San Benedetto esige una riparazione pubblica per quegli “sbagli commessi per negligenza”, ma non dice in che cosa essa consista; probabilmente in una prostrazione a terra. Ancor oggi nei monasteri si conserva l’uso di questo atto di umilta` per gli errori durante l’Ufficio: si porta la mano al petto o si genuflette al proprio posto… Sono, oltre che espressioni di umilta`, atti di riverenza verso la santita` di Dio. Chi non voleva sottoporsi a questa umiliazione e riparazione veniva punito piu` severamente, a giudizio dell’abate (forse con la soddisfazione degli scomunicati).
- Il monaco che per colpe gravi è stato escluso dal coro e della mensa comune, al termine dell’Ufficio divino si prostri in silenzio davanti alla porta del coro,
- rimanendo lì disteso con la faccia a terra dinanzi a tutti quelli che escono
- e continui a fare in questo modo fino a quando l’abate non giudichi che ha sufficientemente riparato.
- Quando poi sarà chiamato dall’abate, si getti ai piedi di lui e di tutti i fratelli per chiedere le loro preghiere.
- Allora, se l’abate vorrà, potrà essere riammesso in coro al suo posto o a quello designato dallo stesso abate,
- senza permettersi, però, di recitare un salmo, una lezione o altro, a meno che l’abate glielo ordini.
- Inoltre al termine di tutte le Ore dell’Ufficio divino, si prostri a terra lì dove si trova
- e faccia così la sua riparazione, finché l’abate non metterà fine a questa penitenza.
- Quelli, invece, che per colpe più leggere sono stati esclusi solo dalla mensa, facciano penitenza in coro per il tempo stabilito dall’abate
- e la ripetano fin tanto che questi li benedica e dica: Basta
- Se un monaco commette un errore mentre recita un salmo, un responsorio, un’antifona o una lezione e non si umilia davanti a tutti con una penitenza, sia sottoposto a una punizione più severa,
- perché non ha voluto correggersi umilmente dell’errore commesso per negligenza.
- Nel caso dei ragazzi, invece, per una colpa di questo genere si ricorra al castigo corporale
- Se, mentre è impegnato in un qualsiasi lavoro in cucina, in dispensa, nel proprio servizio, nel forno, nell’orto, in qualche attività o si trova in un altro luogo qualunque, un monaco commette uno sbaglio,
- rompe o perde un oggetto o incorre comunque in una mancanza
- e non si presenta subito all’abate e alla comunità per riparare spontaneamente e confessare la propria colpa,
- sarà sottoposto a una punizione più severa, quando il fatto verrà reso noto da altri.
- Ma se il movente segreto del peccato fosse nascosto nell’intimo della coscienza, lo manifesti solo all’abate o a qualche monaco anziano,
- che sappia curare le miserie proprie e altrui senza svelarle e renderle di pubblico dominio.