Videro Gesù camminare sul mare.

A volte ci capita di vivere esperienze davvero difficili e complicate. Il vento ci soffia contro e fatichiamo molto per spingere i nostri passi in questa vita. Nonostante la buona volontà e il desiderio di raggiungere la meta che ci siamo prefissati emergono molti ostacoli tra i quali, il più difficile da superare è il nostro Ego, il nostro credere che tutto dipende da noi, che noi siamo il centro dell’universo. Non ci sfiora mai il dubbio che, invece, c’è un progetto che ci sovrasta, un disegno di Dio ampiamente superiore che non vogliamo ne vedere ne riconoscere. Quando questo accade restiamo sconvolti e ci spaventiamo tanto da essere incapaci di accogliere il grande progetto che Dio ha pensato per noi. Quando però con umiltà invitiamo Gesù ad entrare nella nostra vita (a salire sulla barca con noi) ci accorgiamo che tutto cambia. Quello che prima era indispensabile diventa superfluo; il nostro Ego si trasforma e in umilta ci affidiamo a Dio che, padrone assoluto della nostra vita, ci darà la forza e il coraggio necessari per vincere ogni sfida donando ai nostri giorni la pace e la gioia dell’innocenza.

Franca e Vincenzo, osb-cam

  Dal Vangelo secondo Marco

[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare.
Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò.
E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.

   Parola del Signore

Lamentazioni

Oggi condividiamo un piccolo testo della Parola di Dio. Ci sono tante occasioni nella vita nelle quali questo testo può essere di aiuto. Leggendolo e meditandolo davanti al Signore può aiutarci a vivere i momenti di buoi … buona riflessione

franca e vincenzo, osb-cam

Lamentazioni 3

Alef
1 Io sono l’uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2 Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3 Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.

Bet
4 Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5 Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6 Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.

Ghimel
7 Mi ha costruito un muro tutt’intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8 Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9 Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.

Dalet
10 Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11 Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12 Ha teso l’arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.

He
13 Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14 Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d’ogni giorno.
15 Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.

Vau
16 Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17 Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18 E dico: «È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore».

Zain
19 Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20 Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21 Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.

Het
22 Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23 esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24 «Mia parte è il Signore – io esclamo –
per questo in lui voglio sperare».

Tet
25 Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l’anima che lo cerca.
26 È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27 È bene per l’uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.

Iod
28 Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29 cacci nella polvere la bocca,
forse c’è ancora speranza;
30 porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.

Caf
31 Poiché il Signore non rigetta mai…
32 Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33 Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell’uomo.

Lamed
34 Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35 quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell’Altissimo,
36 quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?

Mem
37 Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38 Dalla bocca dell’Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39 Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?

Nun
40 «Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41 Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42 Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.

Samech
43 Ti sei avvolto nell’ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44 Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45 Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.

Pe
46 Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47 Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina».
48 Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.

Ain
49 Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50 finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51 Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.

Sade
52 Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53 Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54 Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: «È finita per me».

Kof
55 Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56 Tu hai udito la mia voce: «Non chiudere
l’orecchio al mio sfogo».
57 Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: «Non temere!».

Res
58 Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59 Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60 Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.

Sin
61 Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62 i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63 Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.

Tau
64 Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l’opera delle loro mani.
65 Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66 Perseguitali nell’ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.

Vuoi guarire?

«Vuoi guarire?»: Giovanni 5, 1-9Vi fu una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. V’è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. [Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo ad entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.] Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. 6 Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». 9 E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. (Giovanni 5,1-9)

Commento della comunità di Taize

Gesù guarda con compassione l’uomo disteso a terra. È infermo da 38 anni … così tanto tempo! Ha perso la sua autonomia, inoltre, non ha nessuno che lo aiuti. Gesù vede la sua miseria, la sua sofferenza, la sua disperazione e gli parla: “Vuoi guarire?”. Non è il paralitico che chiede la guarigione, ma è Gesù che gli fa questa domanda.

Vuoi guarire? Chi non desidererebbe la guarigione? Tuttavia la risposta del paralitico è indiretta. Così immobilizzato e disperato, non riesce nemmeno a dare una risposta semplice e chiara. Forse non crede più che possa accadergli qualcosa di positivo. A questo diseredato che sembra essere incapace di fare qualcosa da solo, Gesù offre la guarigione. Non dice: “Sei guarito!”, ma “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!”. Come se gli dicesse: “D’ora in poi, prenditi cura della tua vita! Ne sei capace!”.

Ogni racconto di guarigione compiuta da Gesù rivela l’infinita bontà di Colui che lo ha mandato. Dio vuole la pienezza di vita per ogni essere umano. Tanti racconti nella Bibbia ci mostrano questo Dio che non può rimanere indifferente alla sofferenza del suo popolo e della sua creazione. Dio Creatore è Dio Salvatore. Nessuna regola religiosa, anche importante come quella del sabato, può impedire a Gesù di guarire il malato. La persona guarita è completamente reintegrata nella vita collettiva.

Possiamo leggere questo testo dal punto di vista delle nostre situazioni. In ognuno di noi ci sono ferite: ricordo di un’umiliazione, sogno non realizzato, desiderio insoddisfatto. Non è facile farvi fronte. Ci capita di fuggirle o nasconderle perché ci fanno male o ce me vergogniamo.

Per paura di fallire, di commettere un errore, ci manca l’audacia di correre un rischio, di assumerci la responsabilità e le conseguenze della nostra decisione. Invece di cogliere il possibile, spesso siamo immobilizzati di fronte all’impossibile. Diamo la colpa ad altri: genitori, insegnanti, responsabili della politica, impresa o chiesa.

Anche i gravi problemi del mondo ci assalgono: cambiamenti climatici, disuguaglianze, concorrenza spietata in campo economico, conflitti internazionali e guerre, crisi dei rifugiati … Di fronte alle sfide del mondo ci sentiamo impotenti e poveri. Il nostro pianeta assomiglia all’uomo del Vangelo che era paralizzato per 38 anni.

Nella vita collettiva, come nella vita personale, invece di cadere nel fatalismo, possiamo ascoltare la parola di Gesù: Vuoi guarire? Vuoi cambiare vita? Vuoi una vita piena? Vuoi cambiare la società, rendere la terra più abitabile per tutti? Credi che sia possibile? Allora, alzati! Inizia oggi, prendi la tua parte di responsabilità! Fai il primo passo, non sei più solo! Cerca amici che condividono la stessa fede, i medesimi valori. Con tutti gli umani di buona volontà – ce ne sono molti! – prendiamoci cura della creazione. Così facendo troverai un senso alla tua vita.

In una preghiera silenziosa, ascoltiamo la voce di Cristo e vediamo anche lo sguardo di Cristo che ci mormora: vuoi guarire?

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 Quali sono le persone / situazioni intorno a me che hanno bisogno di guarigione?

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 Cosa ci impedisce di vivere una vita piena? A livello personale e collettivo, cosa ci aiuta a liberarci?

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 “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!” In che modo queste parole di Gesù m’interpellano?