L’ordine nel monastero

San Benedetto da tre criteri: quello normale e` l’anzianita` monastica, cioe` la data d’ingresso in monastero; un’eccezione puo` essere data da particolari meriti di un monaco; oppure la volonta` dell’abate, il quale e` autorizzato a promuovere e a degradare, ma solo per ragioni superiori e per motivi validi; San Benefetto gli ricorda di fuggire il dispotismo e di  Comunque, l’eta` fisica e l’estrazione sociale dell’individuo non conteranno nulla ( Pertanto anche i fanciulli oblati staranno al posto che corrisponde alla data della loro consacrazione a Dio, anche se sotto la tutela di monaci adulti

  1. Nella comunità ognuno conservi il posto che gli spetta secondo la data del suo ingresso o l’esemplarità della sua condotta o la volontà dell’abate.
  2. Bisogna però che quest’ultimo non metta lo scompiglio nel gregge che gli è stato affidato, prendendo delle disposizioni ingiuste come se esercitasse un potere assoluto,
  3. ma pensi sempre che dovrà rendere conto a Dio di tutte le sue decisioni e azioni.
  4. Dunque i monaci si succedano nel bacio di pace e nella comunione, nell’intonare i salmi e nei posti in coro, secondo l’ordine stabilito dall’abate o a essi spettante.
  5. E in nessuna occasione l’età costituisca un criterio distintivo o pregiudizievole per stabilire i posti,
  6. perché Samuele e Daniele, quando erano ancora fanciulli, giudicarono gli anziani.
  7. Quindi, a eccezione di quelli che, come abbiamo già detto, l’abate avrà promosso per ragioni superiori o degradato per motivi fondati, tutti gli altri occupino sempre i posti determinati dalla data del rispettivo ingresso,
  8. in modo che il monaco, arrivato – per esempio – in monastero alle 9, sappia di essere più giovane di quello arrivato alle 8, quale che sia la sua età e dignità.
  9. Per quanto riguarda i ragazzi, invece, si osservi in tutto e per tutto la relativa disciplina.
  10. I più giovani, dunque, trattino con riguardo i più anziani, che a loro volta li ricambino con amore.
  11. Anche quando si chiamano tra loro, nessuno si permetta di rivolgersi all’altro con il solo nome,
  12. ma gli anziani diano ai giovani l’appellativo di “fratello” e i giovani usino per gli anziani quello di “reverendo padre”, come espressione del loro rispetto filiale.
  13. L’abate poi sia chiamato “signore” e “abate”, non perché si sia arrogato da sé un tale titolo, ma in onore e per amore di Cristo del quale sappiamo per fede che egli fa le veci.
  14. Da parte sua, però, rifletta sull’onore che gli viene tributato e se ne dimostri degno.
  15. Dovunque i fratelli si incontrano, il più giovane chieda la benedizione al più anziano;
  16. quando passa un monaco anziano, il più giovane si alzi e gli ceda il posto, guardandosi bene dal rimettersi a sedere prima che l’anziano glielo permetta,
  17. in modo che si realizzi quanto è scritto: “Prevenitevi a vicenda nel rendervi onore”.
  18. I ragazzi più piccoli e i giovanetti occupino in coro e in refettorio i posti loro spettanti secondo la Regola:
  19. ma fuori di lì siano sorvegliati e tenuti dappertutto sotto la disciplina, finché non avranno raggiunto un età più matura.

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