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Vivere ai margini

Forse vivere ai margini è l’unica via per la libertà. Successo, potere e ricchezza da qui sembrano gabbie. Gabbie dorate ma gabbie.

Le periferie sono, per chi è capace di vedere, anche i laboratori della società del
futuro. Qui la società muta, inventa nuove forme di sopravvivenza. …

Scrive Padre Kizito: “Nei quartieri della Nairobi ricca si rinforzano le siepi divisorie
con filo spinato, ci si chiude dietro alti muri, si aumentano i fari per illuminare a giorno i dintorni delle ville e si moltiplicano le guardie notturne – tutti poveracci che di giorno vivono in quartieri
come Riruta e di notte proteggono i ricchi – così che nessuno turbi il mondo dorato in cui si vive. Invece nelle periferie nascono
e crescono tutti i fermenti di questa società. Alcuni sono fermenti di violenza e di odio, ma altri sono fermenti di solidarietà e
dignità.

Qui c’è Lionel che a meno di trent’anni sta preparandosi la morte per alcoolismo, ma che dipinge dei quadri in cui la vita esplode con le più straordinarie forme e colori. C’è Adhiambo, che vive in una baracca, lavora da commessa, e la sera con un computer da museo scrive racconti per bambini.

C’é Juma, il tecnico di computer che dopo una giornata di lavoro, mentre la moglie prepara la cena su un fornello a carbonella
e i figli fanno i compiti, lavora su un portatile per sviluppare un nuovo software.

E c’é Anjela, che vuole avviare un gruppo di sostegno per le coetanee sieropositive. La periferia, per chi crede e
vuole lasciarsi rinnovare, è l’ incontro col Dio che non tiene niente per sé, che viene dal basso, che ti guarda con gli occhi dei
piccoli, ti comunica sapienza con la voce delle prostitute, ti benedice con la voce del vecchio che sta per morire.

Nelle periferie c’è chi non ha niente da perdere, e si gioca tutta la vita su un numero solo, puntandoci con tutta la perseveranza e creatività che possiede. Le
periferie sono terreno recettivo e fertile per il Vangelo. Le beatitudini sono ascoltate da occhi e cuori aperti. Qui siamo ai
margini della città, certamente non ai margini della vita”.

Vivere ai “sentendosi ai margini” è una “fortuna”. Di qui si ha la possibilità di scoprire il mondo abitato da grassi e grossi meschini incapaci di essere davvero umani e cioè incapaci di compiere gesti e dire parole d’amore autentiche … 😉

Franca e Vincenzo, osb-cam

No alla tristezza: è l’arma del male. Si alla Gioia, potenza di Dio.

Lo scritto che segue non è nostro ma è ripreso da un sito “No al satanismo” https://noalsatanismo.wordpress.com/ Si tratta di una serie di consigli dei Santi su come conservare la Gioia. Lo condividiamo perchè ci è parso molto interessante.

Franca e Vincenzo, osb-cam

S.Giovanni Bosco: IL DEMONIO HA PAURA DELLA GENTE ALLEGRA. Il Signore ama che quello che si fa per Lui, si faccia con allegria…Sta allegro!

I santi, mentre vivevano in questo mondo, erano sempre allegri, come se stessero sempre celebrando la Pasqua (Sant’Atanasio, Lettera, 14, 1-2)

San Basilio scrisse un’intera Omelia sulla Gioia : “Sarai sempre allegro e contento, se in tutti i momenti rivolgi a Dio la tua vita, e se la speranza del premio addolcisce e allevia le pene di questo mondo” (San Basilio Magno, Omelia sulla gioia, 25)

La Gioia facilita tutte le virtù, perchè è un atto di fiducia in Dio e tiene il demonio a distanza.Chi mantiene lo sguardo dell’anima rivolto alla Gioia di Gesù Risorto e si mantiene fedele ai Suoi insegnamenti ,vince i propri difetti, permette a Gesù di guarire le ferite del suo cuore e vede entrare miracoli nella propria vita. L’unica condizione per camminare verso la santità che San Domenico Savio chiedeva ai suoi coetanei era:mantenersi nella Gioia. Fidarsi di Dio in ogni momento e circostanza: perchè Gesù ci ha promesso che è sempre con noi e Lui sa volgere ogni situazione a nostro favore, specialmente quelle che non comprendiamo, che ci feriscono o che temiamo di più. Dunque : “La tristezza, è il ricordo di me stesso; la Gioia è il ricordo di Te Signore”(S.Agostino).

La tristezza è l’arma di Satana ! Ecco ciò che scrive San Francesco di Sales nella Filotea:

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“Il maligno gode nella tristezza e nella malinconia, perché lui stesso è, e lo sarà per l’eternità, triste e malinconico, separato da Dio per sempre; per cui vorrebbe che tutti fossero così. La cattiva tristezza turba l’anima, la mette in agitazione, le dà paure immotivate, genera disgusto per l’orazione, assopisce e opprime il cervello, priva l’anima di consiglio, di proposito, di senno, di coraggio e fiacca le forze. In conclusione,è come un duro inverno che cancella tutta la bellezza della terra e manda in letargo gli animali; infatti la tristezza toglie ogni bellezza all’anima e la rende quasi paralizzata e impotente in tutte le sue facoltà. Il nemico si serve della tristezza per portare le sue tentazioni contro i buoni; da un lato cerca di rendere allegri i peccatori nei loro peccati, e dall’altro cerca di rendere tristi i buoni nelle loro opere buone; e come non gli riuscirebbe di attrarre al male se non presentandolo in modo piacevole,cosi non potrebbe distogliere dal bene se non facendolo trovare sgradevole…..

S.Francesco di Sales ci indica i RIMEDI
1)Dice S.Giacomo: se qualcuno è triste, PREGHI: la preghiera è il rimedio più efficace perché innalza lo spirito a Dio, nostra unica gioia e consolazione; nella preghiera poi, serviti di affetti e parole interiori ed esteriori,che portano alla fiducia e all’amore di Dio.
2)COMBATTI con forza la tendenza alla tristezza; e anche se hai l’impressione che tutto quello che stai facendo in quel frangente rimanga distante e freddo,triste e fiacco, non rinunciare a farlo; il nemico vuole per mezzo della tristezza far morire le nostre buone opere, ma vedendo che non sospendiamo di farle, e che compiute con sforzo valgono di più, cesserà di tormentarci.
3)CANTA dei canti spirituali; spesso il maligno abbandona il campo di fronte a questa arma. Un esempio ci viene dallo spirito maligno che assediava e possedeva Saul,la cui violenza era dominata dalla recita dei SALMI della Bibbia.
4)E’ cosa buona occuparsi in atti esteriori e variarli più che possiamo,per distrarre l’anima dall’oggetto della tristezza,purificare e riscaldare gli spiriti;questo perché la tristezza è una passione fredda e arida.
5)Compi atti esteriori di fervore,anche se non ci trovi alcuna attrattiva; abbraccia il Crocifisso stringendolo al cuore, baciagli le mani e i piedi, alza gli occhi e le mani al cielo, indirizza tutta la tua voce a Dio con parole di amore e fiducia.
6)La frequenza alla S.COMUNIONE  è ottimo rimedio; perché questo Pane celeste darà forza al cuore e gioia allo spirito.
7)Manifesta tutti i tuoi sentimenti, affetti, i pensieri al SACERDOTE CONFESSORE, con umiltà e sincerità. Rimettiti tra le mani di Dio, e preparati a sopportare con pazienza questa fastidiosa tristezza,come giusta punizione per le tue stupide gioie; e sii certa che Dio,dopo averti messa alla prova, ti libererà da questo male e ti ricompenserà CON LA VERA GIOIA!

LA GIOIA DEI CRISTIANI
Tutti i cristiani fin dalle prime comunità ,vivevano nella Gioia di GESU’e nella certezza del Suo Amore vivo e presente nelle pagine della storia di ogni giorno,  specialmente quelle più difficili.  E i primi cristiani, come oggi, erano molto perseguitati, eppure non vivevano nel timore di ciò che poteva o non poteva accadere, perchè SI FIDAVANO DELLE PROMESSE DI CRISTO. Nel suo libro “Il Pastore”, Erma – fratello di papa Pio I –, a metà del II secolo, offre ai cristiani una serie di raccomandazioni sull’importanza di evitare la tristezza e di essere allegri.

Lungi da te la tristezza e non angustiare lo Spirito Santo che abita in te, perché non si rivolga a Dio contro di te e si allontani da te. Lo Spirito di Dio dato a questa carne non tollera né tristezza né angustia “(Erma, Il Pastore, Comandamenti, 10, 2-4)

“Rivestiti, dunque, di gioia che è sempre gradita a Dio e Gli è accetta. In essa si diletta. Ogni uomo allegro opera bene, pensa bene e disprezza la mestizia.Invece l’uomo triste si comporta sempre male. Prima agisce male perché contrista lo Spirito Santo che fu dato gioioso all’uomo, poi, contristando lo Spirito Santo, compie l’ingiustizia di non supplicare Dio e di non confessarsi a Lui.”  (Erma, Il Pastore, Comandamenti, 10, 2-4)

Chi pratica la misericordia – dice l’Apostolo Paolo– lo faccia con gioia”: questa prontezza e questa diligenza raddoppieranno il premio della tua elargizione. Perché ciò che si offre malvolentieri e per forza non risulta in alcun modo gradevole o bello (San Gregorio Nazianzeno, Dissertazione sull’amore per i poveri, 14).

PADRE PIO GIOIA

L’Apostolo Paolo diceva: “RALLEGRATEVI NEL SIGNORE SEMPRE ” (Fil 4, 4), la carità di Dio, o fratelli carissimi, ci chiama, per la salvezza delle nostre anime, alle gioie della beatitudine eterna. Le gioie del mondo vanno verso la tristezza senza fine. Invece le gioie rispondenti alla volontà del Signore portano alle gioie durature ed intramontabili coloro che le coltivano assiduamente. (Sant’Ambrogio, Trattato sulla Lettera ai Filippesi, 1).

Le parole dei primi cristiani fanno eco all’esempio dei Santi di ieri e di oggi ,come Padre Pio ,che riguardo alla tristezza diceva: Sii sempre allegramente in pace con la tua coscienza, riflettendo che ti trovi al servizio di un Padre infinitamente buono, che per sola tenerezza scende fino alla sua creatura, per elevarla e trasformarla in Lui Suo Creatore.E fuggi la tristezza, perché questa entra nei cuori che sono attaccati alle cose del mondo.  Guardati dalle ansietà ed inquietudini, perché non vi è cosa che maggiormente impedisca il camminare nella perfezione. Poni, figliuola mia, dolcemente il tuo cuore nelle piaghe di nostro Signore…Abbi una gran confidenza nella Sua misericordia e bontà, ch’Egli non ti abbandonerà mai, ma non lasciare per questo di abbracciare bene la Sua Santa Croce.”

Questo dobbiamo essere noi cristiani di oggi: seminatori di pace e di gioia, della pace e della Gioia che ci ha donato Gesù (San Josemaría Escrivá, Es Cristo que pasa, 30).

”La Gioia è il segno distintivo del cristiano”(S.Giovanni Paolo II 1980).”Non cedere mai alla sfiducia e allo scoraggiamento che il diavolo ci offre ogni giorno”(Papa Francesco) .

IO HO VINTO IL MONDO

GESU’ CI HA DONATO LA SUA GIOIA, CE LA DONA CONTINUAMENTE PERCHE’ LA SUA GIOIA DURA PER SEMPRE. NON FACCIAMOCELA RUBARE, richiudendoci in noi stessi ,nei rimuginamenti, nel rancore verso chi ci ha fatto o ci fa soffrire, nella paura del futuro, tutto ciò diventa come un cancro dell’anima: UN VERO CRISTIANO VIVE NELLA GIOIA DI GESU’ RISORTO,nella fedeltà e nella fiducia in Lui, si pente sinceramente dei propri errori, li confessa e va avanti rinnovato nella pace di Gesù, vivendo UN GIORNO ALLA VOLTA.

La vera Gioia, quella che solo Gesù ci dona, non dipende dallo stato d’animo, né dalla salute o da qualsiasi altra causa umana, ma dalla fiducia nelle promesse dell’Amore di Cristo, che è il motivo della nostra dignità di figli di Dio e della vera felicità profonda e senza paragoni, che alimenta in noi la speranza e l’amore. E quindi ci dona la pienezza della vita,nella condivisione della gioia e dell’amore con il prossimo. La gioia è contagiosa: trasmetterla è il tesoro più prezioso che possiamo offrire a quanti ci circondano e che, a sua volta, ci torna a riempire della eterna Gioia di Cristo. Quando il demonio ti insinua il triste pensiero: “Non ce la faccio più…è tutto perduto”, tu rispondigli con la Parola di Dio :”Tutto posso in Colui che mi dà forza”! 

Una preghiera di istituzione divina

Pregare facendo uso del Nome di Gesù è un’istituzione divina: è stata introdotta non tramite un profeta o un apostolo o un angelo, bensì dal Figlio stesso di Dio. Dopo l’ultima cena, il Signore Gesù Cristo diede ai suoi discepoli dei comandamenti e dei precetti sublimi e definitivi; fra questi, la preghiera nel suo Nome. Egli ha presentato questo tipo di preghiera come un dono nuovo e straordinario, d’inestimabile valore. Gli apostoli conoscevano già in parte la potenza del Nome di Gesù: per suo mezzo guarivano le malattie incurabili, sottomettevano i demoni, li dominavano, li legavano e li cacciavano. E’ questo Nome potente e meraviglioso che il Signore comanda di utilizzare nelle preghiere, promettendo che agirà con particolare efficacia. 

«Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio Nome», dice ai suoi apostoli, «la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio Nome, io la farò» (Gv 14.13-14). «In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio Nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio Nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena» (Gv 16.23-24).

Guardare oltre

Esiste una povertà ben più grande: non essere amato, desiderato, sentirsi escluso ed emarginato. (Madre Teresa)

Se ci guardiamo attorno, se osserviamo oltre le facciate esterne (oltre le maschere) non sarà difficile scoprire questo mondo di poveri. Forse anche alcuni di noi sono “esclusi” o “emarginati”. Alcuni lo avvertono altri, purtroppo, non se ne accorgono o, peggio, fanno finta di nulla (ignavi). I potenti del momento, quasi sempre mediocri figure mascherate, però, si avvalgono proprio di questo “strumento” per colpire chi non è gradito o non si adegua. Queste tristi figure di detentori del potere, così facendo, credono o pensano di far credere di essere migliori, di essere più bravi, più capaci di altri. Ebbene, questo esercizio del potere è noto, compreso e per nulla stimato. Ma non importa. La vita è piena di una bellezza che nessuna espressione del potere, anche quella più becera, potrà mai oscurare, perché il dono di Dio è immensamente più grande della mediocrità umana. Eppure chi è vittima dell’esclusione, chi è emarginato, chi è spinto al silenzio, chi non si sente amato o desiderato è un uomo ridotto in povertà. Chi si macchia di questa infamia è spesso un mediocre, incapace di accettare il confronto e, purtroppo, incapace di Amare. Quando l’escluso riesce a comprendere questo stato di cose riesce anche a scrollarsi di dosso la condizione di povertà e ha compassione dell’oppressore, riesce perfino a guardarlo negli occhi con sguardo pietoso e a pregare per lui. L’escluso consapevole, perciò, avrà pietà del suo carnefice e lo considererà il vero povero, l’uomo bisognevole di cura e di attenzione: l’uomo da amare. Farà del proprio meglio per aiutare il suo “carnefice” ad uscire da questa sua condizione e cercherà, perciò, di essere strumento dell’amore del Padre. Si sentirà “incaricato” di portare una testimonianza credibile del martirio. Il povero escluso, non amato, emarginato e messo in disparte si sentirà inviato dal Padre, titolare di una missione d’amore da compiere per salvare l’uomo del potere. Un uomo, questo, che con la sua azione quotidiana, spesso nascosta e mascherata da parole vuote, crede, magari, di compiere il bene mentre, in questo modo, sta solo offrendo alla sua vittima l’occasione per esercitare la sua missione d’amore. L’invito per tutti è quello di riuscire a guardare oltre fino al confine del nostro possibile, fidandoci e affidandosi a Dio Padre che ha sempre cura dei suoi figli.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Il pozzo nel deserto

Forse è tempo di ritornare a scoprire il pozzo nel deserto … una sfida personale per dare senso all’esistenza e pacificarla.
L’essenziale è invisibile agli occhi o meglio possiamo anche vederlo ma come metà da conquistare. Solo il cuore può davvero vedere l’invisibile agli occhi. In questo tempo, però, abbiamo perduto questo sentiero e l’uomo è sempre più perso nell’impegno a cercare cose materiali distruggendo l’esistenza e non trovando mai vera pace. E così tutto diventa fatica, sudore, lacrime mentre non riusciamo a vedere il bello che c’è in ciò che unisce. Non possiamo ridurre l’essenziale ad oggetti a cose materiali. Se lo facciamo restiamo prigionieri della materia mentre l’uomo pieno è spirituale. Non facciamo sottometterci al potere delle cose e degli altri.

Le croci del mondo

Dai migranti ai bambini abusati, dalle famiglie spezzate ai consacrati fedeli che vengono rifiutati.
Nella preghiera finale al Colosseo, le sofferenze di oggi.
“CHE IL SIGNORI CI AIUTI A VEDERE LE CROCI DEL MONDO”
Papa Francesco (19/04/2019)

«Signore Gesù aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo:

la croce delle persone affamate di pane e di amore;

la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti;

la croce delle persone assetate di giustizia e di pace;

la croce delle persone che non hanno il conforto della fede;

la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine;

la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici;

la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza;

la croce dell’ umanità che vaga nel buio dell’ incertezza e nell’ oscurità della cultura del momentaneo;

la croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall’ omicida leggerezza e dall’ egoismo;

la croce dei consacrati che cercano instancabilmente di portare la Tua luce nel mondo e si sentono rifiutati, derisi e umiliati;

la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore;

la croce dei tuoi figli che, credendo in Te e cercando di vivere secondo la Tua parola, si trovano emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei;

la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante;

la croce della Tua Chiesa che, fedele al Tuo Vangelo, fatica a portare il Tuo amore perfino tra gli stessi battezzati;

la croce della Chiesa, la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’ interno e dall’ esterno;

la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’ avidità e dal potere.

Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte. Amen!».

Non temere

 «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 

Le promesse di Dio per la salvezza sono per tutta l’umanità.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Beati i puri di cuore …

Il Padre Lot andò a visitare il Padre Giuseppe e gli disse: « Prego, medito e quando posso mi purifico dai miei pensieri. Cosa devo fare di più? »; allora il vecchio gli disse: « Se tu lo vuoi, diventa interamente come di fuoco» (Giuseppe di Panépho 7). «Il pezzo di legno che serve ad attizzare i tralci finisce per essere interamente consumato dal fuoco, allo stesso modo l’uomo purifica la sua anima nel timore di Dio » 

Ne parleremo in due diversi incontri ai quali siamo stati invitati. Il primo lo terremo a Coreno mercoledì 27 e il secondo a Fondi domenica 31 … due momenti per fare discernimento e vivere la quaresima.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Il profumo che cambia la vita

È vero ognuno ha sogni infranti, desideri non realizzati e un mancato senso di felicità. Eppure, forse, c’è qualcosa che ci sfugge. C’è un mistero che non riusciamo a penetrare. Ci sono sbagli che facciamo credendo che tutto dipenda da noi e dimentichiamo la misericordia di Dio e la necessità del suo aiuto. Crediamo di poter fare tutto da soli. Che grande sbaglio!!!

La Parola di Dio, per esempio, ci offre delle indicazioni preziose. Dalla Parola, infatti, si sprigiona un profumo speciale, un profumo che possiamo sentire, però, con il cuore, un profumo che cambia la vita.

Dio ci scruta e ci conosce. Ha pazienza e in ogni modo ci offre strade per trovarlo e dare “pace” alle nostre vite. Lo fa con lo stile del buon contadino che di fronte ad una pianta di fichi che non porta frutto la pota, la cura, la concima e attende che porti frutto. Il Signore sa aspettare la nostra conversione. Una conversione che ci chiede di avere fiducia in Lui e di affidarci a Lui. Se lo faremo scopriremo tutto il suo Amore ed in particolare le tante belle cose che ci ha donato e noi non consideriamo (persone, cose, situazioni, amici, affetti, ecc.) e le altre che ogni giorno ci mette davanti e che non riusciamo e a percepire come doni. Quante occasioni mancate!!!

A volte siamo noi stessi a creare la nostra infelicità. Siamo ancora in tempo per cambiare. Che Dio ci dia la forza.

Franca e Vincenzo, osb-cam