Questa Parola è dura

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore

Oggi abbiamo pensato di commentare il Vangelo scegliendo alcune parole dall’omelia di Leone XIV alla messa che ha celebrato nella Cappella Sistina e che ci presentano, con parole semplici e chiare, una condizione di vita difficile per i Cristiani e anche per coloro che hanno smarrito la fede. Vediamo:

«Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere.
Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito.
Eppure sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco».
Leone XIV, 9.5.2025

Il primo giorno di Leone XIV

La Chiesa sa sempre sorprendere!!!

Abbiamo scelto questa foto per segnalare il passaggio di testimone da Papa Francesco a Papa Leone XIV come una consegna doverosa ma anche come un passaggio realizzato in un clima di grande Speranza e Fiducia anche da parte di Papa Francesco che aveva scelto il cardinale Robert Francis Prevost per affidarli l’importante Dicastero dei Vescovi e, quindi, la nomina dei Vescovi di tutto il mondo. Ma vediamo di iniziare a scoprire qualcosa in più attraverso le sue prime parole pronunciate dalla Loggia di San Pietro dopo l’elezione.

Il Cardinale Robert Francis Prevost è. Papa e ha scelto il nome Leone XIV. Le sue prime parole pronunciate dalla loggia di San Pietro sono state:

La Pace sia con tutti voi!”.

Ma di quale Pace si tratta? Lo spiega subito. La Pace che augura a tutti Papa Leone XIV è la Pace di Cristo, una pace che deve abitare i cuori e che deve essere disarmata e disarmante. Basterebbe questo a segnare la via di un intero pontificato. Ma nel suo primo discorso che era scritto e quindi ben pensato e misurato nelle parole ha tracciato anche tante altre linee. Attenzione ai migranti; alle politiche ambientali e, quindi al clima; ha indicato ancora la via della sinodalita’; la Chiesa deve essere missionaria, dialogante con tutti e impegnata a costruire ponti. Aiutare tutti coloro che sono nel bisogno.

Ora sarà importante con quale stile tutto questo programma sarà coniugato e reso concreto. Molti qualificati vaticanisti hanno detto chiaramente che è un papa Americano ma nella prassi è il meno degli Americani. 😉

Un anticonsumista, che sa ascoltare e che parla con prudenza e parole illuminanti. È stato tanti anni missionario in Perù e ha quindi vissuto e fatta esperienza di persone che vivono nella povertà. Hanno sottolineato che è figlio/nipote di immigrati il papà spagnolo e la nonna italiana. Ha studiato per molti anni in Italia e parla bene l’italiano. In Piazza San Pietro, appena eletto, pur essere Americano e quindi di madre lingua inglese ha parlato italiano e spagnolo. Anche questa ci sembra già una significativa indicazione. Dicono che sia dolce, comprensivo ma anche fermo e deciso.

Ancora qualche nota. Leone XIII è stato il Papa che ha traghettato la Chiesa nella modernità, il Papa che ha emanato l’enciclica Rerum Novarum, cioè l’Enciclica sociale di grande e straordinaria attenzione al mondo del lavoro che è stata capace di bloccare il socialismo/comunismo e offrire una straordinaria alternativa al mondo. A nostro modesto parere Leone XIV ci sembra essere il Papa capace di unire il nord e il sud del mondo così come Giovanni Paolo II lo è stato tra est ed ovest. I Cardinali hanno davvero saputo guardare Oltre … davvero lo Spirito Santo è sempre in azione ed è capace di indicare strade nuove per i nuovi tempi che siamo chiamati a vivere.

Infine vorremmo anche sottolineare che tutti abbiamo parlato di una grande sorpresa che, però, conferma quanto già accaduto con l’elezione di Giovanni Paolo I, di Giovanni Paolo II e di Francesco. La Chiesa sa sempre esprimere novità e restare al passo con i tempi.

Ora non ci resta che pregare per Lui e con Lui affinché ascoltando lo Spirito Santo sappia aiutare i Cattolici, i Cristiani e l’intera Umanità a ritrovare la via del reciproco sostegno in un clima di Pace vera. Dio solo sa di quante Pace c’è bisogno nel mondo, nelle famiglie e nelle persone.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,52-59

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Parola del Signore

Pane vivo

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,44-51

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Parola del Signore.

Oggi siamo chiamati a fare un passo indietro e a fare crescere la nostra Fede. Gesù si offre al mondo e singolarmente ad ognuno come unico pane che da la vita eterna. È un mistero grande che se siamo attenti ci interpella e ci invita ad essere sempre più fortemente legati all’Eucaristia segno vivo di un Dio che si è fatto carne perché ciascuno di noi possa essere come Lui.

Che grande Mistero!!!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La cittadella dell’Immacolata e l’ispirazione di Pio IX a Gaeta

Siamo a Bagnara Calabra famosa non solo per il Pesce Spada e perché proprio di qui è partita la famiglia Florio per “conquistare” la Sicilia con il Marsala e le saline. Ma Bagnara Calabra è anche il luogo che accoglie la Cittadella dell’Immacolata dove vive una fraternità di Piccoli Fratelli e Sorelle dell’Immacolata. È una comunità, come scrivono nel loro sito,  di fratelli e sorelle consacrati a Dio.

Al cancello d’ingresso ci accoglie sorella Adele …

Sorride, sorride sempre sorella Adele che da sette anni è uno dei circa 50 tra fratelli e sorelle che vivono, come in una famiglia, nella Fraternità. Mentre ci accompagna nei viali e ci racconta di Maria, del miracolo o, meglio, dei miracoli che Maria rende possibile nei cuori e per anime che la cercano esprime gioia. Non è qualcosa di scontato, in questi nostri tempi, incontrare persone come Adele.

Ogni cosa nel nostro giardino –dice con il coraggio e la forza del credente- ha un senso. Ogni angolo di questi spazi che da oltre 25 anni la Fraternità sta vivendo e traformando è voluto da Lei, Maria“.

Non c’è frase o esperienza che ci offre e ci dona che non hanno al centro l’Immacolata. Non è difficile farsi rapire dalla sete di conoscere e sperimentare questa gioia infinita che le donne e gli uomini di Dio portano nel cuore e sanno trasmettere con una sapienza semplice ed essenziale. Mentre camminiamo alla scoperta della Cittadella

L’ingresso

L’angolo dedicato a San Michele Arcangelo

Facciamo sosta nella Chiesa della Divina misericordia per una preghiera

Uno scorcio del giardino dove ogni angolo evoca passi del Vangelo o santi testimoni.

Il nostro cammino esplorativo prosegue tra i viali, le immagini di Santi, via Crucis e spicchi di cielo azzurro che sembrano illuminare ogni più piccola dettaglio.

L’angolo della Samaritana e il pozzo dal quale davvero spunta uno zampillo di acqua fresca.

Sorella Adele è molto attenta nel suo racconto e ascolta anche qualche nostro feedback… Camminiamo ancora tra i vialetti

Questa è l’area scelta dove sarà costruita la nuova Chiesa capace di ospitare i tanti amici e pellegrini della Fraternità che la portano nel cuore e la sostengono.

Uno sguardo sul Tirreno e oltre

Siamo quasi alla conclusione della visita e ci raggiunge sorella Angiola, romana d’origine e con il volto illuminato da splendidi occhi pieni di luce.

Con Lei, prima di entrare in Chiesa, raggiungiamo un’altro angolo del giardino

Lo spazio piccolo custodisce la devozione al Cuore di Gesù

Ecco ora ci accingiamo ad entrare in Chiesa. Sul presbiterio c’è Gesù e Maria e sul lato destro una reliquia di Padre Massimiliano Kolbe, martire in un lager nazista. Ed è qui che ci svelano l’ultimo particolare della fraternità:

“Il nostro carisma – spiegano nel sito- si ispira a San Massimiliano Maria Kolbe, martire di Auschwitz e “patrono dei nostri difficili tempi” (San Giovanni Paolo II). Dalla sua vita e dalla sua spiritualità attingiamo in modo particolare l’ideale della Cittadella dell’Immacolata: un centro di evangelizzazione interamente consacrato alla Vergine Maria”.

È quasi mezzogiorno ed è l’ora della preghiera della Fraternità. Prima di lasciare sorella Adele e sorella Angiola preghiamo anche noi con loro. Confessiamo che siamo riusciti, insieme, ad instaurare una bella sintonia e armonia. Torneremo da queste parti e certamente torneremo alla Cittadella dell’Immacolata e ricordiamo che il dogma dell’Immacolata fu ispirato a Pio IX a pochi chilometri da casa nostra: la Cappellina d’Oro a Gaeta. Invitiamo la Fraternità a pensare di farci una visita e ci offriamo per accompagnarli.

La promessa della vita eterna

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,35-40

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Parola del Signore.

Per larga parte della vita non ci si pensa. Il ritmo imposto da un mondo concentrato e centrato su se stesso “obbliga” a non pensarci se non in alcuni momenti di noia o paranoia. Ma poi, inesorabile quasi per tutti arriva il momento di cercare di sapere cosa accadrà dopo. Per la verità anche quando si è giovani o adulti e magari si ha una certa sensibilità ci si sofferma a pensare e a meditare. È tutto logico, naturale e normale che questo accada. A questo punto ci chiediamo quale è la risposta sul “nostro” dopo. Esiste una risposta certa secondo criteri scientifici? No, crediamo che la scienza sia uno strumento inappropriato anche se, oggettivamente, qualche traccia dovrebbe indicarla. Comunque sia noi apparteniamo alla schiera (non sappiamo quanto numerosa) di coloro che ritengono per avere la “vita eterna” già da oggi e non domani mattina è necessario ed indispensabile “vedere” il Figlio di Dio. Per essere già, in questo oggi, dentro la “vita eterna” occorre “vedere” il Figlio e credere in Lui. Sembra un gioco da bambini, una costruzione della fantasia. Eppure noi crediamo che la “vita eterna” sia già presente per quanti sensibilmente riescono a “vedere” il Figlio nel quotidiano. Vederlo, infatti, cambia la prospettiva, cambia il modo di pensare, di agire, di essere, … cambia il ritmo del cuore e il battito si fa intenso, partecipato, emozionato. Tutto cambia di aspetto e certe cose della vita appaiono essere solo vuote costruzioni destinate a naufragare non appena la nebbia del mondo si diraderà… Quando cadranno le illusioni, quando riusciremo a vederci, finalmente, nudi allora e solo allora scopriremo la vita eterna … Preghiamo affinché possiamo davvero essere capaci di lasciare ogni illusione del mondo … Facciamolo davvero. È il primo passo per vivere da Risorti..

Franca e Vincenzo Testa oblati camaldolesi ❤️

Il pane della vita

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,30-35

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Parola del Signore.

La metafora di cui si avvale Gesù è molto bella e molto efficace. Il pane è certamente nutrimento base per la vita ma è anche corpo di Cristo che vuole donarsi totalmente a ciascuno di noi. E perché questa scelta così misteriosa? L’unica spiegazione logica è che il pane (l’Eucarestia) è cibo che ci è offerto per dare forza e coraggio alla nostra testimonianza. Siamo, infatti, chiamati ad essere, a nostra volta, Vangelo “vivo” trasformando la nostra stessa vita in vita “buona” per portare la buona notizia con la vita … Nutriti dall’Eucarestia (Corpo di Cristo) e dalla Parola siamo, perciò, inviati nel mondo per offrire la novità del Vangelo e cioè per Amare.

Francs e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Credere e cercare la vita eterna

.Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,22-29

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Parola del Signore.

In un mondo sempre più impegnato a perseguire la logica mondana dell’accumulo del denaro, del successo e del potere, Gesù ci invita, come fece con gli Apostoli a darci da fare “non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà”. Il suo era, resta e sarà un invito in totale controtendenza rispetto alla logica nella quale viviamo. C’è poco da fare, Gesù è sempre controvento. Egli non ha paura di porsi su una strada di precarietà, di incertezza, di affidamento alla provvidenza. Mentre il mondo ci invita a cercare le sicurezza economiche Lui ci spinge a vivere la logica dell’Amore che non guarda all’utile, ma persegue una logica “in perdita”. Noi da “viandanti distratti” cerchiamo sempre e per prima cosa di mettere al sicuro la vita cercando “pane e sicurezze”. Eppure dentro di noi, nella parte più profonda del nostro sentire, per quanto il mondo cerca di non farlo emergere, c’è un desiderio di infinito, c’è un vuoto che solo lo Spirito del Signore può riempire. E allora pur continuando a vivere nel mondo siamo invitati a camminare come se già stessimo fuori dal mondo accettando quelle che il mondo giudica perdite e che invece sono un guadagno, accogliendo con pazienza il dolore, la malattia e i tradimenti di uomini capricciosi che credono di essere grandi mentre l’unico Grande è il Signore che tutto vede, tutto conosce e tutto ascolta.

Buon cammino

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Una rete che non si spezza

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,1-19

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.  Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Parola del Signore.

Gesù chiede ai discepoli di gettare le reti dalla parte destra. Perché? Forse è perché è dalla sua destra che è uscito sangue ed acqua. Allo stesso modo è sempre dalla parte destra del Tempio che il profeta Ezechiele vede scendere un fiume di acqua che risana. Ci sono, quindi,  segni e simboli che ci parlano e ci aiutano a capire che è, proprio, restando nelle ferite di Gesù, dove il dolore brucia e il cuore batte forte che possiamo essere testimoni credibili. E chiediamoci anche perché il numero centocinquantre. È San Girolamo a darci una dritta: perché, scrive, centocinquantatre sono le specie di pesci conosciute nell’antichità. Ed infine c’è la rete che non si spezza. Non si spezza perché nonostante le nostre diversità si resta uniti. Con questa Speranza attendiamo l’esito del conclave. 

Franca e Vincenzo Eremo di famiglia 

Inoltre è possibile anche ascoltare la lectio tenuta presso il Santuario di Sant’Antonio Abate in Roma

clicca qui

Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,6-14

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Parola del Signore.

Ogni giorno nelle nostre vite si rinnova l’incontro di Filippo con Gesù e ogni giorno Gesù ci ripete: “chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.

Credere in Gesù, figlio di Dio e chiedere nel suo nome è strada verso la santità semplice degli uomini semplici che sanno fidarsi e affidarsi.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Mi vuoi bene?

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Parola del Signore.

Tra Amore e Amicizia. Gesù fa tre domande a Pietro che ad un ascolto distratto sembrano uguali mentre in realtà sono tutte diverse. Vediamole:

  1. «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?».
  2. «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?».
  3. «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».

Con le prime due Gesù chiede se Pietro lo Ama e nella prima se lo Ama più degli altri. Pietro in entrambi i casi sembra evadere la risposta. Infatti alla prima risponde:

«Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene».

Evita il confronto con gli altri e non parla di Amore. Poi alla seconda Pietro risponde:

«Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene».

E, neanche questa volta Pietro risponde che lo Ama.

Allora Gesù abbassa ancora il livello della sua domanda e non parla più di Amore ma di un generico bene, diciamo per semplificare di Amicizia: “mi vuoi bene?”.

La risposta di Pietro è in linea con le precedenti: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».

Ecco, il Signore non pretende e non giudica nessuno e cerca sempre un adattamento… Oggi anche noi, come Pietro, siamo chiamati a dare una risposta.

  1. Amiamo Gesù più degli altri?
  2. Semplicemente lo Amiamo?
  3. Oppure gli vogliamo bene come un Amico?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Aquila e Priscilla