Spirito. Preghiamo allora affinché la Misericordia, ci colmi di tutta la pienezza di Dio e possiamo davvero vederlo amando!   

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Il Regno di Dio

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,1-6
 
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Parola del Signore.

Per annunciare Cristo (nato, morto e risorto) non serve nulla. Occorre svuotarsi di se stesso Non sevono due tuniche ma ne basta una sola: quella del servo, che viene per servire e non per essere servito. Non serve neache il bastone; non serve una sacca; non serve il pane e nemmeno il denaro. Gesù ci dice che basterà rivestici di umiltà. Cristo non si annuncia con vesti sfolgoranti o esibendo altri orpelli: corone, catene d’oro o altre cose per servono ad impressionare la gente. Cristo si annuncia nel quotidiano con poche parole misurate, con tanti piccoli gesti concreti, con la costanza di essere nella vita sobri, essenziali e semplici. Certe manifestazioni di potere, certe esibizioni del successo o del denaro appaiono spesso una vera contraddizione quando non finiscono nel ridicolo.

Per annunciare Cristo e il Regno di Dio, invece, occorre il vuoto, svuotarsi di se stesso perché solo se siamo così possiamo accogliere Dio e quanti chiedono aiuto. Solo se siamo capaci di chiedere e di coinvolgere gli altri stiamo facendo bene la nostra missione. Spesso, invece, purtroppo, accade l’esatto contrario. Ci si pavoneggia diventanto ridicoli e si agisce per escludere gli altri. In questo modo non si annuncia Cristo ma se stessi!

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Ascoltare e mettere in pratica

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,19-21
 
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
 Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Parola del Signore.

Il Vangelo di oggi è un invito ad Ascoltare la Parola e a metterla in pratica. Cosa altro si può aggiungere?

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Non c’è nulla di segreto

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,16-18

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Parola del Signore.

Oltre il buio c’è la luce e quando la luce arriva non puoi più nasconderti, non puoi più fingere o fuggire. Sei nudo davanti al mondo che ti scopre così come sei. Inutile fuggire o nascondersi, inutile!

In molti, troppi, hanno perduto perfino la propria identità. Molti sono stati corrotti dal male. Si nascondono e indossano una maschera secondo l’opportunità e le varie circostanze o l’interlocutore. Apparire è molto più conveniente che essere. Per Pirandello in “Uno, nessuno centomila” l’unica possibilità è vivere l’attimo per attimo rinascendo continuamente con una nuova maschera … ma Gesù ci dice, che ogni ipocrisia sarà svelata, ogni malvagità verrà alla luce, ogni falsità emergerà dal buio.

Sono, infatti, l’ipocrisia, la falsità e la menzogna le peggiori pandemie che viviamo. Molte le conosciamo da tempo e sono utilizzate da chi ha fatto della propria vita un inno al male pur di emergere dalla melma nella quale vive. Si tratta di menti votate al male e che credono solo nel danaro, nel successo e nel potere (veri sterchi del demonio). Solitamente chi vive il male lo vede attorno a sé. Le ombre lo avvolgono e cerca amuleti o pratica ambienti o “santoni” sperando di tutelarsi.

Ma queste persone devono sapere che il loro vivere è noto e non possono sfuggire alla verità. Tutto verrà alla luce anche se è già ampiamente conosciuto. La loro vita, però, è già un inferno.

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Sei invidioso?

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,1-16
 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”.

Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore.

Gli operai della prima ora sono chiaramente invidiosi. Non sopportano che anche chi ha iniziato a lavorare dopo riceva la loro stessa paga. Ma il Signore non fa loro alcun torto. Infatti il padrone può dare anche agli ultimi la stessa paga dei primi. Matteo, però, evidenzia le lamentele dei primi tanta che annota la risposta di Gesù ad uno di loro: “sei invidioso perché io sono buono?”. La stessa cosa Gesù chiede a chi, oggi, di lamenta se anche qualche altro che lavorato di meno riceve la stessa paga di chi ha lavorato. L’invidia è alla base di questa lamentela.

L’invidioso quindi può avere una reazione negativa e cioè con rabbia, tristezza, ansia, rimpianto, disperazione o senso di impotenza ma potrebbe anche reagire in maniera positiva e cioè con curiosità, apprezzamento, gratitudine o ammirazione.

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Custodire la Parola

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,4-15
 
In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.

Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

Parola del Signore.

Custodire la Parola è un’azione fondamentale di ogni cristiano. È stato il Concilio Vaticano II a riconsegnare la Parola nelle mani del Popolo di Dio ed è stata una vera, grande e straordinaria novità. Ascoltare non solo con le orecchie ma con il cuore guidati dallo Spirito la Parola è un dono e una grazia senza fine. Prendere tra le mani la Santa Bibbia, aprirla e venerarla è un privilegio perché in questi libri è possibile scoprire e ricevere la vera e unica Sapienza.

Lo Spirito ci aiuta e ci sostiene nel cogliere dentro la Parola il messaggio più autentico che viene dal Padre e il primo nostro impegno sarà quello di custodire nel cuore la Parola che è fonte inesauribile di ispirazione ed è guida per le nostre scelte.

Con la Parola possiamo fare, infatti, il viaggio più incredibile che si possa immaginare dentro i misteri più grandi e più belli che la vita ci consente di compiere.

Aprendo la Bibbia, allora, il nostro primo consiglio è quello di immaginare la scena che stiamo leggendo cercando di ricostruire i volti, il contesto e le sfumature che più aiutano ad emozionarci affinché il messaggio nascosto dentro le parole possa diventare vita nella nostra vita.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

PS La foto mostra una piccola assemblea di fedeli che partecipa alla Santa Messa in una frazione di periferia. Un luogo semplice e autentico. In particolare, la foto, è stata scattata due giorni fa in un oratorio dedicato a San Padre Pio di cui oggi si fa memoria e dove Vincenzo è stato invitato a predicare il triduo.

La buona notizia

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,1-3
 
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Parola del Signore.

Anche oggi Gesù continua a camminare per le nostre strade, ci passa accanto e annuncia la “buona notizia”. Ma dove e come possiamo incontrarlo? Certamente lo troviamo nella preghiera, nella Parola di Dio e nei poveri. Lo troviamo nell’Eucarestia e nel tabernacolo. Lo incontriamo quando facciamo la comunione o riceviamo la cresima o un sacramento. Ma Gesù è anche nel vento, nella pioggia, nel sole, nella luna e anche in quelle persone che lo testimoniano con la vita e le opere.

Gesù però ci invita anche a seguirlo, perché ciascuno di noi è chiamato a diventare e a fare come Lui. Siamo chiamati a fare come Lui che aiutava e accompagnava chi lo accoglieva; a dare senso alla nostra vita camminando con fiducia accogliendo tutti anche coloro i quali per chissà quali ragioni ci fanno del male. Dobbiamo sopportare come Gesù l’odio, l’invidia, le falsità e le azioni cattive. Dobbiamo sopportare senza reagire, senza opporci, senza rispondere. Chi ha il male ha il male dentro e vive l’inferno.

Un giorno un allievo chiede al Maestro: “Cosa posso fare per difendermi dall’invidia e dall’odio?”. Il Maestro rispose: “Quando ti portano un regalo e non lo accetti, a chi appartiene il dono?”. Rispose l’allievo: “A chi ha tentato di regalarlo”. E il Maestro conclude: “Vale lo stesso per l’invidia e l’odio. Se rifiutati continuano ad appartenere a chi li porta con sé”.

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Seguimi!

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9.9-13
 
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore.

Ogni donna e ogni uomo sono scelti fin dall’eternità per realizzare un compito e quando l’ora stabilità giunge ecco che lo “sguardo” di Gesù ci raggiunge. Egli ci vede lì dove siamo e ci chiama con una sola parola: “Seguimi”. Siamo liberi di farlo, liberi di decidere cosa fare. Matteo non esita un secondo si alza e va dietro al Maestro. La vita di Matteo è cambiata in un attimo. Egli ha accettato l’invito di Gesù e ha trasformato la sua vita. Certamente anche noi abbiamo ricevuto l’invito a seguire Gesù nella nostra vita e ognuno di noi sa come e cosa abbiamo risposto o stiamo per rispondere o risponderemo. Per ognuno di noi, infatti, c’è un progetto. Gesù ci ha chiesto, ci sta chiedendo o ci chiederà qualcosa. La chiamata infatti è per tutti, Gesù non fa distinzione e puntualizza: “Misericordia io voglio e non sacrifici”.

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Sapienza

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,31-35
 
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

Parola del Signore.

Si, siamo proprio come i bambini di questa lettura: capricciosi. Troviamo sempre scuse per non fare qualcosa. Di fronte all’invito di seguire Gesù e cambiare vita troviamo scuse di ogni tipo per giustificare le nostre scelte e fare ciò che desideriamo. Non rinunciamo alle nostre idee, ai nostri progetti e accantoniamo la chiamata di Gesù. Abbiamo sempre da ridire, da obiettare, da contestare e lo facciamo raccontando, quasi sempre, bugie. Spesso diciamo che la Fede è inutile che è per persone deboli e, quindi, che Dio non esiste!

Insomma troviamo sempre ragioni per giustificare le nostre scelte, i nostri egoismi e in molti casi quando le cose non vanno secondo le nostre idee attribuiamo la colpa agli altri.

Forse è arrivato il tempo di maturare, è arrivato il momento di essere Saggi, di essere davvero donne e uomini responsabili. Fino a che resteremo concentrati su noi stessi non avremo Pace, non saremo Felici, non avremo Gioia. Occorre abbracciare l’Amore. È necessario fidarsi e affidarsi a Dio. Questa è maturità, questa è saggezza.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Aquila e Priscilla