Domenica della Divina Misericordia
La rivelazione definitiva del Nome di Dio a Mosè culmina con l’affermazione “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e compassionevole, lento all’ira e grande nell’amore e nella fedeltà” (Es 34,5-6)
Noi invece stabiliamo dei precisi confini alla misericordia, e lo facciamo perché pensiamo che certi errori, certi peccati, certi sbagli, certe scelte avvenute nel male, non sono più riparabili e debbano essere puniti dalla disciplina ecclesiastica: per alcuni peccati dai quali non si può tornare indietro non c’è misericordia, dunque la misericordia non appare più infinita ed esiste solo a precise condizioni definite sovente da noi.
Questo è il messaggio dei profeti, è il messaggio di Osea. Perché non riusciamo a capire che l’onnipotenza, la sovranità di Dio si mostra soprattutto perdonando? Lo dice persino una colletta del messale romano: “O Dio che mostri la tua onnipotenza perdonando i nostri peccati”. Alla luce di questa santità di Dio, di questa onnipotenza, si può vivere come strumento di buone opere il “Non disperare mai della misericordia di Dio”, come recita la regola di san Benedetto (Regola di Benedetto 4,74).
Preghiamo il Signore affinché converta i nostri cuori e ci faccia, per davvero, strumenti della sua pace e del suo amore.