La misericordia dell’abate verso gli scomunicati

Quanto sia dovuto pesare a San Benedetto sentirsi obbligato a elaborare un codice penale cosi` severo, appare chiaramente da questo capitolo 27, uno dei piu` belli della Regola. Il testo, quasi senza parallelo nella Regola Monastica, tutto pervaso di pieta` e misericordia, tratta degli scomunicati, ma e` interamente dedicato all’abate. Si nota la preoccupazione e  l’enorme interesse per la salvezza delle anime e la ricerca di tutti i rimedi possibili. All’inizio l’abate e` visto come un medico (la metafora risale a Origene, Ambrogio, Cassiano) che si occupa dei malati, secondo la frase di Gesu` in Mt.9,12. Ora, questo medico saggio, esperto, usera` ogni industria perche` la “medicina” della scomunica abbia il migliore effetto. E San Benedetto ne indica una che, mentre salva l’autorita` dell’abate, esercita anche lo spirito di carita` fraterna: mandera` dei monaci anziani ed assennati i quali “quasi di nascosto” (dagli altri confratelli) lo consolino nell’afflizione e lo spingano a riconciliarsi umilmente dando la dovuta soddisfazione.

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Colpe gravi tra scomuniche e pene corporali

Le pene corporali non erano novita` propria di San Benddetto: basta confrontare le Regole di Pacomio, Macario, le Vitae Patrum, Cassiano e in occidente la Regola di Cesario e la Regola Monastica In questo, come detto sopra, San Benedetto e` molto severo; ma non pare giustificata l’immagine trasmessa da qualche pittore di un San Benedetto con un fascio di verghe in mano, quasi stesse sempre a frustare. Potrebbe interpretarsi di un santo che mortifica se stesso con la “disciplina”: concezione facile specialmente dopo S.Pier Damiano; oppure il fascetto di verghe potrebbe rappresentare uno strumento per la sveglia, un qualcosa di simile alla nostra “traccola” (cf. quanto detto alla fine del c.47). Del resto, la discrezione di San Benedetto anche in questo appare manifesta, se si pensa alle terribili disposizioni penitenziari di San Colombano.

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Monaci tra cella e dormitorio

La sostituzione della cella a favore del dormitorio comune avviene alla fine del secolo V in Gallia (per evitare i vizi della proprieta` privata, della gola, dell’incontinenza), e la cosa si nota anche a Costantinopoli. I motivi iniziali dell’abbandono della cella sono il lavoro manuale e l’Ufficio divino in comune. In questo cambiamento dalla cella al dormitorio si deve vedere il fatto piu` importante della storia del monachesimo antico. La cella dava al monaco un carattere solitario e contemplativo; il suo abbandono significa che si lascia questo alto ideale per assicurare la pratica di certe virtu` elementari; salvare la poverta` e i buoni costumi sembra piu` urgente che l’orazione incessante.

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San Benedetto si ispira ai diaconi per i suoi decani

Questa indicazione di San Benedetto che vuole organizzare i monaci a gruppi di dieci sotto la sorveglianza di un decano trova origine tra i monaci egiziani ma forse più ancora in Atti 6, 1-3 considerato l’atto di nascita dei diaconi. Non si tratta di certo di una “elezione” come pensiamo noi oggi, ma di una scelta diretta dell’ Abate che individuava persone timorate di Dio che lo aiutassero a governare.

Si esige anzitutto che siano “stimati”, letteralmente “di buona riputazione”, espressione tratta da Atti 6,3 a proposito dei diaconi; inoltre che siano di “santa vita monastica”. Piu` sotto, al v.4, abbiamo una coppia di qualita` richieste per chi deve essere ordinato abate; <santita` di vita e dottrina spirituale>. Il significato e` evidente: che l’abate “possa condividere con loro tutti i pesi suoi” (v,3), (l’espressione richiama Esodo 18,22), compresa la responsabilita` spirituale: insegnare le vie di Dio ai fratelli loro affidati.

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Umilta’ e purezza del cuore

Per San Benedetto la preghiera deve essere riverente, umile, piena di abbandono, breve e pura (cioe` intensa, senza distrazioni) e deve sgorgare da un cuore puro (cioe` sincero, senza macchia di peccato) e contrito. Tutto cio` San Benedetto lo ha espresso con quattro coppie di vocaboli: 1) con umiltà e rispetto 2) con tutta umiltà e purezza di devozione 3) nella purezza del cuore e la convinzione delle lacrime 4) breve e pura.

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