Archivi tag: Stile di vita

Pecore mute

Umiltà, obbedienza e mitezza questo ha  fatto Gesù quando ha incontrato scribi e farisei e questo siamo chiamati a fare noi oggi se vogliamo essere seguaci di Gesù e suoi veri imitatori. Ma ci ha anche prescritto di non chiamare nessuno Maestro o Padre o  Guida perché siamo tutti “fratelli”. Si, tutti fratelli in Cristo e ognuno di noi è corresponsabile (come dice il Concilio). È certo, però, che nessuno resterà impunito perché sarà giudicato nell’ultimo giorno.

Gesù inoltre ci ha avvertito di non agire come scribi e farisei perché “dicono e non fanno”. Sono davvero terribili queste parole di Gesù ma ci aiutano a camminare lungo i sentieri dell’umilta’ che è, per davvero, l’unica possibilità che abbiamo per fare come fa fatto Lui, l’unico Maestro.

L’invito di Gesù è, quindi, chiaro. Essere come pecore mute condotte al macello e questa, se riusciamo, sarà la migliore vittoria sul male che tenta ogni strada per prendere la nostra anima. La via giusta, perciò, è quella dell’obbedienza alla Parola di Dio e alla coscienza di cristiani adulti.

Franca e Vincenzo osb-cam

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La casa si fa eremo

Il segreto per la vita di ciascuno di noi è accogliere la grazia di Dio e accettare con tutto il cuore e con tutte le forze che la grazia agisca nella vita.

Per realizzare questo nella nostra vita abbiamo sentito vicinissima l’intuizione di San Romualdo di vivere una vita fatta di momenti comunitari (di famiglia) insieme a momenti di solitudine (eremitica). In questo dialogo tra vita comunitaria e vita solitaria la vera guida è la Parola che ci spinge verso la pratica dell’accoglienza semplice, spontanea e vera, fatta di condivisione dei cuori che devono trovare espressione concreta nello stare insieme attorno alla mensa della Parola stessa e a quella della tavola della cucina.

Il nostro impegno, quindi è la continua ricerca di un sempre nuovo e giusto equilibrio tra lo spirito eremitico e quello cenobitico, tra l’esigenza di dedicarci interamente a Dio nella solitudine e quella sostenerci nella preghiera comune e nell’accogliere i fratelli perché, insieme, possiamo attingere alle sorgenti della vita spirituale e giudicare le vicende del mondo con coscienza veramente evangelica.

Accompagniamoci con la preghiera reciproca.

In attesa del domani di Dio

Spesso ci chiediamo se oggi nella nostra amata Chiesa ci siano donne e uomini, famiglie e comunità in attesa del domani di Dio. Ci chiediamo se la speranza sia ancora oggi una categoria capace di coniugare la vita semplice del Vangelo. Questa domanda trova, purtroppo, risposte ambigue e spesso è addirittura fuori dall’orizzonte della vita di tanti cristiani.

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Oblati camaldolesi

Il senso di un’oblatura

Il rischio dell’insignificanza e dell’incomprensione di questa scelta per il mondo di questo tempo è davvero reale ma non ne abbiamo paura. In realtà l’essenza di questa scelta “controvento” si ispira all’esigenza di avanzare una proposta di vita che vuole indicare, nella semplicità e nell’ordinario, una possibilità di umanizzazione dell’esistenza. Se dovessimo riuscire a far percepire anche ad uno soltanto la vita buona che Gesù ci propone ne sarà valsa la pena.

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Lo zelo del monaco

Con ragione il capitolo 72 e` stato considerato sempre come una delle pagine piu` preziose della Regola. E` certamente il capitolo piu` soave del codice monastico, sintesi del suo contenuto, compendio della perfezione monastica. Chiudendo la Regola San Benedetto non sa meglio sintetizzare il suo insegnamento se non nella parola con cui Gesu` compendia e corona la sua dottrina: la CARITA`.

Questo capitolo e` stato chiamato il “testamento spirituale” di S.Benedetto. Si presenta in effetti con le caratteristiche di un capitolo conclusivo: esortazione, sentenze spirituali, frase finale in forma di augurio e di preghiera; vermanete appare chiaro che ci troviamo di fronte alle “ultime parole” <ultima verba> del Santo Padre.

Le ultime frasi che uscirono dalla penna di San Benedetto possiamo ritenerle queste sullo “zelo buono“. E` stato scritto: “La cosa piu` importante di questo capitolo e` il fatto di offrire la prospettiva in cui si deve leggere la Regola. Appare come San Benedetto , dopo essere vissuto per lungo tempo con i suoi monaci in una vita di preghiera e di osservanze monastiche, sia giunto a questa convinzione: la dimensione della carita`, lo zelo buono; che ne e` il segno e il risultato, e` la cosa piu` importante per il monaco” (J.E.Bamberger).

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Le obbedienze impossibili

  1. Anche se a un monaco viene imposta un’obbedienza molto gravosa, o addirittura impossibile a eseguirsi, il comando del superiore dev’essere accolto da lui con assoluta sottomissione e soprannaturale obbedienza.
  2. Ma se proprio si accorgesse che si tratta di un carico, il cui peso è decisamente superiore alle sue forze, esponga al superiore i motivi della sua impossibilità con molta calma e senso di opportunità,
  3. senza assumere un atteggiamento arrogante, riluttante o contestatore.
  4. Se poi, dopo questa schietta e umile dichiarazione, l’abate restasse fermo nella sua convinzione, insistendo nel comando, il monaco sia pur certo che per lui è bene così
  5. e obbedisca per amore di Dio, confidando nel Suo aiuto.

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