E dopo il vecchio Tobi ci viene presentata la giovane Sara. Tra i due la differenza è tanta. Il primo resta un pio fedele incapace di capire il nuovo; la seconda appare una figura tragica che vive il dramma della morte dei sette mariti con nessuno dei quali riesce a vivere una serena sessualità (muoiono tutti prima). Un dramma che sta per condurla al suicidio dal quale, però, desiste a seguito di un controverso rapporto con il padre al quale è fortemente legata. Ma sarà proprio questo legame a condurla a non praticare l’insano gesto del suicidio. La tragedia sta nel fatto che tale amore per il padre unito, come si e detto, a motivazioni di tipo religioso, contribuisce a creare in Sara una serie di gravi sensi di colpa e la rendono cosi incapace di un vero amore di coppia. Come nel caso di Tobi, è la preghiera che cambia la situazione. Anche per Sara la preghiera è un miscuglio di disperazione e di speranza, e valgono per lei le cose che abbiamo osservato in precedenza riguardo a Tobi. Aggiungiamo tuttavia ancora una nota: la preghiera non è una formula magica, grazie alla quale l’uomo ottiene da Dio tutto ciò che vuole. Il narratore lo sa molto bene: la preghiera è prima di tutto la capacità di affidarci a Dio, di porre la nostra vita nelle sue mani. La preghiera, poi, è capace di modificare il nostro atteggiamento verso la vita e di aprirci strade che non avevamo mai pensato di percorrere. La storia della coppia di cui ci occuperemo, Tobia e Sara, nasce dalla preghiera imperfetta, ma sincera, di uno dei protagonisti, la giovane Sara, che non ha ancora perduto tutta la sua speranza. 💫
Franca e Vincenzo osb-cam
Libro di Tobi, 2
7]Nello stesso giorno capitò a Sara figlia di Raguele, abitante di Ecbàtana, nella Media, di sentire insulti da parte di una serva di suo padre. [8]Bisogna sapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e che Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei come si fa con le mogli. A lei appunto disse la serva: «Sei proprio tu che uccidi i tuoi mariti. Ecco, sei già stata data a sette mariti e neppure di uno hai potuto godere. [9]Perché vuoi battere noi, se i tuoi mariti sono morti? Vattene con loro e che da te non abbiamo mai a vedere né figlio né figlia». [10]In quel giorno dunque essa soffrì molto, pianse e salì nella stanza del padre con l’intenzione di impiccarsi. Ma tornando a riflettere pensava: «Che non abbiano ad insultare mio padre e non gli dicano: La sola figlia che avevi, a te assai cara, si è impiccata per le sue sventure. Così farei precipitare la vecchiaia di mio padre con angoscia negli inferi. Farò meglio a non impiccarmi e a supplicare il Signore che mi sia concesso di morire, in modo da non sentire più insulti nella mia vita». [11]In quel momento stese le mani verso la finestra e pregò: «Benedetto sei tu, Dio misericordioso, e benedetto è il tuo nome nei secoli. Ti benedicano tutte le tue opere per sempre. [12]Ora a te alzo la faccia e gli occhi.[13]Dì che io sia tolta dalla terra, perché non abbia a sentire più insulti. [14]Tu sai, Signore, che sono pura da ogni disonestà con uomo [15]e che non ho disonorato il mio nome, né quello di mio padre nella terra dell’esilio. Io sono l’unica figlia di mio padre. Egli non ha altri figli che possano ereditare, né un fratello vicino, né un parente, per il quale io possa serbarmi come sposa. Già sette mariti ho perduto: perché dovrei vivere ancora? Se tu non vuoi che io muoia, guardami con benevolenza: che io non senta più insulti».