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Pieni della tua gloria

Guardare il cielo e toccare la terra, ascoltare il canto degli uccelli e lo scorrere dell’acqua del ruscello, sfiorare l’erba del prato e accarezzare le spighe del grano che biondeggiano nei campi, respirare l’aria del mare e fare un giro in barca ci aiutano a “sentire” la Tua confortante presenza.

Gli occhi si perdono nelle meraviglie del creato mentre il male del covid19 devasta la terra e sconvolge la vita.

La Tua stupenda creazione è attaccata e noi tuoi figli siamo qui ad implorare la fine della pandemia ma anche a lodarti e ringraziarti per la vita che ci hai donato e che non abbiamo apprezzato e non apprezziamo ancora come dovremmo fare.

Questo tempo ci invita a cambiare radicalmente la nostra vita. Signore dacci la forza di comprenderlo e di ridare valore alla terra, al lavoro fisico, al sudore dopo aver zappato l’orto, ad abbandonare per sempre i vecchi progetti che, oggi, non hanno, per davvero, più senso.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Sal 148

I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere.

I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore.

Perché solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Ha accresciuto la potenza del suo popolo.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino.

Credi e sarai salvo

Nell’ora più buia, quando le tenebre ci avvolgono gridiamo a Dio di guardare la nostra realtà. Ed è proprio in quest’ollora che Dio decide di intervenire e far sentire la sua confortante presenza.

Questo è il momento nel quale Dio interviene: spalanca le porte e spezza le catene del male che ci opprimono. Accade qualcosa di simile a Paolo e a Sila che stavano in carcere ma i due non scappano. Non è la prigione il male peggiore. Al carceriere, servo del male, infatti, si aprono gli occhi del cuore e chiede di essere salvato. Paolo e Sila “Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia»”.

Ognuno di noi se vuole può passare dal male al bene e ottenere la salvezza se crederà nel Signore Gesù. Lui non ci lascerà mai soli. Mai.

Il suo Spirito ci guiderà a fare le giuste scelte e salverà la nostra vita dal male che ci tiene prigionieri.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, la folla [degli abitanti di Filippi] insorse contro Paolo e Sila, e i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella parte più interna del carcere e assicurò i loro piedi ai ceppi.
Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti.
Il carceriere si svegliò e, vedendo aperte le porte del carcere, tirò fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quello allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando cadde ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che cosa devo fare per essere salvato?». Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». E proclamarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa.
Egli li prese con sé, a quell’ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.

   Parola di Dio

Beati i poveri in spirito

Ieri papa Francesco all’udienza generale ha tenuto una catechesi sulla prima beatitudine. La condividiamo perché è davvero bella e merita che ciascuno di noi ci dedichi un po’ del suo tempo. Se lo faremo, siamo sicuri che ne avremo grande vantaggio per la vita.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Catechesi sulle Beatitudini:2. Beati i poveri in spirito

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Ci confrontiamo oggi con la prima delle otto Beatitudini del Vangelo di Matteo. Gesù inizia a proclamare la sua via per la felicità con un annuncio paradossale: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (5,3). Una strada sorprendente e uno strano oggetto di beatitudine, la povertà.

Dobbiamo chiederci: che cosa si intende qui con “poveri”? Se Matteo usasse solo questa parola, allora il significato sarebbe semplicemente economico, cioè indicherebbe le persone che hanno pochi o nessun mezzo di sostentamento e necessitano dell’aiuto degli altri.

Ma il Vangelo di Matteo, a differenza di Luca, parla di «poveri in spirito». Che cosa vuol dire? Lo spirito, secondo la Bibbia, è il soffio della vita che Dio ha comunicato ad Adamo; è la nostra dimensione più intima, diciamo la dimensione spirituale, la più intima, quella che ci rende persone umane, il nucleo profondo del nostro essere. Allora i “poveri in spirito” sono coloro che sono e si sentono poveri, mendicanti, nell’intimo del loro essere. Gesù li proclama beati, perché ad essi appartiene il Regno dei cieli.

Quante volte ci è stato detto il contrario! Bisogna essere qualcosa nella vita, essere qualcuno… Bisogna farsi un nome… È da questo che nasce la solitudine e l’infelicità: se io devo essere “qualcuno”, sono in competizione con gli altri e vivo nella preoccupazione ossessiva per il mio ego. Se non accetto di essere povero, prendo in odio tutto ciò che mi ricorda la mia fragilità. Perché questa fragilità impedisce che io divenga una persona importante, un ricco non solo di denaro, ma di fama, di tutto.

Ognuno, davanti a sé stesso, sa bene che, per quanto si dia da fare, resta sempre radicalmente incompleto e vulnerabile. Non c’è trucco che copra questa vulnerabilità. Ognuno di noi è vulnerabile, dentro. Deve vedere dove. Ma come si vive male se si rifiutano i propri limiti! Si vive male. Non si digerisce il limite, è lì. Le persone orgogliose non chiedono aiuto, non possono chiedere aiuto, non gli viene di chiedere aiuto perché devono dimostrarsi auto-sufficienti. E quante di loro hanno bisogno di aiuto, ma l’orgoglio impedisce di chiedere aiuto. E quanto è difficile ammettere un errore e chiedere perdono! Quando io do qualche consiglio agli sposi novelli, che mi dicono come portare avanti bene il loro matrimonio, io dico loro: “Ci sono tre parole magiche: permesso, grazie, scusa”. Sono parole che vengono dalla povertà di spirito. Non bisogna essere invadenti, ma chiedere permesso: “Ti sembra bene fare questo?”, così c’è dialogo in famiglia, sposa e sposo dialogano. “Tu hai fatto questo per me, grazie ne avevo bisogno”. Poi sempre si fanno degli errori, si scivola: “Scusami”. E di solito, le coppie, i nuovi matrimoni, quelli che sono qui e tanti, mi dicono: “La terza è la più difficile”, chiedere scusa, chiedere perdono. Perché l’orgoglioso non ce la fa. Non può chiedere scusa: sempre ha ragione. Non è povero di spirito. Invece il Signore mai si stanca di perdonare; siamo noi purtroppo che ci stanchiamo di chiedere perdono (cfr Angelus, 17 marzo 2013). La stanchezza di chiedere perdono: questa è una malattia brutta!

Perché è difficile chiedere perdono? Perché umilia la nostra immagine ipocrita. Eppure, vivere cercando di occultare le proprie carenze è faticoso e angosciante. Gesù Cristo ci dice: essere poveri è un’occasione di grazia; e ci mostra la via di uscita da questa fatica. Ci è dato il diritto di essere poveri in spirito, perché questa è la via del Regno di Dio.

Ma c’è da ribadire una cosa fondamentale: non dobbiamo trasformarci per diventare poveri in spirito, non dobbiamo fare alcuna trasformazione perché lo siamo già! Siamo poveri … o più chiaro: siamo dei “poveracci” in spirito! Abbiamo bisogno di tutto. Siamo tutti poveri in spirito, siamo mendicanti. È la condizione umana.

Il Regno di Dio è dei poveri in spirito. Ci sono quelli che hanno i regni di questo mondo: hanno beni e hanno comodità. Ma sono regni che finiscono. Il potere degli uomini, anche gli imperi più grandi, passano e scompaiono. Tante volte vediamo nel telegiornale o sui giornali che quel governante forte, potente o quel governo che ieri c’era e oggi non c’è più, è caduto. Le ricchezze di questo mondo se ne vanno, e anche il denaro. I vecchi ci insegnavano che il sudario non aveva tasche. E’ vero. Non ho mai visto dietro un corteo funebre un camion per il trasloco: nessuno si porta nulla. Queste ricchezze rimangono qui.

Il Regno di Dio è dei poveri in spirito. Ci sono quelli che hanno i regni di questo mondo, hanno beni e hanno comodità. Ma sappiamo come finiscono. Regna veramente chi sa amare il vero bene più di sé stesso. E questo è il potere di Dio.

In che cosa Cristo si è mostrato potente? Perché ha saputo fare quello che i re della terra non fanno: dare la vita per gli uomini. E questo è vero potere. Potere della fratellanza, potere della carità, potere dell’amore, potere dell’umiltà. Questo ha fatto Cristo.

In questo sta la vera libertà: chi ha questo potere dell’umiltà, del servizio, della fratellanza è libero. A servizio di questa libertà sta la povertà elogiata dalle Beatitudini.

Perché c’è una povertà che dobbiamo accettare, quella del nostro essere, e una povertà che invece dobbiamo cercare, quella concreta, dalle cose di questo mondo, per essere liberi e poter amare. Sempre dobbiamo cercare la libertà del cuore, quella che ha le radici nella povertà di noi stessi.

Lamentazioni

Oggi condividiamo un piccolo testo della Parola di Dio. Ci sono tante occasioni nella vita nelle quali questo testo può essere di aiuto. Leggendolo e meditandolo davanti al Signore può aiutarci a vivere i momenti di buoi … buona riflessione

franca e vincenzo, osb-cam

Lamentazioni 3

Alef
1 Io sono l’uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2 Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3 Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.

Bet
4 Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5 Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6 Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.

Ghimel
7 Mi ha costruito un muro tutt’intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8 Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9 Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.

Dalet
10 Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11 Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12 Ha teso l’arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.

He
13 Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14 Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d’ogni giorno.
15 Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.

Vau
16 Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17 Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18 E dico: «È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore».

Zain
19 Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20 Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21 Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.

Het
22 Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23 esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24 «Mia parte è il Signore – io esclamo –
per questo in lui voglio sperare».

Tet
25 Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l’anima che lo cerca.
26 È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27 È bene per l’uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.

Iod
28 Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29 cacci nella polvere la bocca,
forse c’è ancora speranza;
30 porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.

Caf
31 Poiché il Signore non rigetta mai…
32 Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33 Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell’uomo.

Lamed
34 Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35 quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell’Altissimo,
36 quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?

Mem
37 Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38 Dalla bocca dell’Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39 Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?

Nun
40 «Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41 Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42 Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.

Samech
43 Ti sei avvolto nell’ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44 Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45 Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.

Pe
46 Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47 Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina».
48 Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.

Ain
49 Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50 finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51 Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.

Sade
52 Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53 Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54 Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: «È finita per me».

Kof
55 Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56 Tu hai udito la mia voce: «Non chiudere
l’orecchio al mio sfogo».
57 Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: «Non temere!».

Res
58 Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59 Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60 Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.

Sin
61 Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62 i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63 Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.

Tau
64 Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l’opera delle loro mani.
65 Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66 Perseguitali nell’ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.

Festa della Famiglia

La famiglia sia il nostro rifugio sicuro in questo deserto del mondo. È qui che i doni di Dio prendono forma.

Franca e Vincenzo, osb-cam 🙏🌻

Dal libro del Siràcide

Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli
e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà
e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.
Chi onora sua madre è come chi accumula tesori.
Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli
e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
Chi glorifica il padre vivrà a lungo,
chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.
Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
non contristarlo durante la sua vita.
Sii indulgente, anche se perde il senno,
e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.
L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata,
otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.

Parola di Dio

Il primo martire

Santo Stefano è il primo martire. Diacono ha il coraggio della testimonianza e la forza di perdonare i suoi carnefici. È stato lapidato nel 36 d.C. dopo aver pronunciato un discorso memorabile nel quale, tra l’altro, ha avuto il coraggio di opporsi ai sacerdoti del tempio, gli stessi che avevano fatto condannare Gesù al pari dei loro predecessori che avevano ucciso tutti i profeti. È molto eloquente l’immagine che vi proponiamo. Il libro della Parola, la palma del martirio e le pietre strumento con il quale è stato lapidato. Santo Stefano, diacono, è il primo martire della Chiesa e anche il protettore dei diaconi che, ricordiamo, sono scelti per “servire”.

Di seguito, per chi lo desidera, proponiamo il testo degli Atti degli Apostoli che riporta il suo bellissimo discorso che gli è costato la vita. Ogni cristiano, ogni diacono, prenda esempio da Lui e sia pronto sempre a perdonare.

Atti – Capitolo 7

Il discorso di Stefano[1]Gli disse allora il sommo sacerdote: «Queste cose stanno proprio così?». [2]Ed egli rispose: «Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran, [3]e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e và nella terra che io ti indicherò. [4]Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate, [5]ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l’orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora figli. [6]Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. [7]Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia, disse Dio: dopo potranno uscire e mi adoreranno in questo luogo. [8]E gli diede l’alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l’ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. [9]Ma i patriarchi, gelosi di Giuseppe, lo vendettero schiavo in Egitto. Dio però era con lui [10]e lo liberò da tutte le sue afflizioni e gli diede grazia e saggezza davanti al faraone re d’Egitto, il quale lo nominò amministratore dell’Egitto e di tutta la sua casa. [11]Venne una carestia su tutto l’Egitto e in Canaan e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare. [12]Avendo udito Giacobbe che in Egitto c’era del grano, vi inviò i nostri padri una prima volta; [13]la seconda volta Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratelli e fu nota al faraone la sua origine. [14]Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, settantacinque persone in tutto. [15]E Giacobbe si recò in Egitto, e qui egli morì come anche i nostri padri; [16]essi furono poi trasportati in Sichem e posti nel sepolcro che Abramo aveva acquistato e pagato in denaro dai figli di Emor, a Sichem. [17]Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto, [18]finché salì al trono d’Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe. [19]Questi, adoperando l’astuzia contro la nostra gente, perseguitò i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non sopravvivessero. [20]In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre mesi nella casa paterna, poi, [21]essendo stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come figlio. [22]Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere. [23]Quando stava per compiere i quarant’anni, gli venne l’idea di far visita ai suoi fratelli, i figli di Israele, [24]e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l’oppresso, uccidendo l’Egiziano. [25]Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero. [26]Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d’accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l’un l’altro? [27]Ma quello che maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi? [28]Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l’Egiziano? [29]Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian, dove ebbe due figli. [30]Passati quarant’anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. [31]Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore: [32]Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto, Mosè non osava guardare. [33]Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa. [34]Ho visto l’afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto. [35]Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell’angelo che gli era apparso nel roveto. [36]Egli li fece uscire, compiendo miracoli e prodigi nella terra d’Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per quarant’anni. [37]Egli è quel Mosè che disse ai figli d’Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me. [38]Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l’angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. [39]Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e si volsero in cuor loro verso l’Egitto, [40]dicendo ad Aronne: Fà per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall’Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. [41]E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all’idolo e si rallegrarono per l’opera delle loro mani. [42]Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell’esercito del cielo, come è scritto nel libro dei Profeti: [43]Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant’anni nel deserto, o casa d’Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati per adorarli!
Perciò vi deporterò al di là di Babilonia. [44]I nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza, come aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto. [45]E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella conquista dei popoli che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. [46]Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe; [47]Salomone poi gli edificò una casa. [48]Ma l’Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo, come dice il Profeta: [49]Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?
[50]Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose? [51]O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. [52]Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; [53]voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l’avete osservata». [54]All’udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.

Lapidazione di Stefano. Saulo persecutore[55]Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra [56]e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». [57]Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, [58]lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. [59]E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». [60]Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar loro questo peccato». Detto questo, morì.

Il cammino dell’uomo

Lo scritto che segue è liberamente ispirato dal Cantico dei Cantici.

Cammino su sentieri bui,
ogni tanto una piccola luce,
ogni tanto una Parola
ogni tanto uno sguardo.

L’amore mi brucia dentro,
ardo dal desiderio,
aspiro alla gioia e alla pace

Immagino le sue tenerezze,
le sue carezze e i suoi baci.

Ho sete d’amore e mi perdo nei sogni,
il pensiero vaga tra fili d’erba altissimi,
sull’orizzonte fiori e cielo azzurro.

Il volto si incupisce,
il cuore lacrima,
lo sguardo assente,
l’orizzonte grigio e nuvoloso.

Ti cerco.
Dimmi dove sei,
dimmi dove riposi,
non posso più attendere.

Ti cerco.
Rispondimi presto,
rispondimi prima che il buio mi inghiotti,
non posso più attendere.

Non cerco cose grandi,
il mio tempo sta per chiudersi.
Non cerco di farmi vedere,
il mio tempo chiede pace.

Mi hai dato grazia e mirra,
sole e pioggia,
tepore e gelo
Mi hai offerto puro nardo,
Parola e silenzio,
Stelle e tenebre.

Vorrei avere lo sguardo di una colomba,
l’essenzialità del povero,
la sobrietà di un cuore che vede.

Cerco Misericordia, Amore e Grazia.

Vorrei scoprirti in ogni cosa,
vederti in ogni piccola realtà,
trovarti nell’indifeso e nell’umile.

Vorrei riposare nel Saron,
godere della tua purezza,
gustare i tuoi dolci frutti.

Vorrei riposare alla tua ombra,
rifugiarmi tra le tue mura e
confidare in te.

Mio tutto,
ti chiedo vino, passione e sapienza,
ti chiedo pace, gioia e Amore.
Sarò mite e umile e,
chiuso nella mia cella, cercherò il tuo volto splendente.

Vorrei ascoltare la tua voce,
sentire i passi del cerbiatto o del capriolo,
avvertire che mi scruti dal tuo nascondiglio e
che sussurri parole al mio cuore.

Cerco pace tra alberi e frutti,
fiori e germogli,
fiori e fili d’erba.

Intanto sto attendo alle volpi,
evito sciacalli, iene e golosi d’uva.

So che le tue promesse sono più forti,
la tua fedeltà più salda
la tua misericordia, eterna.

Non desidero lusinghe,
scaccio i vizi e,
respingo le abitudini mondane.
Via da me il mio Ego,
Via da me l’effimero, il provvisorio.
Via da me ogni gratificazione.

Non cerco il successo,
non desidero il potere.
Sono felice di ciò che già mi hai donato.

Allora ti cerco ancora,
indicami la via,
aiutami a capire ogni giorno,
Ti dono ogni istante della vita che mi hai dato.

A volte ti cerco e non ti trovo,
ti chiamo e non rispondi,
non riesco a vedere bene,
non riesco ad ascoltare
ma tu,
tu stringimi forte,
non lasciarmi nella tentazione,
fatti ascoltare nei miei silenzi e
vedere anche nell’oscurità.

Tu non sei un idolo scolpito nella pietra,
un amuleto luccicante,
un feticcio inanimato.
Tu sei vita che mi abita,
dolcezza nel cuore,
Signore della mia vita
Mio tutto !!!

Signore il mio cuore è tuo,
sono soavi le tue carezze,
intensi i tuoi profumi,
dolci le tue Parole.

Signore, tu guardi il cuore,
conosci tutto di me anche più di me.

Signore salvami,
guida i miei passi
orienta il mio sguardo
indicami la via
Signore dammi il coraggio di non perdermi,
prendi tu la mia volontà e falla tua.

Signore hai bussato e non ti ho sentito
Mi hai chiamato ed ero distratto,
liberami allora allora dalla notte,
liberami dal male,
da ogni smarrimento
dal caos di questo tempo.

Signore guarisci le mie ferite,
cura la mia malattia,
coprimi con la Tua ombra,
cibami con il farmaco d’immortalità,
abbracciami e fammi riposare in Te.

Dammi luce Tu che sei la Luce
Vieni, Signore, vieni presto !!!

Franca e Vincenzo, osb-cam

Scoprirsi amati

Ci sono momenti nella vita nei quali sei “chiamato” a cambiare. Ma come si fa? Perché dovremmo cambiare? Stiamo così bene così? Oppure, stiamo male, anzi, malissimo ma non vogliamo cambiare. Sembrano domande strane. Per qualcuno inutili e fuori dalla realtà. Non è così. Sono queste le domande da porsi nei momenti cruciali della vita.

Ci sono momenti della vita nei quali occorre prendere il coraggio tra le mani e assumere quelle decisioni, fare quelle scelte che abbiamo sempre rimandato e alle quali non abbiamo mai risposto.

E’ questo il tuo momento? Nessuno più di noi stessi può saperlo. Nessuno.

Fin da bambini abbiamo sentito parlare di Gesù. Conosciamo un po’ della sua storia, vediamo in giro preti, suore, monaci e monache. A volte ci prendiamo gioco di loro. Li critichiamo, partecipiamo alla “giostra” di quelli che li denigrano (anche se a volte le cronache, purtroppo, ci raccontano brutte storie) ma, tant’è. Non possiamo fare di tutt’erba un fascio. Vale per il clero e vale per i laici (noi). E allora?

Allora quelli che noi crediamo essere “casi difficili, complicati, irrisolvibili” forse non lo sono. Ognuno di questi casi ha una soluzione. Per ogni problema, infatti, dovrà trovarsi una via d’uscita. Ma da dove partire?

Forse uno dei punti cruciali dai quali partire è il nostro presente. Non certo il passato. Quello non c’è più, è andato via, ha scritto la sua storia. Ora dobbiamo scrivere il presente e il futuro della nostra vita partendo da dove stiamo a da come stiamo. Stiamo male lo so? Quindi vogliamo stare bene. Non crediamo che ci sia chi vuole continuare a stare male. Almeno lo speriamo. Ma noi crediamo e ne siamo sicuri che nessuno vuole stare male.

La prima cosa che ci viene in mente, quindi, è che abbiamo bisogno di un aiuto, di un sostegno. E allora ci chiediamo: c’è qualcuno che mi ama? Cosa rispondo? Se c’è qualcuno che ci ha mostrato amore (se c’è) ci chiediamo: abbiamo meritato questo amore? Cosa abbiamo fatto per meritarcelo? Ebbene c’è una persona che forse non ci è venuta in mente e che, invece, ci ama senza che noi lo meritiamo. Chi è? Si chiama Gesù. Si, Lui ci ama senza che noi lo abbiamo meritato. Lui non ci giudica, non ci condanna, non ci umilia. Gesù ci ama e basta. Ci ama al punto da starci accanto sempre, in ogni istante della nostra vita qualsiasi cosa abbiamo fatto e qualsiasi cosa pensiamo di Lui. Incredibile !!!

Sapete una delle ragioni per le quali ci ama? Perché non può fare a meno di noi. Ci vuole con Lui ad ogni costo. A qualsiasi prezzo. Anche al costo della sua stessa vita. Infatti ha accettato la morte in croce. Gesù ha accettato di morire per attirarci a Lui, per mostrarci la via. La Santa croce, infatti, è la nostra luce. La Santa Croce, inoltre, ci allontana dal male e dal maligno e ci mostra l’unica via possibile per vivere una vita pacificata.

Gesù per averci vicino non ci chiede pentimenti, non ci chiede di cambiare vita, non ci chiede nulla. Si mostra così come lo vediamo ancora oggi nei mille crocifissi appesi ai muri delle nostre case o camminare per le strade. Gesù è quel povero, quel diseredato, quell’uomo o quella donna che nella vita hanno sbagliato tanto e che ancora adesso stanno sbagliando. Gesù è quella mamma che eviti, quel parente che rifiuti, quel figlio che hai abbandonato, quell’amico che non hai curato, quel vecchio del quale ti sei vergognato. Gesù, invece, vuole stare con noi, gli piace ed è felice se noi lo contempliamo appeso alla croce. Ci chiede di stare con noi, di condividere la nostra sofferenza e il nostro dolore, le nostre gioie e le nostre ansie, di stare con noi in quelle notti buie e oscure nelle quali tremiamo e gemiamo, … ed è così che Lui ci ama. Ci ama profondamente, veramente, pienamente. Egli ci accoglie così come siamo, con le nostre povertà e la nostra miseria, con i nostri peccati e i nostri sbagli. Ci accoglie in ogni modo.

Se riusciamo a comprendere questo ci scopriremo amati e, se lo scopriamo davvero, la nostra vita cambierà, anzi, è già cambiata. Lui ci ama., ci vuole liberi e responsabili, capaci di guidare la nostra vita per il meglio. Ed infatti, per donarci questo, Lui ci ha amato come nessun altro: “Nessuno ha un amore più grande, dare la vita per i propri amici”.

Scopriamoci amati da Gesù e la nostra vita cambierà. Tutto quello che prima ci sembrava impossibile, inutile, sbagliato sarà, invece, il fondamento della nostra vita.

Scopriamoci amati e riusciremo a dare una svolta alla vita, riusciremo a vivere quella santità nel quotidiano che è la fonte della Pace e della Gioia che abbiamo sempre cercato a mai trovato.

Buon festa dei santi (gli amati e innamorati di Cristo).

franca e vincenzo, oblati osb-cam

Fede e Miracoli

“Dov’è la vostra fede?” ci chiede Gesù. E’ una domanda cruciale. Una domanda dalla quale dipende la nostra relazione con Lui. Non siamo capaci di “ascoltarlo”, non siamo capaci di “seguirlo”, non siamo capaci di “fidarci” e questi sono i segni che la nostra fede è davvero povera e piccola. Forse, allora, una delle richiesta da fare al Signore è proprio quella di farci aiutare nella nostra incredulità. Nella preghiera di richiesta, infatti, è importante credere e fidarsi”. E’ un passaggio decisivo e che non possiamo non fare. In questa ricerca di senso, oggi, ci facciamo aiutare da Papa Francesco che, parlando, appunto, della necessità di pregare e della sua importanza ha raccontato un fatto avvenuto in Argentina anni fa …

“Una bimba di 7 anni si ammala e i medici le danno poche ore di vita. Il papà, un elettricista, uomo di fede, prende un autobus per andare al Santuario mariano di Lujan, lontano 70 km.

Egli arriva tardi: i cancelli sono già sbarrati.

Continua il racconto di Papa Francesco:

“E lui ha incominciato a pregare la Madonna con le mani nella cancellata di ferro.

E pregava e pregava, piangeva e pregava, e così, così è rimasto tutta la notte.

Ma questo uomo lottava con Dio e lottava proprio con Dio per fare la guarigione della sua fanciulla.

Poi dopo le 6:00 del mattino al terminale per prendere il bus, è arrivato all’ospedale alle 9:00, più o meno, e ha trovato la moglie pingente.

Ha pensato il peggio.

Cosa succede? – non capisco non capisco- (rispose la moglie).

Cosa è successo?

-Ma… sono venuti i dottori, mi hanno detto che la febbre se n’è andata, che respira bene e non c’è niente, la lascieranno due giorni in più ma non capiscono loro cosa è successo…-

Questo succede ancora!

I miracoli ci sono!

Una preghiera coraggiosa che lotta per arrivare a quel miracolo!”

E conclude Papa Bergoglio:

Bisogna non solo limitarsi a pregare Signore fallo, ma dire: Signore, aiuta la mia incredulità che anche viene nella preghiera.

“Facciamo questo oggi!”