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Cosa c’è di là

Belle pagine … riempiono i pomeriggi assolati di mezzo febbraio … e poco più in là si intravede la primavera annunciata da misteriosi silenzi.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

“Ormai vecchio, guardando al mio passato, mi accorgo che il cammino dell’imparare a morire è stato il cammino dell’imparare a vivere, nella convinzione che ciò che si è vissuto, nell’amore resterà per sempre. Solo l’amore innesta l’eternità nella nostra vita mortale”.

Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose

copertina di “Cosa c’è di là”.

Vedi qualcosa?

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,22-26

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».

Parola del Signore.

Ci sembra che oggi Gesù ci invita a tornare discepoli. C’è sempre qualcuno che ci deve prendere per mano per aiutarci a “vedere”. Si, a vedere. Per prima cosa occorre che la fede e la fiducia in Gesù ci aiuti a vedere Lui e poi, occorre vedere gli altri umani, donne e uomini di cui avere cura. Due, infatti, sono i passaggi che Gesù oggi compie per ridare la vista al cieco. In un primo momento il cieco vede “come degli alberi che camminano”. Simbolicamente vede che cose stabili (gli alberi) sono in movimento. Comprendiamo così che il nostro sguardo non è preciso. Ci sono delle zone di ombra. Abbiamo bisogno di un intervento di un nuovo intervento di Gesù affinché il nostro sguardo sia purificato. Solo allora potremo vedere le cose con maggiore chiarezza. Ecco allora facciamoci portare da Gesù e lasciamo che Lui, con la sua Parola, operi e ci aiuti ad avere fiducia e speranza. Solo allora potremo fare ritorno a casa e vivere il nostro quotidiano nella pace e nella gioia

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Come agnelli in mezzo ai lupi

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa!. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: È vicino a voi il regno di Dio».

Parola del Signore.

Questo mondo ci insegna che per affrontare la vita occorre essere furbi, occorre saper reagire al male con risposte altrettanto forti, che è meglio attaccare l’altro che potrebbe approfittarsi di noi. La logica di Dio è totalmente diversa. Il Signore ci chiede di essere agnelli in mezzo ad un mondo di lupi, di non rispondere al male con altro male, di non attaccare gli altri per neutralizzarli ma di vivere da deboli in un mondo di ingannatori, di amare anche chi non ci ricambia, di essere sempre pronti al bene senza differenze.

E come si fa? Fare quello che ci chiede Gesù è quasi impossibile, solo lui ha saputo Amare pur essendo stato tradito, solo Lui schiaffeggiato, deriso e torturato non ha reagito.

Gesù ci chiedere di essere agnelli in mezzo ad un mondo di lupi, di non perdere tempo ed energie a difenderci, di avere la forza di sopportare ogni sopruso, ogni prevaricazione, di pregare addirittura per chi ci fa del male … Sarà Lui, il Signore, a proteggerci perché Lui ha cura di tutti i figli e non lascerà che il male, l’inganno, la furbizia abbiano la meglio. Gli ingannatori finiranno finiranno la loro vita tormentati dallo stesso male che hanno fatto agli altri.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Perché questa generazione chiede un segno

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,11-13
 
In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
 
Parola del Signore.

Cerchiamo segni, siamo mendicanti di prodigi … ma a noi pare che questi segni, questi prodigi manchino. Siamo ciechi e sordi di fronte alle meraviglie che ci circondano; siamo incapaci di cogliere il mistero nascosto nei fatti della vita e non ascoltiamo più la Parola di Dio e non riconosciamo nemmeno lo Spirito Santo che cerca invano di suggerirci vita buona. Spesso, di fronte ai fatti della vita, crediamo di poter risolvere tutto secondo il nostro modo di pensare senza accogliere le indicazioni che attraverso fatti o persone il Signore ci propone. Ed ecco allora il fallimento dietro l’angolo. Le cose non vanno come dovrebbero andare e, inevitabilmente, ne subiamo le conseguenze. Il Signore, però, continua ad attendere la nostra conversione alla sua Parola, ci chiede di ascoltare la sua voce e di aprire il cuore al bene, ci chiede di avere fiducia in Lui. Non sprechiamo questa unica possibilità. Non esiste altra strada. Non esiste.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Così fu detto agli antichi, ma io vi dico.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5, 20-22a.27-28.33-34a.37
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
 
Parola del Signore.

Per ascoltare la lectio di questa sera tenuta da dom Innocenzo Gargano presso il Monastero di Sant’Antonio Abate in Roma clicca qui

Mangiarono a sazietà

Dal Vangelo secondo Marco 
Mc 8,1-10

In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». 
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.
 
Parola del Signore.

Oggi abbiamo l’ennesima conferma che Gesù ha compassione di noi. Egli ci guarda, ci ascolta e interviene nella nostra vita per darci una importante ed essenziale ragione di vita. Gesù comprende che noi abbiamo “fame” di dare un senso e un significato alla vita, Lui sente profondamente il nostro bisogno di amore e allora ieri, come oggi si prende cura di noi e ci offre ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Non è il successo, non è il potere e non sono i soldi a dare senso e significato alla vita. Per dare senso e significato alla vita occorre credere ed abbracciare il bene, l’amore, la passione per la cura dell’altro. Fino a quando, infatti, continueremo a pensare a noi e solo a noi stessi continueremo ad essere soli e infelici, tristi e svogliati, apatici e sofferenti come la folla che ha seguito Gesù e che aveva bisogno di senso.

I pani e i pesci che Gesù dispensa, diciamolo, è la sua Parola che se ascoltata davvero in profondità ci cambia la vita e ci sfama per sempre e se ci pensiamo un attimo non è questo quello che noi davvero desideriamo? Se ascoltiamo la Parola di Gesù noi davvero avremo trovato un senso e un significato alla vita. Tutto il resto (denaro, successo e potere) ci sembrerà come in realtà è davvero assolutamente inutile.

La Parola di Gesù come per gli oltre 4000 del brano del Vangelo placò la fame che avevano. Anche per noi è e sarà lo stesso. Se ascolteremo in profondità la Parola la nostra vita cambierà per sempre ed in meglio. Non avremo più fame o avremo fame solo della sua Parola qualsiasi è e sarà la nostra vita perché consapevolmente troveremo una risposta bella, accattivante e definitiva alla nostra vita. Occhio amici non facciamoci sfuggire questa verità. Apriamo gli occhi, il cuore e il cervello.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Fa udire i sordi e fa parlare i muti

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Parola del Signore

Il sordomuto non può ascoltare e non può parlare. Non può ascoltare la Parola di Dio e non la può trasmettere. Viene così meno a due precetti essenziali che il Dio dei nostri Padri ci ha, invece, chiesto di praticare. Possiamo ben dire che il sordomuto è il simbolo del popolo d’Israele che non ascoltava più in profondità la Parola e non la trasmetteva più in maniera corretta. Insomma un po’ come noi che spesso non Ascoltiamo più la Parola ritenendola quasi inutile e preferiamo concentrarci (forse) solo sui riti o sulle pratiche di devozione e poi, quindi, non avendo Ascoltato non siamo neanche più capaci di ripeterla agli altri. In questo modo non viviamo più la vera fede ma pratichiamo riti vuoti dei quali abbiamo smarrito anche il significato più profondo.

Oggi, Gesù, ci sta prendendo e ci porta lontano in una zona solitaria e qui, con la sua Parola, desidera aprirci al vero Ascolto della Parola e vuole invitarci a raccontarla agli altri.

Se, quindi, ci faremo portare con Lui in un luogo in disparte e Ascolteremo (in profondità, meditandola) la sua Parola (contenuta nella Bibbia) allora, tornando in comunità, da ex sordomuti diremo anche noi: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Il 🔥 della Parola è l’unico che può infiammare i nostri cuori ed è l’unico che può spingerci a predicarla agli altri.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Il demonio se n’era andato

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,24-30

In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

Parola del Signore.

Supplicato sembra non voler cedere, ma di fronte all’insistenza appassionata e coraggiosa di una mamma anche Gesù decide di cambiare atteggiamento. La figlia di questa donna straniera a cui la cultura del popolo eletto non concede nulla e che è posseduta dal demonio viene liberata. Gesù interviene rompendo gli schemi e supera atavici impedimenti per donare vita nuova a chi cerca guarigione e libertà. Il male è sconfitto da un bene cercato con insistenza e grande speranza.

Questa storia che Marco ci ha proposto oggi ci aiuta a comprendere come il nostro Signore di fronte alle richieste insistenti riesce a cambiare opinione dimostrando di essere un Dio umile che ha a cuore il vero bene. Anche una briciola di bene può salvare la nostra vita. Anche una sola briciola di quel pane “dono di Dio” è salvezza per la quale vale la pena di pregare senza mai fermarsi.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Sali (Canto dell’anima)

Il testo di «Sali (Canto dell’anima)» di Anna Oxa

Bocche piene di falsità che nutre il mondo
Mani prive di dignità, votate a Dio
Sali, uomo, sali e dimentica
Sali e ritorna alla (tua) nascita
Occhi dell’ambiguità dei nostri tempi
Vite frammentate senza verità

Sali, donna, sali e resuscita
Sali e ritorna alla (tua) nascita
Libera l’anima
Come rondini la sera
Vola libera
Nitida come il canto dell’anima
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
E che non ha nome

Arca dell’umanità andata a fondo
Cuori puri mangiati dall’avidità
Sali e poi un’altra vita tu
Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai, Vivrai

Libera l’anima
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
Sali… sali… Rosa… sali
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
E che non ha nome… oh…
Che non ha nome
Oh… oh… oh… oh… oh… oh… oh…
Nitida l’anima
Come stella dell’aurora
Di un mattino che non c’è
E che non ha nome

Il brano appare un invito a rinascere, un invito a purificare la parte profonda del nostro “io” per tentare un innalzamento e percorrere una strada nuova, un salire in alto per superare la superficialità e il banale. E’ un invito a scacciare la falsità, l’ambiguità, la cattiveria e ogni cosa che sporca il cuore.
C’è un desiderio di purificarsi e di vincere le ambiguità per tentare di avvicinarsi alla Verità. E’ un forte invito a percorrere strade nuove che la potente voce di Anna Oxa trasmette con una grande forza emotiva ed un coinvolgimento totale del corpo e dell’anima.
Una canzone bellissima, interpretata da una delle voci più caratteristiche e belle del panorama contemporaneo. A fare di questa canzone qualcosa di molto particolare c’è anche la potenza vocale di Anna Oxa che dopo dodici anni torna a Sanremo per lanciare un appello forte al cambiamento interiore. Eccellente la sua interpretazione.
Sali (Canto dell’anima)