Profeti

I tradizionalisti e i conservatori non comprendono e non accettano le novità. Questo accade in ogni ambiente e anche in ambito religioso. Spesso dicono: “si è sempre fatto fatto così” e rifiutano perfino di ascoltare come se non vogliono lasciare le loro sicurezze. Emerge una paura di fondo, una paura del nuovo che è chiusura ad ogni novità. Questo stile di vita non permette loro di accogliere la Parola di Dio e, quindi, sono incapaci di aprirsi alla libertà creativa dello Spirito. Questi ambienti sono statici, bloccati nelle loro certezze che, ripetiamo, sono una forma di difesa dalla paura.

Gesù, invece, apre il cuore ad una vita libera e responsabile, ad una vita creativa e aperta. Egli donandoci il suo Spirito ci offre la possibilità di essere protagonisti della vita che ci ha donato. Purtroppo, anche nella sua esperienza di vita Gesù ha dovuto subire l’ostilità e il rifiuto e lo ha subito proprio nel suo ambiente di vita: tra parenti, conoscenti e compaesani. Quanta amarezza. Gesù stesso se ne meraviglia. Ma i suoi compaesani lo cacciarono dal paese e tentarono addirittura di gettarlo in un dirupo.

Nulla è cambiato in questo nostro tempo dove si continua a praticare la stessa reazione verso coloro che con coraggio profetizzano e cercano di rilanciare il soffio creativo dello Spirito. Soffio che se accolto è l’unica possibilità che si ha per rinnovare e rilanciare il futuro, anche della nostra Chiesa.

Franca e Vincenzo osb-cam ❤️

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 4,16-30

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi

a proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore.

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