Sei invidioso perché io sono buono?

Oggi il Signore è costretto ad affrontare gli invidiosi. C’è un gruppo di operai che vengono chiamati a lavorare iniziando in orari diversi. Ai primi il Signore promette come paga un denaro che poi a fine giornata consegna loro. Il padrone della vigna consegna la stessa paga di un denaro anche a chi ha lavorato solo metà giornata e anche a chi ha lavorato ancora meno e questo provoca la reazione e la lamentela di coloro che avevano lavorato tutto il giorno.

A provocare la protesta è uno dei sentimenti peggiori che albergano nel cuore dell’uomo e che chiamiamo: invidia. Gli operai della prima ora avrebbero voluto essere pagati in più rispetto agli altri oppure, forse, avrebbero voluto che il padrone avesse pagato in meno gli operai che avevano lavorato meno.

La giustizia divina non procede secondo la logica del mondo, non segue le nostre valutazioni umane ma, appunto, segue una logica diversa. Il padrone della vigna non viene meno al patto con gli operai che avevano lavorato tutto il giorno ma nella sua libertà vuole corrispondere anche agli altri lo stesso salario. Il padrone della vigna non può fare dei suoi averi ciò che vuole?

Quante volte l’invidia suscita proteste, rabbia e peggio ancora è alla base di cattiverie verso gli altri? L’invidia è, infatti, uno dei peggiori suggeritori di azioni malvage e, provoca nella vita quotidiana comportamenti e pensieri assolutamente negativi. Si tratta, purtroppo, di un’esperienza molto frequente e molto diffusa. Ma Gesù chiarisce:

… gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi“.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore.

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