Che cosa deve avere dunque ciascun monaco per uso suo personale? Vestiti, calzature e pochi utensili: lo stretto necessario. San Benedetto ha troppa esperienza, prudenza e sensatezza per imporre un vestito uniforme, un “abito religioso” nel senso moderno della parola, valido e obbligatorio per tutti i luoghi e per tutte le persone. San Benedetto vuole che si tenga conto del clima, e cio` fa capire che egli ha una prospettiva ampia (non pensa solo al monastero di Montecassino o di Terracina); esprime la sua opinione su cio` che basta in un clima temperato; non gli interessano il colore e la qualita`, e vuole che i monaci non se ne curino. Cio` che gli interessa e` la poverta`, o meglio la semplicita`: che ci si accontenti del necessario; difatti San Benedetto insiste sulla sobrieta` e sul ruolo dell’abate nel fornire il vestiario.
L’elenco del vestiario fornito dalla Regola e` abbastanza ridotto: una cocolla di lana per l’inverno e un’altra piu` leggera o consumata per l’estate, la tunica, lo scapolare “per il lavoro” <propter opera>, scarpe e calze. Tutto sembrerebbe chiaro, e invece non lo e` affatto, perche` nessuno dei capi di vestiario menzionati corrisponde a quelli in uso oggi nei monasteri; anche se i nomi sono rimasti, il significato e` mutato. Vediamo in breve:
- Bisogna dare ai monaci degli abiti adatti alle condizioni e al clima della località in cui abitano,
- perché nelle zone fredde si ha maggiore necessità di coprirsi e in quelle calde di meno:
- il giudizio al riguardo è di competenza dell’abate.
- Comunque riteniamo che nei climi temperati bastino per ciascun monaco una tonaca e una cocolla,
- quest’ultima di lana pesante per l’inverno e leggera o lisa per l’estate;
- inoltre lo scapolare per il lavoro e come calzature, scarpe e calze.
- Quanto al colore e alla qualità di tutti questi indumenti, i monaci non devono attribuirvi eccessiva importanza, accontentandosi di quello che si può trovare sul posto ed è più a buon mercato.
- L’abate però stia attento alla misura degli abiti, in modo che non siano troppo corti, ma della taglia di chi li indossa.
- I monaci che ricevono gli indumenti nuovi, restituiscano i vecchi, che devono essere riposti nel guardaroba per poi distribuirli ai poveri.
- Infatti a ogni monaco bastano due cocolle e due tonache per potersi cambiare la notte e per lavarle;
- il di più è superfluo e dev’essere eliminato.
- Anche le calze e qualsiasi altro oggetto usato dev’essere restituito, quando ne viene assegnato uno nuovo.
- I monaci, che sono mandati in viaggio, ricevano dal guardaroba gli indumenti occorrenti, che restituiranno poi lavati al ritorno.
- Anche le cocolle e le tonache per il viaggio siano un po’ migliori di quelle portate usualmente; gli interessati le prendano in consegna dal guardaroba, quando partono, e le restituiscano al ritorno.
- Per la fornitura dei letti poi bastino un pagliericcio, una coperta di grossa tela, un coltrone e un cuscino di paglia o di crine.
- I letti, però, devono essere frequentemente ispezionati dall’abate, per vedere se non ci sia nascosta qualche piccola proprietà personale.
- E se si scoprisse qualcuno in possesso di un oggetto che non ha ricevuto dall’abate, sia sottoposto a una gravissima punizione.
- Ma, per strappare fin dalle radici questo vizio della proprietà, l’abate distribuisca tutto il necessario
- e cioè: cocolla, tonaca, calze, scarpe, cintura, coltello, ago, fazzoletti e il necessario per scrivere, in modo da togliere ogni pretesto di bisogno.
- In questo, però, deve sempre tener presente quanto è detto negli Atti degli Apostoli e cioè che “Si dava a ciascuno secondo le sue necessità”.
- Quindi prenda in considerazione le particolari esigenze dei più deboli, anziché la malevolenza degli invidiosi.
- Comunque, in tutte le sue decisioni si ricordi del giudizio di Dio.