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Chi di voi è senza peccato

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 8,1-11

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Parola del Signore.

“Eccolo Gesù che accoglie e libera. Egli non nega le Legge ma chiede che ad applicarla ci siamo persone che non l’hanno violata a loro volta. È lo straordinario di Gesù che dona misericordia cercando di farsi una breccia nel cuore di coloro che giudicano e che vorrebbero punire manuale alla mano. Qui, invece, c’è la misericordia di Gesù che offre nuova vita non solo alla donna adultera ma perfino ai suoi accusatori (scribi e farisei). Questi ultimi, purtroppo, chiusi dentro le loro sicurezza d’argilla scelgono di andare via. Non riescono a cambiare il cuore. Restano ancorati ai manuali da applicare agli altri sentendosi capaci di giudicare e condannare. Per farlo ordiscono scludono tranelli e diffondono maldicenza mentre Gesù accoglie il peccatore e gli offre nuove possibilità di vita. 

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi dell’Eremo di famiglia” ❤️

Ecco la lectio di questa sera dal Monastero di Sant’Antonio Abate in Roma … Per ascoltare clicca qui

Mai un uomo ha parlato così!

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 7,40-53
 
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!».  E ciascuno tornò a casa sua.

Parola del Signore.

Anche noi oggi dobbiamo farci le stesse domande e decidere da che parte stare . Leggendo e rileggendo questo passo del Vangelo dobbiamo misurare la nostra vita e rispondere se la proposta di Gesù è vera. Gesù è il Figlio di Dio e quindi Dio stesso o un truffaldino, un manipolatore. Da questa risposta dipende molto della nostra vita

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Non era ancora giunta la sua ora

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 7,1-2.10.25-30
 

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. 
Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi  di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

Parola del Signore.

Come per Gesù la nostra vita è nelle mani del Padre. È Lui che guida la storia … Noi siamo chiamati a riconoscerlo Signore della vita e ad Ascoltare la sua Parola per dare un senso vero alla nostra vita. S’illude chi crede solo in sé stesso. Presto gli verrà chiesto conto della sua vita e il castello di finzioni crollerà inesorabilmente seppellendo ogni progetto che non viene da Dio.

Gesu, invece, vive secondo la volontà del Padre e decide liberamente di seguire il progetto di salvezza per l’umanità offrendosi per tutti noi domando un esempio di vita. Egli soffre e gioisce per noi e con noi. Non siamo soli. Non siamo mai soli. Gesù è con noi sempre e per sempre. La sua luce rischiara tutti i sentieri della nostra vita.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Le mie opere testimoniano di me

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 5,31-47

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Parola del Signore.

Sono i pregiudizi che spesso ci impediscono di accogliere le persone; sono le nostre chiusure mentali a non permetterci di vivere relazioni positive; sono gli interessi personali che ci fanno diffidare degli altri. A volte i nostri occhi non riescono a vedere neanche le buone testimonianze. È ciò che accade a Gesù che nella sua vita è costretto a subire ogni sorta di male e di falsa accusa. Egli viene visto con diffidenza e poi addirittura con ostilità dagli uomini del potere religioso finendo per essere catturato con false accuse e messo in croce.

Abbiamo bisogno di purificare il nostro sguardo della realtà, di liberarci dai pregiudizi, dai vincoli dell’interesse personale e da ogni tentativo di denigrare gli altri. Accogliere l’Amore ed essere persone d’Amore libera la nostra vita dai desideri non buoni e ci dà la giusta serenità per costruire buone relazioni con tutti e vivere una vita secondo i desideri di Dio Padre.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Da la vita a chi la vuole

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 5,17-30
 
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

Parola del Signore.

Dare la vita è donare la propria vita come fa il Figlio che conosce il Padre e con il Padre è una cosa sola. Ed è così che Gesù si dona a tutti, nessuno escluso. Lui dà fiducia all’uomo, crede nell’uomo, spera che l’uomo sappia come Lui donare la propria vita agli altri.

Purtroppo stiamo vivendo tempi nei quali questo mistero di donazione reciproca non si vede e il mondo appare sempre più pervaso dall’egoismo. Non è difficile sia nelle piccole che nelle grandi realtà percepire l’idea che ci si salva da soli e che “non conviene” pensare e agire con gli altri se ci si deve rimettere. L’egoismo se prima era nascosto oggi è diventato un manifesto quasi da esporre e del quale addirittura vantarsi. La stessa parola solidarietà sembra scomparsa dal gergo quotidiano per fare spazio a concetti totalmente opposti. E se così stanno le cose come e dove trovare chi è disposto a dare la vita per l’altro? In questo contesto le parole di Gesù appaiono essere la rivoluzione che manca. Così come sembrano mancate i profeti che con parole e gesti possono spingerci a cambiare direzione. Forse il cambiamento può ripartire solo dal basso e cioè da ciascuno di noi: da te, ma me … da noi.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Prendi la tua barella e cammina

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 5,1-16
 
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”».  Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Parola del Signore.

Ancora una volta riceviamo un messaggio forte e chiaro: è l’Amore donato e accolto che può cambiare la vita. C’è un uomo che da 38 anni attende un miracolo senza riceverlo fino a quando non arriva Gesù che dona la guarigione. Gesù guarisce il cuore e libera l’uomo dalla sua condizione di paralisi. È l’Amore la chiave di volta che dona vita nuova a vite spente. L’Amore ricevuto e accolto scioglie ogni paralisi e dona il coraggio per riprendere la vita tra le mani e farne il capolavoro che siamo chiamati a realizzare. Dobbiamo aprire i nostri occhi e saper ascoltare il grido di dolore che proviene da tante persone del nostro quotidiano e sperare che anche loro vogliono sciogliere le loro catene ridando cuore alle loro esistenze.

Oggi, proprio oggi, è il tempo giusto, il tempo stabilito per ricominciare a vivere … Siamo noi coloro che attendono di essere liberati dalle nostre paralisi esistenziali e spirituali. Accogliamo l’Amore di Gesù, prendiamo le nostre barelle e camminiamo. Coraggio!!!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Va, tuo figlio vive

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 4,43-54
 
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato».  Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Parola del Signore.

Fidarsi e affidarsi al Signore resta, da sempre, la migliore “strategia” per una vita piena. Riceviamo tutto da Lui che, da Padre buono e premuroso, ci Ama profondamente. Egli sa di cosa abbiamo bisogno prima ancora che noi glielo chiediamo e si adopera per darci l’opportunità di cogliere i suoi doni. Per farlo bene è, però, opportuno e necessario che ciascuno sviluppi la capacità di Ascolto della sua Parola. In questo Ascolto continuo e perseverante troveremo ciò di cui abbiamo davvero bisogno.

Buona giornata

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 
Ed egli disse loro questa parabola: 
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”.  Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

Buongiorno.

Forse il modo migliore di leggere questa parabola è quella di sentirsi il figlio minore, quello che assecondando i propri desideri lascia la casa paterna e vive disperdendo tutti i suoi beni fino a quando non se ne rende conto e torna per ricominciare incontrando il Padre misericordioso che lo accoglie e fa festa per lui e con lui.

Papa Francesco, osserva che «la parabola termina lasciando il finale sospeso: non sappiamo cosa abbia deciso di fare il figlio maggiore. E questo è uno stimolo per noi. Questo Vangelo ci insegna che tutti abbiamo bisogno di entrare nella casa del Padre e partecipare alla sua gioia, alla sua festa della misericordia e della fraternità. Fratelli e sorelle, apriamo il nostro cuore, per essere “misericordiosi come il Padre”!»

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Il fariseo e il pubblicano

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Parola del Signore.

Spesso per lavarci la coscienza siamo pronti a giudicare gli altri mettendoci su un piedistallo. Manchiamo di umiltà e occultiamo a noi stessi le nostre mancanze. La parabola di oggi ci aiuti a recuperare la giusta misura per una vita buona, semplice ed essenziale.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Amerai il tuo prossimo come te stesso

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,28b-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore.

Siamo nel cuore del Vangelo e oggi, per commentarlo, vi proponiamo un piccolo passo di “Fa questo e vivrai” di Davide Maria Turoldo (Estratto da: “Amare” – Edizioni San Paolo, 1986 (ed. 2001)).

Tu ama il prossimo e guardando dentro di te donde nasca quest’amore, vedrai, per quanto ti è possibile, Dio.

Comincia quindi ad amare il prossimo. Spezza il tuo pane con chi ha fame, introduci in casa i miseri senza tetto, vesti chi vedi ignudo, e non disprezzare quelli della tua stirpe (cfr. Is 58, 7). Facendo questo che cosa otterrai? «Allora la tua luce sorgerà come l’aurora» (Is 58, 8). La tua luce è il tuo Dio, egli è per te la luce mattutina, perché verrà dopo la notte di questo mondo: egli non sorge né tramonta, risplende sempre.

Amando il prossimo e prendendoti cura di lui, tu cammini. E dove ti conduce il cammino se non al Signore, a colui che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente? Al Signore non siamo ancora arrivati, ma il prossimo l’abbiamo sempre con noi. Aiuta, dunque, il prossimo con il quale cammini, per poter giungere a colui con il quale desideri rimanere.

Responsorio 1 Gv 4,19. 10-11. 16

R Dio ci ha amato per primo, e ha mandato il suo Figlio come vittima per i nostri peccati. *Se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

V Abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi.

R Se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.