Festa di San Benedetto

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Dal Vangelo di Mt 19,27-29

FESTA DI SAN BENEDETTO

In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

Parola del Signore

Commento di Padre Innocenzo Gargano sul Vangelo

La proposta del Vangelo di oggi sembra riferirsi alla vocazione monastica
come se si trattasse della stipulazione di un contratto. In realtà se si trattasse di questo saremmo totalmente fuori strada. La risposta di Gesù alla domanda di Pietro presuppone infatti la richiesta fatta a Gesù da parte di un giovane ricco che pensava di comprarsi la vita eterna con l’opera delle sue mani restando cioè all’interno delle categorie religiose che sembrano essere appunto anche quelle condivise dalle attese di Pietro.
Gesù risponde restando sulla stessa lunghezza d’onda del suo discepolo, ma allo stesso tempo cercando di fargli fare un salto di qualità invitandolo a cambiare totalmente prospettiva per abbandonarsi tutto alle categorie che sono proprie del Padre. E con prospettive che suppongono la gratuità sia da parte di chi da’ sia da parte di chi riceve. Tutto si svolge infatti sul piano e sull’orizzonte della gratuità. Non si viene scelti se non per amore e non si risponde se non per amore. Ma amore libertà e gratuità sono strettamente connessi fra di loro.
In questo il personaggio di Benedetto da Norcia, il quale aveva ricevuto da Dio il dono di possedere un cuore maturo fino dall’infanzia, poté e può ancora oggi essere proposto a modello di tutti coloro che ebbero ed hanno la libertà, l’amore e la generosità di non anteporre nulla, assolutamente nulla, all’amore di Dio nella propria vita. Essi perciò furono e sono gratificati divenendo partecipi della natura divina conseguendo la libertà, l’amore e la gratuità stessa di Dio al punto da essere tutt’uno con lui come si evince dalla stessa etimologia di ‘Monaco’, che significa ‘unificato’.
Il monaco infatti rivela al mondo intero, con la sua scelta di vivere in comunione con Dio e con i fratelli nella vita ‘cenobitica’ o ‘eremitica’, che “Deus Unus est sed non Solitarius”.
Ci viene insegnato così che l’obiettivo, richiesto ad ogni battezzato, è quello della ‘carità perfetta’
in cui l’unificazione con Dio non può essere raggiunta mai da nessuno senza la simultanea comunione fraterna.
E in realtà sembra che si debba leggere proprio tutto questo nella risposta data da Gesù a Pietro, restando nella luce dell’insegnamento di San Benedetto da Norcia.

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