Dio vede nel segreto

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,1-6.16-18
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore.

Pregare, digiunare e fare la Carità (cioè Amare) sono i cartelli indicatori della Quaresima. E’un cammino emozionante, profondo, intimo, personale e rigenerante. Oggi riflettiamo e meditiamo su :

Come pregheremo in questi 40 giorni?

A cosa rinunciamo tra le cose che più ci piacciono?

Quale opera di carità decidiamo di realizzare?

Dio, il Padre nostro vede e ascolta ogni nostro sospiro, ogni nostro pensiero …

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Servo di tutti

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,30-37
 
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
 
Parola del Signore.

Sono capace di mettermi davvero a servizio degli altri? In quale occasione l’ho fatto? Sono capace di riconoscere i pregi e le capacità dell’altro? Nella vita quotidiana ho un atteggiamento di accoglienza oppure tendo ad escludere e ad emarginare?

Esperienze di potenza da Medjugorje. La Madonna che salva la vita.

Antonio ha raccontato alla Nuova Bussola Quotidiana di quando «bestemmiavo la Madonna, consigliavo l’aborto, tradivo e spingevo gli amici a tradire». Finché sua moglie, tornata da Medjugorje, cominciò a pregare tutto il giorno, a digiunare due volte alla settimana, a partecipare alla Messa e a confessarsi: «Era cambiata: nonostante fossi stato nel letto di un’altra, mi chiedeva se doveva stirarmi una camicia o se volevo il caffè». La pace che irradiava spinse Antonio in Erzegovina: «Arrivai che volevo bruciare tutto, tornai che amavo Dio e la mia famiglia».

Antonio e Mariele, originari della provincia di Napoli, si sposarono ventenni a marzo del 1999 dopo 5 anni di fidanzamento. «Il matrimonio fu in Chiesa perché dalle nostre parti è d’usanza, ma né io né lei provenivamo da famiglie praticanti». D’altra parte, spiega Antonio alla Nuova Bussola Quotidiana, «volevo sposare una brava ragazza per poi vivere da “uomo vero” che comanda e va alla conquista di altre donne, motivo per cui l’avevo già tradita durante il fidanzamento: avevo una doppia vita, due schede di cellulare e due maschere, di cui lei non sapeva nulla. Anzi mi aveva sempre dato molta fiducia». I coniugi si trasferirono in provincia di Reggio Emilia, dove Antonio era abilissimo a recitare la parte del «marito affettuoso, mentre fuori ero tutt’altro. Volevo sempre di più: cercavo le donne sposate, fino ai locali per scambisti». Era convinto di dominare la situazione ma «quando ti avvicini al fuoco alla fine ti bruci: il peccato si impossessa di te». Perciò nel 2007 «volevo la mia totale libertà, dissi tutto a mia moglie e me ne andai, sebbene avessimo due figli di 8 e 5 anni per cui a Mariele crollò il mondo addosso».

Antonio viveva solo «nella lussuria, anche se poi andavo a casa a mettere a posto la coscienza: facevo il papà part-time per non sentirmi proprio tremendo. E così me ne stavo tranquillo nel mio male. Nella mia testa mi sentivo felice, libero finalmente». Ma accadde qualcosa di imprevisto, di cui solo più tardi comprese il motivo. «Il quarto mese in cui ero fuori casa, cominciai ad avere dei pensieri suicidi: se guidavo pensavo ad andare fuori strada». Nel frattempo la moglie era venuta a conoscenza di un luogo «in cui la Madonna stava apparendo». Sebbene non fosse una donna di fede «Mariele andò a chiedere la grazia della mia conversione».

Non disse a nessuno dove sarebbe andata ma «quando tornò capii che era completamente cambiata: prima mi rispondeva quando litigavamo e se doveva urlare parolacce lo faceva, anche perché io negli ultimi tempi avevo alzato le mani. Dopo quel viaggio però non rispondeva più, taceva, subiva tutto. Ma non passivamente: era piena di una pace inspiegabile, che poi capii essere soprannaturale». La cosa sconvolgente, però, era che «nonostante tornassi a casa dopo essere stato nel letto di un’altra, pur sapendolo lei mi chiedeva se doveva stirarmi una camicia o se volevo il caffè. E lo faceva con una dolcezza pazzesca».

Scoprendo la moglie a pregare e a leggere la Bibbia, «la mia violenza peggiorò: avevo un’avversione tremenda per il sacro (una volta le sputai in faccia mentre recitava il Rosario) ma lei non demordeva. Ne avevo quasi paura, ma nello stesso tempo mi faceva stare così bene che le chiesi dove fosse andata». Anche perché la depressione peggiorava: «Volevo andare là non certo per tornare con lei ma per uscire dal mio malessere e poi continuare a vivere la mia vita libertina». Finalmente Antonio ebbe la risposta: «Sono andata a Medjugorje, dove appare la Madonna dal 1981».

In realtà, grazie alle preghiere della moglie, stava vivendo una lotta interiore: «Ero un bestemmiatore incallito, ogni cinque minuti insultavo la Madonna (non posso ripetere cosa dicevo). Consigliavo l’aborto, spingevo gli amici a tradire le mogli, perciò, anche senza saperlo, ero un servo importante del demonio». Ma il fatto che «mia moglie avesse incominciato a seguire tutto quello che la Madonna chiede a Medjugorje (i cinque sassi: Eucarestia settimanale, Confessione mensile, lettura della Bibbia e Rosario quotidiani, digiuno) fece scendere in campo Dio». Mariele diceva ben 10 Rosari al giorno: «Iniziava la mattina presto finché, stremata, andava a letto. Poi andava a Messa la mattina per me e il pomeriggio per sé stessa, digiunava a pane e acqua mercoledì e venerdì (e continua a farlo), si confessava continuamente». E non c’era impegno che tenesse: «Si svegliava prima, pregava in strada, sotto la doccia, mentre faceva i mestieri. Poi seppi che faceva benedire l’acqua, il pane e il sale che io mangiavo… Mia moglie era in guerra e decise di usare ogni arma del cielo».

Così, nell’ottobre 2007 Antonio partì per Medjugorje chiedendo alla moglie di accompagnarlo, perché «in lei vedevo l’unica persona che mi poteva davvero aiutare. Non ero più il marito da riconquistare ma un’anima da salvare e questo mi attraeva a lei». Ma la lotta drammatica fra Maria e il diavolo fu confermata dal fatto che «in quei mesi avevo sognato una notte il demonio sul mio letto che mi fissava (mi svegliai in una pozza di sudore) e un’altra Medjugorje (un bambino di nome Raffaele che mi accompagna in chiesa, due colline piene di persone, i sacerdoti che pregavano il Rosario, gente che piangeva davanti alla statua della Madonna)» e «quando arrivai lì ricordai il sogno».

Messo piede a Medjugorje, «dopo aver passato il viaggio con le cuffie e la musica a tutto volume, chiedendo a mia moglie di tenermi lontano i sacerdoti, perché altrimenti li avrei picchiati, mi portarono subito in chiesa». Ma le migliaia di preghiere recitate in tante lingue fecero infuriare Antonio: «Dopo cinque minuti cominciai a bestemmiare, uscii dalla chiesa. Volevo scappare perché stavo impazzendo. Ma non c’erano mezzi per andarsene. Fumavo, fumavo, fumavo, finché mia moglie venne fuori consigliandomi di tornare in chiesa a pregare, perché sarei stato meglio». Di fronte al suo “no”, Mariele gli parlò della Confessione, «ma fuori dai confessionali c’era la fila e quindi cominciai ad insultare tutti dicendo: “Stupidi, cosa fate qui? Siete ridicoli”».

A quel punto «mia moglie mi disse che ero libero di andarmene ma che lei sarebbe tornata a pregare. Stavo malissimo, non potendo nemmeno fuggire, allora mi dissi: “Ok, ho chiesto io di venire”. E qui lanciai una sfida alla Madonna: “Se è vero che appari io faccio tutto quello che dici, ma tu devi farmi vedere che è vero. Altrimenti spacco e brucio tutto”». Eppure, «per me le donne erano esseri inferiori, figurati la Madonna, ma a quel punto ci provai e cominciai dalla Confessione». Per Antonio era la prima volta dopo la Prima Comunione: «Non dissi tutto ma fui assolto e in effetti la rabbia diminuì».

Il gruppo partecipò poi ad una Messa celebrata da padre Jozo «che ci fece leggere la preghiera di consacrazione alla Madonna». Antonio si commuove ancora pensando a quando ripetevo il «totus tuus, che fu l’inizio della mia liberazione». In ginocchio, a terra, piangeva senza capire il perché, «però mi sentivo così leggero che cominciai a pregare con gli altri. Anche se avevo ancora vergogna di stare con il rosario in mano». In questo caso però l’orgoglio lo aiutò: «Avevo detto che avrei fatto tutto e così dissi le mie prime “Ave Maria”. Poi vidi le colline del sogno per cui chiesi chi fosse Raffaele: mi risposero che era l’arcangelo, il medico che accompagna i malati da Dio. E qui cominciai a credere…».

Il giorno successivo il gruppo partecipò all’apparizione della Madonna a uno dei veggenti: «Rimasi tutto il tempo in ginocchio con la testa a terra. In quel momento mi entrò un fuoco dentro, caldo, e quella pace che trasmetteva mia moglie avvolse anche me. Piansi così tanto che non riuscivo ad alzarmi da terra». Quando si riprese, però, «decisi di confessare tutto il mio passato e il sacerdote mi diede dieci Rosari di penitenza». Antonio, non capendo ancora cosa fosse un Rosario, disse che avrebbe pregato: «Con l’aiuto degli altri cominciai. E più pregavo più ero felice, perciò domandavo a tutti cos’altro la Madonna chiedesse».

Prima di partire la moglie consigliò ad Antonio di partecipare all’Adorazione eucaristica spiegandogli che lì c’è Gesù in persona: «Mi addormentai davanti a Lui in pace. Poi sognai che uscivo dal santuario e mia figlia piccola mi diceva: “Papà basta litigare con mamma, vieni a casa con noi”. Per non farla piangere dissi di sì, ma poi domandai a Maria: “Tu mi hai fatto veder tutto e anche di più, ma spiegami che senso ha questo sogno”». Durante l’ultima Messa, allo scambio della pace, mi sentii tirare la maglia.

Comparve una bimba simile alla mia che prese la mano solo a me. Poi se ne andò sotto la statua della Madonna dove il padre soddisfatto le diede una pacca sulla spalla. Infine uscirono dalla chiesa anche se la Messa non era finita». Antonio capì poi che era la risposta della Madonna: «Se volevo la pace dovevo tornare a casa come voleva mia figlia. Così chiesi a Maria di darmi l’amore per la mia famiglia e poi domandai perdono anche a loro. Ero felice perché ero stato il peggiore dei peccatori ma ero stato perdonato. Tanto che dissi a Dio: “Ora che ti ho conosciuto posso anche morire”».

Il ritorno fu un trauma per gli altri, non per lui: «Quando mi chiamavano le donne dicevo loro che avevo incontrato Dio, lo stesso dicevo agli amici e ai parenti che mi vedevano pregare in continuazione». L’effetto fu che, dal trascinare decine di persone nella perdizione, Antonio divenne il tramite per la conversione «della mia famiglia intera (mio papà era un bestemmiatore), genitori, cugini, zii e degli amici. Nessuno credeva ai propri occhi, tutti volevano sapere. Tanti tornarono con me a Medjugorje e cominciarono a credere». A confermare che dove sovrabbondò il peccato ora sovrabbonda la grazia.

Ma il demonio ci riprovò: «Il secondo giorno dal ritorno da Medjugorje una zia mi chiese di andare a raccontarle tutto. In macchina avevo una busta di rosari da regalare, ma venni fermato da due prostitute che mi sbarrarono la strada: aprirono le porte della macchina, una mi salì davanti e una dietro. Cercavano qualcosa. Quella davanti provò a prendere il mio rosario, l’altra voleva la busta dei rosari. Riuscii a sottrarli dalle loro mani. Allora, con una voce tremenda, una mi disse: “Non mi toccare che ti ammazzo”. In quel momento capii che avevo a che fare con il demonio. Guardai il crocifisso appeso alla macchina e le dissi di andarsene. A quel punto se ne andarono. Fu lì che capii che satana era infuriato».

Ci sono state persone che ascoltando questa testimonianza si sono convertite, «anche se molti, quando mia moglie spiega che basta vivere i “cinque sassi”, trovano delle scuse: “Non riesco a digiunare, devo lavorare, eccetera”. Così non farai mai nulla. E non è che devi fare per ottenere, ma per abbandonarti completamente a Dio se vuoi vederlo all’opera». Come dice la Madonna: “Cari figli, dedicate il tempo solo a Gesù, e Lui vi darà tutto ciò che cercate, Lui vi si rivelerà in pienezza”. «Penso sempre a mia moglie che prima ancora di partire per Medjugorje, distrutta e bisognosa economicamente, trovò lavoro a tempo indeterminato. Il datore le disse: “O i cinque giorni via o il contratto”». Sappiamo cosa scelse Mariele… «fu così che io, maltrattatore di donne e bestemmiatore della più grande fra loro, fui salvato da due femmine».

Fonte: Benedetta Frigerio – lanuovabq.it/it

PREGHIERA PER SPEZZARE LE CATENE DEL VIZIO E GUARIRE DALLE DIPENDENZE

Santi angeli custodi, venite in mio aiuto. Corte celeste, vieni in mio aiuto. Chiesa pellegrina sulla terra, intercedi per me. Padre amato, da te proviene ogni benedizione in Cielo e sulla terra.

Signore, ti chiedo umilmente perdono per i miei peccati, mi prostro davanti a Te perché so che ho fatto molto danno, ho fatto molto danno al mio corpo. So che ho bisogno del Tuo aiuto, Signore.

Senza di Te non ce la faccio. Chiedo umilmente l’assistenza della Vergine Maria, madre mia. Santa Maria Vergine, aiutami, aiutami perché sono disperato, sono in un momento terribile della mia vita, c’è una forte dipendenza, c’è una catena terribile che mi sento incapace di vincere.

Santi angeli custodi, venite in mio aiuto. Corte celeste, vieni in mio aiuto. Chiesa pellegrina sulla terra, intercedi per me, con il papa, con i religiosi e le religiose, con tutti i laici impegnati, anime vittime e contemplative, rosari, coroncine, tutte le Eucaristie che si celebrano, venite e ascoltate il mio grido di dolore.

Signore, chiedo umilmente la tua presenza potente perché mi sento sconfitto, perché sono triste, perché non sono nulla. Ti chiedo umilmente di guarire il mio corpo, Signore, di guarire la mia anima, di guarire le ferite più profonde che fanno sì che mi aggrappi a questo vizio terribile. Provo vergogna, provo dolore e tristezza nel fondo del mio cuore, provo una paura terribile, non mi sento capace di nulla, sento la necessità di drogarmi, di asfissiare i miei dolori, e non riesco a uscirne solo con i miei mezzi, Signore.

Riconosco davanti a Te, Signore della mia vita, tutta la mia piccolezza. Riconosco la mia incapacità, riconosco la mia miseria, riconosco il dolore immenso che ho nel cuore e grido a Te umilmente, Signore. Grido a Te con tutto il mio cuore, grido a Te con tutta la mia miseria e la mia dipendenza, Ti chiedo di guarire il fondo del mio cuore, di guarire le ferite più profonde che vengono dal ventre di mia madre, grido a Te per quel dolore profondo che può aver attraversato dal momento in cui è rimasta incinta. Signore, guarisci quel dolore. Mamma, papà, vi perdono per tutto il dolore che potete aver provocato al mio cuore durante la gravidanza per via delle angosce e delle sofferenze nel vostro rapporto.

Signore, Ti chiedo umilmente di venire a guarire il profondo delle mie ferite. Ti chiedo umilmente di venire con il tuo Santo Spirito, con il Tuo Potere, con il Tuo Amore, a guarire tutti i miei dolori. Vieni sulle mie miserie e sui miei dolori. Riconosco che da solo non ce la faccio, per questo grido dal mio dolore perché il Tuo Santo Spirito venga a guarirmi.

Vieni, Santo Spirito di Dio, a chiudere le mie ferite. Vieni, Signore, con il tuo sangue prezioso a lavare i miei errori e le mie colpe.

Ti chiedo umilmente di venire, Vergine santa. Mettimi nel tuo grembo, metti nel tuo grembo tutta la mia miseria, la mia dipendenza e tutto il dolore del mio cuore per guarirlo, per restaurarlo con il potere verginale e materno che Dio ti ha concesso.

Grazie, Signore, perché so che stai già iniziando questo processo di guarigione dalla mia dipendenza. Grazie, Signore, perché so che stai guarendo tutta questa rabbia profonda che mi spinge a danneggiarmi, stai guarendo tutto questo profondo abbattimento, guarendomi dall’incapacità di agire.

Ti benedico e ti lodo, Signore mio, ti rendo grazie perché sei l’unico e potente che mi guarisce e mi spoglia dell’uomo vecchio.

Trinità Santissima, tre persone divine, un unico Dio, gloria e lodi a voi per sempre nei Cieli e sulla Terra.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen

di Octavio Escobar – aleteia.org

Aiuta la nostra incredulità

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,14-29

In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro.
E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono.
Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!».
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».
 
Parola del Signore.

Proviamo a riflettere: È capitato anche a me di chiedere un “miracolo”? Chiedendo aiuto a Gesù ho sentito la sua presenza accanto a me? In quale occasione, se c’è stata, mi sono sentito passare dalla morte alla vita? Come vivo la mia preghiera? Credo o no che solo la preghiera ci può aiutare a cambiare il nostro modo di vedere e pensare le cose e, quindi, ci può aiutare a farci superare il male?

Amate i vostri nemici

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,38-48
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?  E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
 
Parola del Signore.

Ecco il commento di Padre Innocenzo Gargano dal Monastero di Sant’Antonio Abate in Roma sulle letture di domenica 20 febbraio. Per ascoltare clicca qui

Facciamo tre capanne

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,2-13
 
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».
 
Parola del Signore.

Sull’alto monte dove Gesù sceglie di portare solo Pietro, Giacomo e Giovanni avviene qualcosa che è molto difficile solo immaginare. Certamente si svela un mistero che rapisce i tre discepoli e che spinge Pietro spaventato come gli altri ma anche meravigliato a chiedere a Gesù di poter costruire tre capanne per restare lì uniti. C’è lo splendore di una luce che abbaglia e purifica ogni cosa e che è una chiara manifestazione del Regno dove ogni cosa avrà una spiegazione donando una gioia infinità e quella felicità che da sempre cerchiamo. A noi sembra che ci sono suggerite due azioni: la prima è un salire sul monte, per raccoglierci in preghiera e recuperare energie al corpo e alla mente; la seconda è scendere nuovamente per incontrare gli altri, soprattutto coloro che sono stanchi e affaticati, coloro che cercano segni di speranza e farci loro compagni di viaggio. Non dimentichiamo però che la strada verso la felicità passa dalla Croce.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Perdere la vita per salvarla

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,34-9,1
 
In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro:
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto  il regno di Dio giungere nella sua potenza».
 
Parola del Signore.

Siamo stati creati per Amore e per Amare e per Amare Dio prima di ogni cosa. Se questo è vero, come è vero, allora non possiamo non fidarci di Dio e abbandonarci fra le sue braccia è la logica conseguenza.

La logica conseguenza di queste premesse è che al centro della nostra vita c’è Dio-Padre e il suo progetto per noi. Gesù con chiarezza ci dice che non dobbiamo temere di perdere la vita e cioè che non dobbiamo aver paura di lasciare le cose che abbiamo o i desideri legati alla carriera, al possesso di beni e al successo personale. Gesù ci chiama a seguirlo e a fare la volontà di Dio anche se questa scelta potrà significare di dover accettare dei rischi. Fare tutto amando e per Amore. Accogliere le incomprensioni, le cattiverie, le gelosie e le sofferenze continuando ad Amare restando pieni di Speranza. Si tratta di accogliere la propria croce e Amarla. Il Dio-Padre non ci abbandonerà mai. Egli ci sosterrà con le sue amorevoli braccia e ci solleverà riconsegnandoci alla vita buona e saggia per donarci gioia e felicità.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Tu non pensi secondo Dio

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,27-33

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
 E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Parola del Signore

Se anche noi come Pietro crediamo che Gesù è “il Cristo” allora dobbiamo chiederci: “Io penso secondo Dio?”.

Nel quotidiano mi allineo alla mentalità degli altri? Seguo le suggestioni che il mondo mi offre? Sono attratto dal piacere, dal potere, dal successo, dalla ricchezza? Vivo con superficialità? Sono egoista, indifferente o magari sfrutto gli altri?

Un esame di coscienza ci aiuterà a ritrovare la strada del bene.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Cosa c’è di là

Belle pagine … riempiono i pomeriggi assolati di mezzo febbraio … e poco più in là si intravede la primavera annunciata da misteriosi silenzi.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

“Ormai vecchio, guardando al mio passato, mi accorgo che il cammino dell’imparare a morire è stato il cammino dell’imparare a vivere, nella convinzione che ciò che si è vissuto, nell’amore resterà per sempre. Solo l’amore innesta l’eternità nella nostra vita mortale”.

Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose

copertina di “Cosa c’è di là”.

Aquila e Priscilla