Scintilla divina

Cerchiamo segni, pane e cose. Ma tutto ciò non basta a placare la fame e la sete dell’uomo.

Siamo abitati, infatti, da un desiderio misterioso, da una scintilla senza tempo, da un sogno che viene dall’alto.

Creati da Dio solo in Lui possiamo trovare pace e vero pane.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

   Parola del Signore

Un nuovo mondo è possibile

La Parola, oggi, ci invita a cercare i beni spirituali. Forse, in questo tempo di crisi, pieno di una miriade di incognite e punti interrogativi come non era mai capitato negli ultimi 70 anni Gesù ci invita a ricentrare l’attenzione sui beni eterni. Che sia questa la chiave di volta della nostra esistenza e dell’intera umanità? Per chi ha fede questo è davvero il tempo della prova. Da un lato l’abisso della morte e del disastro economico provocato dal covid19 che ha messo allo scoperto la fragilità sia del sistema sanitario che di quello socio economico, dall’altro la possibilità di rispondere a questa crisi (che non ha precedenti e che non si sa dove ci porterà), con criteri solidali e di comunione. Questa seconda possibilità di risposta, al momento, appare, però, più predicata che praticata. Forse l’invito di Gesù: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna” è la profezia che può davvero dare una svolta a ciò che l’umanità ha costruito finora. Saremo all’altezza della sfida? Quanto i ricchi e potenti (comprendendo in questo ambito tutti coloro che oggi vivono da agiati e con mille sicurezze) sono disposti a rinunciare per salvare dalle fame e dal fallimento chi da un momento all’altro può trovarsi in questa condizione? Ogni giorno che passa, ogni settimana che si aggiunge rafforza il punto di domanda e la risposta si fa più impellente ed urgente. Oggi, l’umanità ha la concreta possibilità di costruire, per davvero, un mondo nuovo. Se non lo farà alla morte dei colpiti da covid19 andranno ad aggiungersi quelli determinati dalla povertà che sarà il tratto più comune per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Un mondo nuovo è possibile. Non lasciamoci sfuggire l’occasione.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

   Parola del Signore

Dalla tristezza alla gioia

Dalla tristezza alla gioia; dal buio alla luce. Camminiamo spesso con un dolore nel petto. Spingiamo i nostri passi in avanti e siamo incapaci di cogliere il mistero che ci circonda. Anche noi, come i due viandanti di Emmaus, avvolti nel dolore e nella prova, camminiamo distratti dai nostri problemi. I nostri occhi non sono capaci di incontrare i suoi. Gesù, però, si fa prossimo e vuole ascoltare. Cerca di capire cosa abbiamo nel cuore. Egli, il Maestro, per prima cosa ascolta e vuole che gli raccontiamo la nostra storia. Solo alla fine Gesù interviene e rimprovera e, con dolcezza, ci invita a ripensare la nostra storia alla luce della Scrittura. Ci chiede di ripensare ai tradimenti, alle passione, ai dolori, alle sconfitte, alle gioie e ai rimpianti. Ci chiede di aver coraggio perché l’ultima parola è ancora tutta da scrivere.

Egli a questo punto ci guarda negli occhi (nelle nostre profondità) e, con parole di misericordia ci dona la speranza e il coraggio di rinnovare la vita. Le sue parole, scolpite nella Scrittura, ci mettono fuoco nelle vene e nel cuore. Tutto questo per uscire fuori dalla cella nella quale ci siamo rinchiusi. Gesù ci libera. Egli è il nostro liberatore. E quando la sera sta per calare si fa riconoscere nello spezzare il pane. Noi, a questo punto, non vorremmo che se ne andasse via e ripetiamo come i due viandanti: “Resta con noi perché si fa sera” ma Gesù scompare. Non c’è più bisogno di Lui. Ora abbiamo capito, siamo risorti con Lui. “Non ci arde forse il cuore quando leggiamo il vangelo?”. Tutto è cambiato, tutto è diverso e possiamo ripetere: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Ne abbiamo fatto esperienza.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca – Lc 24,13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Parola del Signore

In cammino

Ogni buon pellegrino si porta dietro un bastone, una bisaccia, una borraccia e una conchiglia. Si, anche una conchiglia. Questa, infatti, è il simbolo per eccellenza del Cammino di Santiago e il buon pellegrino la porta sempre con se. E oggi che Gesu ci invita ad uscire per le strade del mondo per “proclamare” la buona notizia ai poveri e per far conoscere che un mondo diverso da quello che stiamo vivendo esiste è meglio mettersi in cammino portando con se bastone, bisaccia, borraccia e conchiglia. Tutti simboli e segni che ci aiutano a camminare per le strade e i sentieri della vita quotidiana. Ad ognuno di questi segni e simboli ciascuno di noi può dare un suo significato. Quale è il bastone che ci sorregge nel cammino della vita, nella nostra missione di portatori del vangelo? Allo stesso modo chiediamoci cosa simboleggia la borraccia e l’acqua che contiene per noi? E cosa mettiamo nella nostra bisaccia per realizzare la missione che Gesù ci affida? Infine la conchiglia. Sembra davvero un segno inutile. Che senso ha portarla con noi? Eppure, ogni pellegrino in cammino la porta con sé. Cosa potrebbe simboleggiare nella nostra vita? A volte ci sarà anche capitato di vedere delle conchiglie fossili che rendono le pietre piccole opere d’arte. Ce ne sono anche su un muro del nostro giardino. Quando ci passiamo accanto e lo sguardo si poggia su di loro questo antico simbolo del pellegrino ci ricorda che nel cammino dell’esistenza siamo invitati ad abbellire, con azioni e opere di bene, il giardino della vita.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Parola del Signore

5 pani e 2 pesci

Cinque pani e due pesci, forse la merenda di un ragazzo, come potrà sfamare 5000 famiglie? Solo la fantasia e la creatività di Dio possono realizzare questo miracolo. L’apostolo Filippo era giustamente preoccupato. Con 200 denari si poteva comprare solo del pane. Gesù, però, accoglie l’offerta del ragazzo e realizza l’inaudito. Tra la razionalità di Filippo e l’ammirevole e ingenua offerta del giovane ragazzo, Gesù sceglie l’offerta del ragazzo. Sceglie la leggerezza e l’ amore. Forse anche noi, nella vita, dovremmo saper essere meno calcolatori e abbandonarci, con maggiore speranza, nelle mani di Dio. Facciamo nostro quel tocco di ingenuità del ragazzo che ci aiuta ad entrare nel grande sogno di Dio!

Franca e Vincenzo


Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».

Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.

Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Parola del Signore

A quale dio credo?

Questa è la domanda chiave della vita. La Parola di oggi ci aiuta ad riflettere e a contemplare il Figlio. Credere in Lui da la vita eterna. Dio, il Padre, ce lo ha donato e Lui, il Figlio, ci ha lasciato lo Spirito da accogliere e dal quale farsi portare dove ci conduce.

Franca e Vincenzo, osb-cam


Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,31-36

Chi viene dall’alto, è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
 
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Parola del Signore

Toccare la luce

Gesù è la nostra Luce. Eppure c’è chi sceglie le tenebre. Sono le persone che rifiutano il bene e il bello. È evidente, inoltre, che occorre rifiutare le zone di ombra. Queste sono le aree di vita che danno fastidio e che, in molti casi, sono l’anticamera del male.

Accogliere la Luce, aprire il cuore a Cristo è l’unica vera possibilità di praticare una vita nella verità. Una vita, insomma, piena di opere ispirate da Dio. Opere che illuminano l’esistenza.

È nel fare che scopriamo e tocchiamo la luce e, quindi, abitiamo la vita. Ed è in questo fare che, quindi, si deve esprime la quotidianità dell’esistenza chiamata ad abitare l’ordinario.

Tutto questo è possibile e ci impegna ogni giorno e ogni istante del singolo giorno a prendere decisioni che vengono dall’alto. Il Signore ci guiderà se noi gli permetteremo di farlo.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

   Parola del Signore

Come una farfalla

Quando il vento dello Spirito scende e riempie il cuore dell’uomo, il viaggio si fa mistero. Quando la sua forza ti avvolge nel suo vortice ti trasporta in terre nuove e luoghi inesplorati dove la vita si fa avventura. Quando la sua potenza entra nelle parole il creato prende nuova forma. Quando il suo coraggio si fa storia la libertà si fa prossima e le catene si sciolgono.

È questo lo Spirito che viene dall’alto e apre alla fede nel Dio di Gesù Cristo. È questo il bello che trasforma i sogni in certezze e i miraggi in verità. Tutto crea, tutto spera.

Lo Spirito soffia dove vuole e, come nel volo di una farfalla, conduce a passare di fiore in fiore per trasformare questo mondo. Fa battere le ali a ritmi gioiosi, invita a sfiorare i petali che riempiono i prati di mille colori e spinge a guardare oltre ogni difficoltà. Ed è cosi che mostra fantasia e libertà … La farfalla come il vento non ha una meta certa ma, libera, crea e dona vita nuova.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

   Parola del Signore

Sposo, Diacono, Padre e Medico muore di covid19

Qualche giorno fa è morto Maurizio Bertaccini, diacono e medico, sposo e padre di 10 figli della diocesi di Rimini. Desideriamo ricordare con voi Maurizio che è stato un bell’esempio di persona, purtroppo, vittima anche lui del covid19. Siamo vicini alla sposa, ai figli, al clero della diocesi di Rimini e al caro vescovo mons. Francesco Lambiasi che, nel video, ricorda Maurizio e il suo splendido esempio di servizio alla Chiesa. Per lui chiediamo a voi una preghiera.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Cliccando su qui è possibile vedere un servizio video. Inoltre qui sotto è possibile leggere il testo dell’articolo pubblicato da Avvenire il 14 aprile scorso e che ne traccia un breve profilo.

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È il primo medico a morire di coronavirus nella provincia di Rimini. Ed è anche il primo diacono permanente a cui il Covid-19 non ha lasciato scampo. Maurizio Bertaccini, medico e diacono, ha lottato dal 18 marzo con il virus ma la malattia purtroppo non gli ha lasciato scampo e questa mattina è morto, all’età di 68 anni, all’ospedale “Infermi” di Rimini, dov’era ricoverato dal 24 marzo.

Bertaccini lascia quattro “famiglie”: quella naturale, la comunità di Montetauro, la Diocesi e l’odine dei medici. Con la moglie Maria, per tutti Mariuccia, si è sposato a Savignano sul Rubicone l’8 dicembre 1979, prima ancora di laurearsi in Medicina all’Università di Bologna. Dopo un primo periodo in cui ha esercitato anche come dentista a Savignano, Maurizio Bertaccini si è trasferito con la famiglia a Montetauro, per seguire più da vicino la comunità di stile dossettiano Piccola Famiglia dell’Assunta di Montetauro, nella quale si è formato e nella quale ha fatto la professione nel 1997 insieme alla moglie Maria, poco prima dell’ordinazione diaconale. Lo stesso fondatore della comunità, don Lanfranco, è risultato positivo al Covid, e il Vescovo emerito di Rimini, mons. Mariano De Nicolò, ammalato da tempo, era accudito proprio a Montetauro, dove è morto il Sabato Santo. “Maurizio è volato al Padre tra le braccia amorose della mamma del Cielo” è il messaggio che la moglie Maria ha inviato alla scomparsa del marito.

Dal loro matrimonio sono nati sei figli naturali, più uno adottivo e tre in affido. La figlia maggiore della coppia si è consacrata nel 2012 nella Piccola Famiglia dell’Assunta di Montetauro, realtà che accoglie e accudisce anche bambini e adulti con gravi e gravissime disabilità e patologie, oltre ad occuparsi del recupero e qualificazione umana, culturale e professionale nonché inserimento sociale di persone che si trovano in stato di bisogno, handicap o emarginazione. Accogliendo Liu, ragazzo cinese di 22 anni, nel 2002, la comunità ha intrapreso l’affascinante avventura a cui Gesù chiama riconoscendolo nei piccoli, nei poveri, nello straniero, fino a far nascere due Case Italia Cina nella nostra Diocesi.

Uomo di grande fede, il 29 novembre 1997 è stato ordinato diacono permanente dal Vescovo Mariano De Nicolò. Prestava servizio presso la parrocchia Santa Innocenza di Montetauro di Coriano e nella comunità dellaPiccola Famiglia dell’Assunta.

Laureato in Medicina a Bologna nel 1979, Bertaccini dopo un primo periodo in cui aveva svolto attività come dentista a Savignano, aveva l’ambulatorio nella casa della salute di Coriano ed era molto stimato dagli oltre 1600 pazienti di Coriano e San Patrignano di cui si prendeva cura come medico di famiglia. “Una grande perdita per tutta la nostra comunità di medici – dice addolorato il presidente riminese dell’ordine Maurizio Grossi –. A Coriano era molto stimato. Purtroppo anche a Rimini la nostra categoria conta la sua prima vittima”.

“La morte dei diacono Bertaccini un grande dolore per comunità diocesana e diaconale. – ha scritto il vicario generale della Diocesi, don Maurizio Fabbri – In questi giorni della settima di Pasqua siamo certi che Maurizio potrà godere, quale ‘servo buono e fedele’, della pace col suo Signore risorto. Affidiamo al Signore anche Maria e la sua grande famiglia, perché trovino consolazione e fortezza nella fede”.

Bertaccini si era ammalato di coronavirus il 18 marzo, il 24 marzo si è reso necessario il ricovero all’ospedale “Infermi” di Rimini, dove tre giorni più tardi Bertaccini è stato costretto alla respirazione meccanica. Sabato scorso le sue condizioni erano ulteriormente peggiorate, fino all’epilogo di questa mattina. La notizia della sua scomparsa lascia addolorate migliaia di persone che lo hanno apprezzato come medico e uomo.

il VENTO soffia

Dalle nostre parti c’è sempre stato un po’ di vento, una brezza leggera che, soprattutto, d’estate accarezza e rinfresca. A volte, però, s’inorgoglisce e si fa più forte e da qualche tempo, in alcuni momenti, alza la voce con prepotenza e scuote tutto ciò che incontra. Quando questo accade anche il cuore batte forte come quando, preso dall’emozione, lo stesso cuore accoglie lo Spirito che guida e incoraggia a fare scelte controcorrente sostenute dalla Potenza di Dio. Lo Spirito che scende dall’alto trasforma la vita e concede a chi sceglie di entrare nel Regno la possibilità di realizzare i segni che Dio suggerisce.

Ascoltiamo, oggi, la voce del vento e viviamo l’Amore che lo Spirito ci mette nel cuore … Chiunque, infatti, nasce dallo Spirito, non ha paura e, anche se ignorato dai potenti, con le parole e l’azione scuote tutti dal loro torpore e invita a guardare alto, li dove il sole splende e dove le stelle accolgono i sogni.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni


Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

   Parola del Signore

Aquila e Priscilla