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Pane vivo

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,44-51

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Parola del Signore.

Oggi siamo chiamati a fare un passo indietro e a fare crescere la nostra Fede. Gesù si offre al mondo e singolarmente ad ognuno come unico pane che da la vita eterna. È un mistero grande che se siamo attenti ci interpella e ci invita ad essere sempre più fortemente legati all’Eucaristia segno vivo di un Dio che si è fatto carne perché ciascuno di noi possa essere come Lui.

Che grande Mistero!!!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La promessa della vita eterna

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,35-40

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Parola del Signore.

Per larga parte della vita non ci si pensa. Il ritmo imposto da un mondo concentrato e centrato su se stesso “obbliga” a non pensarci se non in alcuni momenti di noia o paranoia. Ma poi, inesorabile quasi per tutti arriva il momento di cercare di sapere cosa accadrà dopo. Per la verità anche quando si è giovani o adulti e magari si ha una certa sensibilità ci si sofferma a pensare e a meditare. È tutto logico, naturale e normale che questo accada. A questo punto ci chiediamo quale è la risposta sul “nostro” dopo. Esiste una risposta certa secondo criteri scientifici? No, crediamo che la scienza sia uno strumento inappropriato anche se, oggettivamente, qualche traccia dovrebbe indicarla. Comunque sia noi apparteniamo alla schiera (non sappiamo quanto numerosa) di coloro che ritengono per avere la “vita eterna” già da oggi e non domani mattina è necessario ed indispensabile “vedere” il Figlio di Dio. Per essere già, in questo oggi, dentro la “vita eterna” occorre “vedere” il Figlio e credere in Lui. Sembra un gioco da bambini, una costruzione della fantasia. Eppure noi crediamo che la “vita eterna” sia già presente per quanti sensibilmente riescono a “vedere” il Figlio nel quotidiano. Vederlo, infatti, cambia la prospettiva, cambia il modo di pensare, di agire, di essere, … cambia il ritmo del cuore e il battito si fa intenso, partecipato, emozionato. Tutto cambia di aspetto e certe cose della vita appaiono essere solo vuote costruzioni destinate a naufragare non appena la nebbia del mondo si diraderà… Quando cadranno le illusioni, quando riusciremo a vederci, finalmente, nudi allora e solo allora scopriremo la vita eterna … Preghiamo affinché possiamo davvero essere capaci di lasciare ogni illusione del mondo … Facciamolo davvero. È il primo passo per vivere da Risorti..

Franca e Vincenzo Testa oblati camaldolesi ❤️

Il pane della vita

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,30-35

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Parola del Signore.

La metafora di cui si avvale Gesù è molto bella e molto efficace. Il pane è certamente nutrimento base per la vita ma è anche corpo di Cristo che vuole donarsi totalmente a ciascuno di noi. E perché questa scelta così misteriosa? L’unica spiegazione logica è che il pane (l’Eucarestia) è cibo che ci è offerto per dare forza e coraggio alla nostra testimonianza. Siamo, infatti, chiamati ad essere, a nostra volta, Vangelo “vivo” trasformando la nostra stessa vita in vita “buona” per portare la buona notizia con la vita … Nutriti dall’Eucarestia (Corpo di Cristo) e dalla Parola siamo, perciò, inviati nel mondo per offrire la novità del Vangelo e cioè per Amare.

Francs e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Credere e cercare la vita eterna

.Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,22-29

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Parola del Signore.

In un mondo sempre più impegnato a perseguire la logica mondana dell’accumulo del denaro, del successo e del potere, Gesù ci invita, come fece con gli Apostoli a darci da fare “non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà”. Il suo era, resta e sarà un invito in totale controtendenza rispetto alla logica nella quale viviamo. C’è poco da fare, Gesù è sempre controvento. Egli non ha paura di porsi su una strada di precarietà, di incertezza, di affidamento alla provvidenza. Mentre il mondo ci invita a cercare le sicurezza economiche Lui ci spinge a vivere la logica dell’Amore che non guarda all’utile, ma persegue una logica “in perdita”. Noi da “viandanti distratti” cerchiamo sempre e per prima cosa di mettere al sicuro la vita cercando “pane e sicurezze”. Eppure dentro di noi, nella parte più profonda del nostro sentire, per quanto il mondo cerca di non farlo emergere, c’è un desiderio di infinito, c’è un vuoto che solo lo Spirito del Signore può riempire. E allora pur continuando a vivere nel mondo siamo invitati a camminare come se già stessimo fuori dal mondo accettando quelle che il mondo giudica perdite e che invece sono un guadagno, accogliendo con pazienza il dolore, la malattia e i tradimenti di uomini capricciosi che credono di essere grandi mentre l’unico Grande è il Signore che tutto vede, tutto conosce e tutto ascolta.

Buon cammino

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,6-14

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Parola del Signore.

Ogni giorno nelle nostre vite si rinnova l’incontro di Filippo con Gesù e ogni giorno Gesù ci ripete: “chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.

Credere in Gesù, figlio di Dio e chiedere nel suo nome è strada verso la santità semplice degli uomini semplici che sanno fidarsi e affidarsi.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Mi vuoi bene?

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Parola del Signore.

Tra Amore e Amicizia. Gesù fa tre domande a Pietro che ad un ascolto distratto sembrano uguali mentre in realtà sono tutte diverse. Vediamole:

  1. «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?».
  2. «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?».
  3. «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».

Con le prime due Gesù chiede se Pietro lo Ama e nella prima se lo Ama più degli altri. Pietro in entrambi i casi sembra evadere la risposta. Infatti alla prima risponde:

«Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene».

Evita il confronto con gli altri e non parla di Amore. Poi alla seconda Pietro risponde:

«Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene».

E, neanche questa volta Pietro risponde che lo Ama.

Allora Gesù abbassa ancora il livello della sua domanda e non parla più di Amore ma di un generico bene, diciamo per semplificare di Amicizia: “mi vuoi bene?”.

La risposta di Pietro è in linea con le precedenti: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».

Ecco, il Signore non pretende e non giudica nessuno e cerca sempre un adattamento… Oggi anche noi, come Pietro, siamo chiamati a dare una risposta.

  1. Amiamo Gesù più degli altri?
  2. Semplicemente lo Amiamo?
  3. Oppure gli vogliamo bene come un Amico?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,31-36

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Parola del Signore.

La luce è venuta del mondo

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Parola del Signore.

Alcuni anni fa siamo stati a Taize nella Comunità di Freré Roger frequentata da migliaia di giovani cristiani provenienti da tutto il mondo . È stata un’esperienza piena di luci, cioè di testimonianze semplici di come la fiducia in un Dio che sta accanto a noi può cambiare la vita e darci un senso. Il vangelo di oggi ci spinge a condividere con voi tutti (che siete tanti) un piccolo passo della regola di Taize… Eccolo:

Non arrestarti mai, cammina con i tuoi fratelli, corri verso la meta, seguendo le tracce del Cristo. E la sua traccia è un cammino di lucelo sono, ma anche voi siete la luce del mondo (Cfr. Gv 8,12 e Mt 5,14)… Affinché la luce del Cristo ti penetri, non basta contemplarla come se tu fossi soltanto puro spirito, devi impegnarti decisamente in questo cammino, anima e corpo. Che tu sia in mezzo agli uomini un segno di gioia e di amore fraterno”.

Ecco allora l’invito a non sentirsi mai soli, ad amare i poveri, i diseredati, i genitori, la famiglia, … Amare il prossimo chiunque sia … Raccontare le meraviglia di Dio con le parole e con la vita, non rattristare nessuno, aiutare davvero il prossimo e non lavarsene le mani, non fingere di ascoltare ma avere cura del vero bene dell’altro, restare semplici ed essenziali, accarezzare un fiore e guardare il mondo con gli occhi di un bambino … Allora sapremo essere luce, piccole luci capaci di attraversare la notte fino a raggiungere l’alba della risurrezione.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Venite a me, voi che siete stanchi e oppressi

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Parola del Signore.

A volte la vita ci fa sentire stanchi e oppressi dalla fatica. Però, attenzione. Possiamo essere stanchi e oppressi perché stiamo lavorando o ci stiamo impegnando a “servizio” degli altri e per il bene oppure possiamo esserlo perché non riusciamo a conquistare i nostri desideri in questo mondo. Parliamo dei desideri legati al successo, al potere o alla ricchezza. In questo secondo caso abbiamo la stanchezza e il senso di oppressione sono anche insoddisfazione, delusione e accumulo di rabbia e rancori, invidia e gelosia.

Se è per questi secondi motivi che ci sentiamo stanchi e oppressi allora siamo invitati a fermarci e suggeriamo di leggere questi versetti del profeta Aggeo: «Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato. Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento» (Aggeo 1,6-7).

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Il vento soffia dove vuole

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,1-8

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Parola del Signore.

Lo Spirito Santo è libero e imprevedibile, autonomo nelle sue decisioni e svincolato da ogni obbligo perbenista.

Se siamo pieni di Spirito Santo le nostre scelte verranno da Dio e Dio ci porterà a camminare su strade nuove dove senza nessuna paura saremo capaci di vivere senza timore. Lo Spirito Santo donato, infatti, è il padre della vera libertà e della vera saggezza.

E allora ascoltiamo il soffio del vento, cerchiamo di soffermarci per ricevere e per capire. Dopo e solo dopo facciamoci trasportare dove Lui vuole. Questo il Signore ci ha detto e promesso e questo è e sarà per “chiunque”, si affida e si fida dell’azione dello Spirito Santo.

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️