Ragazzo, dico a te, àlzati

La vita è come l’arcobaleno che segna il cielo dopo la pioggia; come un lampo che sprigiona luce e poi si spegne all’improvviso; come una lacrima che sgorga in un attimo e subito dopo scompare. Il vangelo di oggi ci trasmette questa sensazione mentre leggendolo sembra di essere immersi nella piccola folla che segue la bara di quel figlio unico di mamma vedova al quale Gesù riconsegna la vita. Gesù, infatti, osserva il suo quotidiano e poi scruta le profondità del dolore della mamma che piange e decide che così non va bene, decide che occorre asciugare le lacrime e risvegliare il giovane. Tutto accade sotto gli occhi sbalorditi dei presenti che meravigliati e presi da timore glorificano Dio.

Un arcobaleno, segno di pace e di alleanza perenne illumina il cielo dei nostri sogni e “vediamo” con gli occhi del cuore mille lucciole che, finalmente, illuminano le nostre notti offrendo segni di speranza: “Ragazzo, dico a te, alzati”!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelno secondo Luca
Lc 7,11-17
 
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Parola del Signore.

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