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Preghiera per la Pace

Una preghiera di papa Francesco per la Pace dentro e fuori di noi:

«Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani».

«Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi – esorta papa Francesco – e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino».

Ci sarà gioia in cielo

Se ci perdiamo il Padre ci cercherà; se siamo stanchi, impauriti e delusi il Padre ci caricherà sulle sue spalle e ci riporterà a casa; se ci pentiamo dei nostri errori il Padre ci perdonerà, ci accoglierà e farà festa, perché “vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”.

Dio è misericordia!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-32
 
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

È l’ora del “Silenzio”

” SILENZIO ” di Madre Annamaria Canopi.

Il silenzio diventa forza per portare la prova.
Il lamentarsi, il discutere, il parlare delle difficoltà
fa invece diminuire le forze.
Di fronte alle prove personali, prima di ribellarsi,
prima di ragionare sulla situazione,
bisogna mettersi in silenzio, attendere umilmente
che Dio ci manifesti il suo disegno,
credendo di essere sempre e ancor più nelle sue mani.

Spesso anche quando non parliamo,
quanto frastuono c’è in noi!
Ci conceda il Signore di portare in silenzio
il peso, la molestia della giornata, riposando in lui,
nella certezza che egli ha cura di noi.

Comprenderete che nel vivere cercando il Signore nella calma, nel silenzio, nel raccoglimento,
nella profonda attenzione a lui, nella fiducia
sta la vostra forza,
non nell’agitarvi…
Il Signore non è nel turbamento.

E’ il tempo del silenzio,
della povertà, dell’assenza, dell’umiltà, dell’attesa.
E lo scopo di questa solitudine silenziosa
è l’ascolto del Signore
che parla di nuovo al cuore della sua Sposa:
la Chiesa, l’anima nostra.

Tu starai quieta,
e io pure starò solo, in attesa
— dice il Signore —.
Tu starai calma, sola, vicino a me, in silenzio,
e io pure in silenzio, solo, vicino a te.
E’ la vigilia.
Poi sarà l’unione, l’alleanza.
E dal silenzio fiorirà la gioia della festa.

E’ una chiamata forte, irresistibile,
a compiere la volontà di Dio.
Far tacere la propria volontà
e aderire silenziosamente a Dio:
questa è la comunione con il Signore
che ci fa essere un solo spirito con lui.

Deve tacere tutto il mondo che è in noi:
mondo di confusione, di vanità,
di ansietà, di miseria.
Portiamo questo nostro mondo al cospetto di Dio,
e mettiamolo in silenzio, perché giunga all’adorazione.

Un silenzio che è umiltà,
che è accettazione del mistero,
accettazione di non capire,
ma di credere che ogni evento della storia
è guidato da Dio
e porta avanti il cammino di salvezza per tutti.

Questo silenzio alla presenza del Signore
in pratica diventa saper tacere con umiltà vera
davanti ai nostri fratelli.
E un silenzio che deve porre un freno
ai propri impulsi, alle proprie idee,
all’amore di sé, all’orgoglio, alla presunzione.
Un silenzio che si vive col non essere ribelli, diffidenti,
col non mormorare, non giudicare,
non difendersi, non darsi ragione,
ma riconoscersi poveri e attendere la salvezza
da un Dio che si è fatto Povero. Quando l’io parla, Dio tace;
perché quando l’ io parla
non sa più ascoltare,
ma si mette in dialogo con il maligno,
e si lascia pervertire l’orecchio dalle sue menzogne.
Non inganniamoci con falsi silenzi:
il silenzio vero è, prima di tutto,
quello che fa tacere noi stessi.
Se non facciamo tacere l’ io, possiamo andare
anche nel deserto più deserto,
ma è un’illusione:
ci rimane l’ostacolo maggiore, quello che ci separa da Dio,

Nei nostri rapporti interpersonali
quante volte salta fuori

questo terribile personaggio — l’ io—
che si mette in conflitto con gli altri,
e fa tanto chiasso da stordirci,
da non renderci più capaci
di essere presenti al Signore,
di intendere la sua voce,
di gustare le cose dell’alto, di sperimentare il mistero di Cristo
che è mistero di umiltà, di silenzio, di povertà,
di abnegazione.

Lo sguardo del Signore si posa sugli umili:
è uno sguardo che mette a nudo
tutto il bene e tutto il male che c’e nell’uomo.
Davanti alla realtà del male che è in noi e negli altri,
che cosa possiamo fare,
se non uscire da noi stessi, entrare nel suo santo tempio
in silenzio, con umiltà,
e spalancare il nostro sguardo su di lui, il Santo?
Soltanto se ci trova prostrati, umili, in silenzio di compunzione
egli ci avvolge con il suo sguardo di compassione
e ci solleva.
Il Signore ci renda capaci
di un servizio che non si proclama, non si esalta,
non si ri-dice, non si racconta, non si fa pagare.
Un servizio che diventa sempre più
conosciuto solo da Dio,
e che, giunta la sera,
lascia sempre nell’animo la sofferta, sincera convinzione
di essere stati servi inutili.

Non si raccolgono fichi dagli spini

Sono interessanti queste riflessioni di Gesù. Ci aiutano a leggere la vita, ci suggeriscono criteri per comprendere la realtà che ci circonda e ci invitano anche a tirar fuori dal nostro “profondo” il meglio che abbiamo per “produrre un frutto buono”, per tirar fuori il bene dal “cuore”, per costruire la casa della vita sulla roccia … Facciamoci umili costruttori di futuro, scaviamo dentro di noi per condividere nella giustizia e nella verità un domani buono per tutti. Facciamo del nostro meglio per esseri uomini d’amore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,43-49

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

Parola del Signore.

La trave e la pagliuzza

Siamo invitati a scrutare le nostre vite, le nostre scelte quotidiane e i nostri pensieri. Dobbiamo farlo con coraggio e con sincerità per correggere gli errori e rientrare dentro percorsi di vita buona. Se avremo la forza di guardare con verità dentro di noi; se ci fermeremo a purificare i pensieri; se saremo capaci di limare i nostri egoismi anche la nostra vista riuscirà a vedere il mondo con meno severità.

Guardare dentro di noi resta, infatti, uno dei compiti più difficili ma anche più necessari e più importanti per fare della nostra vita un viaggio buono e bello. Dobbiamo smetterla di scaricare sugli altri o sul mondo o sulla società “cattiva” i nostri “errori” … almeno per una volta cerchiamo di essere veri, sinceri e leali con noi stessi. Solo così troveremo la Pace che cerchiamo.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,39-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Parola del Signore.

Tutto viene dallo Spirito Santo

C’è uno sconosciuto che ci abita, una presenza che ci accompagna, ci consiglia e ci guida. Tutto viene da Lei che con discrezione, semplicità e premura si prende cura di tutti noi. Chi opera tutto in tutti è, infatti, lo Spirito Santo che crea e suscita stupore e meraviglia, che con leggerezza e profondità suggerisce pensieri e parole. È lo stesso Spirito Santo che genera Gesù nel ventre di Maria. Oggi è il giorno di Maria. Auguri a chi porta questo nome.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 1,1-16.18-23

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.

Parola del Signore.

Beati voi

Il regno di Dio appartiene ai “poveri”, cioè a coloro i quali hanno messo da parte orgoglio e prepotenza e praticano la grande virtù dell’umiltà. L’accesso al regno di Dio è, infatti, riservato ai semplici che sono capaci di condividere la vita con il “mondo” restando radicati in un continuo dialogo con il Padre.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,20-26
 
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Parola del Signore.

La notte e la preghiera

Pregare è dialogare con Dio, è stabilire un contatto capace di offrire suggerimenti alla nostra vita, è trovare uno “spazio” temporale nel quale raccogliere ogni più piccolo dettaglio e delineare strade e pensieri di futuro. Gesù spesso si ritrovava in preghiera e prediligeva farlo in luoghi solitari e nella notte. La notte, infatti, è il tempo nel quale i pensieri si affollano e pongono domande, palesano possibili scenari e, non ultimo, a volte, provocano ansia e preoccupazione. Spesso di notte si è nella condizione di riflettere con maggiore intensità anche per sciogliere nodi e capire fatti e persone. Gesù al termine della notte di preghiera chiamò i suoi discepoli e ne scelse dodici che chiamò apostoli. Poi incontra la moltitudine delle genti e tra questi molti chiedevano di essere guariti e furono guariti. Da Gesù, infatti, “usciva una forza che guariva tutti”. Anche noi possiamo andare da Gesù e chiedere di essere guariti e Lui, lo farà.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,12-19
 
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti.

Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Parola del Signore.

Tendi la tua mano!

E’ Gesù che guarisce. E’ Lui che salva, sostiene e incoraggia … Gesù, infatti, è sempre pronto a chiedere di alzarci per riprendere il cammino. Lo sta facendo anche adesso e in ogni momento nel quale ci sentiamo scoraggiati, impauriti e preoccupati. Gesù è sempre vicino.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,6-11
 
Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Parola del Signore.

Farsi discepolo

Farsi discepolo di Gesù è la bellezza dell’essere cristiano. A darci possibilità di realizzare questo capolavoro della vita è e sarà l’ascolto della Parola e la Parola di oggi ci offre molti spunti di riflessione. Chiediamo che lo Spirito Santo, questo sconosciuto, ci mostri la nostra via e saremo, davvero, discepoli dell’unico Maestro.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,25-33
 
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore.