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La Potenza della Preghiera

La Preghiera è la più importante e più potente possibilità che abbiamo per vincere il male e ricevere in dono la felicità.

Lo sappiamo, potresti non essere d’accordo, anzi stai già sorridendo credendo di avere a che fare con la solita credenza di bigotti o di sciocchi credenti. Ti sbagli caro amico. Ti sbagli e ti sbagli molto.

La preghiera, se vissuta in profondità, verità, umiltà, semplicità (con parole personali o nel semplice silenzio) è la più importante occasione che abbiamo per cambiare la realtà è ricevere in dono la vera felicità.

A volte, purtroppo, quasi sempre, non solo non ci crediamo (e, quindi, le nostre preghiere non hanno alcuna possibilità di essere ascoltate dal Padre nostro) ma le riteniamo una “strada” o pratica per deboli, per chi ha paura o, peggio, per vecchi senza spina dorsale. Che errore!!! Che grande errore che facciamo.

La preghiera vera, quella autentica, invece, non ha bisogno di parole da essere recitate ma ha bisogno di cuore, anzi, di una mente collegata con il cuore. Ha bisogno che il nostro corpo e il nostro Spirito siano una cosa sola. Ha bisogno di essere praticata con tutto noi stessi e quindi con tutte le nostre energie fisiche e mentali perché la sua azione possa giungere pienamente e secondo i nostri desideri a destinazione.

Quando preghiamo in questo modo, infatti, dal nostro corpo e dal nostro cuore in particolare si sprigiona un’energia vitale di una grande potenza capace di raggiungere lo Spirito di Dio e lo Spirito delle persone care vive o morte per portare loro il messaggio o l’aiuto che desideriamo donare.

Questa non è immaginazione ma vita concreta. Se sei scettico non potrai pregare in maniera vera. Perché pregare non è recitare formule che per quanto belle non hanno la possibilità di ottenere alcuna comunicazione profonda.

La preghiera nella quale mente e cuore si uniscono in profondità, invece, è una incredibile elevazione del nostro spirito fino alle altezze dello Spirito di Dio e fino a quello di una persona cara alla quale desideriamo trasmettere forza, coraggio e gioia.

La preghiera, perciò, rappresenta la più grande possibilità di dialogo con Dio o con gli altri accanto a noi. La preghiera vera non fa richieste ma ringrazia Dio per la vita, comunica energia a chi l’ha persa o a chi è malato. Potremmo dire che la preghiera, quando è autentica, ha una forza potentissima perché attiva energie nascoste e/o invisibili che possediamo e delle quali l’uomo ha perso la memoria.

Credere a questa realtà è il primo importante passaggio per avviare la vera preghiera.

Preghiamo ringraziando Dio, riconoscendo la nostra povertà e i doni e le Grazie che ogni giorno riceviamo e la nostra vita cambierà … Inizieremo a vedere quello che ci circonda in modo totalmente nuovo e, quasi d’improvviso, i nostri occhi si apriranno scoprendo attorno a noi una realtà che non avevamo mai visto. Inizieremo a vedere gli altri come folli che perdono la vita inseguendo sogni privi di amore vero; vedremo tante persone, parenti, amici, conoscenti lottare per conquistare, successo, denaro e beni materiali. Tutte cose non hanno mai dato, danno e non daranno mai la felicità ma che al contrario ci fanno schiavi e totalmente infelici. La felicità, infatti, è nascosta nel nostro cuore e possiamo scoprirla solo se, nel cuore, facciamo entrare Gesù, se, cioè, ci facciamo abitare dal bene che solo Lui ci dona in maniera piena e perfetta. Si, perché solo Gesù e il bene che Lui è, possono vincere il male che ci abita e che non riusciamo a vedere. Quel male che ci da tristezza, che ci fa sentire stanchi, sfiduciati, soli e infelici appunto.

Pregare e pregare con mente e cuore coinvolgendo tutto noi stessi, quindi, è la vera UNICA e sola possibilità che abbiamo per ricevere il dono di una vita FELICE. Non facciamoci illusioni, non abbiamo altre possibilità.

Franca e Vincenzo, osb-cam

E’ Dio che guida la mia vita?

Dio non può abbandonarci. Ha promesso di condurci alla salvezza e non può negare la sua Promessa. I suoi disegni e progetti per la nostra vita ci sono sconosciuti ma possiamo essere sicuri che Lui non potrà mai abbandonarci. E non lo farà mai, in nessun caso. Eppure …

“Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta” Lc 21,6

Questo annuncio può far paura e umanamente la fa. Gesù, però, invita a resistere e a non aver paura. Egli annuncia distruzioni e persecuzioni.

In questa profezia, però, siamo chiamati a resistere affidando la nostra vita nelle Sue Sante mani. Si tratta di un abbandono che non può e non deve porre condizioni. Si tratta di una vera resa al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe … al Dio di Gesù Cristo credendo all’impossibile di Dio.

Dio non può abbandonarci. Ha promesso di condurci alla salvezza e lo farà. A noi spetta il compito di farci guidare da Dio. Se non lo facciamo rischiamo di percorrere vie non buone e di non avere la felicità per la quale siamo stati creati.

Mi chiedo: mi faccio guidare da Dio? Ascolto davvero la sua voce/Parola? Oppure mi faccio trascinare da quella di questo mondo?

Noi dobbiamo ammettere di non essere capaci di guidare la nostra vita su strade di santità. Solo Dio sa quale è la via che siamo chiamati a percorrere per poterlo incontrare ed essere finalmente felici. Non una felicità qualsiasi, ma una felicità vera, quella che Lui, il Padre nostro, ci ha promesso di donare per sempre. Ma, noi possiamo seguirlo solo se abbiamo la forza e il coraggio di abbandonarci a Lui ascoltando la sua Parola.

Si tratta di avere la forza e il coraggio di affidarci con docilità nelle sue mani. Le sue mani, infatti, sono capaci di tirar fuori da noi la nostra immagine nascosta dietro la maschera che indossiamo.

Allora, abbandonarci in Dio è un esercizio di fede. Ascoltare la Sua Parola è l’inizio di una relazione che ci aiuta a capire la Sua volontà su di noi.

Le comodità della vita possono essere anche un grave ostacolo, come un grave ostacolo sono i nostri desideri e i nostri progetti quando questi non rientrano nei piani di Dio

E’ Dio allora che guida la mia vita?

Franca e Vincenzo, osb-cam

Il successo

ORIZZONTI DI SENSO. Crediamo ancora che efficienza, produttività e profitto siano i criteri per misurare il successo. A questa realtà, come cristiani, siamo chiamati ad offrire una alternativa andando controcorrente. Siamo, infatti, invitati ad incarnare uno stile di fraternità, di condivisione concreta e di semplicità. Questo è il vero successo della vita. 🌻

Passa parola

Voi valete più di molti passeri

Qualche giorno fa un passerotto infreddolito è entrato nel mio ufficio. Era impaurito e svolazzava frenetico. Piccolo, fragile, incapace di difendersi dai nemici … per me è il simbolo della libertà, di chi è capace di volare anche se c’è burrasca.

Nella Santa Scrittura in varie parti lo troviamo nominato e sappiamo che al tempo di Gesù, il passero, era considerato la “carne dei poveri”, un simbolo del “giusto perseguitato”. Eppure leggiamo:

“Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!” 

Dio, quindi, si prende cura dei poveri, degli indifesi, dei niente e dei nulla, degli anawin … direi di ogni persona, anche di chi non lo ascolta … e sempre nella Scrittura leggiamo:

“Mi hanno dato la caccia come a un passero coloro che mi odiano senza ragione” (Lm 3,52). E’ il male che abita questo mondo e che non finisce di agire per creare disastri ma c’è sempre una speranza: “Siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori; il laccio si è spezzato e noi siamo scampati” (Sal 124,7).

Quando il male tenta il suo assalto, però, non potrà vincere il bene e il Padre che tutto vede e che ci protegge in qualche modo interverrà impedendo al demonio che s’incarna in mille forme di abbatterci totalmente: “Come il passero che svolazza, come la rondine che vola,
così una maledizione senza motivo non avverrà”.
(Pro 26,2).

Bellissima l’immagine del “Passero solitario” di Giacomo Leopardi. La sento davvero vicina.  Il suo svolazzare tra le case del borgo, accanto alla torre antica, fino alla campagna, per tutto il giorno ci offre l’opportunità di descrivere il sentire del cuore che batte cercando armonia e pace. La spontanea libertà del suo volo da un senso di bellezza interiore capace di godere dello spettacolo della natura. Spesso in disparte, il passero è anche simbolo dell’eremita capace di guardare e ascoltare il mondo per contemplarlo nel suo infinito splendore.  

E così, il passero compie il suo viaggio nella vita con la piena libertà di una vera creatura di Dio, come l’uomo – eremita che spinge i suoi passi nella vita con la libertà e il desiderio di incontrare Dio attraverso la continua ricerca del mistero racchiuso nella quotidianità dell’esistenza. La meta è trovare “casa”, abitare nella dimora del Signore per sempre: “Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio” (Sal 84,4).

Abbi cura di me

Tra un’alba e un tramonto,

ci sono mille e più passi,

c’è il tempo della vita,

ci sono i sogni intuiti

e quelli vissuti o infranti,

ci sono le paure e le cadute,

le gioie e le lacrime …

Tu, Giorgio, ce le hai raccontate tutte,

dipinte con le parole,

tratteggiate come note armoniose,

fino ad emozionarci profondamente.

Grazie Giorgio,

per i tuoi tanti doni,

per le parole sussurrate,

per le suggestioni regalate.

Ti abbiamo seguito e amato,

e tu ci hai sostenuti,

accompagnati,

accarezzati.

Ora che il mistero ti ha avvolto,

i tuoi occhi vedono il Vero,

contemplano le grandezze,

le alte vette e respiri tra le nuvole,

mentre il vento spazza via ogni dolore,

ma schiudono le labbra ad un enorme,

grande, immenso sorriso.

Abbi cura di me!!!

Franca e Vincenzo, osb-cam

Da uno scritto di Giorgio:
«Ho imparato che se voglio conservare un’esperienza per sempre, basta alzare gli occhi al cielo e inviare un Grazie col cuore.
I due giorni trascorsi con tanti amici a “innamorarci della realtà” nel convento di Varese, sono stati così colmi di bellezza, di leggerezza, di semplicità, che potrei andare avanti all’infinito a dire ‘Grazie’.
Ma tra il dire e il fare…c’è di mezzo il cominciare, ed io inizio.
Grazie fratello sole per averci costantemente accarezzato con tenerezza, senza alcuna prepotenza.
Grazie per i volti amici, con i quali è così bello camminare abbracciati.
Grazie per i volti nuovi, dietro i quali ancora si nasconde un mondo da svelare.
Grazie a chi ha sognato questi giorni belli, ha portato con se tutta l’energia per renderli tali.
Grazie a chi con le parole ha saputo guidarci, perché si sentiva che non erano solo parole ma vita che vibrava.
Grazie a Massimo, capace col suo entusiasmo di farci entrare nelle storie di uomini e donne risorte perché appassionate della vita.
Grazie a Maria Laura, capace di trasformarsi in una ragazza così innamorata della pace tanto da donarsi fino in fondo.
Grazie a Lidia, donna innamorata della Parola, che ci ha regalato parole nuove per incontrare Dio.
Grazie a Marina, che con delicata attenzione ci ha fatto rivolgere lo sguardo a ciò che ci circonda e ci ha regalato pennellate di poesia.
Grazie ad ogni sguardo, libero di sorridere e di piangere.
E grazie infine ad ogni abbraccio carico di commozione, di vita nuova, di energia d’amore da portare nel mondo per renderlo migliore».   

                                                                            Fra Giorgio

Appello alla “resistenza”

Papa Francesco ce lo ha ricordato più volte: siamo di fronte a cambiamenti epocali. Viviamo, infatti, una transizione che ha di fatto scardinato molti valori nei quali gran parte delle persone che hanno superato i 40 anni sono cresciute. A volte non ce ne rendiamo conto o preferiamo far finta di non aver capito. Noi siamo sicuri che chi rinuncia a capire questo tempo è destinato a naufragare, cioè al fallimento. Tutto ciò che abbiamo conosciuto, sperato e tentato di costruire non c’è più e, purtroppo, non può tornare come lo abbiamo immaginato.

Siamo scossi da forze che non hanno identità materiale; da una tecnologia così invasiva che ha penetrato profondamente la vita delle persone; da un sistema culturale che va sempre più abbassandosi di livello.

Tutto ciò è parte della crisi che non è, appunto, solo economica ma che tocca l’intero sistema dei valori sui quali gli ultra40enni sono stati formati.

Le conseguenze sono una diseguaglianza sempre più evidente, una rabbia che esplode in maniera sempre più aggressiva e colpisce persone e cose, ma che attacca anche le istituzioni, molte delle quali hanno perso di credibilità.

La classe media è quasi del tutto scomparsa e le persone sono sempre più considerate solo numeri e manovali di questo ingranaggio infernale nel quale l’Occidente (o l’idea di Occidente che noi abbiamo) è stato triturato. Tutto ciò che abbiamo conosciuto dopo la fine della seconda guerra mondiale si va esaurendo e la spinta ideale di quegli anni è solo un ricordo nella mente di persone che non riescono a staccarsi da quel mondo ideale che ci ha spinto a costruire il futuro. Qualcuno potrebbe dire che la nostra generazione ha fallito. No. Ci sono fatti nuovi e imprevisti che si sono affacciati sulla scena mondiale. Nuovi popoli e nuove forze economiche sono comparse sulla scena del mondo e ciò che appariva lontano è oggi il nostro presente. Le oligarchie al comando, in ogni luogo del pianeta, sono funzionali solo a se stesse e ignorano tutto ciò che non è alla loro altezza. Ovunque vediamo una estrema minoranza di persone che, con arroganza, prepotenza e indifferenza (pur pronunciando belle parole e distribuendo bei propositi) vivono opprimendo le masse o i popoli. Sfruttano ogni cosa, calpestano tutti i diritti e dimenticano i doveri. Questi corrotti che neanche la giustizia riesce ad arginare ha creato un clima di paura e di isolamento generalizzato. C’è una sfiducia generalizzata che opprime ogni persona facendola sentire incapace di realizzarsi pienamente.

Potrebbe sembrare strano che su un sito come il nostro abbiamo deciso di scrivere un post di questo tipo ma la realtà è superiore e, mai come in questo momento, è il caso di alzare il livello della riflessione alla prassi del quotidiano. E’, infatti, in questo giorno per giorno, che il cristiano è chiamato a spingere i suoi passi creando “isole di dialogo”, “fermenti di riflessione” e “piccole comunità di mutuo aiuto”. Da soli nessuno ce la può fare. C’è chi soccomberà prima e chi dopo, ma, di questo passo, l’umanità è destinata ad una involuzione tribale, ad una sorta di “cannibalismo” che, se osserviamo bene, già è presente, seppure mascherato.

Quando il lavoro non ha più dignità, quando le leggi hanno come unico valore il denaro o meglio il guadagno, quando il lavoro manuale ha perso quasi del tutto il suo senso e il suo significato; quando l’agricoltura, l’allevamento e ogni altro tipo di attività artigianale o piccola attività commerciale non riesce a dare nemmeno il minimo sostentamento vitale alle famiglie, significa che qualcosa di grande è accaduto: un cambiamento epocale.

Ci permettiamo, perciò, noi piccoli, insignificanti, marginali, invisibili di lanciare un appello non tanto a lottare perché, la sfida è persa in partenza, quanto a “resistere”. Non è un appello di retroguardia: è un appello a riflettere davvero sul senso del presente consapevoli che per costruire il futuro occorrono energie e forze che non possediamo e che, purtroppo, non possiedono nemmeno più i singoli stati e, forse, nemmeno l’Europa. L’appello che ci permettiamo di lanciare riguarda la necessità, l’urgenza di costituire delle “comunità cristiane di resistenza”, delle comunità cristiane che, consapevoli della reale situazione, decidano di fare unità per “resistere”. Non sappiamo per quanto tempo possiamo e dobbiamo resistere. Forse noi non vedremo cambiamenti positivi ma almeno riusciremo a sopravvivere conservando l’ideale cristiano, vivendo la fraternità, dando senso e ragione alla nostra fede in Cristo.

Forse qualcuno potrà accusarci di non accettare le sfide, forse qualche altro penserà che abbiamo paura e altri che siamo dei perdenti. Noi crediamo l’esatto contrario.

Crediamo che costruire delle Comunità cristiane di resistenza sia, oggi, la grande sfida che ci viene lanciata. Di qui, si può tentare, di rievangelizzare il mondo. Ma se non creiamo argini finiremo tutti in preda a questa deriva, immateriale e malefica. Occorre unirsi per salvare quello che resta.

Crediamo che costruire delle Comunità cristiane di resistenza sia, oggi, un atto di coraggio. La vera sfida di questo tempo che sta portando il cervello all’ammasso e alla perdita della fede.

Crediamo che costruire delle Comunità cristiane di resistenza sia, oggi, l’unica reale possibilità di traghettare la fede cristiana in questo terzo millennio.

Da soli non ci salveremo. NESSUNO.

Franca e Vincenzo, osb-cam

P.S. Vi consigliamo di leggere un libro “L’Opzione Benedetto” di Rod Dreher Siamo sicuri che può essere molto illuminate.

Gesù ci invita a cambiare vita

Questa mattina desideriamo condividere questi pensieri di papa Francesco che ci invitano a cambiare vita.

“​”Quante volte sentiamo l’esigenza di un cambiamento che coinvolga tutta la nostra persona, ma quante volte ci diciamo: ‘ma devo cambiare, non posso continuare così, la mia vita per questa strada non darà frutto, sarà inutile, io non sarò felice’. Quante volte vengono questi pensieri”. Queste le parole di Papa Francesco nel corso dell’udienza giubilare in una piazza San Pietro gremita da oltre 50mila fedeli, quasi il doppio dei 30mila che erano attesi. Nel compiere il consueto giro in jeep per salutarli, papa Francesco ha offerto un passaggio a 4 bambini. “Gesù è accanto a noi con la mano tesa per dire: vieni a me, io ti cambierò il cuore, ti farò felice. È Gesù con noi e ci invita a cambiare vita”, ha detto il Papa nella catechesi di oggi dedicata alla conversione. “Non poniamo resistenze: solo se ci apriamo alla Sua misericordia noi troviamo la vera gioia”, ha sottolineato il pontefice. Dobbiamo “solo spalancare la porta, poi Lui fa tutto il resto. Vi assicuro: saremo più felici”, ha concluso il Papa. “La vera conversione avviene quando accogliamo il dono della grazia; e un chiaro segno della sua autenticità è che ci accorgiamo delle necessità dei fratelli e siamo pronti ad andare loro incontro” ha sottolineato il Papa parlando della conversione. “Quando Gesù chiama alla conversione – ha spiegato il Pontefice – non si erge a giudice delle persone, ma lo fa a partire dalla vicinanza, dalla condivisione della condizione umana, e quindi della strada, della casa, della mensa. La misericordia verso quanti avevano bisogno di cambiare vita avveniva con la sua presenza amabile, per coinvolgere ciascuno nella sua storia di salvezza. Con questo suo comportamento Gesù toccava nel profondo il cuore delle persone ed esse si sentivano attratte dall’amore di Dio e spinte a cambiare vita”.Alla fine dell’udienza il Papa ha salutato i panificatori che questa settimana hanno distribuito gratuitamente il pane ai pellegrini del Giubileo. “Sono lieto di accogliere – ha detto il Papa – i panificatori dell’associazione Confesercenti, e li ringrazio per il pane distribuito aipellegrini venuti per il Giubileo nel corso di questa settimana.Grazie, grazie. Dare il pane, spezzare il pane è una delle cosepiù belle della vita”.

Prego per te

Pregare è necessario. Pregare per gli altri è vera vita. La cosa più potente che possiamo fare per l’altro è, appunto, pregare perché sia salvato e anche perché sappia fare e faccia concretamente le scelte buone per la vita in Cristo.

Un vero cristiano prega ogni giorno per l’altro. Questo è il modo più autentico di volergli bene; è il modo più bello per dimostrare che lo amiamo. L’amore è pregare perché lui sappia fare e le faccia subito e con coraggio le scelte giuste.

Amare qualcuno vuol dire pregare che la sua vita possa essere vissuta in modo da essere ricolma di frutti di giustizia.

La preghiera riconosce e da valore all’altro, gli da forza, coraggio e determinazione per vincere l’apatia, per abbattere il mostro della depressione. La preghiera per l’altro dice che noi lo amiamo, lo apprezziamo, lo consideriamo molto importante per noi.

Pregare per l’altro è un vero grande atto d’amore.

Che bello quando amiamo, e siamo amati. Il più grande amore è l’amore di Dio. La nostra gioia è legata a quanto amiamo.

Ogni persona è nata per amare, però, ognuno di noi ha il peccato nel cuore, che ci ostacola ad amare veramente.

Però grazie a Dio, in Cristo Gesù, possiamo essere perdonati, e possiamo ricevere un cuore nuovo. E in Cristo, possiamo imparare ad amare veramente.

Ricordate che il vero amore è un profondo desiderio per il vero bene di un’altra persona, un desiderio così profondo che spinge ad impegnarsi per ottenere quel bene. E allora, carissimi, preghiamo per gli altri è facciamolo tutti i giorni. La preghiera è potente:

. “Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” (Mc 11, 24).

Un”ultima raccomandazione.

Ricordate che il vero amore è un profondo desiderio per il vero bene di un’altra persona, un desiderio così profondo che spinge ad impegnarsi per ottenere quel bene.

Allora come possiamo noi, deboli come siamo, come possiamo noi promuovere il vero bene di un’altra persona? Certamente, a volte, ci sono cose che possiamo fare per produrre il bene nella vita di qualcuno. Possiamo essere strumenti nelle mani di Dio, per portare il vero bene agli altri.

Però, spesso, possiamo fare poco o niente per fare davvero la differenza nella vita di qualcuno. Però, anche in quei casi, possiamo fare qualcosa di estremamente importante. Possiamo pregare. Noi possiamo pregare Colui che è Sovrano dell’Universo. Non capisco come e perché, eppure, Dio risponde alle preghiere che sono fatte con fede, e secondo la sua perfetta volontà. Quindi, pregare così è un grande atto di amore.