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Questione di parole

E assieme allo sguardo anche la parola, non dimenticando che …

“noi non possediamo nulla che abbia, nello stesso tempo, il potere e la levità delle parole, perché nulla possiede, a un tempo, l’imponderabilità e l’immensità dello spirito. Esse possono cambiare la vita in bene o in male. Ad esse dobbiamo, in gran parte, chi siamo. C’è una parola che costruisce e una che distrugge, una parola che diffonde calore e luce, un’altra che semina gelo, una che infonde fiducia e restituisce l’individuo a se stesso e al futuro, un’altra che la spegne”.

Considerazione dell’altro, sguardo che cura, parola che consola, presenza che accompagna: è questa la via perché ogni uomo possa sentire che la sua vita è cosa molto buona e mai un peso o un problema difficile da risolvere e troppo oneroso da sopportare. (tratta da “Nascere, vivere e morire oggi” di Arice, Cantelmi e D’Urbano).

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

 

La nostra “regola” semplice

l giorno 2 gennaio 2014, memoria di San Basilio e San Gregorio di Nazianzeno, ci è stato chiesto di scrivere una regola e fondare un eremo di famiglia1 nel quale sperimentare e vivere l’ideale del monachesimo ed in particolare di quello benedettino – camaldolese, alimentando la cella interiore2 nella quale ogni creatura umana custodisce la scintilla di Dio.

……

La vita nell’eremo sarà caratterizzata dalla semplicità, dalla solitudine3 e dall’austerità.

Noi due non avevamo mai pensato a questa ipotesi e il fatto che ci sia stato richiesto ci ha spinto a percorrere questa strada verso la santificazione.

Vivendo il “mistero della famiglia” nell’eremo si vuole custodire, rivelare e comunicare l’amore di Gesù Cristo nel quotidiano. La grande tradizione del monachesimo cenobitico ed eremitico sono lo sfondo sul quale la vita della famiglia che vive questa “Regola” cerca di operare le scelte ordinarie di ogni giorno. Essa, allora, è una testimonianza creativa dello Spirito che nasce in cuori che aspirano a contribuire alla nuova evangelizzazione in un tempo così complicato e complesso come quello che stiamo vivendo.

Realizzare questa missione è desiderio che può trovarsi non solo in uomini e donne che scelgono la verginità per il Regno dei cieli ma anche in coppie di sposi che vivono pienamente e intensamente il proprio matrimonio in una “intima comunità di vita e d’amore coniugale fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie”, è nata “dall’atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono4. Questi sposi che hanno costituito una vera comunità d’amore e la loro unione è segno-sacramento di un “grande mistero” (Ef 5,32), un segno che non soltanto rappresenta il mistero dell’unione del Cristo con la Chiesa, ma in più la contiene e lo irraggia per mezzo della grazia dello Spirito Santo che ne é l’anima vivificante5.

Dal “Prologo” della Regola dell’eremo di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla.

NB Il testo completo della Regola è disponibile sul nostro sito.

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Il nostro eremo e il carisma camaldolese

Dal nostro piccolo eremo di famiglia cerchiamo, da oblati camaldolesi del Monastero di Sant’Antonio Abate in Roma, di far conoscere e diffondere il carisma camaldolese. Di che si tratta? Abbiamo scelto, sulla scia di San Romualdo (fondatore del Monastero di Camaldoli) di mettere al centro della nostra vita la Parola di Dio, il silenzio all’eremo, l’accoglienza e il camminare con quanti lo desiderano nella piena comunione con la Chiesa. Abbiamo anche scoperto, grazie al dialogo con dom Innocenzo Gargano, allievo di Benedetto Calati e Madre Michela Porcellato (Badessa del monastero di Sant’Antonio Abate in Roma),  come la bella intuizione del Conclio Vaticano II, di contemplare la Parola, quale fondamento del dialogo con Dio, sia la dimensione di vita più vicina alla nostra sensibilità. Con il desiderio di fuggire ogni trionfalismo desideriamo vivere questo carisma accogliendo e accompagnando, nel silenzio e nella discrezione della nostra casa-eremo, chi lo desidera e chi ci sta. Tutti sono i benvenuti. Che Dio vi benedica.

Franca e Vincenzo oblati osb-cam

Dom Innocenzo Gargano parla di Padre Benedetto Calati e del carisma camaldolese.

 

Il “segreto” delle piccole cose

Cos’è un granello di senape?
Un piccolo seme,
solo un piccolissimo seme.

Un qualcosa di insignificante,
quasi un nulla.
Gettato nel campo
con il passare del tempo,
non ci puoi credere, ma cresce,
cresce al punto da diventare un albero.

Un albero che accoglie gli uccelli,
un albero che offre riparo,
un albero che fa un servizio,
un albero che dona una casa a chi casa non ha.

Tutto intorno nessuno si accorge,
se ne accorgono, però, gli uccellini
che soffrono il freddo,
che cercano un riparo,
che nessuno, oggi, vede.

Grazie piccolo granello di senape,
grazie perché ci mostri una via,
grazie perché accogli,
grazie perché ci mostri cosa essere e fare.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13,18-21

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».

E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Parola del Signore

Va dove ti porta il primo autobus

Da qualche giorno alla fermata vedo un signore distinto che appare in attesa dell’autobus. Fin qui nulla di strano. Tutti coloro che devono prendere l’autobus fanno allo stesso modo. Qualche minuto prima vanno alla fermata, danno una sbirciata all’orologio e attendono. Si guardano intorno e, se c’è qualcun altro scambiano qualche parola.
L’argomento più gettonato è il tempo. Sono le conversazioni più gettonate quelle sul tempo metereologico. In fondo servono a rompere il ghiaccio e ad attendere qualcosa, qualcuno o ad intavolare una chiacchierata.
Quell’uomo però a me sembrava non interessato neanche a questo argomento. Infatti era tanto distratto che sono passati due autobus uno dopo l’altro ma non è salito su nessuno dei due. Che strano!!!
Mancava poco alle 18 e l’ho visto tornare a casa. Quel giorno, infatti, non è salito su nessun autobus. Ma quello che mi è parso ancora più strano è che la stessa scena si è ripetuta per vari giorni. Preso dalla curiosità ho decido di andare a conoscerlo e questa mattina l’ho atteso alla solita fermata ma con mia sorpresa non è venuto. È la prima volta che accade. Ho chiesto a qualcuno se lo conoscevano. Stranamente nessuno ne aveva mai sentito parlare e le stesse persone che tutte le mattine erano ferme a quella fermata mi hanno confermato di non averlo mai visto e nemmeno sentito parlare.

Limmaginazione, a volte, fa brutti scherzi … ti mostra anche ciò che non vedi con gli occhi. In questi casi è il cuore che sta costruendo storie e che anima desideri. Forse è davvero l’ora di prendere il prossimo autobus magari il primo che passa e andare dove ti porta il cuore.

Franca e Vincenzo osb-cam

Terra, casa e lavoro

Terra, casa e lavoro sono le tre parole d’ordine che papa Francesco ha fatte sue incontrando i movimenti popolari impegnati in tutto il mondo contro la globalizzazione “motore di molteplici iniquità e ingiustizie” e che “privilegia il lucro e stimola la competizione”, provocando una “concentrazione del potere e delle ricchezze” da cui dipendono le crescenti disuguaglianze, l’esclusione e lo sfruttamento di miliardi di persone. Queste parole ed altre ancora sono il pensiero che papa Francesco ha espresso  nel suo primo incontro con i movimenti popolari a Roma. Tra le altre cose, ebbe a dire: “È strano, ma se parlo di questo per alcuni il papa è comunista. Non si comprende che l’amore per i poveri è al centro del Vangelo. Terra, casa e lavoro, quello per cui voi lottare, sono diritti sacri. Esigere ciò non è affatto strano, è la dottrina sociale della Chiesa”.
Ed eccolo il nostro papa accanto ai poveri, agli esclusi, ai senza fissa dimora, agli ultimi, ai diseredati, ai nulla, agli emarginati, agli sfruttati di una società che ha smarrito il concetto vero di comunità, che si è fatta ancora più egoista e disuguale. Ad una società che sfrutta l’uomo, che vive dell’idea che business in business, che affari sono affari, che sta globalizzato miseria e sofferenza. Una società nella quale si è persa l’idea del bene comune, dove la paura è diventata il mezzo per opprimere e schiacciare interi popoli che si vogliono rinchiudere in recinti ben serrati. Il papa invita alla mobilitazione i poveri del mondo per ridare dignità a tutti gli uomini e rivolgendosi ai cristiani li sprona a non isolarsi in una sorta di “casta di diversi” e a non essere indifferenti. C’è bisogno di un nuovo umanesimo e Francesco fa appello ai credenti perché si prenda coscienza dell’opzione preferenziale per i poveri è si proceda anche ad una rivisitazione profonda della dottrina sociale della Chiesa.

Franca e Vincenzo osb-cam

I Vecchi “fuorigioco”

“I vecchi sulle panchine dei giardini
succhiano fili d’aria a un vento di ricordi”.

Fuori dal tempo e dalla storia portano inciso sulla pelle il mistero delle loro esistenze;
nei solchi delle rughe tracce di lacrime e accenni di sorrisi; nelle mani indurite i segni della fatica; nella memorie i fallimenti e i successi di una vita intensa.

I Vecchi, a volte, nascondono il dolore e mostrano smorfie di sorriso; spesso esclusi, abbandonati, emarginati vivono l’ultimo scampolo di vita quasi ignorati; lasciati ai margini continuano a sognare immaginano terre nuove e cieli nuove.

I Vecchi hanno vissuto prima di noi gioie, dolori, fallimenti, successi … hanno l’esperienza che tanti, oggi, rifiutano.

I Vecchi sono il più grande e importante patrimonio che abbiamo che certe mode “giovalistiche”, di questo tempo, stanno disperdendo.

QUESTO È DAVVERO UN PECCATO IMPERDONABILE.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Cercatori d’infinito, cercatori di Dio

Perdere,
lasciare se stessi,
abbandonare ogni cosa.

Nulla è nostro, nulla …
nemmeno noi ci apparteniamo
perché siamo suoi.

Liberi da noi stessi,
pronti a vivere vite pacificate,
siamo finalmente liberi.

Liberi di cercare Dio e di ritrovarlo nel creato.

Franca e Vincenzo Osb – cam

 

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,21-27

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Parola del Signore

Appello per Giulio Regeni in tutte le Chiese

Giulio Regeni – L’appello per un ricordo collettivo
Domenica 3 settembre saranno passati 19 mesi dal ritrovamento del corpo straziato di Giulio Regeni. Sarebbe auspicabile un ricordo collettivo che unisca la memoria alla preghiera nei diversi itinerari e differenti espressioni delle fedi religiose; per chi si riunisce nelle chiese durante le celebrazioni dell’Eucarestia. Una preghiera che nutra la consapevolezza e l’impegno di tutti i cittadini e delle persone impegnate in politica perché si possa finalmente svelare la verità: conoscere tutti gli autori e i complici del tradimento, del sequestro, delle torture e dell’uccisione di Giulio e sapere perché, come è stato possibile e come sia possibile che 4 persone al giorno in Egitto subiscano la stessa orribile sorte. Una preghiera affinché l’unica pace possibile, quella che deriva dalla verità e dalla giustizia, venga finalmente concessa ai familiari di Giulio e a tutti noi, e significhi la liberazione dai compromessi, dall’ipocrisia, dalle complicità, dagli interessi. Violazione dei diritti umani, commercio delle armi, questione dei migranti e di tutta l’area del Mediterraneo costituiscono un unico intreccio. Non si possono tollerare violazioni dei diritti umani ovunque avvengano e a danno di chiunque e dichiararsi cristiani e pregare. Si invitano tutte le persone che lo desiderano, a cominciare dai parroci e dai responsabili di comunità di altre fedi religiose a sottoscrivere in brevissimo tempo questo appello, che si cercherà di far giungere per domenica anche a papa Francesco.
Per aderire, inviare una mail a segreteria@centrobalducci.org