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Ritornate a me con tutto il cuore ❤️

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18,21-35
 
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”.  Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari.

Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore.

Siamo chiamati a perdonare e a farlo sempre. Il Vangelo di oggi si apre con la parabola di un re che perdona il servo e prosegue con il perdonato che non perdona al fratello. Ecco c’è qualcosa che non funziona. Dio che ci ha perdonato e ci perdona ogni cosa chiede a noi di fare altrettanto. “… rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori...”. Questo è il cuore del cristianesimo “essere uomini e donne di misericordia, di perdono e, quindi d’Amore“. Non è un cammino facile ma è questo il grande e straordinario messaggio che Gesù diffonde dalla croce. Accettare il dolore, la sofferenza e la morte per donare vita agli altri.

Ora mi fermo e ripenso la mia vita, mi concentro sul mio ultimo periodo di vita … riconosco di essere stato dal Signore? Sono consapevole che il nostro è un Dio della misericordia? E, io, sono capace di perdonare? Riesco a vincere l’istinto della reazione verso chi mi ha fatto e mi fa del male? Oppure cerco di vendicarmi?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Lo cacciarono fuori dalla città

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4, 24-30
 
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore.

Ieri come oggi il tema è saper riconoscere i veri profeti. La storia ci insegna che i veri profeti sono esclusi, emarginati e spesso estromessi dai potenti. Non hanno consenso, sono guardati con sospetto, subiscono denigrazioni e nessuno o pochissimi ascoltano le loro parole. I veri profeti sono scomodi, non graditi e messi ai margini, spesso sono derisi e ritenuti persone inutili.

I falsi profeti, invece, si atteggiano nel ruolo, sono osannati, loquaci e si presentano con lo sguardo sognante. Sono capaci di attrarre l’attenzione soprattutto degli sprovveduti con discorsi costruiti ad arte ma privi di verità e di vero Amore.

Immersi in questa realtà non è facile distinguere … però abbiamo la Parola di Gesù che ci guida suggerendo al nostro cuore il senso della vera Sapienza che mai scende a compromessi con questo mondo e che propone strade di salvezza che vanno sempre controvento. E allora mai dobbiamo stare con i potenti, mai con i vincitori e i governanti ma dobbiamo scegliere di stare dalla parte degli ultimi, dei perdenti, dei poveri che vivono ai margini e che con umiltà ci propongono il vero ed eterno volto di Cristo. I falsi profeti sono abili mistificatori. Si presentano con parole e gesti capaci di attrarre ma la loro vita concreta smentisce le stesse parole che pronunciano.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dammi da bere

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 4,5-42

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 

Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Parola del Signore.

Parola del Signore.

Signore dammi da bere per placare la mia sete, dammi il tuo Amore affinché io possa donarlo agli altri; Signore dammi presenza affinché io possa essere presente dov’è chi è solo; Signore donami l’acqua fresca e zampillante della tua Parola affinché anche io possa donarla a chi ha sete di Amore, di vita buona, di libertà e di presenza.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Se vuoi come ogni domenica puoi ascoltare il commento di Dom Innocenzo Gargano dal Monastero camaldolese di Sant’Antonio Abate in Roma. Clicca qui

Portate qui il vestito più bello

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse:”Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

Qualsiasi cosa abbiamo potuto fare il Padre è sempre pronto ad accoglierci e a rivestirci del vestito più bello. E allora ci chiediamo: se il Padre è sempre disponibile ad accogliere e perdonare chi siamo noi per giudicare e condannare? Suggeriamo qualche dritta:

Lc 6,27-38: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”.

e c’è qualcosa che va oltre in maniera ancora più potente e riguarda la nostra facoltà di donare ciò che abbiamo condividendolo con gli altri e, perfino, con i “nemici” : donare i “nostri” i beni avendo fiducia nel cambiamento dell’altro … (È questa la rivoluzione cristiana)…

“Non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: di tutte queste cose (cioè delle sicurezze umane) vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno e queste cose vi saranno date in aggiunta” (Lc 12,29-31).

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La pietra scartata

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 21, 33-43.45-46
 
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
 
Parola del Signore.

La brama del possesso può spingere a compiere gesti deprecabili. Allo stesso modo l’indifferenza rappresenta la parte “buona” dello stesso stile di comportamento. Chiudere gli occhi ed ignorare il male che ci attraversa e trovare, magari, giustificazioni con le quali ci assolviamo sono figlie dello stesso egoismo.

Oggi Gesù ci ricorda che gli scartati, gli emarginati, i poveri ci precederanno. Sono loro le meraviglie che Gesù mette al primo posto.

Questo tempo di quaresima può aiutarci a cambiare stile di comportamento e dare attenzione a quanti sono nel bisogno.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Se non ascoltano …

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 

Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore.

Mi chiedo e rifletto?

Ascolto con fedeltà Mosè e i profeti? Cioè medito con fedeltà la Parola di Dio quotidianamente?

Mi sento più Lazzaro oppure sono un benestante? E se sono benestante che uso faccio dei miei beni?

Quanto sono disponibile a condividere del mio donando vita a chi vive nella povertà? Mi soffermo davanti alle situazioni di bisogno oppure resto indifferente e quando vedo un povero dico “non è affare mio, andasse a lavorare oppure cerco di aiutarlo offrendo opportunità di riscatto donando il mio tempo e, se occorre, anche parte della mia ricchezza?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Lo condanneranno a morte

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,17-28
 
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».

Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Parola del Signore.

Mentre Gesù annuncia la sua morte c’è chi gli chiede posti di potere. Come è possibile che di fronte a questo annuncio c’è chi pensa al potere da conquistare? E allora Gesù con pazienza spiega che occorre, invece, prepararsi a bere il calice del dolore e della sofferenza. Poi continua chiarendo che chi vuole essere davvero grande deve mettersi a servizio (SERVIRE). Occorre indossare il “grembiule del Servo” e offrire la propria vita. Mettersi a servizio è il compito del cristiano.

Ci chiediamo?

Cerco di mettermi in mostra e desidero il potere oppure scelgo in umiltà di mettermi a servizio dell’Altro? Qual è il mio servizio pratico per gli altri, nella Comunità e in famiglia?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dicono e non fanno

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,1-12

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.

Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Parola del Signore.

A pensarci le parole di Gesù dovrebbero farci tremare. “Dicono e non fanno” e aggiunge che addirittura “Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito“.

Apparire più che essere è uno dei nodi che siamo chiamati a sciogliere. Domandiamoci: “Ma noi come siamo? Parliamo del bene da fare, dell’amore da praticare ma poi? Lo facciamo? Viviamo concretamente l’Amore verso l’altro. Ripensando all’ultima settimana o all’ultimo mese come valuto il mio comportamento?

Cerchiamo la stima, desideriamo il consenso perché godiamo del plauso e dell’ammirazione? Ecco guardiamoci in profondità e facciamo un esame di coscienza e certamente troveremo molte cose da cambiare nella nostra vita.

Ci piacciono i primi posti e grazie a questo stile di vivere magari cerchiamo anche di dominare gli altri. Attenzione anche a chi sfruttando la sua condizione, il suo servizio cerca di dominare l’altro. A volte siamo falsi, bugiardi, ci lamentiamo di ogni cosa e non ci sta mai bene niente e quel ch’è peggio ci permettiamo anche di criticare gli altri.

Il Signore ci chiede umiltà, ci chiede sobrietà, ci chiede di fare rinunce vere, di metterci a servizio dell’altro … possiamo farlo!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Perdonate e sarete perdonati

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,36-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Parola del Signore.

Ci sono cose che non si riesce proprio a perdonare. Farlo è veramente difficile. È questo il momento nel quale occorre chiedere a Dio di aiutarci ad essere misericordiosi. Vivo una situazione di questo tipo? Come mi sento? Sento una voce potente che mi dice che non è possibile perdonare chi ci ha inflitto un male grave ed irreparabile. Se ci pensiamo bene Gesù ha vissuto un male simile, un male atroce che lo ha portato alla morte e, peggio ancora, alla morte in croce preceduta dalla flagellazione e da pratiche assolutamente disumane. Ci sono situazioni nel mondo dove, ancora oggi, accade qualcosa di simile e forse anche peggiore. Anche in questo caso ci è chiesto non solo di non odiare ma di perdonare. Diciamolo: è difficile. È più doloroso della stessa tortura subita. Eppure, … eppure Gesù ci chiede di farlo, ci chiede di perdonare chi ci ha fatto del male.

Che Dio ci aiuti a placare ogni forma di reazione violenta e susciti in noi il desiderio di esercitare la forza della misericordia che è perdono. Mi è mai capitato di perdonare qualcuno gratuitamente? Di essere riusciti a non sentire rancore o di coltivare l’idea o il progetto di azioni tese a farci giustizia da soli? Questo è un argomento molto complicato e appare legato alla fede-fiducia nel Dio della misericordia. Preghiamo che il Signore ci dia questa forza.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Nel silenzio … Pregare

Nel silenzio il canto del vespro culla il dialogo con il Padre che ascolta il grido delle anime in ricerca. Quando i cuori di anime sensibili si uniscono, il profumo della preghiera sale in alto e va oltre ogni barriera fino a sfiorare l’orecchio del creatore che, fedele alla sua promessa, ascolta l’appello degli umili e conferma il suo Amore. Credi tu questo? Credi davvero che questo stare insieme con l’unico motivo di elevare un appello al Dio unico, possa essere un’occasione per rinnovare la fiducia e la Speranza? Credi che questo pregare insieme possa trasfigurare le nostre povere parole e farle diventare un affidamento alla volontà di Dio? Beh, pregare in una comunità monastica che ti accoglie con il sorriso in un mondo sempre più distratto, sempre meno vocato il silenzio e sempre più impegnato in agitati percorsi di vita è una vera opportunità per vivere un’esperienza di forte coinvolgimento emotivo. C’è ancora Speranza! Si, c’è ancora!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

PS – Un sentito grazie alle monache benedettine di Sant’Onofrio in Ascoli Piceno che ieri sera ci hanno accolto al Vespro insieme a don Francesco e Paride con i quali stiamo condividendo qualche giorno di ritiro spirituale.