La ginestra

In queste settimane di fine maggio, se ci giriamo attorno e gettiamo lo sguardo sulle nostre colline le vediamo puntellate di ginestre in fiore. La ginestra è, nel tempo, diventata simbolo di modestia, di umiltà e di forza. Essa ha la capacità di fiorire in terreni aridi e bruciati dal sole. Ha fiori che emanano profumi intensi e un colore che illumina. Ha ispirato scrittori, poeti, artisti e filosofi. Oggi, riflettendo su certe situazioni politiche, sociali ed ecclesiali nelle quali siamo immersi credo che la ginestra, ancora una volta, sia un buon simbolo al quale ispirarsi per offrire un segno di vitalità autentico e di reazione forte verso gli uomini che “ornano” e infiocchettano il loro dire o il loro fare con maschere che celano il loro arido cuore.

Allo stesso tempo prendo in prestito il rimprovero di Tonino Bello: “Ce l’ho con voi, uomini della cultura, che intuite il precipitare delle cose, ma siete lenti. Avete coscienza che stiamo vivendo la notte di un grande «passaggio», ma vi attardate a lasciar fermentare la pasta nella madia. Percepite il passaggio dell’angelo sterminatore, ma ve la prendete con calma. Distinguete meglio degli altri il clamore degli oppressi, ma ne rallentate l’avventura di liberazione. E invece che accelerare l’esodo verso la terra promessa con accenti profetici, ne frenate la corsa con le vostre prudenze notarili”.

Dall’eremo di famiglia.

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