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Crocevia

Il lunedì dell’Angelo 2020 è, per davvero, un crocevia del tempo e della storia. Seduti nel piccolo orto giardino leggiamo “il passo del vento” di Mauro Corona e Mauro Righetti, un sillabario alpino. Ci fermiamo un attimo alla voce “crocevia” (forse allargando la foto -che trovate alla fine di questo testo- potete leggere, anche voi,le prime righe).

È una immagine potente, soprattutto oggi, che viviamo il tempo del coronavirus. L’invito che riceviamo in questo pezzo di storia che siamo chiamati a vivere ci chiede di fare delle scelte fondamentali. C’è chi, finora, nella propria vita, non è ancora riuscito a prendere una direzione, altri che lo hanno gia fatto ma, oggi, è arrivato un tempo, ed è questo, nel quale la forza delle circostanze ci sollecita a scegliere o a cambiare le scelte già fatte. Indugiare ancora sarebbe davvero follia. Siamo invitati ad aprirci al mistero, a percorrere strade nuove, inesplorate, dove l’avventura si appropria dei giorni, delle ore, dei minuti e di ogni più piccolo secondo. Che faccio? Che facciamo? Di fronte a noi ci sono anche tanti piccoli segnali che vogliono vincere la nebbia ed evitare di portarci fuori pista. Da giovane, riflette Mauro Corona, puoi tornare indietro, noi alla nostra età non possiamo. Molto, ormai, è stato fatto. La linea è tracciata e il covid19 fa il resto condizionando la strada. Guardiamo il passato e non lo giudichiamo ma siamo contenti di aver dato un senso alla strada percorsa che ci ha portato a riconoscere nell’eremo una possibilità di essere. Abbiamo tentato molto e, se Dio vorrà, proseguiremo a scrivere qualche parola, forse qualche riga ancora. Abbiamo creduto e crediamo nella semplicità, nella essenzialità, nella sobrietà e passo dopo passo l’eremo, piccola Chiesa domestica, ha preso forma accompagnata dai nostri amici camaldolesi che ci hanno accolto, aiutandoci a leggere il nostro vissuto e il nostro presente per poi immaginare anche un possibile futuro. Mai come oggi diciamo grazie a don Innocenzo Gargano e madre Michela Porcellato e a tanti altri che prima di loro ci hanno accompagnato e che portiamo nel cuore. Oggi, con il senno di poi, possiamo dire che al crocevia che ci ha portato fin qui siamo stati aiutati a fare una buona scelta, qualcuno potrebbe dire “profetica” ma stiamo correndo troppo. Il vento dello Spirito ci ha sollevato fino ad immaginare l’eremo, piccola Chiesa domestica, in un tempo (allora) nel quale nessuno avrebbe mai potuto pensare che l’umanità avrebbe dovuto vivere questo tempo attuale. Lo abbiamo immaginato quando il mondo correva in un’altra direzione e c’era chi, e forse c’è ancora, crede che tutto tornerà come prima. Noi siamo convinti che il passato non tornerà più in quel modo. Intanto, ora, siamo “tutti a casa”, tutti protetti nelle nostre domus, con il mondo fermo. Risorgeremo certamente. Ma il futuro, come pian piano in numero sempre più ampio di persone, stiamo comprendendo non sarà più come il passato. Davvero, per certi versi, dobbiamo dire Grazie. Grazie perché saremo costretti ad abbandonare le folla corsa del passato, dovremo abbandonare certe abitudini stressanti, dovremo lasciare perdere il consumismo e tante vecchie abitudini che non potranno più appartenere alla vita quotidiana. Il coronavirus ci ha messo di fronte un nuovo mondo e ci ha fatto scoprire tutta la nostra fragilità. Oggi abbiamo l’opportunità di aprire testa e cuore alla solidarietà, al dialogo, a rapporti più autentici. abbandonando maschere e finzioni. Anche la mappa del cosiddetto “potere” sarà ridisegnato a tutti i livelli e in tutto il pianeta. Beh, ci fermiamo. È tempo di preparare qualcosa da mangiare. Oggi carbonara e carne alla brace. Avremo tutto il tempo, finalmente, per riflettere e per contemplare questo meraviglioso creato.

Buon lunedì dell’Angelo.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Sabato santo

Oggi è il giorno del SILENZIO. Nessun commento solo un suggerimento per la riflessione personale.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Da un’antica «Omelia sul Sabato santo».
(PG 43, 439. 451. 462-463)
La discesa agli inferi del Signore
  Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.
  Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
  Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
  Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura.
  Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
  Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all’albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.
  Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.
  Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l’eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli».

Viaggi e viaggi

Si, ci sono viaggi e viaggi. Alcuni veloci, altri, invece, durano più giorni, qualcuno un mese, altri rarissimi, 0 tutta una vita, … e così diciamo che la vita è tutta un viaggio.

Ci sono persone che decidono di andare soli, altri, invece, scelgono un compagno, altri mettono al primo posto la meta e poi, magari imparano che la cosa più importanti non e l’arrivo ma il cammino appunto.

Per affrontare il cammino, però, sarà necessario attrezzarsi. A volte è necessario un abbigliamento leggero, altre volte uno più pesante o tutti e due. In certe occasioni il sostegno di un amico e/o la disponibilità a saper cogliere il momento giusto oppure la disponibilità e la forza a saper accogliere il mistero della vita che ci porta dove non vorremmo, magari in situazioni che non avevamo ne immaginato, ne mai sognato.  Ma perché scriviamo queste semplici considerazioni? Lo facciamo perché da un po’ abbiamo occasione di riflettere sul mistero di certi eventi che ci si parano davanti, o di certe persone che irrompono nelle nostre esistenze e sembrano turbare sogni e desideri, di altre che all’improvviso scompaiono o che scopri ti remano addirittura contro. Sono soggetti che di fatto intralciano cammini e, magari nascosti, oppongono ostacoli desiderosi solo di turbare la pace e spezzare il filo al quale ci si è legati e cercano di isolarti e lasciarti in balia delle onde in qualche landa deserta.

Peccato per loro, eventi o persone che siano, noi vi confessiamo, peccando, certamente, di poca umiltà di sentire in noi qualcosa di simile a quanto, in un certo momento della vita avverti Etty Hillesum:

«Mio Dio, prendimi per mano, ti seguirò da brava, non farò troppa resistenza. Non mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in questa vita, cercherò di accettare tutto e nel modo migliore. Il calore e la sicurezza mi piacciono, ma non mi ribellerò se mi toccherà stare al freddo purché tu mi tenga per mano andrò dappertutto allora, e cercherò di non avere paura. E dovunque mi troverò, io cercherò di irraggiare un po’ di quell’amore, di quel vero amore per gli uomini che mi porto dentro. […] Una volta che si comincia a camminare con Dio si continua semplicemente a camminare e la vita diventa un’unica, lunga passeggiata».

E allora, adesso, con maggiore forza, riprendiamo davvero a camminare certi che, con Lui, non c’è d’aver paura.

Preghiera, lavoro, Parola, studio e accoglienza saranno, in maniera ancora più forte, i pilastri del nostro andare quotidiano. Non pretendiamo più nulla credendo anche di aver ricevuto moltissimo e, quindi, ci sentiamo anche più liberi e forti per continuare ad andare “controcorrente” consapevoli dei rischi ma anche della necessità di doverlo fare per non tarpare le ali ad una spinta forte che emerge dal nostro cuore.

Buon cammino anche a voi (o buona vita come abbiamo imparato a dire da un po’), e a chi deciderà di intraprendere il proprio viaggio con i nostri stessi ideali diciamo che insieme si va meglio e, forse, più lontano. Non vogliamo sprecare il tempo. Andiamo, non c’è più tempo da perdere. In verità neanche questa piccola sosta è stata una perdita di tempo. Anzi ci è servita a pensare meglio e a raccogliere idee per riprendere il viaggio.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Il male non prevarra’

Chi prega ha fede ma spesso non sa spiegare il “successo terreno” degli empi. “Perché? Perche Signore consenti tutto questo?”. I malvagi diventano potenti, sfidano perfino Dio eppure continuano a vivere da ricchi e con malizia. Nonostante ciò l’uomo di preghiera non perde la fede e invoca l’aiuto di Dio contro chi agisce con cattiveria. L’uomo di preghiera sa che tutto passa. Anche l’empio finirà i suoi giorni. La storia ci mostra mille esempi. Anche loro periranno. L’eternità appartiene solo a Dio che accoglie le invocazioni dei perseguitati, dei poveri, degli oppressi. È Dio che concede la forza di scrivere la propria pagina di futuro. Noi non dipendiamo da altri uomini ma siamo tutti nelle mani di Dio. Un Dio che guida la storia e sostiene ogni nostro desiderio di bene. Il male non prevarrà. 🤗

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Salmo 9b

Perché, Signore, ti tieni lontano,
nei momenti di pericolo ti nascondi?

Con arroganza il malvagio perseguita il povero:
cadano nelle insidie che hanno tramato!

Il malvagio si vanta dei suoi desideri,
l’avido benedice se stesso.

Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore:
“Dio non ne chiede conto, non esiste!”;
questo è tutto il suo pensiero.

Le sue vie vanno sempre a buon fine,
troppo in alto per lui sono i tuoi giudizi:
con un soffio spazza via i suoi avversari.

Egli pensa: “Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure”.

 

 

Pe

Di spergiuri, di frodi e d’inganni ha piena la bocca,
sulla sua lingua sono cattiveria e prepotenza.

Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l’innocente.

 

 

Ain

I suoi occhi spiano il misero,
sta in agguato di nascosto come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il povero,
ghermisce il povero attirandolo nella rete.

Si piega e si acquatta,
cadono i miseri sotto i suoi artigli.

Egli pensa: “Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla”.

 

 

Kof

Sorgi, Signore Dio, alza la tua mano,
non dimenticare i poveri.

Perché il malvagio disprezza Dio
e pensa: “Non ne chiederai conto”?

 

 

Res

Eppure tu vedi l’affanno e il dolore,
li guardi e li prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell’orfano tu sei l’aiuto.

 

 

Sin

Spezza il braccio del malvagio e dell’empio,
cercherai il suo peccato e più non lo troverai.

Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.

 

 

Tau

Tu accogli, Signore, il desiderio dei poveri,
rafforzi i loro cuori, porgi l’orecchio,

perché sia fatta giustizia all’orfano e all’oppresso,

Il grande silenzio

Dal fallimento del venerdì santo al vuoto del sabato santo; dalla delusione alla paura; dalla morte all’assenza. Il sabato fa trionfare il silenzio. Le parole non hanno voce, la Parola resta muta, l’incertezza trova casa. … L’unica cosa che resta è la possibilità di fidarsi e affidarsi: la fede.

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Oggi vi proponiamo una meditazione di Joseph Ratzinger. 

Con sempre maggior insistenza si sente parlare nel nostro tempo della morte di Dio. Per la prima volta, in Jean Paul, si tratta solo di un sogno da incubo: Gesù morto annuncia ai morti, dal tetto del mondo, che nel suo viaggio nell’aldilà non ha trovato nulla, né cielo, né Dio misericordioso, ma solo il nulla infinito, il silenzio del vuoto spalancato. Si tratta ancora di un sogno orribile che viene messo da parte, gemendo nel risveglio, come un sogno appunto, anche se non si riuscirà mai a cancellare l’angoscia subita, che stava sempre in agguato, cupa, nel fondo dell’anima. Un secolo dopo, in Nietzsche, è una serietà mortale che si esprime in un grido stridulo di terrore: «Dio è morto! Dio rimane morto! E noi lo abbiamo ucciso!». Cinquant’anni dopo, se ne parla con distacco accademico e ci si prepara a una “teologia dopo la morte di Dio”, ci si guarda intorno per vedere come poter continuare e si incoraggiano gli uomini a prepararsi a prendere il posto di Dio. Il mistero terribile del Sabato santo, il suo abisso di silenzio, ha acquistato quindi nel nostro tempo una realtà schiacciante. Giacché questo è il Sabato santo: giorno del nascondimento di Dio, giorno di quel paradosso inaudito che noi esprimiamo nel Credo con le parole «disceso agli inferi», disceso dentro il mistero della morte. Il Venerdì santo potevamo ancora guardare il trafitto. Il Sabato santo è vuoto, la pesante pietra del sepolcro nuovo copre il defunto, tutto è passato, la fede sembra essere definitivamente smascherata come fanatismo. Nessun Dio ha salvato questo Gesù che si atteggiava a Figlio suo. Si può essere tranquilli: i prudenti che prima avevano un po’ titubato nel loro intimo se forse potesse essere diverso, hanno avuto invece ragione. 
Sabato santo: giorno della sepoltura di Dio; non è questo in maniera impressionante il nostro giorno? Non comincia il nostro secolo a essere un grande Sabato santo, giorno dell’assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto agghiacciante nel cuore che si allarga sempre di più, e per questo motivo si preparano pieni di vergogna e angoscia al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione verso Emmaus, non accorgendosi affatto che colui che era creduto morto è in mezzo a loro? 
Dio è morto e noi lo abbiamo ucciso: ci siamo propriamente accorti che questa frase è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana e che noi spesso nelle nostre viae crucis abbiamo ripetuto qualcosa di simile senza accorgerci della gravità tremenda di quanto dicevamo? Noi lo abbiamo ucciso, rinchiudendolo nel guscio stantio dei pensieri abitudinari, esiliandolo in una forma di pietà senza contenuto di realtà e perduta nel giro di frasi fatte o di preziosità archeologiche; noi lo abbiamo ucciso attraverso l’ambiguità della nostra vita che ha steso un velo di oscurità anche su di lui: infatti che cosa avrebbe potuto rendere più problematico in questo mondo Dio se non la problematicità della fede e dell’amore dei suoi credenti? 
L’oscurità divina di questo giorno, di questo secolo che diventa in misura sempre maggiore un Sabato santo, parla alla nostra coscienza. Anche noi abbiamo a che fare con essa. Ma nonostante tutto essa ha in sé qualcosa di consolante. La morte di Dio in Gesù Cristo è nello stesso tempo espressione della sua radicale solidarietà con noi. Il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più chiaro di una speranza che non ha confini. E ancora una cosa: solo attraverso il fallimento del Venerdì santo, solo attraverso il silenzio di morte del Sabato santo, i discepoli poterono essere portati alla comprensione di ciò che era veramente Gesù e di ciò che il suo messaggio stava a significare in realtà. Dio doveva morire per essi perché potesse realmente vivere in essi. L’immagine che si erano formata di Dio, nella quale avevano tentato di costringerlo, doveva essere distrutta perché essi attraverso le macerie della casa diroccata potessero vedere il cielo, lui stesso, che rimane sempre l’infinitamente più grande. Noi abbiamo bisogno del silenzio di Dio per sperimentare nuovamente l’abisso della sua grandezza e l’abisso del nostro nulla che verrebbe a spalancarsi se non ci fosse lui. 
C’è una scena nel Vangelo che anticipa in maniera straordinaria il silenzio del Sabato santo e appare quindi ancora una volta come il ritratto del nostro momento storico. Cristo dorme in una barca che, sbattuta dalla tempesta, sta per affondare. Il profeta Elia aveva una volta irriso i preti di Baal, che inutilmente invocavano a gran voce il loro dio perché volesse far discendere il fuoco sul sacrificio, esortandoli a gridare più forte, caso mai il loro dio stesse a dormire. Ma Dio non dorme realmente? Lo scherno del profeta non tocca alla fin fine anche i credenti del Dio di Israele che viaggiano con lui in una barca che sta per affondare? Dio sta a dormire mentre le sue cose stanno per affondare, non è questa l’esperienza della nostra vita? La Chiesa, la fe­de, non assomigliano a una piccola barca che sta per affondare, che lotta inutilmente contro le onde e il vento, mentre Dio è assente? I discepoli gridano nella disperazione estrema e scuotono il Signore per svegliarlo, ma egli si mostra meravigliato e rimprovera la loro poca fede. Ma è diversamente per noi? Quando la tempesta sarà passata, ci accorgeremo di quanto la nostra poca fede fosse carica di stoltezza. E tuttavia, o Signore, non possiamo fare a meno di scuotere te, Dio che stai in silenzio e dormi, e gridarti: svegliati, non vedi che affondiamo? Destati, non lasciar durare in eterno l’oscurità del Sabato santo, lascia cadere un raggio di Pasqua anche sui nostri giorni, accompàgnati a noi quando ci avviamo disperati verso Emmaus perché il nostro cuore possa accendersi alla tua vicinanza. Tu che hai guidato in maniera nascosta le vie di Israele per essere finalmente uomo con gli uomini, non ci lasciare nel buio, non permettere che la tua parola si perda nel gran sciupio di parole di questi tempi. Signore, dacci il tuo aiuto, perché senza di te affonderemo. 
Amen.  Joseph Ratzinger

Questione di cuore

Ascoltare e vedere è solo una questione di cuore. Giacomo, Giovanni e Pietro, infatti, vedono Gesù, Mosè ed Elia avvolti da una grande luce perché riescono a sintonizzarsi sul proprio cuore. 😍 Anche noi possiamo vivere questa esperienza misterioso se riusciamo ad ascoltare e vedere con il cuore. Il tempo della quaresima ci aiuta a fare questa grande esperienza. Proviamo a farlo ritagliandoci un angolo di silenzio. 💫

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

*Vangelo di san Marco*
9,2 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6 Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro._
_9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.__

Questione di sguardi

La Quaresima è occasione per riflettere su persone, situazioni e avvenimenti. È tempo propizio per rileggere relazioni e rivedere sguardi. 

“Con lo sguardo si può distruggere una persona ricostruirla, farla ammalare creandole conflitti o guarirla restituendole unità e serenità, spegnerlo o infondere fiducia, farla piangere o confortarla, esprimere odio o amare, dirle che per noi è tutto o dirle che per noi non è nulla”. (Prof. Giuseppe Colombero ).

Si, lo sguardo è la prima forma di cura.

Franca e Vincenzo, oblati osb-cam

 

 

Ascoltare e’ rivoluzionario

Si scuote il monte,
trema la terra,
freme il corpo,
è il Signore!

Gli occhi non possono vedere,
le mani non possono toccare,
i piedi non possono fare passi,
tutto è bloccato,
solo il cuore “ascolta”,
solo il cuore “pensa”,
solo il cuore può decidere per il bene …
la vita, quella vera, è questione di cuore.

L’uomo che ascolta,
che pensa
e che decide per il bene
spesso non lo riconosci
nemmeno te ne accorgi
eppure lui è li,
ti guarda,
ti osserva,
scruta il tuo agire
ma non ti dice più nulla
è inutile,
non serve a niente.

Quando c’è Dio tutto tace: è tempo di ASCOLTARE!!! 😊

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Esodo 19, 16-25

16Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di corno: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore. 17Allora Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. 18Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. 19Il suono del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce.
20Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte. Mosè salì. 21Il Signore disse a Mosè: «Scendi, scongiura il popolo di non irrompere verso il Signore per vedere, altrimenti ne cadrà una moltitudine!22Anche i sacerdoti, che si avvicinano al Signore, si santifichino, altrimenti il Signore si avventerà contro di loro!». 23Mosè disse al Signore: «Il popolo non può salire al monte Sinai, perché tu stesso ci hai avvertito dicendo: «Delimita il monte e dichiaralo sacro»». 24Il Signore gli disse: «Va’, scendi, poi salirai tu e Aronne con te. Ma i sacerdoti e il popolo non si precipitino per salire verso il Signore, altrimenti egli si avventerà contro di loro!». 25Mosè scese verso il popolo e parlò loro.