Tra i fratelli potrebbero trovarsi alcuni che o gia` nel mondo o in monastero si sono resi abili in un’arte. San Benedetto non specifica nulla; pare gli interessi poco; cio` che a lui interessa e` il bene spirituale, quindi evitare il rischio della mancanza di umilta`: cose che sono al di sopra di ogni considerazione di guadagno per il monastero. Percio` potranno questi monaci esercitare la loro arte, ma solo con il consenso dell’abate e senza ritenersi indispensabili, vantandosi di portare un utile al monastero.
Forse San Benedetto si ispira a S.Agostino, il quale parla di monaci che hanno portato delle sostanze al monastero e che potrebbero insuperbirsi di cio`. Potrebbe ispirarsi anche a Cassiano che parla del lavoro dei monaci egiziani. Per San Benedetto, se gli artigiani non sono capaci di disinteresse e di distacco, deve proibirsi loro di esercitare la loro arte.
- Se in monastero ci sono dei fratelli esperti in un’arte o in un mestiere, li esercitino con la massima umiltà, purché l’abate lo permetta.
- Ma se qualcuno di loro monta in superbia, perché gli sembra di portare qualche utile al monastero,
- sia tolto dal suo lavoro e non gli sia più concesso di occuparsene, a meno che rientri in se stesso, umiliandosi, e l’abate non glielo permetta di nuovo.
- Se poi si deve vendere qualche prodotto del lavoro di questi monaci, coloro, che sono stati incaricati di trattare l’affare, si guardino bene da qualsiasi disonestà.
- Si ricordino sempre di Anania e Safira, per non correre il rischio che la morte, subita da quelli nel corpo,
- colpisca le anime loro e di tutte le persone, che hanno comunque defraudato le sostanze del monastero.
- Però nei prezzi dei suddetti prodotti non deve mai insinuarsi l’avarizia,
- ma bisogna sempre venderli un po’ più a buon mercato dei secolari
- “affinché in ogni cosa sia glorificato Dio”.