Archivi categoria: Commento ai Vangelo

Due indemoniati

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8,28-34

In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».
A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque.
I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.

Parola del Signore.

Di fronte all’indifferenza del mondo Gesù invece mostra tutta la sua infinita misericordia e libera i due indemoniati dal maligno.

Il mondo è o appare sempre più indifferente alla sofferenza e al dolore. A volte, come nel caso delle guerre in atto, si ingegna addirittura per giustificarle. È paradossale che per avere Pace occorre prepararsi alla guerra. Davvero siamo di fronte al male che si traveste da bene.

Liberiamo il nostro cuore dalle tenaglie del male e restiamo “Umani” nel nostro piccolo quotidiano.

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

Perchè avete paura gente di poca fede?

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8,23-27

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore.

Oggi chiediamo il dono di una Fede autentica, capace di avere il sopravvento sulla paura.

Seguimi

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8,18-22

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

Parola del Signore.

Seguire il Signore, il nostro unico Maestro è avere Fede in Lui, cioè fidarsi e affidarsi. Non possiamo davvero essere suoi seguaci se lo facciamo per ricevere prodigi, “miracoli”, vantaggi o altri favori. Gesù è il nostro unico Signore, la nostra unica ancora di salvezza.

Buon cammino

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,13-19

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Parola del Signore.

Un Dio che si è fatto uomo e che lo fa intuire. È questa la “vera” ragione che spinge scribi, farisei e capi religiosi a tramare e a far condannare a morte Gesù. Non sono i cosiddetti “miracoli” che fanno problema agli Ebrei osservanti. Ma un uomo che si “proclama” Figlio di Dio questo è davvero un problema. Il Dio degli Ebrei è un Dio forte e potente, un Dio che chiede l’osservanza dei precetti. Il Dio di Gesú Cristo, invece, si è fatto uomo e dice di essere venuto per Servire e non per essere Servito. Ma, per gli ebrei, un Dio che Serve è incomprensibile, è qualcosa di assurdo. Ma a Gesù interessa cosa pensano i suoi discepoli. La risposta corretta arriva da Pietro, un uomo semianalfabeta che però ascolta la voce di Dio che lo aiuta a dire: “Tu sei il Cristo, il Figlio  di Dio”. È evidente, quindi, che qui c’è l’irruzione dello Spirito Santo che svela il Mistero.

Vincenzo e Franca, oblati camaldolesi ❤️

Rallegratevi con me

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,3-7

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

Parola del Signore.

Sentiamo una grande gioia quando ritroviamo qualcosa che abbiamo perso ma la gioia è ancora più grande se ritroviamo un amico che per qualche motivo non incontriamo da tempo o con il quale le relazioni si sono improvvisamente interrotte.

Oggi Gesù ci invita a gioire con Lui per la “pecora perduta” e ritrovata. Ci invita a vivere in profondità e verità la nostra vita cristiana. Non possiamo, infatti, sfuggire alla bellezza del messaggio d’Amore che porta Gesù. Essere cristiani nella verità è VIVERE la bellezza delle relazioni da costruire e ricostruire continuamente per dare senso vero e autenticità alle parole o alle intenzioni che esprimiamo e che gli altri ascoltano. C’è sempre una pecora smarrita da ritrovare o che desidera essere ritrovata. Il cristiano non ha paura della Verità; la Verità costruisce sempre gioia.

Se c’è qualcuno da cercare cerchiamolo; se c’è da farsi ritrovare mettiamoci in condizione di essere ritrovati. La vita, questa vita, è così breve che non merita di essere sprecata e dobbiamo sempre procurarci occasioni vere per ricominciare. Forse è proprio questa “Arte del ricominciare” che dobbiamo far crescere in noi per diventare artigiani della vita. Oggi, possiamo provare a scolpire e a dipingere nuovi scenari esistenziali; possiamo far rinascere relazioni facendo tesoro delle esperienze e ridare, in questo modo, bellezza alla vita. Possiamo, ma dobbiamo volerlo. Gesù tenta sempre di offrirci nuove opportunità e noi, noi siamo capaci di fare altrettanto?

Stamattina nel giardino abbiamo trovato questo fiore bellissimo (quello della foto di questo post). È nato da una piccola pianta grassa con foglie piene di spine. Ecco, forse questo è un buon esempio per dire che è proprio dalle esperienze difficili nelle quali ci siamo punti o siamo stati punti che, se lo desideriamo (dando, così, senso alla nostra Fede), possiamo rinascere e crescere come questo fiore nuovo e bello che da gioia vera al cuore e alla vita e che, soprattutto, ci fa testimoni credibili.

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

La casa costruita sulla roccia

Dal Vangelo secondo Matteo 7, 21-29

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Parola del Signore

Buongiorno. Oggi desideriamo lasciare il commento a Giovanni Crisostomo, (Antiochia di Siria344/354 – Comana Pontica14 settembre 407) dottore della Chiesa.

«Con la “pioggia” qui, e le “alluvioni” e i “venti”, Egli sta esprimendo metaforicamente le calamità e le afflizioni di ogni uomo, come le false accuse, i complotti, le morti, la perdita degli amici, le vessazioni, tutte le malattie della nostra vita che ciascuno di noi può menzionare. “Ma nessuna di queste cose”, dice Lui, “riuscì a far cadere la casa, perché essa era fondata sopra la roccia”. Egli fonda la propria dottrina sulla roccia, perché in vero i Suoi comandamenti sono più solidi di qualsiasi roccia, infrangendo tutte le onde delle questioni umane. Per chi tiene con sé strettamente queste cose, non solo ne trarrà vantaggio quando altri lo vesseranno, ma anche quando diabolicamente complotteranno contro di lui. E non è vano parlare, perché […] ogni giorno riceviamo assalti del demonio, ma rimaniamo inamovibili; e gli apostoli pure erano come noi, quando tutte le onde del mondo si abbattevano contro di loro, quando nazioni e principi, persino il loro popolo oltre agli stranieri, sia gli spiriti maligni che il demonio in persona, quando ogni forza si muoveva contro di loro, rimasero fermi come la roccia, e riuscirono a disperderli.»

Giovanni Crisostomo è stato un vescovo e teologo greco antico. Fu patriarca di Costantinopoli. È commemorato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e dalle Chiese ortodosse orientali; è uno dei 37 Dottori della Chiesa Cattolica.

Lo chiamerai Giovanni

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,5-17

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso.
Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni.  Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

Parola del Signore.

Cinque pani e due pesci

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,11b-17

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Parola del Signore

La Parola offre a ciascuno la direzione da seguire. Spesso riceviamo richieste di cose da fare che ci sembrano impossibili o quasi impossibili. Il Signore si “intrufola” proprio dentro quel “quasi” e lo ricolma di tutto ciò che serve per “Servire“. Ed è così che l’impossibile si fa possibile appagando il desiderio di fame che viene dal profondo e che chiede risposte profonde. Forse le prime risposte devono giungere proprio dal nostro intimo, dal nostro vissuto il cui senso e il cui significato è nascosto perfino a noi stessi. Uno dei primi “ingredienti” sarà la Fiducia nel Signore e nelle sue parole; poi c’è la Speranza che è una attesa operosa; infine c’è il Coraggio di intraprendere azioni riparatrici che appaiono impossibili e che, invece, diventano possibili man mano che il nostro agire si fa “Servizio“.

Buona domenica del Corpus Domini

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

Osservate i gigli del campo

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,24-34

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.
Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?

Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Parola del Signore.

Ma che bello questo brano del Vangelo! La liturgia, con grande saggezza, ce lo propone proprio oggi, 21 giugno, giorno nel quale inizia ufficialmente l’estate. Decidiamo di leggerlo e meditarlo in un luogo aperto, magari all’ombra di un albero mentre, se siamo fortunati, una brezza leggera ci accarezza la pelle e i fiori di campo e il fieno lasciato ad essiccare spargono i loro profumi. Grazie Signore che ci permetti tutto questo.

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

La dov’è il tuo tesoro, la sarà anche il tuo cuore

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,19-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Parola del Signore.

«Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore», dice Gesù. Dov’è il nostro cuore, e quindi dov’è il nostro tesoro? Cerchiamo di scoprirlo domandandoci cosa speriamo di trovare. Cosa andiamo cercando? Per cosa ci diamo da fare? A cosa aspiriamo? A cosa pensiamo quando iniziamo il giorno e quando lo chiudiamo? Siamo almeno un po’ come Salomone che non chiede e non cerca «la vita di molti giorni, la ricchezza, la vittoria sui nemici«, ma «un cuore docile» che «sappia distinguere il bene dal male» per essere granello di senape e lievito di seme buono?
Forse non lo siamo. Forse lo siamo poco o a sprazzi. Forse non lo siamo più. Comunque sia, preghiamo per esserlo di più.