“Il diacono è un servo. Un servo dell’uomo” è “un consacrato chiamato ad amare, ad amare tutti, anche i nemici” è, ha proseguito un mio confratello diacono che da alcuni anni vive il mistero della malattia, “occhio, mano, voce e orecchio del suo Vescovo”.
Me lo ha detto con dolcezza, con garbo, con la voce rotta dall’emozione. Il diacono è un servo e come tale il suo ruolo è fare ciò che gli viene chiesto e farlo con gioia, non risparmiandosi mai e in niente.
I campi della sua testimonianza sono i poveri, i malati, gli ultimi, insomma, i niente e i nulla del mondo, coloro che soffrono nel corpo e nello spirito.
Ringrazio davvero di cuore il mio confratello diacono che ora è stato chiamato a pregare per la Chiesa e, anche per i diaconi affinché tutta la Chiesa sia sempre più diaconale come, con parole semplici e potenti, ci invita a fare ogni giorno papa Francesco.
Una Chiesa in uscita non più chiusa nelle sacrestie ma presente dove l’uomo vive, dove l’uomo non spera più, dove il male divide, logora sfianca e deturpa il volto bello del Signore.
Preghiamo perché ciascuno viva questa dimensione del servizio e sia testimone autentico del Risorto e possa rifiorire lo spirito del Concilio in un tempo così complicato come il nostro.