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In cammino

Oggi è la Festa del Santi innocenti, martiri. Condividiamo un versetto della prima lettura tratta dalla prima Lettera di San Giovanni Apostolo.

“Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato”.

Siamo poveri peccatori in cammino.

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Povero Giuda

Questa mattina sentiamo il bisogno di condividere una delle tante citazioni che don Andrea Gallo fa di don Primo Mazzolari.

“C’è un passaggio -scrive don Gallo- che è fondamentale: “Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella passione del Signore. Non cercherò -scrive don Primo Mazzolari- neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!” Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa anche capire  -conclude- perché io l’ho chiamato in questo momento fratello”.

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

 

 

Briciole di sapienza

Un uomo che aveva conquistato  successo, potere e ricchezza non si sentiva mai pieno e mai soddisfatto. Il vicino di casa, invece, un indiano di nome AYASHA, pur non possedendo tutte quelle cose, era sempre sereno.  A questo punto il potente decise di convocare nel suo palazzo AYASHA, che significa “piccolo”, il quale accettò l’invito. Arrivò all’appuntamento con puntualità e quando si accorse del lusso nel quale viveva il suo vicino si tolse le scarpe per non sporcare il pavimento di marmo pregiato. Quando gli fu davanti si senti chiedere, senza neanche un saluto, com’è che era sempre sereno.  AYASHA, alzò gli occhi e disse: “Non mi sono mai preoccupato di avere ricchezza, potere e successo. Ho sempre cercato di godere delle piccole cose della vita: una carezza, un bacio, un abbraccio e di ammirare il sole di giorno e la luna di notte. Ho apprezzato la piccola fiamma del mio caminetto e i frutti del bosco. Ho trascorso tante giornate a passeggiare soffermandomi a scrutare l’orizzonte e non ho mai raccolto un fiore per strapparlo alla terra.
Insomma vivo apprezzando le bellezze del creato. Ce ne sono in abbondanza per tutti, anche per te.

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Dal libro della Sapienza

Nella sapienza c’è uno spirito intelligente, santo,
unico, molteplice, sottile,
agile, penetrante, senza macchia,
schietto, inoffensivo, amante del bene, pronto,
libero, benefico, amico dell’uomo,
stabile, sicuro, tranquillo,
che può tutto e tutto controlla,
che penetra attraverso tutti gli spiriti
intelligenti, puri, anche i più sottili.
La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento,
per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa.

Io cerco il tuo volto

Da qualche tempo amiamo, soprattutto in certi momenti, pregare con il Salmo 27 e abbiamo deciso di proporlo anche a voi, carissimi amici dell’eremo. Sono parole semplici ma capaci di aiutare la buona vita di quanti si affidano al Signore e a nessun altro. Vi invitiamo a leggerlo lentamente soppesando le parole confrontandolo con la vostra vita in questo tempo. Buon cammino su “Strade di coraggio”.

Franca e Vincenzo osb-cam

 q

Il trionfo della fede
Sl 3; 4Ro 8:31, ecc.
1 Di Davide.
Il SIGNORE è la mia luce e la mia salvezza;
di chi temerò?
Il SIGNORE è il baluardo della mia vita;
di chi avrò paura?
2 Quando i malvagi, che mi sono avversari e nemici,
mi hanno assalito per divorarmi,
essi stessi hanno vacillato e sono caduti.
3 Se un esercito si accampasse contro di me,
il mio cuore non avrebbe paura;
se infuriasse la battaglia contro di me,
anche allora sarei fiducioso.
4 Una cosa ho chiesto al SIGNORE,
e quella ricerco:
abitare nella casa del SIGNORE tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del SIGNORE,
e meditare nel suo tempio.
5 Poich’egli mi nasconderà nella sua tenda in giorno di sventura,
mi custodirà nel luogo più segreto della sua dimora,
mi porterà in alto sopra una roccia.
6 E ora la mia testa s’innalza sui miei nemici che mi circondano.
Offrirò nella sua dimora sacrifici con gioia;
canterò e salmeggerò al SIGNORE.
7 O SIGNORE, ascolta la mia voce quando t’invoco;
abbi pietà di me, e rispondimi.
8 Il mio cuore mi dice da parte tua: «Cercate il mio volto!»
Io cerco il tuo volto, o SIGNORE.
9 Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo;
tu sei stato il mio aiuto; non lasciarmi, non abbandonarmi,
o Dio della mia salvezza!
10 Qualora mio padre e mia madre m’abbandonino,
il SIGNORE mi accoglierà.
11 O SIGNORE, insegnami la tua via,
guidami per un sentiero diritto,
a causa dei miei nemici.
12 Non darmi in balìa dei miei nemici;
perché sono sorti contro di me falsi testimoni,
gente che respira violenza.
13 Ah, se non avessi avuto fede di veder la bontà del SIGNORE
sulla terra dei viventi!
14 Spera nel SIGNORE!
Sii forte, il tuo cuore si rinfranchi;
sì, spera nel SIGNORE!

Il perdono non e’ un cammino facile

Uno degli ultimi profeti del Primo Testamento ci offre questa profezia enigmatica che ha influenzato gli scrittori del Secondo Testamento nella loro riflessione su Gesù e il significato della croce.

Un personaggio misterioso è stato messo a morte. È paragonato a un “figlio unico”, a un “primogenito”. Ancora più sorprendente, si confonde con Dio stesso fino ad indentificarsi con lui, dal momento che la traduzione letterale dall’ebraico, seguita in italiano, è “… guarderanno a me, colui che hanno trafitto”. In seguito a questa violenza, che è anche una profanazione del paese (il verbo “trafiggere” in ebraico evoca anche la nozione di “contaminare”), Dio manda il suo Spirito sugli anziani e su quelli ad essi associati, ciò porta alla conversione. I colpevoli guarderanno in faccia il male che hanno commesso ed entreranno in un processo di lutto, espressione del pentimento.

Questo dolore si concretizza in una cerimonia la cui qualità liturgica è espressa dalla sua struttura: ogni clan separatamente, uomini e donne separati … Risultato: una sorgente sgorga per purificare quelli che in precedenza erano impantanati nella colpa e nel rifiuto della Sorgente della loro esistenza.

I tentativi d’identificare questo Trafitto non sono mancati, ma nessuna figura storica sembra fare il caso. Il paragone più vicino è il misterioso Servo del Secondo Isaia: anche lui è stato trafitto/profanato (Isaia 53,5) e la sua sofferenza e la sua morte provoca, a posteriori, un cambiamento del modo di vedere da parte di coloro che, in precedenza, lo deridevano. Pertanto, essi capiscono che questo infortunato era dalla parte di Dio, nonostante il suo aspetto pietoso.

In realtà, l’unico personaggio storico che corrisponde a questo ritratto è proprio Gesù, anche se arriverà sulla scena solo qualche secolo più tardi. L’Apocalisse (1,7) evoca la profezia di Zaccaria parlando della manifestazione di Cristo nella gloria, quando la sua vera identità viene rivelata. E nel suo Vangelo (19,37), Giovanni l’utilizzata al momento della morte di Gesù: innalzato sulla croce, visibile a tutti, la sua identità può essere percepita da coloro che hanno gli occhi per vedere, occhi illuminati dalla fede.

Questa parola del profeta è una profonda riflessione sul perdono divino. Questo perdono è sempre offerto, anche dopo i crimini più abominevoli, ma passa inevitabilmente attraverso la contemplazione di Colui che assume tali trasgressioni annegandole nella misericordia di Dio. Guardare in faccia le vittime della nostra mancanza di amore per vedere quello che abbiamo fatto è un primo passo sulla via della guarigione. Tuttavia, bisogna fare un ulteriore passo: discernere nella Vittima per eccellenza colui che risponde all’odio con l’amore e che offre sempre un nuovo inizio. Dio non è né colui che giustifica i nostri rifiuti né colui che punisce le nostre mancanze, ma colui che si identifica con le vittime dell’ingiustizia assimilandole al suo Figlio. Contemplare in Gesù l’Amore beffeggiato che continua ad amare fa sciogliere i nostri cuori induriti e permette che possa scaturire una sorgente di perdono per trasformarci da cima a fondo.

Comunità di Taize

Per riflettere

- “Il perdono non è un percorso facile”. Il testo di Zaccaria come illustra questa affermazione? Come descriverei il cammino del perdono indicato qui?

- Concretamente, come contempliamo Colui che abbiamo trafitto e quali sono le conseguenze nella nostra esistenza?

- Che cosa ci permette di guardare in faccia le vittime delle nostre società e confessare la nostra complicità al loro stato d’oppressione?

Zaccaria 12 ,10—13 ,1: Contemplare la Vittima
Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. Farà lutto il paese, famiglia per famiglia: la famiglia della casa di Davide a parte e le loro donne a parte; la famiglia della casa di Natan a parte e le loro donne a parte; la famiglia della casa di Levi a parte e le loro donne a parte; la famiglia della casa di Simei a parte e le loro donne a parte; tutte le altre famiglie a parte e le loro donne a parte. In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità. (Zaccaria 12,10–13,1)

I Santi, il fuoco e vita quotidiana

Qualche minuto fa abbiamo acceso, quest’anno, per la prima volta il fuoco nel camino. La fiamma ha iniziato ad avvolgere la legna e a diffondere un delicato e ancora timoroso  tepore unitamente ad un leggero profumo che riempie e attiva la memoria attorno a dolci ricordi. Ed è così che la tradizione si rinnova e aiuta a vivere anche il nostro piccolo momento di preghiera attorno all’angolo nel quale primeggia la Parola dalla quale prende forza la stola del servizio.

Al termine del giorno ripassiamo in rassegna le ore trascorse al lavoro, le persone incontrate, le parole pronunciate e le azioni compiute. Tutto questo ci aiuta nel dialogo con il Padre e ci consente di prepararci a vivere la notte.  Una notte che annuncia già la festa di tutti i Santi, una festa nella quale contempliamo non solo i grandi Santi presenti nel calendario ma anche i martiri, i “piccoli” i cui nomi ci sono sconosciuti, quelli che  «hanno cercano il volto di Dio»,  «i poveri in spirito», coloro che hanno vissuto «nel pianto», i «miti»,   «quelli che hanno fame e sete della giustizia», i «misericordiosi», i «puri di cuore», gli «operatori di pace», i «perseguitati per la giustizia» e per «causa Sua»; uomini e donne, giovani e adulti, che hanno conosciuto il peccato e, poi, si sono convertiti.

Intanto la fiamma del caminetto continua a danzare mentre ci si prepara a gustare una bruschetta, un po’ di verdura e qualche scampolo di formaggio con un piccolo bicchiere di vino. Buonanotte.

Franca e Vincenzo osb-cam

Vietato lamentarsi

Pablo Picasso ebbe a scrivere che alcuni uomini trasformano un punto giallo in un sole, altri il sole in un puntino giallo”. Da che parte stiamo?

Papa Francesco sulla porta d’ingresso del suo appartamento ha fatto affiggere un cartello che dice “Vietato lamentarsi”. Si, è proprio così. I cristiani poi, più di tutti, devono essere bravi a sorridere anche nelle difficoltà. Baden Powell, fondatore del movimento scout ( e noi siamo scout)  ha spiegato che “un sorriso fa fare il doppio di strada di un brontolio”.

Ma come si fa ad essere ottimisti?  Sarà la fede a salvarci. La fede in un Dio buono e misericordioso, infatti, alimenterà la speranza che supera ogni difficoltà. Crediamo che ogni avvenimento della vita anche se ci sembra cattivo è per il meglio. Non può essere diversamente. Anzi, sicuramente è così. Si tratta di una speranza che non ha come orizzonte i nostri desideri ma il bene che Dio ha pensato per noi. In questo cammino di fiducia e di speranza restiamo semplici e sereni. Il Signore sa di cosa abbiamo bisogno.

Concludiamo con l’invito a recitare una piccola preghiera di Tommaso Moro: “Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire. Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla. Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male, ma piuttosto trovi sempre il modo di rimettere le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama «io». Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po’ di gioia e farne parte anche agli altri. Amen”.

Franca e Vincenzo osb-cam

Tutti figli dello stesso Padre

“Siamo Figli di Dio”. Stamattina proviamo a contemplare l’alba avendo nella mente e nel cuore questa rivelazione: “Siamo Figli di Dio”. Essere figli fa due conseguenze semplici e logiche: 1) siamo fratelli di Gesù 2) siamo fratelli di ogni altro uomo.

Questa verità è sconvolgente e se la crediamo, tutta la nostra vita cambia. Sentirci tutti fratelli ha qualcosa di rivoluzionario, ha conseguenze così sconvolgenti che dovrebbe abbattere ogni resistenza e ogni ostacolo a vivere una vita nuova. Ma non basta. Abbiamo un Padre al quale ricorrere, un Padre che attende di ascoltare la nostra voce e che pur conoscendo ciò di cui crediamo di aver bisogno vuole che noi gli parliamo e desidera che noi, tornando da Lui, gli chiediamo consiglio, gli raccontiamo i nostri dolori, le nostre sofferenze ma anche le nostre gioie. Perché il nostro Padre che sta nei “cieli” vuole condividere le nostre vite, le nostre ansie ma anche i momenti di felicità. Coraggio cari amici scoprire che Dio è nostro Padre è davvero l’inizio per un nuovo modo di vivere. Facciamolo e i nostri giorni avranno un senso nuovo.

Franca e Vincenzo osb-cam

Cogliamo l’occasione per segnalarvi che papa Francesco ogni mercoledì sarà su Sat2000 per 3 minuti a parlare del Padre Nostro. Ecco la prima puntata.

 

Anche San Paolo oggi ci ricorda che “Siamo Figli di Dio”.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 8,12-17

Fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.
Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Parola di Dio

 

Lontano dagli arroganti

Spesso nella vita incontriamo donne e uomini di potere, donne e uomini che si comportano come se fossero padroni. A loro, ai loro compagni di merenda e a quanti guardano cosa accade e con ipocrisia passano oltre proponiamo questa  piccola immagine di Sant’Agostino

“È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli”.

Per questo quando incontriamo un arrogante  allontanandosi e lasciamolo al suo destino di “morte”. Guardiamoci intorno il mondo ha bisogno di buone azione e queste possiamo farle ovunque … Coraggio, il bene vince sempre.

Franca e Vincenzo osb-cam

Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

Se ne va nel vento

Ancora un’alba, ancora il tepore di un raggio di sole, ancora una giornata per sperare …  ancora un tempo per dare senso alla vita. Facile a dire ma poi, come si fa?

Stamattina San Paolo ci da un’indicazione … Eccola: “Offrire voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia”. 

Cosa vorrà mai dirci? Semplicemente che per dare senso alla vita dobbiamo puntare con decisione ad “Offrire noi stessi”. Cioè? Il segreto sta nello stile con il quale viviamo  il lavoro, le relazioni, la cura, l’affetto, l’essere giovani, l’essere vecchi, lo stare bene e lo stare male… tutto diventa “altare” su cui celebrare la salvezza (luogo nel quale realizziamo la nostra vita).

Siamo liberi da riti,  formule, impegno di denaro, fatti esterni, offerte materiali … per dare senso alla vita dobbiamo dare cuore al nostro corpo, alle nostre parole, ai nostri gesti le uniche cose sulle quali gli altri e Dio ci riconosceranno.

Questa mattina, perciò riflettiamo con il testo di una bellissima canzone di Bob Dylan “blowin’in the wind”

Franca e Vincenzo osb-cam

https://youtu.be/3l4nVByCL44

Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto
prima che riesca a vedere il cielo?
E quanti orecchie deve avere un uomo
prima che ascolti la gente piangere?
E quanti morti ci dovranno essere affinché lui sappia
che troppa gente è morta?
la risposta, amico mio, se ne va nel vento,
la risposta se ne va nel vento

Per quanti anni una montagna può esistere
prima che venga spazzata via dal mare?
E per quanti anni alcuni possono vivere
prima che sia concesso loro di essere liberi
E per quanto tempo può un uomo girare la sua testa
fingendo di non vedere
la risposta, amico mio, se ne va nel vento,
la risposta se ne va nel vento