In attesa di una carezza

Spesso ci chiediamo dov’è Dio?
Ci chiediamo perché non si fa vedere, perché non sentiamo la sua voce, perché il dolore, la sofferenza … la morte.
Poi ecco, all’improvviso, una carezza ci sfiora il volto e diventiamo di fuoco. Una piccola e semplice carezza ci dona un’emozione da brivido, una sensazione che attiva simpatia e apre il cuore su una realtà infinitamente dolce e tenera e comprendiamo che Dio è in una carezza.
Dio è in quel sottile e delicatissimo segno
che ci fa tornare bambini,
che ci fa innocenti e puri,
che ci fa capaci, ora, di vederlo in quel lieve gesto che si esprime con innocenza e dona tenerezza.
Accarezzaci o Dio e toccheremo il cielo con un dito sorridendo alle nubi che disegneranno per noi visioni celesti.

Franca e Vincenzo osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,1-12a

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore

I Santi, il fuoco e vita quotidiana

Qualche minuto fa abbiamo acceso, quest’anno, per la prima volta il fuoco nel camino. La fiamma ha iniziato ad avvolgere la legna e a diffondere un delicato e ancora timoroso  tepore unitamente ad un leggero profumo che riempie e attiva la memoria attorno a dolci ricordi. Ed è così che la tradizione si rinnova e aiuta a vivere anche il nostro piccolo momento di preghiera attorno all’angolo nel quale primeggia la Parola dalla quale prende forza la stola del servizio.

Al termine del giorno ripassiamo in rassegna le ore trascorse al lavoro, le persone incontrate, le parole pronunciate e le azioni compiute. Tutto questo ci aiuta nel dialogo con il Padre e ci consente di prepararci a vivere la notte.  Una notte che annuncia già la festa di tutti i Santi, una festa nella quale contempliamo non solo i grandi Santi presenti nel calendario ma anche i martiri, i “piccoli” i cui nomi ci sono sconosciuti, quelli che  «hanno cercano il volto di Dio»,  «i poveri in spirito», coloro che hanno vissuto «nel pianto», i «miti»,   «quelli che hanno fame e sete della giustizia», i «misericordiosi», i «puri di cuore», gli «operatori di pace», i «perseguitati per la giustizia» e per «causa Sua»; uomini e donne, giovani e adulti, che hanno conosciuto il peccato e, poi, si sono convertiti.

Intanto la fiamma del caminetto continua a danzare mentre ci si prepara a gustare una bruschetta, un po’ di verdura e qualche scampolo di formaggio con un piccolo bicchiere di vino. Buonanotte.

Franca e Vincenzo osb-cam

Vietato lamentarsi

Pablo Picasso ebbe a scrivere che alcuni uomini trasformano un punto giallo in un sole, altri il sole in un puntino giallo”. Da che parte stiamo?

Papa Francesco sulla porta d’ingresso del suo appartamento ha fatto affiggere un cartello che dice “Vietato lamentarsi”. Si, è proprio così. I cristiani poi, più di tutti, devono essere bravi a sorridere anche nelle difficoltà. Baden Powell, fondatore del movimento scout ( e noi siamo scout)  ha spiegato che “un sorriso fa fare il doppio di strada di un brontolio”.

Ma come si fa ad essere ottimisti?  Sarà la fede a salvarci. La fede in un Dio buono e misericordioso, infatti, alimenterà la speranza che supera ogni difficoltà. Crediamo che ogni avvenimento della vita anche se ci sembra cattivo è per il meglio. Non può essere diversamente. Anzi, sicuramente è così. Si tratta di una speranza che non ha come orizzonte i nostri desideri ma il bene che Dio ha pensato per noi. In questo cammino di fiducia e di speranza restiamo semplici e sereni. Il Signore sa di cosa abbiamo bisogno.

Concludiamo con l’invito a recitare una piccola preghiera di Tommaso Moro: “Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire. Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla. Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male, ma piuttosto trovi sempre il modo di rimettere le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama «io». Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo per scoprire nella vita un po’ di gioia e farne parte anche agli altri. Amen”.

Franca e Vincenzo osb-cam

Il “segreto” delle piccole cose

Cos’è un granello di senape?
Un piccolo seme,
solo un piccolissimo seme.

Un qualcosa di insignificante,
quasi un nulla.
Gettato nel campo
con il passare del tempo,
non ci puoi credere, ma cresce,
cresce al punto da diventare un albero.

Un albero che accoglie gli uccelli,
un albero che offre riparo,
un albero che fa un servizio,
un albero che dona una casa a chi casa non ha.

Tutto intorno nessuno si accorge,
se ne accorgono, però, gli uccellini
che soffrono il freddo,
che cercano un riparo,
che nessuno, oggi, vede.

Grazie piccolo granello di senape,
grazie perché ci mostri una via,
grazie perché accogli,
grazie perché ci mostri cosa essere e fare.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13,18-21

In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».

E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Parola del Signore

Tutti figli dello stesso Padre

“Siamo Figli di Dio”. Stamattina proviamo a contemplare l’alba avendo nella mente e nel cuore questa rivelazione: “Siamo Figli di Dio”. Essere figli fa due conseguenze semplici e logiche: 1) siamo fratelli di Gesù 2) siamo fratelli di ogni altro uomo.

Questa verità è sconvolgente e se la crediamo, tutta la nostra vita cambia. Sentirci tutti fratelli ha qualcosa di rivoluzionario, ha conseguenze così sconvolgenti che dovrebbe abbattere ogni resistenza e ogni ostacolo a vivere una vita nuova. Ma non basta. Abbiamo un Padre al quale ricorrere, un Padre che attende di ascoltare la nostra voce e che pur conoscendo ciò di cui crediamo di aver bisogno vuole che noi gli parliamo e desidera che noi, tornando da Lui, gli chiediamo consiglio, gli raccontiamo i nostri dolori, le nostre sofferenze ma anche le nostre gioie. Perché il nostro Padre che sta nei “cieli” vuole condividere le nostre vite, le nostre ansie ma anche i momenti di felicità. Coraggio cari amici scoprire che Dio è nostro Padre è davvero l’inizio per un nuovo modo di vivere. Facciamolo e i nostri giorni avranno un senso nuovo.

Franca e Vincenzo osb-cam

Cogliamo l’occasione per segnalarvi che papa Francesco ogni mercoledì sarà su Sat2000 per 3 minuti a parlare del Padre Nostro. Ecco la prima puntata.

 

Anche San Paolo oggi ci ricorda che “Siamo Figli di Dio”.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 8,12-17

Fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.
Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Parola di Dio

 

Amare e saperlo comunicare

Amare è importante e lo è almeno quanto il saperlo comunicare. Si può amare tanto ma spesso  non si riesce a comunicarlo in maniera corretta. Non solo, a volte si è fraintesi e poi restano i rancori. Ma, nonostante tutto, siamo chiamati ad amare sempre e comunque come ci ricorda Gesù nel passo del Vengelo di Matteo che ascolteremo oggi a messa.

Franca e Vincenzo osb-cam

Dal Vangelo di Matteo
«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Ai cercatori d’infinito

Zaino in spalla, scarponi ai piedi e tanta voglia di camminare. È questa l’immagine del pellegrino, del cercatore d’infinito, del viandante sempre in movimento, dell’uomo che vuole trovare il Dio misterioso. Per entrare in questo club basterà alzare gli occhi al cielo, scrutare le stelle, orientarsi e spingere i propri passi nella direzione che il cuore ci indicherà e quando saremo stanchi, affaticati e oppressi ci fermeremo a riprendere fiato e ad osservare questo pazzo mondo che se lo vedi bene ti appare sempre agitato e in movimento ma senza una meta, senza un progetto. Ora tu, almeno tu, non farti prendere da questa follia, da questa inutile e inappagante corsa capace solo di condurre nel vuoto esistenziale. Allora proviamo insieme a guardare il cielo, rivediamo le stelle e riprendiamo a camminare dando un senso alla vita, a questa unica vita, che non possiamo sciupare rincorrendo miti fantastici. E così già da oggi, come ci propone il Vangelo di Luca, sentiamoci chiamati da Gesù e chiediamo di essere guariti dalle malattie che ci affliggono, di essere liberati dagli spiriti impuri e proviamo a distendere la mano per toccare il lembo del suo mantello.

Franca e Vincenzo osb-cam

Dal vangelo di Luca

“… erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti…”.

Senza terra, senza casa e senza lavoro.

Chi non ha terra, casa e lavoro non ha dignità, non ha nulla e, per il mondo, è un nulla. A questi, proprio a questi si rivolge Gesù e li definisce “piccoli e poveri”. Eppure sono proprio loro coloro i quali hanno maggiore possibilità di accogliere Gesù. I ricchi, i potenti, i pieni di se stessi, gli egoisti e gli invidiosi non potranno mai accogliere Gesù perché credono di essere i migliori e di avere il potere di poter fare tutto. I poveri e i piccoli, invece, con semplicità si affidano a Gesù e si mettono nelle sue mani. Cosi fanno anche tutti coloro che nei vari momenti della vita si consegnano con fiducia a Dio che conosce tutto di noi. Conosce i nostri dolori, i nostri dispiaceri, le nostre ansie, le nostre preoccupazione e sa di cosa abbiamo bisogno per offrirci la possibilità di tornare a Lui.  Non c’è niente che ci accade o che viviamo che Dio non sa. Fidiamoci e affidiamoci facendo, con il cuore, il nostro meglio per assecondare la sua volontà.

Franca e Vincenzo osb-cam

Oggi vi proponiamo anche un piccolo stralcio del commento di Enzo  Bianchi, della Comunità di Bose, che ci è molto piaciuto.

“Gesù è l’uomo delle beatitudini, proclamate perché da lui vissute in prima persona: è povero e umile, capace di piangere, mite, affamato e assetato di giustizia, puro di cuore, operatore di pace, perseguitato. Per chi si trova in queste condizioni, andare a Gesù significa trovare comunione, consolazione, intimità di un maestro che con dolcezza e umiltà accoglie sempre e non esclude nessuno. Chi non riesce a portare i pesi delle leggi, chi riesce solo a dire: “Pietà di me, che sono un peccatore!” (Lc 18,13), può andare da Gesù che lo accoglie tra le sue braccia e in lui riposare. Perché riposare è innanzitutto poter dimorare nella quiete tra le braccia di chi ci ama senza riserve.

C’è un giogo costruito dagli esseri umani, che racchiude comandi, precetti, osservanze, intransigenze, e c’è il giogo di Gesù, che è accoglienza dell’amore, della misericordia di Dio, dell’amore di fratelli e sorelle. Il giogo di Gesù non è senza fatiche: ma altro è faticare in quanto obbligati da precetti, altro è faticare per amore e ricevendo amore. Solo i piccoli, però, capiscono questa rivelazione, oggi come allora”.

Enzo Bianchi

Mt  11,25-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli : «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27 Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
28 Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Lontano dagli arroganti

Spesso nella vita incontriamo donne e uomini di potere, donne e uomini che si comportano come se fossero padroni. A loro, ai loro compagni di merenda e a quanti guardano cosa accade e con ipocrisia passano oltre proponiamo questa  piccola immagine di Sant’Agostino

“È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli”.

Per questo quando incontriamo un arrogante  allontanandosi e lasciamolo al suo destino di “morte”. Guardiamoci intorno il mondo ha bisogno di buone azione e queste possiamo farle ovunque … Coraggio, il bene vince sempre.

Franca e Vincenzo osb-cam

Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

Se ne va nel vento

Ancora un’alba, ancora il tepore di un raggio di sole, ancora una giornata per sperare …  ancora un tempo per dare senso alla vita. Facile a dire ma poi, come si fa?

Stamattina San Paolo ci da un’indicazione … Eccola: “Offrire voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia”. 

Cosa vorrà mai dirci? Semplicemente che per dare senso alla vita dobbiamo puntare con decisione ad “Offrire noi stessi”. Cioè? Il segreto sta nello stile con il quale viviamo  il lavoro, le relazioni, la cura, l’affetto, l’essere giovani, l’essere vecchi, lo stare bene e lo stare male… tutto diventa “altare” su cui celebrare la salvezza (luogo nel quale realizziamo la nostra vita).

Siamo liberi da riti,  formule, impegno di denaro, fatti esterni, offerte materiali … per dare senso alla vita dobbiamo dare cuore al nostro corpo, alle nostre parole, ai nostri gesti le uniche cose sulle quali gli altri e Dio ci riconosceranno.

Questa mattina, perciò riflettiamo con il testo di una bellissima canzone di Bob Dylan “blowin’in the wind”

Franca e Vincenzo osb-cam

Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto
prima che riesca a vedere il cielo?
E quanti orecchie deve avere un uomo
prima che ascolti la gente piangere?
E quanti morti ci dovranno essere affinché lui sappia
che troppa gente è morta?
la risposta, amico mio, se ne va nel vento,
la risposta se ne va nel vento

Per quanti anni una montagna può esistere
prima che venga spazzata via dal mare?
E per quanti anni alcuni possono vivere
prima che sia concesso loro di essere liberi
E per quanto tempo può un uomo girare la sua testa
fingendo di non vedere
la risposta, amico mio, se ne va nel vento,
la risposta se ne va nel vento