Obbedire in umilta’ e gustare la vita

Obbedire è il segno di una buona vocazione provata nel crogiuolo della vita. Un “essere” che pur non cancellando i pensieri li piega al volere di Dio. Questo stile di vita è, per davvero, il frutto di un cammino di purificazione che ci fa toccare il cielo è ci dona quella pace che è aspirazione di tanti.  Vivere nell’obbedienza, quindi, ci fa percepire i piccoli odori di campo permettendo al cuore di notare le più minuscole sfumature della vita.

Ed ecco cosa scrive San Benedetto riguardo all’obbedienza.

  1. Il segno più evidente dell’umiltà è la prontezza nell’obbedienza.
  2. Questa è caratteristica dei monaci che non hanno niente più caro di Cristo
  3. e, a motivo del servizio santo a cui si sono consacrati o anche per il timore dell’inferno e in vista della gloria eterna,
  4. appena ricevono un ordine dal superiore non si concedono dilazioni nella sua esecuzione, come se esso venisse direttamente da Dio.
  5. E’ di loro che il Signore dice: ” Appena hai udito, mi hai obbedito”
  6. mentre rivolgendosi ai superiori dichiara: “Chi ascolta voi, ascolta me”.
  7. Quindi, questi monaci, che si distaccano subito dalle loro preferenze e rinunciano alla propria volontà,
  8. si liberano all’istante dalle loro occupazioni, lasciandole a mezzo, e si precipitano a obbedire, in modo che alla parola del superiore seguano immediatamente i fatti.
  9. Quasi allo stesso istante, il comando del maestro e la perfetta esecuzione del discepolo si compiono di comune accordo con quella velocità che è frutto del timor di Dio:
  10. così in coloro che sono sospinti dal desiderio di raggiungere la vita eterna.
  11. Essi si slanciano dunque per la via stretta della quale il Signore dice: “Angusta è la via che conduce alla vita”;
  12. perciò non vivono secondo il proprio capriccio né seguono le loro passioni e i loro gusti, ma procedono secondo il giudizio e il comando altrui; rimangono nel monastero e desiderano essere sottoposti a un abate.
  13. Senza dubbio costoro prendono a esempio quella sentenza del Signore che dice: “Non sono venuto a fare la mia volontà, ma quella di colui che mi ha mandato”.
  14. Ma questa obbedienza sarà accetta a Dio e gradevole agli uomini, se il comando ricevuto verrà eseguito senza esitazione, lentezza o tiepidezza e tantomeno con mormorazioni o proteste,
  15. perché l’obbedienza che si presta agli uomini è resa a Dio, come ha detto lui stesso: “Chi ascolta voi, ascolta me”.
  16. I monaci dunque devono obbedire con slancio e generosità, perché “Dio ama chi dà lietamente”.
  17. Se infatti un fratello obbedisce malvolentieri e mormora, non dico con la bocca, ma anche solo con il cuore,
  18. pur eseguendo il comando, non compie un atto gradito a Dio, il quale scorge 1a mormorazione nell’intimo della sua coscienza;
  19. quindi, con questo comportamento, egli non si acquista alcun merito, anzi, se non ripara e si corregge, incorre nel castigo comminato ai mormoratori.

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