Archivi categoria: Commento ai Vangelo

Lo Spirito della verità

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Parola del Signore.

Questo è il tempo atteso: il tempo dello Spirito. Gesù, infatti, aveva preannunciato che lo Spirito ci guiderà verso la Verità. Eppure, forse, mai come in questo momento, lo Spirito appare il grande assente. Le stesse predicazioni domenicali sembrano averlo dimenticato. Ci chiediamo, allora, come riconoscerlo? Dove e come cercarlo? La via maestra resta tracciata nell’Ascolto della Parola nel Silenzio. Ed é a questo punto che non sarà difficile percepire quella brezza leggera che ci permetterà di nascere dallo Spirito:  “Il vento, -infatti, si legge ancora nella Bibbia- soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; cìò è di chiunque è nato dallo Spirito”. Ciascuno di noi è, quindi, chiamato ad Ascoltare, nel Silenzio, il cuore della Parola per “nascere” alla Verità.

Franca e Vincenzo Testa, oblati camaldolesi ❤️

“Il vostro parlare sia: si, si; no, no”.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

Parola del Signore.

Al centro del brano di oggi c’è il grande tema dell’ipocrisia. È un tema complesso, un tema del quotidiano, un tema, purtroppo, vero e sempre attuale. Gesù respinge gli ipocriti e lo fà in maniera molto decisa. Ecco un frammento di commento sul brano di papa Francesco. Leggiamolo perchè è davvero molto chiaro:

«L’ipocrita è una persona che finge, lusinga e trae in inganno perché vive con una maschera sul volto, e non ha il coraggio di confrontarsi con la verità. Per questo, non è capace di amare veramente – un ipocrita non sa amare – si limita a vivere di egoismo e non ha la forza di mostrare con trasparenza il suo cuore. Ci sono molte situazioni in cui si può verificare l’ipocrisia. Spesso si nasconde nel luogo di lavoro, dove si cerca di apparire amici con i colleghi mentre la competizione porta a colpirli alle spalle. Nella politica non è inusuale trovare ipocriti che vivono uno sdoppiamento tra il pubblico e il privato». E precisa: «È particolarmente detestabile l’ipocrisia nella Chiesa, e purtroppo esiste l’ipocrisia nella Chiesa, e ci sono tanti cristiani e tanti ministri ipocriti. Non dovremmo mai dimenticare le parole del Signore: “Sia il vostro parlare sì sì, no no, il di più viene dal maligno” (Mt 5,37). Fratelli e sorelle, pensiamo oggi a ciò che Paolo condanna e che Gesù condanna: l’ipocrisia. E non abbiamo paura di essere veritieri, di dire la verità, di sentire la verità, di conformarci alla la verità. Così potremo amare. Un ipocrita non sa amare. Agire altrimenti dalla verità significa mettere a repentaglio l’unità nella Chiesa, quella per la quale il Signore stesso ha pregato».

E alle parole di papa Francesco possiamo aggiungere che spesso dire la Verità non solo non è facile ma fa pagare un prezzo alla persona che cerca di farlo. Occorre essere disposti a sopportare le conseguenze di questo stile di vita che può dererminare anche l’isolamento e l’emarginazione. Ma crediamo che essere Veri e dire la Verità è più che necessario in un mondo abitato da “maschere”.

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

Festa di Sant’Antonio da Padova

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,27-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».

Parola del Signore.

Oggi onoriamo Sant’Antonio da Padova, un santo molto amato e venerato.

Questa preghiera di lode – o responsorio – in onore di Sant’Antonio fu composta da fra Giuliano da Spira. Il responsorio fa parte dell’Officium rhythmicum s. Antonii, che risale al 1233, due anni dopo la morte del Santo.
E’ cantato nella Basilica di Sant’Antonio a Padova e, ogni martedì, in molte chiese nel mondo intero.

Se cerchi i miracoli,
ecco messi in fuga la morte, l’errore, le calamità e il demonio;
ecco gli ammalati divenir sani.

Il mare si calma, le catene si spezzano;
i giovani e i vecchi chiedono e ritrovano la sanità e le cose perdute.
S’allontanano i pericoli, scompaiono le necessità:
lo attesti chi ha sperimentato la protezione del Santo di Padova.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen

La giustizia oltre scribi e farisei

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Parola del Signore.

Gesù ci richiama alla necessità di essere “giusti”. Ma la “giustizia” a cui si riferisce è una giustizia della bontà, della misericordia, della moderazione, della pace. C’è bisogno di relazioni forti da costruire con pazienza, molta pazienza. Occorre invocare la saggezza, avere il coraggio di sopportare le azioni subdole e quelle volutamente moleste. Non è qualcosa di semplice o di scontato. Anzi, a volte occorre chiudere occhi e orecchi, far finta di non vedere e di non aver visto; essere sordi e più ancora muti.

Scegliere di percorrere questa strada impervia è molto faticoso eppure è l’unica possibilità che abbiamo per andare oltre il modo di vivere praticato da scribi e farisei osservanti della Legge. Non sempre questa, infatti, aiuta a costruire una buona convivenza. Spesso, purtroppo, è oggettivamente ingiusta o meglio nasconde ingiustizie. Lasciamo andare chi o le cose che sono fonte di discorsia e viviamo il tempo che abbiamo ricevuto in dono con Spirito di Servizio … Certamente i nostri giorni saranno meno agitati e più pacificati. 😉

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,7-13

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

Parola del Signore.

Commentiamo questi versetti del Vangelo di Matteo con un pensiero spirituale di San Basilio Magno: “All’affamato appartiene il pane che metti in serbo; all’uomo nudo il mantello che conservi nei tuoi bauli; agli indigenti il denaro che tieni nascosto. Commetti tante ingiustizie quante sono le persone a cui potresti dare tutto ciò”.

Buona giornata

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

Voi siete la luce del mondo

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Parola del Signore.

Da sempre Gesù cerca “testimoni” credibili; cerca donne e uomini disposti a seguirlo (in qualsiasi situazione di vita); cerca donne e uomini appassionati. Non è importante l’abito, lo status o quello che gli altri pensano credendo di sapere o, peggio, giudicando. Ciò che è davvero importante ê il “cuore” e cosa abita il nostro cuore. Occorre proprio partire dal proprio cuore e accogliere la Luce, l’unica che illumina (nel senso che fa vedere dove c’è il buio, che indica strade e pensieri, che offre serenità e pace alla vita. Sarà proprio questa unica e potente Luce che illumina il cuore e indica la via a permettere alle donne e agli uomini di essere un riflesso della Luce di Cristo.

Liberiamo le nostre vite dal giudizio degli altri chiunque altro perché l’unico giudice è il Padre che ci ha donato il Figlio e ci ha dato un esempio e allo stesso tempo il suo Spirito che si svela nella Parola.

Liberi dall’orpello di “giudici” improvvisati cerchiamo con le nostre mille imperfezioni di essere uno spiraglio di Luce riflessa. Questa è, per davvero, la sola e unica cosa che conta davvero per la nostra Pace e per quella del mondo dove tanti “diversi” sono chiamati a convivere pacificamente. Questo è il sogno e la meta.

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

Donna, ecco tuo figlio!

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 19,25-34

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

Parola del Signore.

Dalla croce Gesù affida la madre anziana a Giovanni. Ci lancia così un messaggio fortissimo. Egli si preoccupa della madre che sta per restare sola. Non vuole che la mamma, come sempre più spesso accade nel nostro tempo, sia lasciata sola. Affida la madre al discepolo che amava. Oggi, invece, molti anziani sono, purtroppo, lasciati soli e per avere un minimo di assistenza sono costretti a trovare un sostegno in strutture chiamate Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). Terminano così in luoghi “impersonali”, lontani dalla casa dove hanno vissuto e cresciuto i loro figli, lontani dall’ambiente e dal contesto sociale che hanno frequentato. Essere anziani anziché essere un valore è diventato un peso. Gesù, invece, oggi ci aiuta a riflettere su questa realtà che obiettivamente appare tragica e, a nostro modesto parere, una violenza che gli anziani non meritano. Dopo aver cresciuto i figli e magari accompagnati i nipoti nei loro primi anni di vita quando hanno bisogno di compagnia sono lasciati soli diventando un peso. Oggi, Gesù, ci lancia un messaggio fortissimo, un messaggio potente, un messaggio che è una indicazione di vita concreta. Sappiamo che Maria fino alla fine dei suoi giorni è stata insieme a Giovanni e che la sua testimonianza è stata fondamentale per la vita della prima comunità cristiana. Come Maria gli anziani con la loro esperienza e la loro saggezza possono certamente offrire molto … Forse è il caso di ridare valore a questo patrimonio che, spesso, per egoismo finisce accantonato e messo da parte. Riflettiamoci!!!

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

Tu seguimi

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,20-25

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Parola del Signore.

Seguire è la veste interiore, il segno distintivo, la carta d’identità del discepolo. Essere discepoli, infatti, – e lo sappiamo bene – non significa soltanto ascoltare e accogliere una dottrina ma comporta l’impegno a seguire fedelmente le orme del Maestro.

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi ❤️

Perfetti nell’unitá

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 17,20-26

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Parola del Signore.

Il Vangelo di oggi ci ha, immediatamente, fatti venire in mente una delle primissime parole che ci ha donato Papa Leone XVII che vi proponiamo come meditazione per oggi:

“L’unità della Chiesa – chiede Papa Leone a fratelli e sorelle «vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio». Una «Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato».
Il tempo presente – riconosce Papa Prevost – è lacerato da «troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri». E in «questa pasta» i cristiani sono chiamati a essere «un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità». Sono chiamati «a dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo siamo uno», esorta il Pontefice, ripetendo la frase di Sant’Agostino da lui scelta come motto episcopale.

«In Illo uno unum» («In Lui siamo una cosa sola»)

Così indica quale è«la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace».

Buon cammino nell’Unità

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi❤️

Siano una cosa sola, come noi

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 17,11b-19

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

Parola del Signore

Custodire è parola che rassicura e tranquillizza. La richiesta di Gesù al Padre perchè ci custodisca dal maligno è, perciò, molto interessante e ci offre la certezza di un Amicizia che si preoccupa del nostro presente e del nostro futuro. Ma la custodia non basta. Gesù infatti la chiede perchè ogni uomo possa ricevere la “pienezza” della sua gioia. Ma che bello! Avere dentro di noi la “gioia” del Signore. Perchè “gioia” e “custodia” possano poi concretamente svilupparsi Gesù ci lascia la sua Parola di verità. Ed è la certezza di essere custoditi e rafforzati dalla Parola della verità a darci la gioia che ci sollecita e ci spinge ad andare per le strade del mondo come testimoni capaci di essere a Servizio.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️