Archivi categoria: Vita all’eremo

Ancora in viaggio

Niente rimorsi.
Niente rimpianti.
Niente tristezza.

Tanta voglia di andare.
Tanto coraggio di essere.
Tanta forza per continuare.

La memoria registra l’indifferenza e il cuore  dona ancora più forza. Così il cammino prosegue e sostenuti dal soffio di un “vento” gagliardo si continua a dire il nostro: “Si”, ci siamo e non ci fermiamo.

E allora:
porte aperte alla “Parola”;
porte aperte a parole di speranza;
porte spalancate all’accoglienza.

Nessuno potrà fermare questo viaggio che iniziato da lontano, molto lontano è “chiamato” a raggiungere altre mete.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Auguri diversi

Carissimi,

siamo già al 2 gennaio, San Basilio; siamo già immersi in un nuovo anno nel quale speriamo di “vedere”, di ” ascoltare”, di “toccare”, di “gustare” e di “raccontare” ancora qualcosa di bello e di buono per noi, per gli altri e per il Signore.

Il dono di questa vita che abbiamo ricevuto ci deve mettere il fuoco nel cuore, ci deve spingere a testimoniare ancora che Lui è nato, morto e risorto e che ci chiede di amarlo sopra ogni cosa … riusciremo a farlo?
Speriamo di si!!!
Vorremmo che questi nostri piccoli e semplici auguri non siano formali, dovuti e nemmeno scontati. Per questo vi chiediamo e ci chiediamo di ridare cuore e ragione alla nostra vita cercando di raccontare nel quotidiano l’amore per le piccole cose con l’impegno di conservare la fede in un tempo così difficile, così controverso, così nuovo … un tempo attraversato da cambiamenti così grandi che in poco tempo potrebbero, per davvero, spazzare via secoli di storia e di fede cristiana.
Da parte nostra cercheremo di essere “custodi” e non fari; “abitanti attenti” e non guerrieri solitari; “trasmettitori nascosti” di una fede antica come il mondo, senza credere di poterci battere contro questa deriva socio-culturale e della fede. E così cercheremo di essere piccoli testimoni disposti a costruire una storia di resistenza ad oltranza con l’unica idea di preservare l’essenziale che rischia di essere fagocitato per sempre.
Vi auguriamo ogni bene e di riuscire, con noi, a sollevare ancora lo sguardo verso le stelle per scrutare nuovi semi di quella umanità creata all’origine e vivere l’ideale di un amore incarnato nelle pieghe del quotidiano come se fossimo all’origine del cristianesimo in un tempo abitato da mille ostilità che non sanno e non vogliono sapere più nulla del bello, del buono e dell’altro nostro simile.
Buon viaggio e buon servizio.
Franca e Vincenzo osb-cam
Eremo di famiglia camaldolese

Sguardi sognanti

Piccoli sognatori;  semplici appassionati di questo mondo spesso ostile; ostinati di speranza … ci prepariamo all’arrivo  del nuovo anno e proviamo a “scrivere” nuovi programmi per contribuire a costruire il progetto di Dio.

Si tratta di tracciare nuovi sentieri paralleli a quelli antichi; nuove vie capaci di aprire lo sguardo su nuovi orizzonti; nuovi percorsi per cuori capaci di “vedere” oltre i mille ostacoli della vita quotidiana.

Siamo convinti che siano tanti i seminatori di speranza; crediamo, però, che molti hanno bisogno di essere scoperti e di fare rete.  Ci impegnano, perciò, a trovarli per costruire un mosaico di oasi dello Spirito capaci di contrastare questa deriva dell’umanità nella quale siamo immersi. E così, nel nostro piccolo eremo di famiglia camaldolese, dedicato ad Aquila e Priscilla, desideriamo continuiare  a camminare e vogliamo farlo avendo nel cuore la convinzione che, in questo modo, possiamo aiutare la speranza a farsi sperare.

In questi anni abbiamo già conosciuto molte belle realtà di chiese domestiche, luoghi nei quali il respiro di Dio cerca di farsi prassi ordinaria, semplice vita quotidiana. Si tratta di micro realtà a volte escluse, poco considerate se non del tutto ignorare: piccoli tentativi suscitati dallo Spirito creativo del Padre che sono nati magari vicino o accanto ad un monastero o a particolari luoghi dello Spirito e che stanno progressivamente prendendo consapevolezza di “essere”.

Ebbene noi speriamo che nel 2019 queste piccole realtà possano incontrarsi e cercare di verificare il loro cammino con l’idea di costruire, dal basso, una vera rete di sacche di resistenza e di controcultura in un mondo massificato da una deriva che appare inesorabile e che, concretamente, ha invaso ogni ambito e ogni aggregato, nessuno escluso.

Se anche tu (voi) pensi, speri e credi di entrare nella rete o vuoi solo cercare di confrontarti e di conoscere di più chiamaci, scrivici o contattaci come è meglio per te. Ti aspettiamo nel nostro eremo pronti ad accogliere donne e uomini di speranza che desiderano vivere il messaggio cristiano nella fedeltà e libertà di battezzati credenti.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Un dono speciale: la reliquia di Romero

E così oggi all’eremo abbiamo accolto la visita speciale delle Monache della Rupe condividendo l’amicizia e l’affetto che fanno prefigurare l’eternità. A fine giornata ci hanno donato l’immagine e una reliquia di Oscar Romero, vescovo e martire in San Salvatore che sarà presto proclamato Santo dopo il riconoscimento del miracolo da parte di papa Francesco. Il dono di una sua reliquia è davvero qualcosa di speciale che custodiremo insieme all’immagine e alla reliquia di San Giovanni Paolo II che abbiamo ricevuto alcuni anni fa direttamente dal Vaticano.

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Il Beato Romero è stato ucciso da un colpo di pistola al cuore mentre celebrava la Messa il 24 marzo 1980. I paramenti che indossava erano intrisi di sangue. La sua camicia grigia clericale ha avuto un posto prominenente nella beatificazione di Romero a maggio a San Salvador. La camicia è stata portata in processione cerimoniale fino all’altare dove è stato incensata e venerata. Dopo la beatificazione, la camicia è stato inviata a varie chiese in El Salvador per la venerazione.  (La camicia è vista nel lato destro della imagine di testata di questo blog.)

Foto San Francisco Te Ve.
A causa di preoccupazione per la sua integrità, la camicia è stato recentemente sostituita con un pezzo molto inferiore di stoffa con il sangue di Romero che è stata posta in una nuova teca da inviare intorno in El Salvador. Questo tessuto non è da paramenti di Romero, ma dal panno di lino bianco (chiamato il corporale), su cui il calice eucaristico era stato posto durante la Messa finale di Romero. La nuova teca contiene anche un mitra (abito di testa vescovile) indossato da Romero. La Chiesa salvadoregna intende inviare queste reliquie di ogni parrocchia in El Salvador, e alle cattedrali delle altre capitali dell’America centrale.  Il pellegrinaggio durerà tre anni.
Purtroppo, c’era molto sangue di Romero prodotta in quel fatidico Lunedi sera a marzo 1980. Il proiettile killer ha colpito il cuore di Romero, innescando abbondanti emorragie attraverso il foro d’entrata nel petto di Romero, così come attraverso la sua bocca e le narici, dopo che i suoi polmoni divennero pieni di sangue. Alcune delle fotografie più inquietante della scena mostrano le suore che lavoravano nell’ospedale di cui cappella Romero fu ucciso pulendo il sangue dopo il suo corpo è stato sottrato. Sembravano essere consapevole della sua sacralità, raccogliendolo in lenzuola bianche, anziché lavandolo con attrezzature per la pulizia ordinaria. Frammenti di quei fogli sono stati dati come reliquie preziosi ai devoti Romero per molti anni.

Il nostro eremo e il carisma camaldolese

Dal nostro piccolo eremo di famiglia cerchiamo, da oblati camaldolesi del Monastero di Sant’Antonio Abate in Roma, di far conoscere e diffondere il carisma camaldolese. Di che si tratta? Abbiamo scelto, sulla scia di San Romualdo (fondatore del Monastero di Camaldoli) di mettere al centro della nostra vita la Parola di Dio, il silenzio all’eremo, l’accoglienza e il camminare con quanti lo desiderano nella piena comunione con la Chiesa. Abbiamo anche scoperto, grazie al dialogo con dom Innocenzo Gargano, allievo di Benedetto Calati e Madre Michela Porcellato (Badessa del monastero di Sant’Antonio Abate in Roma),  come la bella intuizione del Conclio Vaticano II, di contemplare la Parola, quale fondamento del dialogo con Dio, sia la dimensione di vita più vicina alla nostra sensibilità. Con il desiderio di fuggire ogni trionfalismo desideriamo vivere questo carisma accogliendo e accompagnando, nel silenzio e nella discrezione della nostra casa-eremo, chi lo desidera e chi ci sta. Tutti sono i benvenuti. Che Dio vi benedica.

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Dom Innocenzo Gargano parla di Padre Benedetto Calati e del carisma camaldolese.

 

L’olivo, l’olio e l’amicizia

Guardala, ammirala, se puoi ascolta il sussurro delle sue foglie cullate dal vento, osserva il suo tronco, scruta i suoi rami, e non sarà difficile trovare pace.
Segno di saggezza, simbolo di pace, l’olivo è, per davvero, il principe degli alberi: da lui riceviamo il dono dell’olio, per noi l’olio dell’amicizia .

Da ieri mattina abbiamo dato il via alla raccolta delle olive e in settimana gusteremo il primo olio 2017. Lo faremo sulla classica e tradizionale bruschetta insieme ad un buon bicchiere di vino dell’eremo. Lo faremo con gli amici di passaggio che vengono a trovarci e con i quali condividiamo anche il buono che la terra ci dona. Una condivisione e un’accoglienza che è la prima missione dell’eremo, la prima testimonianza di fede e fiducia, il primo e  più eloquente segno che abbiamo da comunicare. 

Cose semplici, cose vere, cose piccole ma piene di verità, saggezza e pace. A questo non rinunciamo perché questo e non altro è ciò che l’eremo di famiglia è e continuerà ad essere. Un caro saluto e se passi di qui e ti fermi dopo i vespri gusteremo una bruschetta condita con l’olio dell’amicizia.

Ti aspettiamo

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Piccola storia dei miti e delle leggende dell’olio.

Sull’olivo e sulla sua origine ci sono miti e leggende. L’olivo e i suoi generosi raccolti sarebbero stati fatti conoscere all’umanità dalla dea dell’antico Egitto, Iside. La mitologia romana attribuisce ad Ercole l’introduzione dell’olivo dal Nord Africa; la dea romana Minerva avrebbe insegnato l’arte della coltivazione dell’olivo e del suo olio. Secondo un’altra leggenda l’olivo risalirebbe al primo uomo e sarebbe cresciuto sulla tomba di Adamo.

Gli antichi Greci narrarono di una gara fra il dio del mare Posidone e la dea della pace e della sapienza Atena. La vittoria sarebbe stata assegnata a chi avesse prodotto il dono più utile per la città recentemente costruita nella regione greca dell’Attica. Posidone colpì una roccia col suo tridente e ne scaturì una sorgente.

L’acqua cominciò a fluire e, dalla sorgente, apparve il cavallo, simbolo di forza e potenza e aiuto prezioso in guerra. Quando venne il turno di Atena, la dea conficcò nel terreno la lancia, che trasformò in un olivo, simbolo di pace e fonte di cibo e di combustibile. Il dono di Atena fu considerato il più grande e la nuova città fu chiamata in suo onore Atene. L’olivo è tuttora considerato un dono divino e un olivo cresce ancora sull’acropoli di Atene.

L’importanza dell’olio d’oliva per i popoli del Mediterraneo si riflette nei loro scritti e addirittura nelle loro leggi. Il poeta greco Omero lo chiamò “oro liquido”. Il filosofo greco Democrito pensava che una dieta a base di miele e olio d’oliva potesse permettere a un uomo di vivere cento anni, un’età estremamente avanzata in un’epoca in cui la speranza di vita oscillava intorno ai quarant’anni. Nel VI secolo a.C. il legislatore ateniese Solone introdusse leggi per la protezione dell’olivo. Da un oliveto si potevano rimuovere ogni anno solo due olivi e la violazione di questa legge comportava sanzioni gravi, fra cui la pena di morte. Nella Bibbia ci sono più di cento riferimenti alle olive e all’olio d’oliva.

E l’enciclopedista romano Plinio il Vecchio, nel I secolo a.C., nella Naturalis historia, scrisse che l’Italia aveva il migliore olio d’oliva del Mediterraneo.
Virgilio elogiò l’olivo così:
E tu però, se saggio sei, provvedi,
che ne’ tuoi campi numeroso alligni
questo varo alla pace arbor fecondo.

Racconti del caminetto

Il centro del nostro eremo è il camino. Da trentanni, infatti, per riscaldarci ci affidiamo al tepore della sua fiamma. Ed è così che in attesa del prossimo inverso abbiamo gia preparato la legna. Quest’anno ce l’ha portata Carmine con il suo trattore. L’altro ieri ha scaricato nel cortile ben trenta quintali di legna di quercia che abbiamo già accatastato al suo posto.

Certo, con questo caldo, l’idea di accendere il camino non ci sfiora ma, come sempre, ci prepariamo ad affrontare il freddo e non solo.
Per noi due, infatti, vedere ardere la legna nel caminetto è fonte di grande ispirazione. Quella fiamma viva che svolazza e sale su, come se stesse portando in alto le attese e le visioni di due sognatori incalliti, è compagna delle serate d’inverno da soli o con gli amici. Quella fiamma che anima, incoraggia e sostiene la vita serale è anche un simbolo che ci lega al mondo contadino. Un mondo fatto di lavoro, sudore e cibi genuini nel quale tutto era semplice ed essenziale.
Tra qualche settimana torneremo a rivivere quelle antiche atmosfere e i nostri cuori potranno, ancora una volta, giocare con la memoria per costruire un domani vero, autentico e sobrio.

Di certo, come spesso è accaduto, sarà proprio accanto al camino che prenderanno forma pensieri e parole e nasceranno piccole storie, racconti e fiabe capaci di accompagnare le nostre vite e quella degli ” Amici” che condividono gioie e speranze.

Ed ora, nell’attesa del freddo, godiamoci questi ultimi scampoli di sole.

Franca e Vincenzo osb-cam

PS Carissimo è proprio in questo angolo così particolare dell’eremo che le parole nata dall’ascolto della Parola fanno viaggiare il pensiero che, qui, si fa più capace di immaginare strade sempre nuove e difficili da percorrere. Non sai cosa perdi della vita se non eserciti l’immaginazione che è uno dono, davvero speciale che Dio ha concesso a tutti i suoi figli. Un Dio (ma questo è un piccolo segreto) che vediamo nascosto proprio in quella fiamma viva che disegna mille forme ognuna delle quali ispira un pensiero ed evoca fatti e persone. Nel camino, per noi, c’è davvero vita e la legna che brucia assomiglia tanto a quelle passioni che accompagnano il nostro cammino sulla terra e ne fanno un capolavoro.

Il camino è, perciò, segno di vita e luogo che accompagna la rivelazione. Luogo nel quale la Parola arde (come nel roveto). Ancora un dettaglio: se ti siedi accanto al camino e resti in silenzio puoi davvero ascoltare la Sua voce che ti guida e ti suggerisce strade, pensieri e parole. Se credi questo lo “vedrai” e non potrai più rinunciare a questi dialoghi quotidiani.

Zia Mariuccia e le castagne della Rocca

In un bosco di castagno che avvolge un vulcano dormiente trovi un antico borgo dove c’è una strana scuola con una sola “maestra” di nome zia Mariuccia.

Zia Mariuccia ha un vestito nero, uno scialle di pizzo bianco, il fazzoletto nero in testa e tanta, ma tanta voglia di raccontare il suo “amore” per la sua terra e più ancora per la castagna.
Se vuoi vederla, parlarci e ascoltare le sue “lezioni d’amore” per la castagna la trovi a Roccamonfina una cittadina da fiaba che sorge in mezzo ad un bosco di castagno.
Minuta nel fisico, zia Mariuccia, ti accoglie nella sua scuola con fare gentile e simpatico. Ti mette a tuo agio e poi ti scruta con curiosità. Ha uno stile accattivante, una mimica attraente e le sue parole catturano anche i distratti (come Vincenzo) che dopo qualche incertezza ne resta ammaliato.
Zia Mariuccia, al secolo Anna Izzo, poeta, giornalista,  ma anche appassionata innamorata della sua terra e ancora di più della castagna attira gli “studenti” adulti o bambini che siano per trasmettere l’amore per la castagna.
Con ironia ma anche con grande maestria e competenza ne illustra le varietà, la bontà, le caratteristiche e cosi facendo la mette al centro di storie e leggende.
La castagna è per davvero la sua passione più intensa e più coinvolgente e finisce per farla amare a chiunque ha la gioia di ascoltare le sue lezioni d’amore.
Grande zia Mariuccia. Da oggi in poi ogni volta che ci metteremo a sedere sul terrazzo dell’eremo e guarderemo la montagna di Roccamonfina Zia Mariuccia riemergera’ dalla memoria come un fiore profumato per ricordarci di lei e ritroveremo il desiderio di accoglierla qui, magari in una serata d’inverno, mentre nel caminetto dell’eremo  il ciocco di legno, con la sua brace, ci aiuterà a preparare le caldarroste da gustare con un bicchiere di vino.
È stato bello averti incontrato Zia Mariuccia e ti aspettiamo davvero all’eremo di famiglia insieme agli amici per vivere una bella serata di fraternità.

Franca e Vincenzo osb-cam

Ma perché abbiamo raccontato questa storia apparentemente semplice e banale? Perché dietro vi è l’amore per la terra, la passione per la vita, il desiderio della semplicità … perché dietro il fare di Zia Mariuccia vi è tutto “quel mondo” che questo tempo sembrerebbe voler dimenticare e la cui memoria, invece, è necessaria ed indispensabile per continuare ad essere donne e uomini liberi e appassionati amanti del creato. Un creato che siamo stati chiamati a custodite e che, di fatto, stiamo distruggendo. Zia Mariuccia con questa sua splendida iniziativa tenta di compiere una grande, forte e potente  azione di contrasto alle multinazionali e ai potenti che stanno provando a omologare la vita sulla terra sulla base della loro convenienza e cioè di un unico governo mondiale. Ma finché ci saranno delle zie Mariuccia non vinceranno. Grazie di esserci Zia Mariuccia.

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Ed eccoci con alcuni Amici dell’eremo insieme a Zia Mariuccia

 

E’ nato “Encomio”

Tempo di vendemmia, tempo di vino. Anche all’eremo come in tante altre case si è ripetuta la “magia” della vendemmia e della pigiatura e poi eccolo “il nettare degli dei”.
Quest’anno all’eremo il vino lo abbiamo estratto da uve di Aglianico, Merlot e Sangiovese e ieri dopo alcuni giorni lo abbiamo raccolto nelle damigiane … È nato “ENCOMIO”.
Lo abbiamo battezzato con questo nome perché ogni vino che produciamo ricorda un evento importante per la famiglia. L’anno scorso abbiamo prodotto “Nutritesta” e quest’anno “ENCOMIO”. Il primo è stato dedicato a Lucia e all’inizio della sua vita professionale e il secondo ad un evento importante della carriera di Domenico che ha ricevuto un encomio solenne.
Intanto la vita quotidiana prosegue per tutti e anche per noi all’eremo che vogliamo brindare in l’allegria con voi tutti accompagnati da un calice del nostro “ENCOMIO”. Auguri a tutti di buona vita sempre in compagnia di Gesù.

Franca e Vincenzo osb-cam

Gesù alle nozze di Cana, come racconta il vangelo secondo Giovanni, trasformò l’acqua in vino. Durante l’Ultima Cena, come riporta il Vangelo secondo Matteo, Gesù prese un calice colmo di vino e disse: ‘Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati’.