Matrimionio e verginita’

Viaggio nell’Amoris laetizia. Matrimonio e verginità. Molti, poi, mettono i loro talenti a servizio della comunità cristiana nel segno della carità e del volontariato.

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Vi sono poi coloro che non si sposano perché consacrano la vita per amore di Cristo e dei fratelli. Dalla loro dedizione la famiglia, nella Chiesa e nella società, è grandemente arricchita».

La verginità è una forma d’amore. Come segno, ci ricorda la premura per il Regno, l’urgenza di dedicarsi senza riserve al servizio dell’evangelizzazione (cfr 1 Cor 7,32), ed è un riflesso della pienezza del Cielo, dove «non si prende né moglie né marito» (Mt 22,30). San Paolo la raccomandava perché attendeva un imminente ritorno di Gesù e voleva che tutti si concentrassero unicamente sull’evangelizzazione: «Il tempo si è fatto breve» (1 Cor 7,29). Tuttavia rimaneva chiaro che era un’opinione personale e un suo desiderio (cfr 1 Cor 7,6-8) e non una richiesta di Cristo: «Non ho alcun comando dal Signore» (1 Cor 7,25). Nello stesso tempo, riconosceva il valore delle diverse chiamate: «Ciascuno riceve da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro» (1 Cor 7,7). In questo senso san Giovanni Paolo II ha affermato che i testi biblici «non forniscono motivo per sostenere né l’“inferiorità” del matrimonio, né la “superiorità” della verginità o del celibato» a motivo dell’astinenza sessuale. Più che parlare della superiorità della verginità sotto ogni profilo, sembra appropriato mostrare che i diversi stati di vita sono complementari, in modo tale che uno può essere più perfetto per qualche aspetto e l’altro può esserlo da un altro punto di vista. Alessandro di Hales, per esempio, affermava che in un senso il matrimonio può considerarsi superiore agli altri sacramenti: perché simboleggia qualcosa di così grande come «l’unione di Cristo con la Chiesa o l’unione della natura divina con quella umana».
Papa francesco 🌻…. Questo passò dell’Amoris laetitia ci piace moltissimo. Due sottolineature soltanto. La prima: la verginità o il celibato per il Regno dei cieli sono un’opinione personale di San Paolo e un suo desiderio e lo dice con chiarezza: “Non ho alcun comando dal Signore” (1 Corso 7, 25). Il fatto che anche papa Francesco lo abbia sottolineato pone la parola fine a fiumi di parole spese dalla teologia per sostenere che l’essere preti è una possibilità solo per chi sceglie di non sposarsi (i nostri fratelli orientali, infatti, non hanno mai smesso di ordinare gli sposati). Crediamo che, oggi, si possa iniziare, anche nella Chiesa di Roma, a parlare di questo argomento. I tempi sono maturi perché si inizi un confronto ampio. La seconda sottolineatura che è una logica conseguenza della prima: il matrimonio non è inferiore alla verginità ma entrambe le vocazioni sono belle e buone e a servizio del Signore con pari dignità e valore … Noi sposati, perciò, non sentiamoci meno di preti, suore o di altre vocazioni. Ma viviamo la nostra vocazione con la gioia e la consapevolezza di essere segno di qualcosa di grande e misterioso, tanto grande che nonostante i nostri pensieri cerchino risposte e non riusciamo a trovarle intuiamo che sono nascoste nel cuore di Dio. 🌻🌻 franca e vincenzo

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