Né Gesù né gli apostoli hanno cercato d’abolire i tribunali. Il loro appello riguarda la vita quotidiana. Se i discepoli di Gesù scelgono d’amare, continuano tuttavia a commettere errori dalle conseguenze più o meno gravi. La reazione spontanea è allora di giudicare colui che – per sua negligenza, le sue debolezze o dimenticanze – causa dei torti o fallimenti.
Gesù, conosce il cuore umano. A volte anche noi possiamo cercare gli errori degli altri per esaltare le nostre qualità e gonfiare il nostro amor proprio e, peggio, credere che noi valiamo più degli altri. Altre volte si è severi con gli altri per nascondere le nostre insicurezze e la paura di essere giudicati.
Stiamo attenti, quindi: chi giudica il suo prossimo si eleva a maestro, e usurpa, di fatto, il posto di Dio. Ma non possiamo neanche essere ciechi e/o sordi. Dobbiamo, invece, camminare in un equilibrio complicato e vigilare costantemente sul nostro cuore sapendo che il nostro impegno è quello di “servire” gli altri.
Franca e Vincenzo osb-cam ♥️
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,1-5
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Parola del Signore.