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Non c’è nulla di segreto

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,16-18

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Parola del Signore.

Oltre il buio c’è la luce e quando la luce arriva non puoi più nasconderti, non puoi più fingere o fuggire. Sei nudo davanti al mondo che ti scopre così come sei. Inutile fuggire o nascondersi, inutile!

In molti, troppi, hanno perduto perfino la propria identità. Molti sono stati corrotti dal male. Si nascondono e indossano una maschera secondo l’opportunità e le varie circostanze o l’interlocutore. Apparire è molto più conveniente che essere. Per Pirandello in “Uno, nessuno centomila” l’unica possibilità è vivere l’attimo per attimo rinascendo continuamente con una nuova maschera … ma Gesù ci dice, che ogni ipocrisia sarà svelata, ogni malvagità verrà alla luce, ogni falsità emergerà dal buio.

Sono, infatti, l’ipocrisia, la falsità e la menzogna le peggiori pandemie che viviamo. Molte le conosciamo da tempo e sono utilizzate da chi ha fatto della propria vita un inno al male pur di emergere dalla melma nella quale vive. Si tratta di menti votate al male e che credono solo nel danaro, nel successo e nel potere (veri sterchi del demonio). Solitamente chi vive il male lo vede attorno a sé. Le ombre lo avvolgono e cerca amuleti o pratica ambienti o “santoni” sperando di tutelarsi.

Ma queste persone devono sapere che il loro vivere è noto e non possono sfuggire alla verità. Tutto verrà alla luce anche se è già ampiamente conosciuto. La loro vita, però, è già un inferno.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Sei invidioso?

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,1-16
 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”.

Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore.

Gli operai della prima ora sono chiaramente invidiosi. Non sopportano che anche chi ha iniziato a lavorare dopo riceva la loro stessa paga. Ma il Signore non fa loro alcun torto. Infatti il padrone può dare anche agli ultimi la stessa paga dei primi. Matteo, però, evidenzia le lamentele dei primi tanta che annota la risposta di Gesù ad uno di loro: “sei invidioso perché io sono buono?”. La stessa cosa Gesù chiede a chi, oggi, di lamenta se anche qualche altro che lavorato di meno riceve la stessa paga di chi ha lavorato. L’invidia è alla base di questa lamentela.

L’invidioso quindi può avere una reazione negativa e cioè con rabbia, tristezza, ansia, rimpianto, disperazione o senso di impotenza ma potrebbe anche reagire in maniera positiva e cioè con curiosità, apprezzamento, gratitudine o ammirazione.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Custodire la Parola

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,4-15
 
In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.

Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

Parola del Signore.

Custodire la Parola è un’azione fondamentale di ogni cristiano. È stato il Concilio Vaticano II a riconsegnare la Parola nelle mani del Popolo di Dio ed è stata una vera, grande e straordinaria novità. Ascoltare non solo con le orecchie ma con il cuore guidati dallo Spirito la Parola è un dono e una grazia senza fine. Prendere tra le mani la Santa Bibbia, aprirla e venerarla è un privilegio perché in questi libri è possibile scoprire e ricevere la vera e unica Sapienza.

Lo Spirito ci aiuta e ci sostiene nel cogliere dentro la Parola il messaggio più autentico che viene dal Padre e il primo nostro impegno sarà quello di custodire nel cuore la Parola che è fonte inesauribile di ispirazione ed è guida per le nostre scelte.

Con la Parola possiamo fare, infatti, il viaggio più incredibile che si possa immaginare dentro i misteri più grandi e più belli che la vita ci consente di compiere.

Aprendo la Bibbia, allora, il nostro primo consiglio è quello di immaginare la scena che stiamo leggendo cercando di ricostruire i volti, il contesto e le sfumature che più aiutano ad emozionarci affinché il messaggio nascosto dentro le parole possa diventare vita nella nostra vita.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

PS La foto mostra una piccola assemblea di fedeli che partecipa alla Santa Messa in una frazione di periferia. Un luogo semplice e autentico. In particolare, la foto, è stata scattata due giorni fa in un oratorio dedicato a San Padre Pio di cui oggi si fa memoria e dove Vincenzo è stato invitato a predicare il triduo.

La buona notizia

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,1-3
 
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Parola del Signore.

Anche oggi Gesù continua a camminare per le nostre strade, ci passa accanto e annuncia la “buona notizia”. Ma dove e come possiamo incontrarlo? Certamente lo troviamo nella preghiera, nella Parola di Dio e nei poveri. Lo troviamo nell’Eucarestia e nel tabernacolo. Lo incontriamo quando facciamo la comunione o riceviamo la cresima o un sacramento. Ma Gesù è anche nel vento, nella pioggia, nel sole, nella luna e anche in quelle persone che lo testimoniano con la vita e le opere.

Gesù però ci invita anche a seguirlo, perché ciascuno di noi è chiamato a diventare e a fare come Lui. Siamo chiamati a fare come Lui che aiutava e accompagnava chi lo accoglieva; a dare senso alla nostra vita camminando con fiducia accogliendo tutti anche coloro i quali per chissà quali ragioni ci fanno del male. Dobbiamo sopportare come Gesù l’odio, l’invidia, le falsità e le azioni cattive. Dobbiamo sopportare senza reagire, senza opporci, senza rispondere. Chi ha il male ha il male dentro e vive l’inferno.

Un giorno un allievo chiede al Maestro: “Cosa posso fare per difendermi dall’invidia e dall’odio?”. Il Maestro rispose: “Quando ti portano un regalo e non lo accetti, a chi appartiene il dono?”. Rispose l’allievo: “A chi ha tentato di regalarlo”. E il Maestro conclude: “Vale lo stesso per l’invidia e l’odio. Se rifiutati continuano ad appartenere a chi li porta con sé”.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Seguimi!

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9.9-13
 
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore.

Ogni donna e ogni uomo sono scelti fin dall’eternità per realizzare un compito e quando l’ora stabilità giunge ecco che lo “sguardo” di Gesù ci raggiunge. Egli ci vede lì dove siamo e ci chiama con una sola parola: “Seguimi”. Siamo liberi di farlo, liberi di decidere cosa fare. Matteo non esita un secondo si alza e va dietro al Maestro. La vita di Matteo è cambiata in un attimo. Egli ha accettato l’invito di Gesù e ha trasformato la sua vita. Certamente anche noi abbiamo ricevuto l’invito a seguire Gesù nella nostra vita e ognuno di noi sa come e cosa abbiamo risposto o stiamo per rispondere o risponderemo. Per ognuno di noi, infatti, c’è un progetto. Gesù ci ha chiesto, ci sta chiedendo o ci chiederà qualcosa. La chiamata infatti è per tutti, Gesù non fa distinzione e puntualizza: “Misericordia io voglio e non sacrifici”.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Sapienza

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,31-35
 
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

Parola del Signore.

Si, siamo proprio come i bambini di questa lettura: capricciosi. Troviamo sempre scuse per non fare qualcosa. Di fronte all’invito di seguire Gesù e cambiare vita troviamo scuse di ogni tipo per giustificare le nostre scelte e fare ciò che desideriamo. Non rinunciamo alle nostre idee, ai nostri progetti e accantoniamo la chiamata di Gesù. Abbiamo sempre da ridire, da obiettare, da contestare e lo facciamo raccontando, quasi sempre, bugie. Spesso diciamo che la Fede è inutile che è per persone deboli e, quindi, che Dio non esiste!

Insomma troviamo sempre ragioni per giustificare le nostre scelte, i nostri egoismi e in molti casi quando le cose non vanno secondo le nostre idee attribuiamo la colpa agli altri.

Forse è arrivato il tempo di maturare, è arrivato il momento di essere Saggi, di essere davvero donne e uomini responsabili. Fino a che resteremo concentrati su noi stessi non avremo Pace, non saremo Felici, non avremo Gioia. Occorre abbracciare l’Amore. È necessario fidarsi e affidarsi a Dio. Questa è maturità, questa è saggezza.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dico a te, alzati!

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,11-17

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Parola del Signore.

C’è un giovane morto, senza vita! Gesù tocca la bara e dice: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Sembra inverosimile e forse e proprio difficile credere a questa storia se non guardiamo oltre le parole. Infatti, possiamo leggere questo “alzati” come un risvegliarsi, risorgere alla vita. Gesù lo ha detto ieri, lo ripete oggi e lo dirà anche in futuro a tutti i ragazzi e ai giovani ma anche a tutti noi: “alzati”. Gesù ci offre un faro di luce che illumina le nostre strade e la nostra vita. Lui guarda questo corteo funebre con attenzione e vede una mamma che soffre. Noi cosa vediamo nelle nostre giornate? Siamo capaci di leggere i fatti oppure scattiamo solo foto, piccoli video e non guardiamo quella mamma o quel giovane? Non vediamo i tanti “morti” attorno a noi e noi “siamo vivi”? Oppure anche noi siamo dentro una bara? Guardiamo attorno a noi il dolore, la sofferenza, i giovani senza vita vera. Molti sono depressi, sempre stanchi, sempre angosciati, sempre soli … si è persa la spinta e il coraggio a rialzarsi! E noi adulti ascoltiamo il grido dei giovani? Distratti, indifferenti vagano per le strade trascinandosi stancamente. Basta vivacchiare, basta essere superficiali, basta lasciarsi vivere. Via il malessere, l’apatia, la noia … è tempo di rialzarsi, è tempo di vivere, sviluppare interessi, cultura, sapere, conoscenza e relazioni belle. Questa è vita vera. Oggi e non domani, oggi!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Una Grande fede guarisce

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,1-10

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito.  Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Parola del Signore.

La fede è avere Fiducia. Non cerca segni, non cerca miracoli, non chiede guarigioni. La fede è un cammino di Fiducia.

“Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito”.

Una fede che cerca costantemente dei segni, infatti, è destinata a durare tanto quanto il segno. Credere è aver fede proprio in assenza di segniquando ci si sente atei e invece si sta diventano credenti.

Questa è la Fede che guarisce !

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Perdonerete di cuore

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18,21-35

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.

Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore.

Qui siamo nel cuore del cristianesimo. Si, perdonare e pregare per il nemico è vitale per un cristiano. Se non siamo capaci di perdonare non siamo cristiani. Pensiamo alla misericordia di Dio per noi. Lui ci perdona sempre e noi riceviamo ogni volta nuova vita. Quindi, anche noi abbiamo il dovere di perdonare.

Solo l’amore può costruire una vera comunità cristiana. Se oggi, guardandoci dentro ci rendiamo conto che non abbiamo perdonato qualcuno facciamolo. La “legge” del perdono non è facoltativa ma dobbiamo essere consapevoli che non sempre dobbiamo perdonare noi ma che ci saranno anche momenti nei quali siamo chiamati a chiedere perdono. Perciò non solo dobbiamo dire: “Ti perdono” ma siamo anche invitati a dire “Perdonami”.

Ricordiamoci che nessuno di noi è senza peccato e che Dio ci perdona tutto pertanto siamo sempre in debito con gli altri. Questa consapevolezza sarà la forza che ci farà perdonare l’altro. Non c’è alternativa se vogliamo essere Cristiani!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

L’uomo buono e l’uomo cattivo

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,43-49

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

Parola del Signore.

Ogni tanto invochiamo l’aiuto del Signore oppure sentiamo qualcuno che lo fa. Ma Gesù ci chiede: “Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?”. È un punto di domanda che dovrebbe interpellarci tutti in profondità ma, purtroppo, facciamo finta di non averlo ascoltato mentre il Signore continua tutti i giorni a chiederci: “perché non fate quello che dico?”.

Se siamo “buoni” dal nostro cuore usciranno cose buone ma se siamo “cattivi” faremo uscire solo il male. In questo secondo caso riempiremo la nostra bocca di bugie, di maldicenza, di cattiverie, di falsità, di azioni malvage … Combattere il male non è facile ma è nostro dovere farlo. Non dobbiamo certamente rispondere al male con il male ma dobbiamo, invece, alzare un muro di sana e buona resistenza ponendo in essere azioni buone per smascherare chi:

usa il suo potere per schiacciare l’altro;

usa il suo danaro per offendere i poveri;

utilizza il suo successo per pavoneggiarsi.

Il tempo del giudizio arriverà e arriverà molto presto e le conseguenze saranno terribili perché un’enorme rovina colpirà chi ha costruito la sua casa e la sua vita con azioni malvage .

Questa profezia di Gesù così dura è, purtroppo, una logica ed inevitabile conseguenza delle malvagità che, con inganno, furbizia e falsità di ogni genere, vengono poste in essere da donne e uomini spregiudicati che si credono potenti e fanno solo del male agli altri. Questi uomini che fanno cattiverie saranno presto giudicati e condannati e non potranno sottrarsi alla sentenza di Dio.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️