In questo contesto i vecchi approcci non funzionano più e l’esperienza trasmessa dalle generazioni precedenti diventa rapidamente obsoleta. Valide opportunità e rischi insidiosi si intrecciano in un groviglio non facilmente districabile. Diventano indispensabili adeguati strumenti culturali, sociali e spirituali perché i meccanismi del processo decisionale non si inceppino e si finisca, magari per paura di sbagliare, a subire il cambiamento anziché guidarlo. Lo ha detto Papa Francesco: «“Come possiamo ridestare la grandezza e il coraggio di scelte di ampio respiro, di slanci del cuore per affrontare sfide educative e affettive?”. La parola l’ho detta tante volte: rischia! Rischia. Chi non rischia non cammina. “Ma se sbaglio?”. Benedetto il Signore! Sbaglierai di più se tu rimani fermo» (Discorso a Villa Nazareth, 18 giugno 2016).
Si dice che le difficoltà di scegliere derivano dalla precarietà e dalla fatica di trovare lavoro e dalla conseguente impossibilità di avere una propria autonomia economica. A queste difficoltà si aggiungono quelle di costruire un proprio percorso professionale. Si suggerisce di favorire le occasioni per provare le capacità personali mettendole a servizio di un solido progetto pertanto “se nella società o nella comunità cristiana vogliamo far succedere qualcosa di nuovo, dobbiamo lasciare spazio perché persone nuove possano agire”.
Un vecchio racconto ebraico si dice che quando Dio creò l’universo si ritrasse per lasciare spazio al creato ( teoria dello Zim zum ? ) forse è bene che anche noi adulti ci rimpiccioliamo per lasciare spazio ai giovani. La morte rappresenta un grande atto di amore perché così lasciamo spazio a chi rimane in vita.
la morte è un atto involontario Pietro. Occorre lasciare spazio adesso ma non con responsabilità e cioè accompagnando e sostenendo i giovani trasmettendo fede e cultura. Un abbraccio