Quanto sia dovuto pesare a San Benedetto sentirsi obbligato a elaborare un codice penale cosi` severo, appare chiaramente da questo capitolo 27, uno dei piu` belli della Regola. Il testo, quasi senza parallelo nella Regola Monastica, tutto pervaso di pieta` e misericordia, tratta degli scomunicati, ma e` interamente dedicato all’abate. Si nota la preoccupazione e l’enorme interesse per la salvezza delle anime e la ricerca di tutti i rimedi possibili. All’inizio l’abate e` visto come un medico (la metafora risale a Origene, Ambrogio, Cassiano) che si occupa dei malati, secondo la frase di Gesu` in Mt.9,12. Ora, questo medico saggio, esperto, usera` ogni industria perche` la “medicina” della scomunica abbia il migliore effetto. E San Benedetto ne indica una che, mentre salva l’autorita` dell’abate, esercita anche lo spirito di carita` fraterna: mandera` dei monaci anziani ed assennati i quali “quasi di nascosto” (dagli altri confratelli) lo consolino nell’afflizione e lo spingano a riconciliarsi umilmente dando la dovuta soddisfazione.
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